Piccola Civetta - 13/14 agosto 2005

Un caffè al Vazzoler, un tentativo di chiedere informazioni al ragazzo del bar che sonnecchia innocente. A pochi minuti dal rifugio c'è però un cartello che indica: "Bivacco Tomè". Un aiuto non sperato, un ultimo segno di buone maniere prima di decollare per terre sconosciute, Corre l'acqua nella piega della val dei Cantoni...dove si procede con le braccia in avanti annaspando nella nebbia o dove gli occhi frugano con ansia tra le cengie frantumate, dove ogni sasso spaccato può sembrare un ometto.
E invece gli ometti veri ti portano a casa. La casa oggi è il bivacco, domani sarà la cima, poi il rifugio.
Corre l'acqua nella piega della val dei Cantoni, su un letto di ghiaia e polvere. Corre in un miscuglio torbido e freddo.
In ogni tasca ci sono due relazioni che leggiamo e rileggiamo. Ad ogni cengia, ad ogni ripida collina, ad ogni pendio franoso le apriamo ancora per cercare di far combaciare quel terreno fragile con le parole della mappa e della relazione. Ma nella relazione non c'è la fatica e la bellezza di un sentiero sottile che tutto l'anno gioca con i ghiaioni, riscalda la neve, segna le colate di sassi. Il sentiero si nasconde, scende e sale dalla mappa al ghiaione, dalla cengia alle nostre tasche, si infila nelle relazioni, le legge e le cambia. Quando ce ne accorgiamo, apriamo la mappa e lui è già scomparso.
Il sentiero è un uomo libero, gli ometti gli fanno da guardia. Libero di correre, ci fa liberi di essere i primi in quella valle lontani da tutto, soli nel rumore dell'acqua e dei sassi e delle cime in alto in silenzio.
...ci regalano l'alba riflessa dall'Altopiano. Appoggiato su una scanalatura della roccia c'è il bivacco Tomè. Tutto è precario qui, anche il silenzio. C'è acqua sotto il ghiacciaio, franano le rocce, la pioggia batte sulla lamiera. Un camino nero e fradicio non porta da nessuna parte. Nel bivacco si respira l'odore della polvere e della muffa mentre bolle l'acqua del caffè. Siamo soli e silenziosi e solo oggi ci chiediamo: eravamo noi quella notte o c'era qualcun altro? Forse c'era l'ombra di Tomè o l'impronta di antichi alpinisti con corde di canapa, appena passati? Gli ometti di notte parlano da soli e la mattina ci regalano l'alba riflessa dall'Altopiano. In cima...siamo persi in un oceano di nuvoleIn fondo alla valle il ballatoio della torre Venezia aspetta ancora la Squadra Volante.
E' l'alba e partiamo per le cengie ed i camini della Piccola Civetta. Gli ometti fischiano come le marmotte, si nascondono, spuntano, corrono e franano. Le fessure sono leggere, piacevoli ma nascondono appena la Grande Vertigine con il lago di Alleghe e i campanacci delle capre. Salti e burroni, brevi pareti, nevai e ancora ghiaioni fino al tetto di nebbia del Civetta. Siamo i ribelli della montagna, dicono gli ometti... In cima non c'è più nulla, siamo persi in un oceano di nuvole, siamo stanchi, nervosi, privati della vista, accecati dalla nebbia. Eppure oggi continuamo a chiederci: torneremo al bivacco, a rivedere gli ometti, a salutare Tomè? Io dico di sì, ne sono sicuro.

(Ettore)

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