C'era un tempo quando
il viaggio era davvero viaggio, quando esisteva un confine tra il noto e l'ignoto, tra il mondo della civiltà e chi civile non era......
...ora noi non possiamo sfuggire a quella civiltà globale che è stata creata da generazioni e generazioni di viaggiatori, esploratori, signore e signori della curiosità elegante, mercanti e migratori.
Nasce dal viaggiare, da generazioni di viaggi qualla cultura globale che ora è saldata da sistemi internazionali di trasporti, produzione, distribuzione, comunicazione, distruzione. E' questo mondo, per ora, non possiamo lasciarlo.(1)
L'esperienza del viaggio permette il superamento del confine e della prospettiva di origine, amplia gli orizzonti, abilita al dialogo costruttivo, mette alla prova l'identità, presenta dei rischi inevitabili, consente l'esperienza dell'uscita da sé e del ritorno arricchiti sotto il profilo dell'identità e della percezione della realtà...
...Viaggiare, il nomadismo è una dimensione innata nell'animo umano, spesso demonizzata da millenni di vita sedentaria, rimossa ma tenacemente presente e pronta a riaffacciarsi come nostalgia di luoghi diversi, di possibilità ulteriori di esperienze. Per questo il cielo stellato, il deserto, il mare per la loro vastità evocano desideri mai estinti, sopiti, esercitano il richiamo irresistibile verso l'ignoto, lo sconosciuto, il possibile, il nuovo. Siamo abituati a muoverci molto e rapidamente, ma lo spostamento rapido azzera i tempi dell'attesa, del transito, dimezza l'occasione di scambio, di comunicazione confinati nelle quattro chiacchiere stentate con il compagno di treno. Il risultato è che l'uomo di oggi si muove di più , ma viaggia di meno.(2)