Una settimana attesa da tempo. E puntuale arriva, assieme al mal-tempo.
Di Pala di San Martino, con il suo Gran Pilastro e il Bivacco delle Guide, non se ne parla nemmeno.
Comincia così l'attesa, davanti ad un caffè al Cant del Gal. Piove da ore, ma Arabba ci assicura che tra poco smette. E noi aspettiamo, discutendo se a questo punto è meglio puntare al Bivacco Minazio o al Rifugio Treviso.
Finalmente smette di piovere. Rapida selezione del materiale e si punta decisi al Minazio. Anche l'idea della Cima Wilma è sfumata, troppo tardi oramai.. Ago Canali, Campanile Elma... qualche cosa riusciremo pur a fare.
La neve cominciamo a calpestarla a 2000 metri, poco più. Il vallon delle Lede ha un aspetto quasi invernale. E così sfumano anche gli aghi e i campanili, ogni cosa ha la sua stagione.
Serata in bivacco, in questo caso tutte le stagioni sono buone. E piacevoli.
Che importa un po' di neve? basta adattarsi e cambnieare obiettivo, meta. E il Sasso delle Lede, con la sua esposizione ideale per raccogliere i primi raggi del sole del nuovo giorno e i suoi pendii orientali facilmente accessibili, ci invita sulla sua cima.
Non prima però di aver provato ad entrare in una delle valli che dal versante della Fradusta confluiscono sulla grande conca del Minazio. Questa è esplorazione, finalmente: non ci sono tracce, non c'è sentiero sulla carta o segnavia rosso per terra. Le guide garantiscono che qualcuno, per quelle valli, c'è già passato. Così, confidando in questa certezza, troviamo facilmente l'ingresso al vallone dei Colombi, chiuso a sinistra dalla cima del Conte (Lovelace, lui sì un vero principe azzurro...) e a destra dal campanile Elma. Questa torre, con altre più piccole, appare sospesa nella vertiginosa profondità della val Canali.
La salita si fa più ripida ed è aiutata da alcuni ometti isolati. Uno strato di neve copre l'ammasso detritico alla base della forcella della Caza, tra Emma e ago Canali. Tra neve ed acqua grondante scaliamo le facili rocce che portano in alto. Il cielo si fa più scuro e nell'ombra del versante nord del campanile, fradicio di neve, marcio di roccia, indoviniamo il camino di terzo grado che dovrebbe portare in cima. Nessun chiodo, nessun cordino, nessun ometto, ma solo nuvole, nebbia, sassi nascosti sotto la neve e pietre inzuppate d'acqua che si spappolano in mano. La corda è rimasta al bivacco, all'asciutto. Non resta che tornar giù anche noi, è l'ora della minestra. Nella discesa gettiamo uno sguardo al vallone dei colombi. Il fondo è chiuso da una parete di roccia altissima attraversata da una cascata; dappertutto l'acqua corre, filtra, salta. Dentro una fessura sta un'altra forcella; altri canali percorsi dai camosci. E sulla parete del Conte una grande grotta. In giro saltellano i colombi, le pernici.
La mattina dopo, gli zaini sono pronti. Tiriamo su anche un sacco di rifiuti abbandonati da tempo dentro e fuori del bivacco. Una schifezza.
Il sole già scalda il Sasso delle Lede quando ci mettiamo in cammino. La salita è molto logica: dal bivacco si risale la pala erbosa, si traversa in direzione della Pala Canali fino ad una sella, si sale un po' verso sud poi si svolta a destra per le roccette del versante sud-est e la cresta finale. Qualche ometto aiuta nell'orientamento. Una salita facile, non sentiamo il bisogno di usare la corda. La cima è sottile e precaria ma lascia vedere tutta la conca del Minazio, la Fradusta e la bellissima cresta della val Canali. Il Coro, il Coro, ripteto con ansia, la montagna preferita, l'Alberghetto e il Sass d'Ortiga. Meravigliosa Val Canali, tanto snobbata dal Presidente. Anche qui, in cima alle Lede, per la seconda volta, seppelliamo un libro di vetta. Speriamo che qualcuno si degni di venir fin qua, e di firmarlo. Fra un paio d'anni torneremo a controllare.
Ma la sorpresa più grande è il sentiero delle Sedole. Tra camosci e campanili si apre il panorama delle vette feltrine, della pianura e di lontanissime montagna non identificate. Davanti a noi il Cimerlo ed il Sass Maor e le prime cime che contornano il rifugio pradidali: il campanile pradidali, la furchetta Adele, la cima di Ball. E poi giù nei due orridi canaloni che portano verso il Cant del Gall. Il primo richiede prudenza, il secondo è veramente pericoloso. Un unico proiettile da cinquanta chili ci sfiora in due. Lo sento passarmi pesantissimo a pochi centimetri dalla schiena.