Tre giorni in Montasio - 23/25 giugno 2005

Sono le 9. L’autobus mi scarica a Bagni di Lusnizza, pochi chilometri dal confine di Tarvisio. Poche case e la chiesa, con l’autostrada che incombe. Per imboccare il sentiero devo attraversarla e costeggiare l’autogrill. Una partenza inusuale per un giro in montagna.
Il sentiero sale ripido immerso nella foresta del Tarvisiano. I segni rossi sono ben evidenti, ma le tracce di passaggio molto poche. Le felci e le ortiche hanno invaso il sentiero. Siamo alla fine di giugno, ma il caldo del fondovalle è già opprimente. Non ho un goccio d’acqua con me, contavo di trovare la classica fontana in paese ma così non è stato. Diventa quindi un’agonia arrivare alla Malga Granuda , mille metri più su. La Malga è segnata sulla carta come posto di ristoro, ma quando mi affaccio sul pianoro che la sovrasta scopro invece che è assolutamente disabitata. Comincio a preoccuparmi: se non c’è acqua neanche qui sono costretto a cambiare i miei programmi. Non sarei infatti in grado di proseguire sotto il sole per altre 4/5 ore. Scendo alla Malga: è aperta e disabitata, nella stalla una decina di mucche ruminano tranquille. Decisamente un posto strano, inaspettato: mi aspettavo un agriturismo, mi trovo in una casera semiabbandonata che però, per mia fortuna, ha l’acqua corrente anche all’interno. Riprendo a salire verso la cima Due Pizzi. Il sentiero esce dal bosco e si porta sulla cresta che divide il Canale di Dogna dalla Val Canale e, poco oltre, tralasciando la salita al Due Pizzi, si imbocca il sentiero “Battaglione Alpini Gemona”, una lunga cengia, in alcuni tratti scavata artificialmente durante la prima guerra mondiale e attrezzata con corde fisse. Dopo una lunga e buia galleria (la pila frontale è in fondo allo zaino, ogni tanto la illumino col flash della macchina fotografica) si arriva al Bivacco Bernardinis , a 1902 metri. Una breve sosta in questa bella e accogliente struttura ricavata sistemando un ricovero militare della grande guerra. Mi calo alcune centinaia di metri e ritrovo l’ex percorso militare che mi porta prima in vetta del monte Piper e poi giù al Ricovero “Battaglione Alpini Gemona”, meta della mia giornata. In cima allo Jof di Miezegnot. Anche questo ricovero è stato realizzato ristrutturando in maniera ottimale un manufatto della grande guerra. Non c’è nessuno, l’affaccio sulla Val di Dogna, il Montasio e il Fuart è notevole. Senza zaino faccio l’ultima fatica della giornata e vado in cima allo Jof di ……… a godermi il panorama con le luci del tramonto. Alle prime ombre della sera sono già a letto, sono stanco e il bivacco accogliente invita al riposo.
Alba sul Montasio Una dormita di 9 ore, come non succede mai in città. Le nuvole basse hanno coperto la valle, ma il sole ha già illuminato la cima del Montasio. Cerco di individuare la cengia dove è stato costruito il Bivacco Suringar, la meta della mia giornata. Parto presto, le previsioni del tempo non sono molto confortanti per il pomeriggio. Scendo al rif. Grego. Qui incontro la prima persona da quando il giorno prima ho lasciato Bagni di Lusnizza: il gestore del rifugio. Un buon caffè e riprendo il cammino. Bivacco Stuparich , ghiaioni alle base del ghiacciaio del Montasio, attacco della Via Amalia. Sono le 11 e il tempo tiene ancora, anche se qualche nuvola più scura comincia a vedersi nel cielo. Decido di accellarare un po’ il passo per non trovarmi lungo la via ferrata con un improvviso cambiamento del tempo. La salita al Montasio segue una via logica lungo ripidi canaloni e qualche salto di roccia un po’ esposto, facilitato dalle corde metalliche e da qualche piolo. Dopo aver aggirato la Torre Nord del Montasio si arriva finalmente alla Grande Cengia che lo taglia da nord a sud, sul versante occidentale. Il bivacco ancora non si vede. Questo è il regno dei camosci: io, unica persona da queste parti, mi sento proprio un intruso. E loro mi guardano con indifferenza, spostandosi appena dal sentiero al mio passaggio. Aggirato lo spigolo mi ritrovo davanti al naso il bivacco Suringar: pensavo che le foto che avevo visto fossero state fatte con un’angolatura particolare, invece il bivacco si trova proprio sulla cengia, sotto una sporgenza della roccia, a pochi centimetri (quanti ne bastano per far passare una persona) dal salto di un centinaio di metri che porta alla cengione sottostante. Camosci sopra al Suringar Fa proprio uno strano effetto pensare di passare li la notte. Sono appena le 2 del pomeriggio, devo passare molte ore in solitudine prima che venga sera. Eppure il tempo alla fine vola: decine di camosci transitano vicino al bivacco, quasi affacciandosi con la testa all’interno. Altri non si fidano e passano sopra la roccia a strapiombo sul bivacco, con i cuccioli al seguito. Il risultato di tutto questo traffico è che ogni volta che esco dal bivacco, anche solo per una pipì, devo farlo col caschetto in testa. E poi scrivo un po’, scatto foto, cerco di riconoscere le montagne circostanti. La visibilità permette di spingere lo sguardo fino al Coglians. Il tempo ormai si è guastato, è tutto coperto ma non piove. Al Bivacco Suringar Qualche tuono in lontananza, ma il temporale non arriva. Mi preparo a trascorrere questa seconda notte. Anche oggi nessuno si è avventurato per questi sentieri.
Alle 7 mi metto in cammino. Il cielo è limpido. Seguo la Grande Cengia cercando di individuare il bivio per la salita alla cima del Montasio. Quando mi ritrovo alla Forcella Disteis, affacciato sui pascoli dell’altipiano del Montasio, mi convinco che il bivio l’ho passato senza accorgermene. Torno sui miei passi e finalmente un ometto e alcuni segni rossi sbiaditi mi indicano la via per il Canalone Findenegg e la vetta. E’ sabato e la mattinata è stupenda. Arrivo in vetta che non c’è ancora nessuno, ma la solitudine dura poco. Prima due persone, poi altre quattro…. Scambiare due parole è piacevole, anche se si interrompe un lungo periodo di pensieri e riflessioni. Ma poi ci si saluta e si riprende il cammino, ognuno per la sua strada. Le lunghe cenge dei sentieri attrezzati Leva e Ceria Merone portano alla Forcella Lavinal dell’Orso. Il percorso è molto lungo, e lungo la via non si trova un goccio d’acqua, fatta eccezione che per qualche piccolo nevaio. Oltrepassati i sentieri che salgono direttamente dal Rifugio Brazzà, le presenze umane vanno diradandosi, fino a scomparire definitivamente. E così anche in questa seconda parte della giornata mi ritrovo a camminare da solo. La stanchezza comincia a farsi sentire, e vivo come una liberazione l’arrivo alla Forcella. Da questa ci si cala nel canalone sul versante nord, verso la Val Bruna, fino a raggiungere il Bivacco Mazzeni. Dopo le due notti trascorse in bellissimi luoghi e accoglienti bivacchi, il Mazzeni è un po’ una delusione. Nonostante gli sforzi di chi lo gestisce, questo bivacco risente della vicinanza al fondovalle e quindi delle numerose visite degli escursionisti poco abituati al rispetto di queste strutture. E non trovo neppure l’acqua, nonostante avessi letto che ne avrei trovata a 100 metri. Quasi una beffa: in tutta la valle riecheggia il rumore di cascate e torrenti…….
Decido di scendere a valle e chiudere qui il mio giro. Perché? Non so bene, forse un insieme di fattori, primo fra tutti la stanchezza di tre giorni fisicamente impegnativi, e poi la poca voglia di trovare l’acqua, l’idea di passare la notte da solo in un posto poco accogliente…… Insomma, alle 19 sono alla stazione di Valbruna che aspetto il treno che mi riporti in città. La salita allo Jof Fuart si farà in un’altra occasione.

(Andrea)


L’itinerario

23 giugno
Bagni di Lusnizza (635 m)
Malga Granula (1501 m – 2 ore)
Bivacco Bernardinis (1902 m – 2 ore)
Bivacco Battaglione Alpini Gemona (1890 m – 2 ore)
Jof Miezegnot (2087 m – 30 minuti)
(dislivelli: 1809 m in salita, 579 m in discesa – la salita allo Jof di Miezegnot comporta altri 200 m di dislivello)

24 Giugno
Bivacco Battaglione Alpini Gemona (1890 m)
Rifugio F.lli Gregi (1389 m – 1 ora)
Bivacco Stuparich (1578 m – 1,30 ore)
Attaco Via Amalia (1860 m – 1 ora)
Bivacco Suringar (2430 m – 2,30 ore)
(dislivelli: 1215 m in salita, 685 m in discesa)

25 giugno
Bivacco Suringar (2430 m)
Jof di Montasio (2753 m – 1,30 ore)
Sent. Attrezzato Ceria Merlone
Foronon del Buinz (2531 m - 3 ore)
Forcella Lavinal dell’Orso (2138 m – 2 ore)
Bivacco Mazzeni (1630 m – 1, 15 ore)
Malga Saisera (1004 m – 1,30 ore)
Valbruna (795 m – 1,30 ore)
(dislivelli: 689 m in salita, 2070 m in discesa)

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