Sassolungo - Via normale - 23/24 agosto 2003

Il pianeta è lontano, ma ci si può arrivare. Basta prendere la macchina e andare a Passo Sella, sella d'erba, casette e botteghine di souvenir, folle di motociclisti, macchine fotografiche a grappoli e occhi in su verso i pianeti. Si prende una cabina e si sale al rifugio. E' un'astronave, il pianeta si chiama Sassolungo ed è un posto di allucinante bellezza, ma per niente accogliente. Ci si entra, nel pianeta, da un sentierino sospeso nell'aria. La traiettoia in orbita del missile, tutta fiamme e aria gelata. La montagna poi ti inghiotte come la balena. Sei nella trachea, nello stomaco, nel labirinto degli organi. Servono passo fermo, pazienza, sopportazione.

Però è più facile che andare a lavorare.

Cìè una cengetta sulla torre rossa, un sentierino in parete, larga mezzo metro con 500 metri di vuoto buio al di sotto. Poi c'è il ghiacciaio, che sta un in alto sul sentiero, in una conca sospesa. E' una lastra d'acciaio, fa paura, anche se si sta sciogliendo. Tutto là fa paura. TI senti veramente un estraneo. Il ghiaccio potrbbe scivolare come un foglio di carta, la lama di un coltello. L'unica umanità è quel percorso, appena visibile: ad ogni passo ti chiedi come sia stato possibile trovare una strada così in un luogo tanto difficile. Ma ogni sasso ha un colore ed ogni filo d'acqua un sapore; la polvere è dappertutto. Pochi i fiori, tanti i pensieri.

Per arrivare in cima bisogna toccare con le mani ogni sasso del Sassolungo, fino alla panca che sta in vetta. Ti devi trascinare, come un bambino che non sa ancora camminare, a quattro zampe.

Alla fine scendi al bivacco: con una corda doppia che porta sul tetto di metallo della capannetta nascosta, appesa come una lampadina 3100 metri sopra il mare.

Dopo, solo rumori casalinghi: il fornelletto, lo strappo della busta di minestra, i pentolini che si rovesciano con la sbobba quasi pronta. L'amico che finalmente brontola. L'altro che russa. I tuoni in lontananza. Infine l'alba. E lì veramente non si sa più che dire.

Alcune note tecniche: la via ha difficoltà massime di 3°, per la relazione ci siamo affidati alla guida di Francesco Dragosei, "Le Guide di Alp: Itinerari scelti di croda" - Ed. CDA Vivalda, 1999 e a Luca Visentini, "Sassolungo e Sella", Ed. Athesia. In entrambe, però, non viene citata una nuova variante a sinistra del Canale ghiacciato, dopo il ghiacciaio. Questa consente di non percorrere il canale, evitando così di portarsi piccozza e ramponi.


Ettore

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