Montagna, casere e bivacchi


La nostra domanda


Val Pramper.
Dopo un'ora di ciaspolata in un metro di neve fresca ci imbattiamo nel cartello che apre questa pagina.
"Causa uso improprio e atti di vandalismo, la Casera di Mezzodì è stata chiusa......"
Da un po' di tempo ci domandiamo se è più utile o dannosa la pubblicazione di alcuni luoghi altrimenti poco o per nulla frequantati.
Da un lato, quando noi ci muoviamo siamo i primi a cercare qualche notizia in più, dall'altro quando ci imbattiamo in cartelli del genere o in una casera super affollata di gitanti che magari hanno preso le informazioni dal nostro sito, ci pentiamo di averle condivise.
Che ne pensate?
Mandateci una mail


A mio modesto parere, un problema è che in giro per le nostre montagne ci sono troppi bivacchi, casere e ricoveri (vedi ad esempio nel Parco delle Dolomiti Friulane), anche dove non servono un granché, e di essi troppi sono tranquillamente lasciati aperti, attrezzati e rimessi alla mercè di chi gira per le montagne, non sempre con lo spirito giusto.
Nella mia zona, ad esempio, abbiamo oltre 30 casere, ristrutturate e chiuse perché affidate dalle Regole a privati a turno e per durate limitate: in più, tre bivacchi del CAI sono stati completamente svuotati da ogni attrezzatura già da molti anni, perché vi sono state trovate persino siringhe.

Ernesto Majoni - 3 ottobre 2005

Caro Ernesto,
secondo noi bivacchi e casere sono un utile ricovero per escursionisti che affrontano lunghi percorsi e - soprattutto per quanto riguarda le vecchie casere recuperate – aiutano a scoprire la montagna come luogo di vicende umane altrimenti dimenticate.
Questo avviene, in particolare ma non solo, sulle Dolomiti Friulane, che ancora non attraggono folle di visitatori, hanno pochi rifugi, poche strade aperte alle auto e nessun impianto di risalita. E’ per questo che siamo convinti che i veri appassionati sappiano rispettare queste montagne e rispettare le casere e i bivacchi che qui si incontrano. Sono proprio questi appassionati a contribuire al ripristino, per esempio, delle riserve di legna, a pulire stanze e cucine, a integrare le scorte di viveri, a segnalare eventuali danni, a mantenere i sentieri puliti anche solo percorrendoli.
Il problema che tu poni esiste soprattutto laddove i bivacchi sono più facilmente raggiungibili, magari a breve distanza da qualche rifugio servito da impianti di risalita o da navette che riversano quotidianamente tante persone, con ciò che ne può conseguire.
Se un amante della montagna è disposto a faticare molte ore, armato di zaino pesante, cartina e buona volontà, macinando chilometri e dislivelli, perché mai dovrebbe essere così sciocco da sciupare il luogo che gli offre un ricovero? La mela marcia c’è e ci sarà sempre ma non si può generalizzare. Esempi negativi se ne trovano anche dalle tue parti. Il rifugio Auronzo, ad esempio, è ancora un rifugio, quando si riempie di turisti giapponesi con guanti e ombrellini, comodamente scarrozzati da torpedoni fumanti e rumorosi?
Tante sono le iniziative messe in atto per valorizzare la montagna, e se può valere la proposta di percorsi eno-gastronomici, concerti, dibattiti anche tra i rifugi del CAI per incentivare la frequentazione, perché impedire agli appassionati (nel senso che ti abbiamo spiegato) di godere del piacere e della sicurezza di un bivacco e di una casera? Di un risveglio all’alba nel silenzio? E, perché no, di una chiacchierata tra amici intorno al fuoco? Allo stesso modo va rispettato il rifugio, che è bello, piacevole, divertente. E' bello fermarsi la sera in rifugio e respirare l'aria del tramonto, cenare in compagnia di altri escursionisti incontrati per caso, discutere col gestore di sentieri e vie alpinistiche. Abbiamo trovato una frase di Julius Kugy che ci piace molto: “non conosci una montagna se non ci hai dormito sopra”. Riteniamo che questo sia valido sia nella comodità del rifugio Cima Tofana che tra i prati e le sabbie della casera Bregolina.
In conclusione: se è vero che servono i rifugi, perché non “servono un granché” dei ricoveri più modesti, sempre aperti, per chi è disposto a passare una notte senza troppi confort, se non quello del focolare e del silenzio?


Ciao amici.
innanzitutto grazie per aver preso in considerazione il mio scritto che aveva unicamente lo scopo di prender in esame un certo modo di andar per monti che non posso condividere. Dalle vostre righe che ho letto con attenzione, vedo che avete capito sicuramente quanto volevo dire, prendendo anche atto che può esserci sicuramente una mala interpretazione delle precise notizie presenti sul vostro sito, questo un po' mi rincuora. Nei giorni scorsi, parlando con parecchi amici alpinisti del CAI e non, ho avuto il piacere di sentire che tanti la pensavano come me.
Concordo con voi decisamente sulle altre problematiche della montagna, con un sito così accattivante come il vostro si potrebbe davvero pensare di sviluppare certi temi importanti per la montagna, son sicuro che riscontrerebbe ampi consensi. Vedo che siete bravi, quindi vi invito ad insistere per migliorare il vs. sito web...ma dosando le informazioni. Da frequentatore assiduo della natura, ho voluto parlarvi solamente del "vostro" problema, che alla fine rappresenta comunque un piccolo problema in confronto ad altre problematiche ben più gravi. Ma torniamo al nocciolo.
Ricordo dopo anni ed anni con la grande medesima amarezza, un bivacco sulle Pale di San Martino. Era la sera tarda di un sette di gennaio, il termometro era verso i -25°C, un freddo maledetto che invitava solamente a scaldarsi le ossa davanti al fuoco del camino. Spalancai intirizzito la porta del bivacco, che ricordavo davvero bello un tempo...già sognavo un minestrone caldo e un bel fuoco.
Ed ecco invece cosa mi trovai davanti agli occhi: legna finita, sedie mancanti o rotte, travi del soffitto estratte dalle loro sedi e bruciate, le foto sui muri rovinate con scarabocchi a pennarello, la cenere del camino gettata sul pavimento. Addirittura all'esterno la lapide del grande uomo cui era stata dedicata la struttura era stata irrimediabilmente danneggiata. Non c'è più rispetto neppure per i morti, in questo mondo di irrispettosi che si definisce con gran faccia tosta "popolo della montagna". Qualcuno era evidentemente passato prima di me, e non p enso fosse di certo un vero frequentatore dei monti. Mi vengono in mente solamente sostantivi alquanto volgari, che qui vi risparmio per pura educazione. Passai la notte in qualche modo, di questo ringrazio gentilmente chi mi ha preceduto. Ora sapete che non tutti siamo uguali, c'è gente capace di leggere di una casera ben attrezzata e pensare di salirvi per distruggere tutto. Un nuovo pericoloso sport.
In un altra occasione, bivaccavo dalle parti del Bosconero. Avevo bisogno di riposo, il giorno dopo avevo in programma una salita dura. Capitò la sera su a dormire un gruppetto di tre persone, che valeva però un esercito: pentole, tegami, mortadelle, salami, bottiglioni di vino, whisky come piovesse. Con loro protestare non serviva, non era gente di montagna. Dissero che erano su per starsene in pace qualche giorno, in barba alle ordinanze ed alle leggi: "la montagna è di tutti", proprio così mi dissero. Era gente di città, con un buon posto di lavoro, sapientona. Fu un grande party in piena regola che si concluse con una sbornia colossale per i tre maleducati. In giro bottiglie vuote e sguardi vacui. Nessuno che vedesse là fuori una luna piena stupenda, luminosa come non mai. Per me fu solo una notte quasi in bianco, a guardare la luna nel cielo ad impallidire le cime degli Sfornioi. All'alba mi alzai imbestialito e stanco, con davanti una gior nata di alpinismo impegnativo. A questo punto, aveva qualche importanza che quei tre fossero venuti fin lassù faticando e sudando? Il dislivello che fai non conta se non hai rispetto alcuno per gli altri e per l'ambiente che ti circonda. Ora sapete che non tutti siamo uguali, c'è gente capace di leggere di una casera ben attrezzata e pensare di salirvi per organizzare una festa in quota.
Ecco perché questo tipo di salite alle casere non vanno incoraggiate. Non voglio generalizzare, so bene che sarebbe sbagliato. Ma ben comprenderete pure voi che è proprio da episodi negativi come questi (e altri potrei purtroppo raccontervene in tanti anni di bivacchi per Dolomiti ed Alpi) che è scaturita la mia decisa missiva. Pure io ho frequentato una casera per farmi una giornata in pace...ma nel silenzio e con rispetto, senza lasciar tracce come il camoscio. Lotterò sempre contro la proliferazione del turismo di massa che nulla ha a che fare con la montagna, persone che pensano di soggiornare nei bivacchi lasciando sporco, disordine o peggio atti di vandalismo gratuito.
Questo offende decisamente la montagna e chi come me la frequenta in punta di cuore. Mi sta bene parlare della bellezza di un luogo come fate voi ma, credetemi e lo dico per esperienza sul campo, meglio sempre non far troppa pubblicità. Sarà egoistico da parte mia, non lo ne go sicuramente. E' un difetto, eppur son convinto che un giorno forse ripenserete alle mie parole e capirete quanto aveva ragione quel tale chiamato Andy Spiz: la bellezza dei monti resterà tale un domani, solamente se oggi impariamo a difenderla con decisione ed astuzia. E tenerci per noi i nostri piccoli luoghi segreti, è solamente una delle piccole buone azioni che dobbiamo imparare da subito.
Grazie ancora della vostra gentile attenzione, buon lavoro e spero pubblicherete anche questo mio messaggio unitamente alla vs. gradita risposta.
Bergheil a tutti.

Andy S. - 14 luglio 2004


Rispondiamo volentieri a Andy.
Veramente noi non ci rivolgiamo alla cosiddetta massa, ci rivolgiamo a chi, come noi, ha voglia di muoversi in montagna e cerca informazioni utili.
Certamente la possibilità che lo stato di casere e bivacchi sia cambiato rispetto a quello indicato è reale ma le schede recano sempre la data in cui i luoghi sono stati visionati e scattate le foto pertanto è un rischio che va accettato mettendo nel conto che potrebbe non esserci legna né modo di scaldarsi d’inverno oppure che si possano incontrare altri viandanti e ci si debba accomodare alla meglio per passare la notte al coperto. E questo proprio perché si sta parlando di casere e bivacchi quali ricoveri e non di rifugi gestiti.
In fondo quello che sosteniamo è che se uno ha voglia di farsi parecchie ore di cammino con tutta l’attrezzatura di volta in volta necessaria superando spesso anche notevoli dislivelli non lo fa per invadere o profanare la montagna ma per conoscerla e viverla; è a questo tipo di persone che ci rivolgiamo e, per la verità, più di qualcuno ha apprezzato le informazioni trovate in rete mentre qualcun altro, come te, sostiene che la “pubblicità” è troppo rischiosa.
Ci siamo posti noi stessi, più volte, la domanda se fosse meglio o no dare queste informazioni con un mezzo così “aperto” o se ciò fosse dannoso. Eppure capita di affrontare certi percorsi perché sfogliando una guida o leggendo libri della cosiddetta letteratura di montagna la fantasia e il desiderio si sono messi in moto. E allora che fare, abolire la pubblicazione di libri e riviste specializzate o quantomeno proibirne l’esposizione accattivante sugli scaffali delle librerie?
Il fatto che quello che inseriamo nel sito possa apparire come un invito, un incoraggiamento per “chiunque” alla permanenza indiscriminata nelle casere scambiandole per strutture ove soggiornare ci spiace ma in realtà non crediamo di essere la causa di questo atteggiamento che, sicuramente, esiste. Non a caso molte amministrazioni di comunità montane hanno emesso ordinanze ben precise nel merito precisando lo scopo delle casere e dei bivacchi ubicati nel territorio di loro competenza nelle quali si precisa che è vietato soggiornarvi e che i ricoveri sono appoggi di emergenza per alpinisti ed escursionisti di passaggio.
Insomma condividiamo, credo, il tuo modo di andar per i monti, semplicemente ci sembrava giusto condividere una cosa bella anche con altri. L’osservazione che la rete non sia lo strumento di condivisione più opportuno forse è vero, forse no. In realtà su internet c’è di tutto ma se non c’è un interesse di fondo non crediamo che si capiti sul nostro artigianale sito e nasca improvvisa la voglia di organizzare un party in qualche casera, magri pure impegnativa da raggiungere.
Comunque ci penseremo e pubblichiamo le tue osservazioni per una riflessione, anche se ce ne sono molte altre che sorgono spontanee relativamente a questo argomento: non è stata profanata la montagna da tante vie ferrate assurde, principali cause, fra l’altro, di incidenti in montagna? forse che alcuni rifugi, strade, seggiovie e funivie che rendono accessibili monti e cime con tutte le comodità non sono un invito al “gregge che si muove belando” più di quanto non faccia una fotografia pubblicata sul sito? E che dire delle accattivanti offerte delle stesse guide alpine? Sono davvero queste opportunità per far conoscere la montagna o, piuttosto, uno sfruttamento della stessa? Da parte nostra, toglieremo l’indicazione dell’accesso alla struttura e i relativi tempi per raggiungerla, non invogliando così gitanti sprovveduti (che sicuramente hanno poco a che are col nostro “andare in montagna”) a frequentare le casere più accessibili, presupponendo invece che chi cerchi informazioni specifiche su un determinato luogo sappia già dove si trovi e come si raggiunga.
Tanti punti di domanda e tanti dubbi. Comunque, per ora, buona montagna a chi ne ha voglia, ognuno a suo modo e in base alle proprie possibilità, senza mai dimenticare che qualsiasi percorso va affrontato con prudenza.
13 luglio 2004


Ciao ragazzi.
Non posso assolutamente condividere quello che state facendo, anzi sarebbe utile che sospendeste proprio la divulgazione di certe notizie.
Innanzitutto, rivolgendovi alla cosidetta massa, non immaginate quali rischi stiate creando per quei turisti improvvisati (le montagne ne sono oramai invase!) ignari del fatto che talvolta strutture del genere, malgrado la foto accattivante sul web che risale a qualche tempo prima, possono esser occasionalmente chiuse per vari e diversi motivi. Le sezioni CAI o i privati proprietari delle casere, non sono di certo tenuti a divulgare con mezzi moderni eventuali chiusure delle strutture. Per fortuna il web ancora non arriva lassù...questo sarebbe alquanto deprimente.
Pur apprezzando la vostra buona fede nel voler trasmettere agli altri le vostre emozioni di montagna, c'è un motivo di base per cui ci sono informazioni che vanno comunicate con cautela ed al limite opportunamente filtrate: qualsiasi utente del web che si imbatta nel vostro sito, si può tranquillamente sentire autorizzato a partire per queste strutture noncurante dello scopo base per cui sono state create, non conoscendo che forse qualcuno può averne maggior bisogno. Il turismo di massa è un gregge che si muove belando allo stesso modo, senza riflettettere. E questo è alquanto pericoloso.
Le belle casere di cui voi parlate da sempre svolgono soprattutto l'importante funzione di posta tappa, bivacco, luogo di sosta occasionale in caso di maltempo; trattasi di strutture fondamentali per quegli alpinisti che tornano o si apprestano ad attaccare le impegnative vie in montagna nonchè per quegli escursionisti che han bisogno di luoghi ove passar la notte durante un lungo pe rcorso. Non sono esse nè strutture destinate alla permanenza fissa per coloro che cercano solo un po' di pace dal frastuono delle città, nè luoghi ove poter organizzare party immersi nella natura. Non si dovrebbe pertanto incoraggiare chiunque alla permanenza indiscriminata nelle casere, come se si trattasse di strutture ove soggiornare liberamente. Se avete inteso questo, avete certamente imboccato una strada sbagliata e forse pericolosa per qualche zuccone che può avventurarsi senza troppo pensare.
Perdonate la decisione del mio intervento, da alpinista ho ritenuto opportuno esser chiaro su un aspetto dell'andar per monti che ritengo importante. E ripeto che comprendo certamente la vostra buona fede, l'intento sicuramente era buono. Ma il grande vostro errore è stato solo quello di non aver sottolineato in modo evidente la funzione principale di tali strutture ed ora bisognerebbe perlomeno cercar di rimediare al danno, una informazione mal fatta può arrecare davvero dei guai. A meno che non intendiate convivere con il pensiero che possa succedere qualche incidente. Facciam tutti le corna, intendiamoci (!), ma ben comprenderete che certe informazioni andrebbero meglio studiate prima di esser divulgate.
E ricordate sempre che la bellezza delle casere e dei luoghi che le circondano sono oggi tali grazie all'assenza del turismo di massa. Se un giorno quei luoghi saranno rovinati, sarà anche per colpa vostra. Meditate gente, meditate...senza polemiche, ma con in telligenza e ragionevole riflessione.
Cordiali saluti e buoni giri in quota.
Andy S. - 5 luglio 2004


Ciao ragazzi.
alla vostra domanda rispondo così: SIETE GRANDI.
Non pentitevi di far conoscere anche ad altri le bellezze del nostro bel paese; grazie a voi ho scoperto posti veramente incantevoli e passato serate indimenticabili.
A quelli come Tiziano che dice di tenersi tutte per lui le informazioni su altri bivacchi e vi consiglia di imitarlo, vorrei ricordare che anche negli stadi vanno vandali senza testa a distruggere quel che trovano ma non per questo bisogna togliere alla maggioranza delle persone la bellezza o l' emozione di qualcosa di molto bello da vedere!
continuate così che il sito è veramente bello!!!
Ciao.
Mauro - 25 maggio 2004


Ciao a tutti (anche se non tutti conosco), aprendo il vostro sito ho trovato la domanda che vi ponevate a riguardo della correttezza o meno di aver creato il vostro sito. Bene, prprio in questi giorni mi era capitato di andare per casere per passare la notte e prima di partire le persone della pro-loco del posto non hanno dimostrato entusiamo qaundo abbiamo comunicato loro la nostra intenzione di raggiungere le casere/bivacchi. Sulle prime me la sono un po' presa ma poi ho riflettuto e vengo quindi alla risposta.
Quando si va in montagna alla ricerca di queste casere ho sempre provato grande fascino e suggestione nello scoprire isolata tra le montagne, magari appena fuori dal bosco, una piccola casetta, avvolta solo dal silenzio e dal mistero del passato che ha portato altre persone ad intraprenderne la sua costruzione. E quanto penoso quando, dopo la fatica del percorso, illusa di trovare un luogo così isolato e ricolmo di pace succede di incappare in compagnie di persone, magari anche avezze alla maontagna ma che per forza di cose trasformano questo luogo di tranquillità in un luogo alternativo per una festa, per un sabato sera...
Bhè, ritengo che sia bello avere informazioni sul luogo che ci si accinge ad andare a trovare ma penso che sia ancora meglio trovare la pace e l'intimità che solo questo luoghi così diroccati possono dare. Per concludere temo che il vostro sito possa concorrere a rendere troppo conosciuti posti che fino ad adesso si conoscevano per tradizione orale e che, in qualche modo, permettevano una sorta di selezione delle persone. Ho paura che a lungo andare anche questi luoghi diventino di dominio pubblico e favoriscano almeno un po' la già in atto profanazione della sacralità della montagna.
Scusate per la critica ma volevo condividere con voi le mie ansie a tal proposito. Ciao e buona strada.
Enrica F. - 15 marzo 2004


ponete proprio un bel problema! Io ritengo sia giusto pubblicare informazioni: per primo quando ho in programma una qualsiasi escursione ricerco in guide, in amici o in internet notizie (sarebbe spiacevole arrivare in casera alle 10 di sera e trovarsi il tetto crollato!!). Certo è vero che qundo si trovano quei cartelli "Causa uso improprio e atti di vandalismo..." ci si domanda se sia cosa intelligente far conoscere "a tutti" posti dimenticati da Dio! Bhè, penso che non intelligente sia soltanto chi compie questi atti, che non capisce l'importanza di rispettare strutture e luoghi che, oltre ad avere importanza storica, le casere fornivano riparo a boscaioli e malgari, sono indispensabili per fornire ricovero a chi compie lunghe escursioni come le alte vie. Per chi compie l'alta via 6 dei Silenzi, ad esempio, i bivacchi sono le uniche strutture a cui si può appoggiare!
Inoltre ritengo che chi non si sa comportare in montagna e con le strutture di questa non sia un vero amante della montagna e come tale si rompa presto le scatole di faticare per i sentieri...insomma, la definirei una selezione naturale!
Continuate a fare il vostro lavoro e magari specificate più spesso, nei vostri "diari" delle escursioni, dell'importanza del rispetto dell'ambiente. Inserite banner, scritte luminose...qualsiasi cosa attiri l'attenzione per sensibilizzare la gente! Questa ovviamente è una proposta!!
Buona montagna a tutti.
Andrea G. - 7 marzo 2004


Lo spunto era intrigante: mi sono dilungato un po'...
Pertanto ho inserito il tutto in un allegato Word.
Ciao a tutti.
Andrea - TV - 6 marzo 2004


Pubblichiamo come primo contributo una mail che abbiamo ricevuto qualche mese fa, ma che torna di attualità oggi
Voglio solo dirvi che non condivido quello che fate... o meglio non ritengo giusto che luoghi come casera caseratte sia messa a conoscenza di tante persone...è un luogo così incantevole che merita solo rispetto e non sopporterei l'idea che venisse invasa dal turistame... secondo me deve restare un segreto e che solo chi ci capita per caso deve venirne a conoscenza... probabilmente non condividerete la mia opinione...probabilmente sarà solo egoismo il mio... pertanto non vi aiuterò mai dandovi indicazioni su altri bivacchi o casere altrettanto belle e dimenticate (non immaginate quante ne conosca)...ciao ciao salutoni
Tiziano - 13 ottobree 2003


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