Eccoci a Erto.
Sono passati alcuni mesi dall'ultima volta e siamo piuttosto impacciati. A metà giornata la vecchia strada si riempie di arrampicatori: coppie, gruppetti con cagnolini fanno pic-nic sui sassi, occhialoni scuri e facce toste, braccia piegate dal peso dei muscoli. Corde e tintinnio di moschettoni. Noi saliamo, con timore. Al passaggio duro esplode la sirena di una comitiva di autobus. Richiama i passeggeri in visita alla diga.
Il cane abbaia.
MI aggrappo al rinvio.
Si ritenta il passaggio, infastiditi.
Le curve attirano le moto. La salita davanti al "No Big" le fa esplodere. Fallisce l'assalto alla via quando la moto supera la comitiva a piedi lungo il gard-rail: la moto si esibisce, la comitiva guarda in su gli arrampicatori, che guardano in giù comitiva e moto. Negli autobus l'autista va avanti ma vede in su, la testa al finestrino, gli uomini legati alla corda. Una spirale di sguardi e di rumori, il cane abbaia, il ronzio delle ruote, il bus che brontola, auto che accellerano, il signore che spiega alla fidanzata il pilastro da superare, l'appiglio che non tiene. Il rumore di un sasso che sta per staccarsi, non dovrebbe e me ne ricordo. Atterro su un cespuglio spinoso e mi arrabbio. In testa c'è tanto silenzio ma mi sento osservato.
In alto i ruderi di Casso.
Le chiocciole si rifugiano negli appigli.