Poco
si sa sulle origini della "Lanterna", come da sempre viene chiamato il Faro di
Genova, ma per certo già nel 1129 un decreto ripartiva tra gli abitanti del
circondario il compito di fare la guardia armata alla città mentre ai cittadini
toccava il compito di fare la guardia al faro. Sembra che una prima torre sia
stata costruita intorno al 1128, su uno scoglio che sorgeva dal mare e che un
fuoco di steli secchi di erica e ginestra fosse continuamente alimentato sulla
sua cima per segnalare l’ingresso del porto ai mercanti genovesi che tornavano
dai viaggi in Oriente con le loro imbarcazioni cariche di mercanzie. Genova era
già un porto troppo importante per non essere provvisto di un qualsiasi segnale
che facilitasse l’avvicinamento. Dai registri dell’autorità marittima dell’XI
secolo risulta che niente veniva tralasciato per la cura e la manutenzione della
torre e che ogni nave in arrivo doveva pagare una tassa che contribuiva a
coprire queste spese. Molte sono le traversie che deve
affrontare
la torre prima di diventare quella che noi oggi conosciamo. Nel 1316 diventa
ufficialmente un faro, nel 1318 rimane coinvolta nella guerra tra Guelfi e
Ghibellini e subisce danni alle fondamenta, ma solo nel 1321 vengono effettuati
lavori di consolidamento. La prima lanterna fu installata sulla sua cima nel
1326, alimentata ad olio d’oliva e nel 1340 lo stemma di Genova viene dipinto su
una facciata. E’ del 1371 la prima immagine della Lanterna, disegnata a penna
sulla copertina di un manuale del "Salvatori del Porto", dove si trovano anche
registrate le
spese
sostenute per l’illuminazione del faro e le nomine dei guardiani. Attorno al
1400 la torre veniva usata anche come prigione e vi furono rinchiusi per 10 anni
gli ostaggi del re di Cipro, Jacopo Lusignani con la moglie che in una piccola
stanzetta diede alla luce il figlio Giano. Queste persone furono più tardi
liberate dal Doge Leonardo Montaldo, ma viene da pensare come può essere
cresciuto quel bambino, sospeso tra mare e cielo, cullato dalla musica delle
onde e terrorizzato dall’infuriare delle tempeste che squassavano il faro, tra
quelle mura umide e fredde. Tra storia e leggenda la Lanterna sfida il tempo. Si
sa che nel 1405 i guardiani del faro erano sacerdoti e che per questo sulla sua
sommità vennero innalzati un pesce ed una croce, simboli cristiani; nel 1413 un
decreto dei "Consoli del Mare" stanziò Lit. 36 per la gestione del faro, ormai
considerato
indispensabile per la sicurezza della navigazione, includendo
anche le paghe dei guardiani e stabilendo le multe per quelli che non avessero
portato a termine il loro compito con diligenza. Due volte, nel 1481 e nel 1602
la Lanterna fu colpita dal fulmine che provocò danni alla sommità. Tra le
leggende, una racconta che nel 1449 uno dei guardiani del faro era Antonio
Colombo, zio paterno del più celebre Cristoforo. Un’altra truce leggenda narra
che nel 1543, quando la Lanterna raggiunse la sua forma definitiva, l’architetto
che l’aveva progettata fu gettato dalla cima della torre perché non potesse mai
più eguagliare una simile costruzione. E’ facile raccontare la storia della
Lanterna perché le sue "avventure" sono state registrate dalle varie Autorità
Marittime che si sono succedute nei secoli: i "Consoli del Mare", i "Salvatori
del Porto", i "Padri del Comune e Salvatori del Porto" ed i "Conservatori del
Mare". Dunque, nel 1543 la Lanterna ha finalmente raggiunto la sua forma
definitiva e sulla sua sommità viene posta una nuova cupola che subirà diverse
modifiche e riparazioni nel corso dei secoli successivi anche per i danni subiti
a seguito di eventi bellici. Un portolano manoscritto
del XVI secolo riporta: "a miglia 14 da Peggi (Pegli, pochi Km a ponente di
Genova), città con buonissimo porto e alla parte di ponente, vi è una lanterna
altissima e dà segni alli vascelli che vengono a piè di detta lanterna" la cui
luce veniva già vista da molto
lontano, anche perché era costruita con cristalli
particolarmente lavorati e curati dai maestri vetrai liguri. I custodi del faro,
chiamati "turrexani della torre",
dovevano porre una cura particolare nella manutenzione e nella pulizia di questi
cristalli e per compiere bene il loro lavoro ricevevano bacinelle, spugne di
mare e panni; tutto dipendeva da questo perché la luce potesse diffondersi il
più lontano possibile. Tra il 1711 ed il 1791 vi furono altri interventi sulla
torre: fu dotata di un parafulmine per evitare ulteriori danni durante i
temporali, vi furono posti tiranti e chiavarde per irrobustire la costruzione e
furono consolidate le fondamenta. Agli inizi del 1800 un ingegnere francese,
Augustin Fresnel aveva messo a punto un’ottica
rivoluzionaria
destinata ai fari che stavano prendendo campo perché considerati
di grande ausilio alla navigazione a vela. Si trattava di speciali lenti
concentriche assemblate in modo da far convergere la luce in un punto e fare
uscire i raggi luminosi parallelamente all’asse ed aumentarne il potenziale
spingendoli lontano moltiplicati ed ingranditi. Queste lenti di Fresnel furono
installate nel 1843 nel faro di Genova, che allora funzionava ancora ad olio,
cambiandone definitivamente la fisionomia e aumentandone la portata a 15 miglia.
Più tardi, nel 1881, la Lanterna rischiò di essere declassata perché era stato
deciso di costruire un nuovo faro sul promontorio di Portofino, ma questo
pericolo fu superato, fu invece deciso di potenziarlo, e nel 1898 l’olio
d’oliva
fu sostituito dal gas di acetilene che, a sua volta,
fu ancora sostituito nel 1904 con petrolio pressurizzato, ma fu solo nel 1936 che
la Lanterna venne elettrificata.
Negli anni successivi nella cupola avvengono
altri cambiamenti dovuti all’avanzare della tecnologia: l’antico impianto di
rotazione ad orologeria che veniva manovrato a mano fu sostituito nel tempo con
un impianto di rotazione elettrico e il vecchio apparato rotante a bagno di
mercurio fu sostituito con uno su cuscinetto a sfere e vi fu inoltre installato
un faro elettrico indipendente di riserva. La sua storia non finisce qui, la
maestosa signora da sette secoli domina il porto e la città dall’alto dei suoi
117 metri, alla sua base il mare non si frange più sugli scogli, l’ampliamento
del porto, la costruzione di nuovi moli e dell’aeroporto hanno profondamente
cambiato l’ambiente su cui oggi poggia, ma lei rimane
immutabile e impassibile,
a chi si avventura
a salire i suoi 365 scalini offre un panorama impareggiabile su Genova e sulla
Riviera e ogni notte lancia sul mare oscuro il suo fascio luminoso che può
essere visto a 26 miglia di distanza. C’è chi dice che oggi i fari non sono più
necessari perché le navi moderne sono dotate di mezzi e tecnologie di ausilio
alla navigazione che rendono superato qualsiasi tipo di segnalazione a vista, ma
è bello pensare che anche i marinai di oggi, rientrando nel porto di Genova,
sulle più moderne e sofisticate navi da crociera vedendo brillare in lontananza
la luce della Lanterna sentano di tornare a casa, come accadeva ai loro
antenati. Oggi il faro è curato da Angelo De Caro, da sei anni suo custode ed
amico. Come gli antichi "turrexani" Angelo sale ogni giorno fino alla cupola
usando un piccolo montacarichi che vi è stato installato alcuni anni fa e si
prende cura delle lenti di Fresnel, tenendole lucide e brillanti, così come
della lampadina da 1000 Watt. Angelo De Caro è rimasto solo sulla Lanterna,
ormai automatizzata, ed suo compito principale è solo controllare che tutto
funzioni a dovere, ma Angelo è anche un personaggio. La Lanterna è considerata
un faro un po’ "civettuolo" e "cittadino"
sia per la sua forma piuttosto
insolita, sia perché è il simbolo della città di Genova, e Angelo riceve spesso
richieste di informazioni sulla "sua" Lanterna, informazioni che lui fornisce di
buon grado raccontando di come si senta tutt’uno con lei, di come ne sia geloso
ed orgoglioso. Angelo de Caro ha 46 anni e fa il farista da 20, ha girato tutta
l’Italia, ha anche salvato la vita a dei naufraghi quando si trovava al faro di
Capo Rossello in Sicilia, e questa sua vita di romitaggio la si sente tutta nel
suo parlare, lento, cadenzato che ricorda il rotare della lanterna. Lui dice che
anche in un faro grande si sente la solitudine, che se uno strano non è,strano
diventa, un po’ orso anche, ma Angelo De Caro è un uomo grande, questo lo ha
reso lo stare tutto il giorno a contatto con la grande, antica signora, il
vivere in simbiosi con lei, il prendersi cura della sua bellezza, fare in modo
che la sua luce brilli il più lontano possibile perché chi la vede lampeggiare
durante la notte possa dire: "Guarda, la Lanterna!!!".