L’autista del pullman mi guarda con aria interrogativa. “Raggiungere il VII Alpini dalla Stanga? Non è la via migliore, per il Rifugio DEVI andare a Case Bortot.” È perentorio e sa il fatto suo. Scuotendo la testa riavvia il motore e si allontana lungo la statale.
La Val de Piero scende dai contrafforti occidentali della Schiara. E’ uno di quei luoghi lontani, nel tempo e nello spazio, che racchiude al suo interno un altro mondo, sconosciuto ai più. Anche in passato la presenza umana dev’essere stata molto limitata. Solo i ruderi (peraltro ormai nascosti dalla vegetazione) del Casonèt di Val de Piero ricordano che in un passato ormai lontano la Valle era abitata, vissuta.
Fin dai primi passi lungo il sentiero, inoltrandosi dentro la valle, ci si addentra in un ambiente selvaggio. Il torrente scorre sul fondo mentre il sentiero porta subito in quota, lungo i versate scosceso. Mi aspetto da un momento all’altro che anche questa Valle, come succede sempre, allarghi le sue sponde e renda il panorama più dolce. Ma la Val de Piero è diversa. Sia a destra che a sinistra le pareti rocciose o le pale erbose scendono a precipizio verso il fondo. Eppure si incontrano vecchie tracce, che collegano cenge e pale erbose, e permettono di accedere alle piccole valli laterali, balconi affacciati sulla valle. Percorsi di animali e di cacciatori, ormai battuti quasi esclusivamente solo dai primi. E dai pochi alpinisti che si affrontano le incombenti pareti del Burel. Perché è percorrendo questa valle che ci si porta sotto quella che viene definita la parete più alta delle dolomiti.
Il sentiero è segnato, nei punti più esposti anche attrezzato. Ma l’impressione è che siano veramente pochi gli escursionisti che lo percorrono. Troppo lungo, troppo faticoso, troppo lontano dalle “grandi montagne”, simboli ormai usurati delle Dolomiti. Così capita che in pieno agosto, a due passi dall’Alta Via 1 e dalle trafficatissime arterie stradali che portano in montagna, si cammini un giorno intero nella solitudine più assoluta. Al cospetto di montagne che nulla hanno da invidiare alle cime più famose e frequentate.
Quanto raggiungo la Forcella Oderz, il panorama cambia totalmente. La conca verde di Pis Pilon, con il VII Alpini al centro contrasta totalmente con quello che mi lascio alle spalle. La Val de Piero è li sotto, angusta e quasi opprimente eppure assolutamente affascinante.
Scendo verso il rifugio, ma è forte la tentazione di spostarmi verso le Forzelete e percorrere le tracce fino al bivacco-che-non-c’è dedicato a Piero Rossi, rimanendo sospeso sulla valle ancora qualche ora.
Ma questa sarà un’altra storia.