Conca del Principe - 7 gennaio 2005

Foto di gruppo a Passo Molignon

8 giorni di tempo bello, neve a sufficienza ma non troppo abbondante. I bollettini concordano tutti sul grado “2-moderato”. Condizioni così è difficile trovarne per andare ad infilarsi nella stupenda Conca del Principe, sotto il versante nord del Catinaccio d’Antermoia.

Il primo sole alla partenza Siamo in 4, il primo intoppo già prima della partenza: Luca e Massimo fuori che ci aspettano, io e Valentino profondamente addormentanti……….. Così partiamo solo alle 7,45, quando il sole già illumina le cime più alte. C’è una bella traccia che ci porta senza grossi sforzi fin quasi sotto la forcella dei Denti di Terrarossa, ma il canalone non è tracciato costringendoci ad una prima imprevista fatica. Solitamente una traccia qui non manca mai. Forcella Denti di TerrarossaIn tre ore siamo così in forcella e velocemente scendiamo al Rifugio Alpe di Tires. Il breve tratto di corda fissa che conduce verso il “doppio” Passo Molignon non ci crea eccessivi problemi, anche se sul pianoro tocca andare a cercarsi la neve: il vento si è portato via tutto.

Passo Molignon, a nord scende il canalone che porta in Val Duron, a sud, 500 metri più avanti, si apre la Conca del Principe. Ci fermiamo a mangiare. Ormai è l’una, l’ipotesi (un po’ fantascientifica…) di fare il giro completo del Catinaccio d’Antermoia è tramontata da un pezzo. L’unica alternativa al tornare sui propri passi è quella di scendere al Rifugio Bergamo e da li al paese di Tires. L’incertezza è grande, nessuno di noi ha percorso l’intero tragitto neanche d’estate fino in fondo valle e già per arrivare al Rifugio ci sono un paio di traversi non trascurabili. Il rischio è di scendere nel vallone e vedersi costretti a risalirlo.

La Concadel Principe col Catinaccio d'Antermoia L’ambiente è magico, sono luoghi che già d’estate assumono un fascino particolare. Essere lì d’inverno, in perfetta solitudine e senza le carovane di escursionisti che solitamente siamo abituati a vedere da queste parti, la neve che copre a sufficienza tutti i sassi, è un’attrazione non da poco. Anche chi tra noi aveva programmato di tornare a casa per tempo e dedicarsi ai figli comincia a tentennare. Tutto ci spinge oltre. Proviamo anche col il più classico dei testa o croce: vince croce, si scende. Sotto sotto tutti noi speravamo finisse così. Per ritrovarsi un’altra volta qui con queste condizioni favorevoli per proseguire chissà quanto tempo sarebbe passato.

La neve durante la discesa è buona, la crosta dura non si rompe sotto il nostro peso e i sassi restano così nascosti. Basta solo fare attenzione a non ritrovarsi col sedere per terra: si arriverebbe in fondo in un attimo….. Verso il fondo della Conca la neve comincia a cedere, ma la discesa è stata decisamente piacevole. Siamo ora nel cuore del Catinaccio, intorno a noi solo parete e le due forcelle che si guardano dall’alto: Passo Molignon a sinistra e Passo Principe a destra. La sola idea di dover risalire per uno di questi due canali, che visti da sotto sembrano (e forse lo sono proprio…) verticali rende le gambe molli a tutti. Il Rifugio Bergamo si trova all’unico imbocco di questa conca, arroccato sul pendio. Bisogna tagliare il pendio ripido che porta al rifugio, sotto di noi una ben poco invitante gola. Ripassiamo a memoria i bollettini (“…pendii ripidi con abbondante sovraccarico…. accumuli di neve ventata…..”), mettiamo in comune le nostre capacità di “valutazione locale del manto nevoso” e si decide che si può fare. Uno alla volta, saranno una ventina di metri. Passo per primo. Vorrei essere sveltissimo, ma non c’è traccia e sono rallentato dalla neve. Verso il Rif. BergamoDopo meno di un paio di minuti di apnea, che mi sono sembrati un’eternità, sono dall’altra parte, al sicuro tra le rocce. Possono passare anche gli altri, uno alla volta. Al secondo canale da attraversare la scena si ripete, anche se l’ansia è decisamente diminuita. Ci fermiamo al Rifugio poco tempo. Un paio di foto, rimettere le pelli di foca e via: per scendere a valle bisogna risalire un cengione, ma per raggiungerlo dobbiamo fare l’ultimo “taglio” della giornata. Questa volta non passo per primo, ma guardare chi batte la pista mette la stessa ansia.

Togliamo definitivamente le pelli di foca e seguiamo il sentiero estivo che ci porta fuori dal cuore delle montagne. Ci lasciamo alle spalle un ambiente stupendo, rimpiangendo di non poterci fermare al locale invernale per passare la notte. Tramonto su Catinaccio e Torri del VajoletE mentre scendiamo incontriamo due donne che, invece, racchette da neve ai piedi, al Bergamo ci vanno per dormirci. Beate loro….. non siamo mai soddisfatti. Sono le prime persone che incontriamo da quando siamo partiti, otto ore prima! E saranno anche le uniche prima di giungere in paese.

Scendiamo ora nel bosco ma non possiamo ancora rilassarci. Il percorso è obbligato lungo il sentiero nel bosco e i tronchi e i sassi affioranti dalla neve ci costringono ad una sciata tutt’altro che piacevole. Solo a fondovalle la strada forestale ben innevata ci permette abbassare la guardia e goderci il tramonto sul Catinaccio e le Torri del Vajolet.

(Andrea)

Il Percorso
Alpe di Siusi (Località Compaccio) 1860 m.
Forcella Denti di Terrarossa 2500 m.
Rifugio Alpe di Tires 2436 m.
Passo Molignon 2598 m.
Rifugio Bergamo 2134 m.
Quota 2250 m.
Tires (Località San Cipriano) 1070 m.
Dislivello in salita 918 m. circa
Dislivello in discesa 1708 m.

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