Agner, la più difficile delle Dolomiti? - 30 luglio 2005

Dolomiti bellunesi, Monte Agner. Ti chiedi subito: come fecero quei due nel 1875, la prima volta? Senza mappe, corde, auto, seggiovia, caffé e brioche per colazione. Il posto è bellissimo e pieno di luce, aperto sull'azzurro delle valli. Le montagne stanno ai margini di un cerchio al cui centro è l'Agner, sulla scena della pianura affogata nell’afa.
Ci giriamo verso il lato sud della montagna. Partiamo, come formiche su un muraglione, trecento metri di roccia piatta. Si va diritti arrampicandosi sulle grondaie di un palazzone, piano dopo piano, terrazzo dopo terrazzo, come ladruncoli d’appartamento. Si sale per strette fessure aperte su strapiombi, ma siamo felici, scherziamo tra noi. L’ultimo piano è il più difficile. Ci fermiamo aspettando dei signori che si affannano: come si fa? questa è l’ultima volta… mai più … avete una corda? mai più… Baruffe dolomitiche. Arlecchino e Pulcinella alpinisti superano l’ultimo salto e sbucano anche loro sul gran tetto spiovente del monte.
Ci vogliono altre due ore per arrivare alla capanna metallica ormeggiata alla parete, sopra cinquecento metri d’aria. Manca l’ultimo tratto per la cima. Là in alto c’è una cupola silenziosa e cammini nel cielo. Poi subito una dura discesa, tre ore a combattere con il verticale, i sassi che rotolano, la paura di sbagliare sentiero e di affacciarsi sul baratro nero e frantumato della montagna. Una birra, il rifugio, la seggiovia, l’auto in parcheggio.
Tomaso Dal Col e Martino Gnech nell’agosto 1875 partirono e tornarono a piedi, appoggiati ad un bastone, gli scarponi di legno: primi uomini a farlo, primi uomini sulla Luna. Senza asfalto, seggiovie, mappe e corde. Tornarono indietro a raccontarcelo, vincitori dell’inutile. E’ bello ricordarlo.


Ettore.

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