biotech e mercato transgenico lesivi dei diritti umani
Biotecnologie, globalizzazione, OGM: difendiamo il futuro

Altri interrogativi fra teologia e scienza

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Creatore di tutte le cose, visibili e invisibili…

Nel catechismo della CEI è scritto che scienza e teologia debbono mantenere le loro rispettive competenze, poiché la scienza non può occuparsi del principio e del fine ultimo e la teologia non può occuparsi dell'aspetto evolutivo. La fede tuttavia dovrebbe abbracciare tanto l'alfa e l'omega quanto l'evoluzione delle cose invisibili. Solo quelle visibili, misurabili, quantificabili in unità di misura sono oggetto della scienza in senso stretto, ma l'anima, o gli angeli, non si vedono al microscopio. Per contemplare la creazione invisibile ci sarebbe invece bisogno di un 'macroscopio' del cuore, di superare le visioni ristrette ai propri interessi, a quelli del proprio gruppo, della propria etnia, e persino del proprio tempo, per abbracciare, con lo sguardo della fede, l'intera creazione ed ammirare con stupore e venerazione l'intelligenza divina ch'essa rivela, in particolare nella moltitudine delle specie, nella singolarità ed unicità di ogni essere e nella relazione degli esseri fra di loro e con la loro origine divina.

Ci si domanda: si estende il libero arbitrio dell'uomo alla possibilità di alterare, consapevolmente o per ignoranza, il "manoscritto silente che il Creatore ha iscritto nel creato"? [Giubileo degli scienziati] (vai a ê visibile ed invisibile: genetica o epigenetica?)

Uomini di scienza, siate costruttori di speranza per l'intera umanità! Iddio vi accompagni e renda fruttuoso il vostro sforzo al servizio dell'autentico progresso dell'uomo. Vi protegga Maria, Sede della Sapienza…

Nell'opera invisibile sul visibile, si possono discernere alcuni principi quali ordine, evoluzione, originalità.

In effetti l'ordine è anche giusta direzione data all'evoluzione, nel senso di una costante differenziazione delle identità accomunata ad un sempre più forte senso di comune appartenenza. Questo specifica il termine 'originale' ossia senza precedenti e contemporaneamente direttamente connesso all'Origine.

La piena realizzazione della propria natura autentica comporta quindi in eguale misura un buon grado di originalità (creatività) e un profondo senso di fratellanza universale (carità). Nel creato si legge la grandiosità di Dio e dei suoi angeli nella mirabolante varietà delle forme dei tre mondi e nella perfetta complementarità ed interdipendenza di tutti i fenomeni naturali.

Il disordine che si oppone alla legge evolutiva procede in senso contrario, omologando le singole identità e alienandole dalla loro radice comune (falsa identità).

Questa seconda dinamica si potrebbe anche dire entropica, secondo la legge fisica che regola il processo di trasformazione di materia ed energia nell'universo, procedendo appunto per progressiva perdita di ordine e conseguente omologazione delle diversità.

Questa seconda legge, alla quale obbediscono materia ed energia, non può spiegare l'evoluzione della vita in strutture sempre più ordinate, differenziate e complesse sino alla singola forma umana compiuta, che quindi non dipende né dalla materia, né dall'energia.

Bisogna quindi distinguere il concetto di progresso comunemente inteso, dall'evoluzione terrena in senso cristiano ossia dal progresso autentico, un processo che inizia con l'incarnazione, procede attraverso una lotta per la conquista e la salvaguardia della propria autentica identità e - attraverso la comunione - giunge alla trascendenza (Origine comune).

Anche il processo opposto inizia dall'incarnazione, poiché nulla si muove senza lo Spirito, tuttavia esso prende successivamente un direzione opposta (falso progresso), che attraverso l'alienazione giunge al degrado, proprio a causa di un difettoso processo di identificazione con la propria autentica realtà, di un allontanamento dallo Spirito dell'anima, la quale, di conseguenza, accomuna l'essere all'inevitabile degrado di materia ed energia che solo la Grazia può vincere.

Ci si domanda: quali caratteristiche dovrebbe avere lo sviluppo delle biotecnologie per essere al servizio dell'autentico progresso dell'uomo? (Vai a: per una nuova etica scientifica)

Fede e ragione: "sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità" [Fides et ratio]

Il sapere della scienza progredisce velocemente nel tempo, si proietta nel futuro ma sovente rinnega sé stesso nel passato, quello della sapienza evolve lentamente ed impercettibilmente, si proietta nell'eternità e non si smentisce mai. Ma poiché è davvero nella relazione fra immanente e trascendente che si cela il vero potenziale da sviluppare, entrambe le dimensioni vanno indagate con gli strumenti propri di ciascuna. Senza coniugare scienza e sapienza si potrà giungere solo a verità ridotte e parziali o non circostanziate. Il nostro pianeta tornerebbe alla condizione dell'Eden se la scienza nel suo procedere tenesse in considerazione la sapienza e la sapienza usufruisse della scienza per accelerare la maturazione personale dall'immanente al trascendente e l'evoluzione generale verso un mondo più equo e solidale. Ci si domanda: Quali caratteristiche dovrebbe avere il progresso scientifico per favorire il progresso dell'intera umanità e la maturità dei singoli? (vai a: per una nuova etica scientifica)

"La realtà e la verità trascendono il fattuale e l'empirico, e voglio rivendicare la capacità che l'uomo possiede di conoscere questa dimensione trascendente e metafisica in modo vero e certo, benché imperfetto ed analogico." [Fides et ratio]

Quale errore dunque limitare la verità al fattuale e all'empirico! Quale inganno confondere il Mistero con l'ignoranza! Gli elaboratori elettronici creati dall'uomo sono diventati modello della mente umana come se la verità dipendesse solo dalla precisione dei dati sensibili e dalla loro elaborazione oggettiva. La speculazione ed il calcolo sono solo strumenti dell'intelletto umano, infinitamente potenziati nell'elaborazione elettronica, ma potrebbe mai un computer "coltivare lo spirito in modo che si sviluppino le facoltà dell'ammirazione, dell'intuizione, della contemplazione"? [Gaudium et Spes]. In altri termini, un'intelligenza senza ammirazione (e quindi rispetto) intuizione (e quindi recettività nell'umiltà), contemplazione (superamento dell'io e degli interessi egoistici) è un'intelligenza senza Spirito. Ci si domanda: può dirsi vera e certa una conoscenza ottenuta con il solo pensiero speculativo e senza le facoltà dello Spirito?

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