PREMESSA
Nel corso dell'anno 1976 il Centro Italiano Studi Archeologici compie due ricognizioni nella Valle del Ferro, prospiciente Macchia Grande, rilevando aspetti generali interessanti.
La vallata che porta questo nome ha origine da una enorme spaccatura del terreno di origini antichissime che si profila per 11 chilometri a N.E. di Viterbo, delimitata a Nord dall'antica Ferento e a Sud da Bagnaia.
Questa vallata, simile ad una gola fra costoni di tufo, che in alcuni punti si restringe fino a pochi metri e in altri si stende per una larghezza di circa un chilometro, ha l'aspetto di una terra dimenticata dal tempo.
Nella parte non cognita (i 5 chilometri a Sud) una vegetazione a carattere tropicale crea un vero inferno verde: si tratta di malve giganti, ortiche e cardi di oltre un metro, felci, rovi e querceti in un fitto groviglio, fra massi giganteschi di peperino che sembrano scagliati da una furia ciclopica, testimonianze di remote eruzioni del Cimino e del Palanzana. Talvolta, questi formano fantasiose architetture di cattedrali.
La zona è ricchissima, con tutti i presupposti di una vita remota e primordiale.
Qui è la foresta ancora ricca di selvaggina, qui è l'acqua di numerose sorgenti spesso magnesiache, qui grotte naturali asciutte, ideale rifugio di uomini e infatti vi si ravvisano le tracce di una umanità antichissima.
Qua e là si riconoscono massi scolpiti, gradinate, grotte elaborate che hanno l'aspetto di antiche tombe e infine le aperture ancora in parte agibili di numerose miniere e cunicoli ove appare che l'uomo vi ha lavorato in epoche più antiche e più recenti.
Una sia pur sommaria ricerca nelle tradizioni popolari e negli archivi di Viterbo, conferma che qui sono esistiti stanziamenti umani nel corso dei millenni e nell'evolversi delle civiltà. Le miniere sembrano scavate dagli Etruschi che ne estraevano marcassite (solfuro di ferro).
Documenti attestano la presenza umana da un periodo risalente almeno al secondo millennio a.C..
Il Centro Italiano Studi Archeologici deduce la zona degna di una più ampia considerazione; leggende esistenti nella zona richiedono un accurato vaglio per scindere realtà e fantasia, ma la materia abbonda.
Delimitata una vasta area compresa fra la strada Pian del Cerro fino al confine N.O. di Macchia Grande, strada consorziale S. Cataldo, proprietà Salcini-Spolverini e Rosetto per una estensione di 250 ettari circa, una missione si trasferisce in loco accampandosi su di un terrazzamento posto sotto il casale della proprietà Manca .