Viaz della Tana dell’Orso - 15/16 ottobre 2005

Avevo un conto in sospeso. Non aver terminato il Viaz in primavera non mi lasciava tranquillo. Quali errori c’erano stati? Solo una scelta non adatta ai compagni di gita o anche errori nel percorso? Eccessiva prudenza che ha dilatato i tempi?
E così alla prima occasione propizia, eccomi qua a ripercorrere il Viaz della Tana dell’Orso, agli Spiz di Mezzodì.
Solo alle sei del pomeriggio riesco a mettermi in cammino da Pian della Fopa per il Bivacco Carnielli. Un’ora e mezza di salita continua, senza perdere troppo tempo: il buio avanza veloce e la luna, quasi piena, è dietro le pareti degli Spiz. Salendo individuo chiaramente la cengia e gli ometti del Vias dell’Oliana che porta al Rifugio Sora ‘l Sass. Alle 7 è già buio, ma ormai al bivacco manca solo l’ultima rampa di roccette. Vado un po’ a caso, alla fine punto decisamente al grande larice sotto al quale so che sorge il Carnelli. L’interno è illuminato, non sarò solo: due ragazzi zoldani sono venuti a godersi questo fantastico posto. Della luna non c’è ancora traccia da noi, ma illumina quasi a giorno la Civetta e il Pelmo già imbiancati. Uno spettacolo!
La serata passa tranquilla, le normali attività serali in bivacco: la cena, quattro chiacchiere, le firme e le frasi sul libro di bivacco….. E la lettura delle relazioni dei Viaz della zona che mi sono velocemente infilato nello zaino. Gonela, Tana dell’Orso, Oliana, Sora la Fopa, Traversta alta degli Spiz: c’è né per tutti i gusti. Ma che fare il giorno dopo, da solo? Un percorso che non conosco lo escludo, ma anche Il Viaz dell’Orso mi preoccupa un po’. Ci dormo sopra, rinviando la decisione al giorno dopo.
Notte tranquilla. Alle 8 lo zaino è pronto. Smetto di far finta di essere indeciso e scendo velocemente lungo il sentiero della sera prima fino ad arrivare al bivio per il mio Viaz. La traccia è evidente, passo la sorgente e comincio a salire il canalone. In pochi minuti raggiungo il luogo dove abbiamo interrotto la volta precedente. Sono posti familiari, che mi sono rimasti ben impressi nella memoria. Proseguo. Gli ometti mi indicano una via diversa da quella che immaginavo, fino a condurmi alla forcella del Dente Piccolo. Mi fermo un attimo, giusto il tempo di capire che qui avevamo sbagliato perdendo un sacco di tempo nel canalone vicino. Scendo veloce a comincio la traversata lungo il Zengion. Qui ci si può rilassare, si cammina in falsopiano e mi godo lo spettacolo che mi circonda. Il Canalone nord-est e la salita alla cengia successiva. Questo lo ricordavo come un passaggio un po’ più difficile, e così in effetti è stato. Niente di impossibile, non più di un paio di passi di secondo grado e una cengia un po’ esile e esposta, ma essere solo accentua la tensione. Manca solo la “scaffa”, il passaggio chiave del viaz: una cengia esposta che a metà si interrompe per riprendere tre metri più il la, dopo un passaggio di terzo grado. Prima di tirar fuori la corda per autoassicurarmi provo il primo passo e mi trovo dall’altra parte.
Ora il Viaz è finito, in pochi minuti raggiungo la forcella Col Pelos e mi concedo una sosta. Seguendo il sentiero mi incammino per la via del ritorno: Belvedere, Rifugio Casel Sora ‘l sass, Pian della Fopa e, ahimè, la macchina e il ritorno a valle.

(Andrea)
(La relazione dettagliata dell’itinerario la potete leggere cliccando qui.)

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