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Il Carsismo

La stragrande maggioranza delle grotte conosciute ha origine “carsica, con tale termine si indica un insieme di fenomeni naturali abbastanza diffusi in Italia ed in molti altri paesi. Il meccanismo nasce (nella sua forma più comune) dal contatto tra l’acqua e alcuni tipi di rocce di origine organica: soprattutto calcari e dolomie formati da gusci di organismi marini morti milioni di anni fa. Se c’è la coincidenza di alcuni fattori (composizione chimica, condizioni meteorologiche, assetto geologico, fratturazione) l’acqua si comporta con tali rocce come se fosse un acido, sciogliendole in tempi lunghissimi se rapportati alla vita umana, che diventano veloci in confronto alla successione di eventi geologici che crea le nostre montagne. 

L’azione di corrosione chimica così esercitata, coadiuvata da altri fenomeni di erosione meccanica e di crollo, finisce per creare delle cavità, alcune alla luce del sole, altre sepolte fino a qualche migliaio di metri di profondità. Quando le condizioni si invertono l’acqua rideposita le particelle che aveva disciolto, creando le concrezioni, fantastiche figure tridimensionali che possono assumere forme e colori spettacolari, principale motivo di attrazione per i profani verso il mondo sotterraneo: si tratta principalmente di stalattiti e stalagmiti composte da carbonato di calcio.

Le regioni carsiche sono caratterizzate da alcuni segni facilmente riconoscibili: i corsi d’acqua sono quasi del tutto assenti, presto assorbiti dalla intensa fratturazione della roccia; si trovano valli senza sbocco, che indicano l’esistenza di un inghiottitoio; il paesaggio è spesso lunare, cosparso di candide rocce scolpite in forme aguzze. Il paesaggio carsico per antonomasia è ovviamente il carso triestino, ai confini tra Italia ed ex Jugoslavia, culla della speleologia italiana.

Le regioni carsiche sono molto vulnerabili ai pericoli dell’inquinamento: a causa della loro permeabilità non riescono a depurare le acque che si infiltrano velocemente nel terreno, che riemergono ancora sporche da sorgenti spesso captate dall’uomo. Il vero pericolo è rappresentato dal fatto che l’inquinamento può essere quasi impercettibile in alcuni periodi, esplodendo improvvisamente in altri. Ovviamente in questi casi le solite analisi chimiche saltuarie servono solo a dare false sicurezze. Purtroppo capita spesso anche nelle montagne della Bergamasca che l’ignoranza induca alcuni a liberarsi di rifiuti, liquami o addirittura carogne sfruttando allo scopo voragini o grotte carsiche: questo comportamento è quasi altrettanto grave quanto il lancio di sassi in autostrada, solo che il risultato non si vede subito...

 

 

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Aggiornato il: 01 aprile 2002