(ROCCE ROCCIOSE, ERBII ERBOSI)
Nella semioscurità dell'alba la macchina sale per una stradina ripida, lastricata di cemento. Saltiamo insieme ad ogni buca, noi e il nostro sonno, e siamo sicuri che sarà bello anche questa volta. La montagna che ancora non si vede sarà una soprpresa. Un cartello indica il monte e la forcella San Mauro. Nel buio del bosco si vedono sbiadite macchie di luce: stradine, muretti franati, canaletti di scolo interrati. Il sentiero è ripido e largo ed una coltre di alberi ci chiude da tutti i lati. I sassi sbattono, la terra si smuove. Ciclamini grigi ondeggiano nella terra nera. Sbuchiamo fuori dal bosco per scoprire che tipo di paesaggio ci aspetta. Una lunghissima distesa di erba morbida, del miglior verde, ora illuminato dal
sole. Ma per toccarla non occorre abbassarsi a terra: basta allungare la mano e la montagna viene incontro, da quanto è ripida. L'erba è piegata dal vento e dal peso dell'estate. La chiesetta di San Mauro è bianca e silenziosa. E' un rifugio tra montagne pericolose. Offre un piccolo terrazzo verde su cui far festa con un pezzo di pane e di vino e formaggio. La porta è incisa di segni e c'è un rastrello coi denti di legno. Grandi pietre sul pavimento, stampe polverose ma singolari e vivaci, ragnatele, insetti lontani e silenziosi come queste divinità alle pareti; un'altare lavorato sembra un lusso in un luogo così faticoso. Alle spalle della chiesa c'è un'enorme abside di roccia, teatro gocciolante nel quale camosci
passeggiano e confondono con le ombre le macchie nere del mantello. Il sentiero si allunga e mantiene quota su dei prati che alla nostra sinistra precipitano verso Feltre. Scopriamo l'altissima cresta da raggiungere per toccare la cima. Intravvediamo il sentiero nel tratto finale: è come se la montagna si fosse fatta la riga in mezzo col pettine, sull'erba. Sulla
cresta c'è forse un alberello morto, o forse un uomo che è già arrivato.
Cominciamo a salire per gli erbii erbosi, lisci, imbottiti e ripidi. Come chiamarli altrimenti? Erbii contiene anche il nome del piede che scivola; e la parola erbosi contiene invece la zolla che si stacca e mostra la terra.