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COMUNICATO STAMPA
9 Ottobre, 2002
Dall'Abruzzo a Torino, alla Conferenza Nazionale dei Parchi il WWF lancia un'appello: Non togliamo ai Parchi la forza della Natura"
Il WWF interviene a Torino, alla Conferenza Nazionale sui Parchi, lanciando un appello ai responsabili politici e tecnici delle aree protette: "Non togliete ai Parchi la forza della Natura".
I parchi, nel corso degli anni, hanno dimostrato di poter rappresentare uno valido strumento di sviluppo socio-economico a condizione che siano tutelati i valori ambientali che giustificano la nascita dei parchi stessi.
Al contrario, quando il marchio "parco" viene usato come semplice strumento di promozione turistica ed il marketing prende il posto della conservazione, si fallisce sia nel campo della tutela che in quello del turismo.
D'altra parte sarebbe illusorio ritenere che i parchi possano rappresentare la panacea di tutti i problemi delle zone interne e montane, colpite da una crisi economica e da uno spopolamento iniziati decenni prima l'istituzione delle aree naturali protette.
L'Abruzzo, per anni regione leader in Europa con l'ambizioso progetto di una vasta rete di aree protette per la conservazione della biodiversità dell'Italia meridionale, appare oggi ripiegato nel vano tentativo di risolvere con i finanziamenti legati ai Parchi gli annosi problemi delle sue zone montane: una vera e propria illusione soprattutto se gli interventi che si vogliono eseguire all'interno dei parchi continuano ad essere gli stessi, fallimentari, dei precedenti decenni. Progetti legati ad infrastrutture e nuovi bacini sciistici che hanno già negativamente contrassegnato la storia delle montagne della nostra regione mostrando, a fronte di ingenti investimenti e di notevoli danni ambientali, la loro inefficacia nell'arrestare la frana demografica ed il progressivo impoverimento delle popolazioni interne.
I nuovi Parchi abruzzesi (i due parchi nazionali della Majella e del Gran Sasso-Laga, ed il parco regionale Sirente-Velino), a sette anni dall'istituzione degli Enti di gestione, presentano un bilancio fatto di luci ed ombre. A fronte di alcuni buoni risultati, molteplici sono infatti i problemi:
mancanza di piani di gestione per il colpevole ritardo della Regione Abruzzo che, da oltre due anni, si rifiuta di adottare i piani predisposti dai competenti Enti Parchi;
assenza di una guida politica come nel caso del Parco Regionale Sirente-Velino attualmente commissariato;
minacce ai principali habitat naturali per faraonici progetti di ampliamento dei bacini sciistici (sempre finanziati con fondi pubblici), nonostante quelli esistenti siano in perenne crisi, o per opere distruttive come il terzo traforo del Gran Sasso;
volontà di riduzione dei loro confini (il parco Sirente-Velino è già stato ridotto di un sesto del suo territorio, ed è oggi minacciato di un'ulteriore riduzione di oltre 10.000 ettari);
scarsa repressione del fenomeno del bracconaggio, ormai vero e proprio pericolo per la fauna, data la sua grande diffusione legata anche alla vendita illegale di carne di selvatici.
E se i nuovi parchi presentano difficoltà di avvio, grave è anche la situazione dello storico Parco d'Abruzzo che, nonostante sia considerato tra i più importanti parchi europei, vive un momento difficile, stretto tra rischi di aggressione al suo patrimonio naturale e difficoltà economiche, con il reale pericolo di veder compromessi i risultati di conservazione e sviluppo conseguiti in tanti anni.
La Conferenza Nazionale sulle Aree Naturali Protette di Torino è l'occasione per ribadire il valore centrale della conservazione all'interno dei parchi e delle riserve naturali.
Il WWF invita tutti gli amministratori e gli operatori a ricollocare la natura al centro dei programmi e dei progetti per le aree protette, bloccando ogni intervento che possa compromettere la biodiversità, la quantità e la qualità delle risorse naturali (acqua e foreste in primo luogo). Chiede inoltre di puntare con convinzione sulle attività economiche diffuse e a basso impatto ambientale, incoraggiandole anche con risorse economiche adeguate.
Un Paese civile deve essere in grado di assicurare almeno sul 10% del suo territorio (tanta è all'incirca la percentuale di territorio protetto Italiano) la protezione delle sue aree di maggior pregio naturalistico, evitando che i troppi compromessi finiscano per vanificare l'intero sistema delle aree naturali protette.
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