La Castagna DOC

di Montella

 

Montella è un comune della provincia di Avellino situato a ridosso dei monti Picentini ad un’altezza di 580 m./s.l.m.(altitudine minima m. 477 località Bagno della Regina - altitudine max m. 1.660 Monte Accellica) con 7.677 abitanti e dista 39 km dal capoluogo di provincia e 93 km da Napoli.

Il suo territorio è prevalentemente montuoso e in conseguenza di tale configurazione geografica, nel corso dei secoli si sono andate sviluppando tutte quelle attività connesse alla montagna, quali la pastorizia, le attività boschive e la coltivazione del castagno.

In particolare su un'estensione totale di 8.358 ha, 96 sono occupate dal centro urbano, 4.930 sono a zona boschiva (faggi, querce, ecc.), 578 sono a pascolo o incolte, 1.349 a coltivazioni varie (cereali, fiori, viti, ecc.), e ben 1.379 sono adibite a castagneto.

Più dettagliatamente, al 1995, il territorio di Montella risulta suddiviso come nel grafico.

Il castagno è originario dell’Asia Minore ed è una specie strettamente mediterranea che vive bene in terreni di varia natura, con l’altitudine può andare dai 600 ai 1500 metri e un clima piuttosto freddo, per cui la penisola italiana è totalmente inclusa nell’area della coltivazione della specie.

E’ una pianta che, se riesce a superare i pericolosi attacchi di alcune malattie (principalmente il cancro corticale) può vivere anche 4-5 secoli.

L’apparato radicale è molto sviluppato ma poco profondo, il fusto è eretto con ramificazioni che partono da pochi metri dal suolo e la corteccia è liscia nelle piante giovani ma diviene screpolata in quelle che superano i 25 anni.

Il castagno europeo è un albero molto grande, che può superare anche i 30 m, con una chioma ampia e rotondeggiante, le foglie grandi, con contorno seghettato, lunghe dai 10 ai 25 cm e presentano la pagina superiore di un bel verde intenso mentre quella inferiore è verde pallido.

E’ un albero che presenta sulla stessa pianta sia i fiori maschili che i fiori femminili, la fioritura avviene verso la fine della primavera e, il frutto, che matura nella stagione autunnale, è racchiuso in un involucro spinoso detto riccio.

La raccolta delle castagne ha inizio i primi giorni di ottobre e può prolungarsi per 20-30 giorni richiedendo ripetute passate sotto le piante.

L’impiego delle macchine raccoglitrici, da noi, ancora non è diffuso perché l’utilizzo di queste attrezzature comporta delle spese talvolta insostenibili per i nostri produttori e, inoltre, le macchine presentano difficoltà d’impiego nei terreni in forte pendenza quali quelli del nostro territorio.

Originariamente i frutti del castagno venivano dati agli animali, poi, man mano, le castagne vennero mangiate anche dagli uomini per il loro alto contenuto calorico e per il loro ottimo gusto, fino al punto che oggi si parla di questo prodotto come di una delle maggiori ricchezze delle colline e delle montagne italiane.

Ma il castagno non è importante solo per il frutto in se stesso, ma anche per il legno e, soprattutto, è importante per la raccolta, la lavorazione e la conservazione delle castagne, operazioni queste in cui vengono impegnate tantissime persone e, si può dire che risolve, almeno in parte e per alcuni mesi dell’anno, il problema della disoccupazione venendo così a rappresentare una notevole fonte di reddito capace di creare molte opportunità di lavoro.

Infatti la castanicoltura rappresenta, ancora oggi, per molte aree interne della Campania, un'attività produttiva essenziale per le aziende agricole montane, che, nonostante le profonde modifiche che le zone interne hanno subito negli ultimi decenni, viene a costituire una importante fonte di reddito, sia per coloro che si dedicano a tempo pieno alla coltura ed alla successiva lavorazione delle castagne, sia per coloro che si dedicano solo parzialmente o stagionalmente alla produzione, alla loro raccolta e lavorazione, integrando in modo significativo il reddito annuo; del resto, confrontando il reddito di questa cultura con i redditi che forniscono altre culture, la castanicoltura ne esce vincente.

Un ruolo assai significativo, in questo specifico discorso, viene ad assumere la nostra cittadina che, per motivi morfologici e per le particolari proprietà organolettiche del terreno, unitamente a fattori climatici, ha fatto sì che la coltivazione del castagno presenta delle caratteristiche pres-soché uniche, fatto questo che ha determinato le condizioni affinché la "Castagna di Montella", unica nel suo genere, ha potuto ottenere il marchio DOC (D.M. 5.12.1987) e successivamente, il 20 giugno 1992, veniva istituito l'Albo Pubblico dei Produttori, a salvaguardia del prodotto e dell'economia del nostro paese.

In particolare, il detto Decreto Ministeriale, prevede che possono fregiassi della Denominazione di "Castagna di Montella", le castagne provenienti dalle culture di Montella, Bagnoli Irpino, Cassano Irpino, Nusco, Volturara Irpina e del comune di Montemarano (limitatamente alla contrada Bolifano) e solo per quanto riguarda le varietà Palumina e Verdola.

Infatti, le varietà di castagne coltivate in Italia sono numerosissime, ma, qui a Montella, si coltivano solo queste due varietà (palumina per il 90% e verdola per il restante 10%), poiché queste due varietà sono reputate le migliori, in special modo la prima.

Ma già in precedenza la "Castagna di Montella" era apprezzata e richiesta sul mercato, sia nazionale che estero, tant'è che si ritrovano numerosi riferimenti storici circa la produzione e la commercializzazione di tale prodotto.

Già nel 571, i Longobardi, insediatesi nelle nostre terre, provvidero ad emanare un'apposita legge che regolamentava la diffusione e la difesa della coltura castanicola.

Un'altra importante testimonianza sull'attività castanicola del comune di Montella, ci proviene da uno scritto del Giustiniani risalente al 1700 dal quale si evince l'importanza che tale attività rappresentava per i nostri avi.

Un ulteriore passo per la valorizzazione del prodotto è stato compiuto il 2 marzo 1975 con la costituzione della Società Cooperativa "Castagne di Montella" il cui intento è quello di affrontare la commercializzazione delle castagne e la valorizzazione della coltura e dei prodotti ottenuti.

Anche dal punto di vista quantitativo, la produzione di castagne nel territorio di Montella e in quello dei comuni limitrofi, previsti dal disciplinare del suddetto D.M., rappresenta una significativa fonte di reddito e impiega, sia in modo diretto che indotto, una notevole percentuale della popolazione.

Allo stesso tempo non è da temere la concorrenza di prodotti provenienti da altre parti d'Italia o dall'estero (Estremo Oriente, Turchia, Grecia, Spagna, ecc.) poiché il prodotto ottenuto nella nostra zona offre delle garanzie di qualità e di pregio che superano di gran lunga i frutti provenienti da altre zone geografiche.

Anche la qualificazione della commercializzazione e la prima lavorazione, a cui viene sottoposto il prodotto prima di essere immesso sul mercato, porta un notevole contributo alla diffusione ed all'apprezzamento della "Castagna di Montella".

Un ulteriore discorso potrebbe essere fatto per quanto concerne l’aspetto turistico: infatti, un castagneto da frutto, con piante secolari e ben curate, con il terreno senza spine e sterpaglie, potrebbe anche essere una buona attrattiva per richiamare molti turisti nel nostro paese.

Certo, per fare turismo non bastano i castagneti da frutto, ma potrebbero essere un buon inizio.

Altri redditi, anche se più contenuti, ma non certo trascurabili per l’economia locale, possono

essere derivati utilizzando i castagneti per la pratica del pascolo, dalla produzione della legna da ardere, dalla produzione di carbone, del legname per le falegnamerie ed, infine, dalla raccolta di funghi (porcini "boletus edulis", ovulo buono "amanita caesarea" e altri) di cui i castagneti sono particolarmente ricchi.

C’è da dire che a partire dagli anni ‘40, per effetto di un complesso di fattori che avevano contribuito ad accelerare il fenomeno dello spopolamento delle zone montane, si era registrato un progressivo processo di emarginazione e di declino della castanicoltura, che era arrivata fino al punto di far quasi dimenticare la pianta del castagno agli stessi coltivatori.

Fortunatamente, da alcuni anni, per motivi di carattere sociale ed economico, ma soprattutto per eliminare gli effetti negativi sul territorio determinati dall’abbandono della terra e, grazie alla Soc. Cooperativa, si è notevolmente favorito il ritorno alla castanicoltura che rappresenta per l’Irpinia, ed in particolare per il comune di Montella e quelli limitrofi, un’attività di primaria importanza.

Oggi, grazie a tutti coloro che si sono adoperati allo scopo, le nostre castagne vengono esportate in molti paesi: Francia, Germania, America e persino Giappone, per cui, come già detto, è un frutto capace di fornire buoni redditi e quindi questa cultura va protetta ed incentivata.

Il frutto del castagno viene commercialmente distinto in marrone e in castagna, e la distinzione commerciale comporta una diversa valutazione del prezzo del prodotto ed incide notevolmente sul ricavo del produttore.

Molto spesso vengono chiamati marroni le castagne di grosse dimensioni; in pratica si dividono trasversalmente i frutti con il coltello e se ne misura il diametro in base al quale vengono settati, il loro mercato è in continua espansione, specie all’estero e, oltretutto, il loro prezzo è quasi sempre doppio rispetto al prezzo delle castagne di taglia normale.

Le castagne possono essere destinate al consumo fresco, alla conservazione o alla produzione di castagne bianche, dalle quali si ricava la farina di castagne, mentre i marroni sono particolarmente ricercati dall’industria dolciaria per la produzione di prodotti pregiati come i Marron Glacé o per altre utilizzazioni in pasticceria, come la produzione di creme, marmellate e puree.

Molto importante è la prima lavorazione a cui viene sottoposto il prodotto in quanto le castagne, anche se non sembra, sono un prodotto di difficile conservazione e quindi facilmente deperibile, pertanto il raccolto, qualora non sia venduto entro pochi giorni, necessita di particolari operazioni per prolungarne la conservabilità.

Oggi, comunque, le moderne tecnologie di conservazione e di trasformazione ne permettono il consumo per molti mesi dell’anno.

metodi di conservazione  sono molteplici, ma i più diffusi ed economicamente convenienti sono i seguenti:

  • la ricciaia;

  • la curatura in acqua fredda;

  • la stratificazione in sabbia;

  • la disinfestazione;

  • la surgelazione;

  • le Castagne Bianche (e farina di castagne)

  • la biscottatura o "Castagne del Prete".