Brentoni - 3/4 luglio 2004

Sono follemente felice, ho proprio la gioia che mi esce visibilmente da tutti i pori e non riesco più a stare nella pelle……….….. .
Lavorare oggi è stata dura: come si fa a concentrarsi, a stare con i piedi per terra quando la testa proprio non c’è perché è ancora lì?????

Racconto questa esperienza per condividerla non tanto con i lupi solitari pluri vaccinati, ma con quelli come me, che la sera prima, quando preparano lo zaino, oltre il panino, la borraccia e il sacco a pelo, ci mettono dentro anche tutte le paure e le insicurezze, perché sanno che le portano con sé e sanno che dovranno affrontarle…….. Ma è altrettanto vero che quando decidi, ti porti via anche quella carica determinata che ti permette di realizzare qualcosa di meraviglioso a cui tieni e credi.

Sempre detto che per andare in montagna è più prudente essere almeno in tre e ora eccomi qua, a raccontare

la mia prima bivaccata in solitaria.

Ancora convinta di questo, ho voluto ugualmente sperimentarmi perché qualcosa mi è scattato dentro e ho sentito un desiderio incontenibile di vivere questa esperienza e niente avrebbe più potuto fermarmi!! Da anni frequento la montagna, ma sempre in compagnia di amici e tante ormai sono le notti che ho trascorso in bivacco… per cui si trattava di fare le stesse cose, ma con una differenza sostanziale: farle da sola! Cambia tutto: lo stato d’animo e il modo in cui ti poni nei confronti della montagna… perché sei solo tu e lei: lei con la sua statica certezza di essere e tu che devi davvero credere in te stessa e nelle tue capacità.

Ti ritrovi inoltre a soppesare il fatto che la vita in bivacco ti rapporta con necessità essenziali: trovare la legna per fare il fuoco per poterti scaldare e cucinare, valutare se hai abbastanza acqua (era previsto trovarla e invece non c’era) e cibo perché c’è ancora un giorno da trascorrere in giro e forse, col pensiero di avere uno zaino troppo pesante, hai esagerato “nel risparmio”. Poi ci si mette anche la classica sfiga di Fantozzi: con gli amici mai avuto problemi per procurare la legna….. per una volta che sei da sola, il bivacco è completamente circondato da soli mughi che godono tutti di un’ ottima salute! Non c’era un ramo stecchito a pagarlo oro!!! Di un abete abbattuto era rimasta solo un pò di corteccia (per fortuna) e di un mugo malconcio,l’ unico ramo secco era troppo grosso e non sono riuscita a segarlo!!!!! La sera ho scaldato la minestra bruciando dei bastoncini…. naturalmente liofilizzata, non si è cucinata e allora…. masticare bene sapendo che "la prima digestione avviene in bocca"!!!!

Il tempo passa, il vento al tramonto si smorza, la luce diminuisce ….. il silenzio diventa ancora più totale e avvolgente… la montagna ti appare immobile e sovrana…..non ci sono neppure più i corvi a fare rumore sul tetto della casera..…Tutto assume una dimensione quasi irreale e senza che te ne accorgi il tuo respiro è entrato in sintonia con quella magia che ti ha completamente rapito trasportandoti in un’altra dimensione….. Ti addormenti rannicchiata nel tuo sacco a pelo con il timore che arrivi qualcuno durante il sonno: uno straniero che rappresenta l’incognita perché può essere uno "spirito montanaro" pacifista, come no…

Con l’alba,sotto questo aspetto, tiri il classico "sospiro di sollievo" e riordinato il bivacco, riprendi il tuo cammino dopo esserti divertita a lavarti il viso con la brina del prato!!! Se sabato era andato davvero tutto bene, domenica si è concretizzato quello che uno degli amici mi aveva raccontato da sue precedenti esperienze "in solitaria": <<…quando vai via da solo,non hai nessuno con qui condividere la tua ansia, una persona da consultare per prendere una decisione….>>. Questo si è realizzto scendendo dalla Forcella Ciadin Alto Ovest: franata, di quelle che io chiamo "spelate" perché non ci sono più i sassi su cui puoi correre galleggiando e scendere divertendoti, senza più a tratti neppure il sentiero già precedentemente trattenuto con i tronchi, ora crollati anche loro. Ti guardi intorno e vedi sassi abbastanza grandi e troppo precari nella loro momentanea stabilità, che potrebbero scivolare giù se tu per errore rompi quell’equilibrio. Istintivamente, non sapendo dove e come mettere i piedi, mi sono girata indietro cercando qualcuno come tante altre volte….In quell’attimo avevo dimenticato:ero sola! Potevo contare solo su me stessa e decidere: cercare di seguire quel sentiero mezzo franato o scendere giù dove mi pareva meglio? Forcelle così, non delle più simpatiche, ne avevo già fatte… in compagnia però! A quel punto quello che diversifica una "solitaria": percepire la compagnia di se stessi e rilassarsi in questa magnifica sensazione….. perché non ti senti più sola!!!! Così ho valutato e deciso, senza più cercare pigramente all’esterno, quello che potevo trovare dentro di me..

Non sono stata altrettanto brava più tardi, quando ho perso il sentiero e dopo vari tentativi in più direzioni, forse stanca o forse semplicemente spaventata, ho fatto una telefonata. In effetti è stata una bivaccata solitaria al 90% a causa di questa mia debolezza:un appiglio psicologico (tutto in quel momento, ma se non ci fosse stato campo???), anche se non tecnico, perché alla fine il sentiero sono riuscita a ritrovarlo da sola! A parte tutto questo, l’esperienza nell’esperienza, è stata quella di raggiungere Laggio e tornare da S.Stefano con i mezzi pubblici. Ho colto divertita quest’idea, che alla fine mi ha fatto sentire ancora più libera e vagabonda!!!!! Tre ore da Mestre a Laggio e altrettante per il ritorno, possono sembrare un inconveniente da evitare, ma la comodità di non dover guidare e fare l’odiosa coda della domenica sera (anzi, tempo sfruttato benissimo con due pisolini ristoratori!) dal mio punto di vista, sono impagabili. Inoltre, questo modo di viaggiare ti permette di far traversate non avendo macchine da andare a recuperare e, con un po’ di fortuna, di conoscere persone come un autista strategicamente montanaro che gentilmente mi ha indicato il punto di partenza del sentiero quando ci siamo passati vicino con l’autobus!. E poi tutto questo lo trovo ancora più in tema: ami la natura, la vuoi vivere, allora perché non rispettarla ancora di più, inquinandola meno???

La semplice e classica (visti i libri di bivacco) traversata che ho fatto è stata:
* da Laggio di Cadore m.1000 sent.329
*dopo Zergolon m. 1490 sent 328 e 330
* Forcella Starezza m. 1697
* Bivacco Spagnolli m.2047 (pernottamento)
* Forcella Ciadin Alto Ovest m.2321 sent 330
* Bivacco Zandonella m.2000
*discesa lungo La Federa Mauria sent 335
* Val Pupera
* S.Stefano

Con il classico "senno del poi", consiglio il percorso al contrario con pernottamento alla casera Federa Mauria (come un gruppo di ragazzi che ho incontrato al Zandonella). Questo ti permette di fare la salita seguendo sentieri che offrono due punti per rifornimento di acqua direi quasi certi, di cui uno poco dopo la partenza (cosa da non sottovalutare se si vuol viaggiare un po’ più leggeri anche nella fase "mezzi pubblici") e l’altro poco prima della casera per il pernottamento. Una sola preghiera ai frequentatori di bivacchi: "lasciate le cose come vorreste trovarle" si dice. L’unica cosa che mi ha lasciato un po’ di squallore in questa bellissima esperienza, è stato arrivare allo Spagnolli e vedere una bella struttura sporca e disordinata.
I BIVACCHI SONO DI TUTTI!!!!!
Ciao!

(Lucia)

Torna all'home pageHome page ItinerariI nostri itinerari ArchivioArchivio Casere LinkI nostri Link