Geoffrey Chaucer The Canterbury Tales

Analisi dell'opera

Commento

Raffigurazione di un gruppo di pellegrini Nei Canterbury Tales tutte le note sono toccate, dal patetico della storia del fanciulletto cristiano assassinato dagli ebrei (la storia di Ugo di Lincoln narrata dalla priora) al grottesco della parodia di Sir Thopas; dal grassoccio delle storie ispirate ai fabliaux (come quelle del mugnaio e dell’intendente), al devoto e all’edificante della vita di Santa Cecilia narrata dalla seconda monaca, e del trattato dei sette peccati capitali col quale il parroco chiude il viaggio d’andata.

Non solo le novelle sono narrate con una vivezza dialogica e drammatica che sorpassa quella dei migliori fabliaux e s’avvicina piuttosto alla Commedia dantesca, ma i caratteri dei pellegrini sono tratteggiati con penetrazione psicologica, umorismo e pienezza di vita, tali da collocare Chaucer in un posto altissimo nella letteratura medievale: un posto inferiore soltanto a quello del "gran poeta d’Italia", come Chaucer chiama Dante. Infatti egli nel suo capolavoro egli dà una sintesi del Medioevo non meno grandiosa di quella di Dante, su un piano borghese-realistico anziché aristocratico-teologico. Ma il Medioevo di Chaucer era un’epoca di declino: la società feudale e la Chiesa, i due capisaldi del mondo medievale, mostrano segni profondi di decadenza; lo spirito d’una nuova classe, la borghesia, fa sentire il suo richiamo alla natura e alla ragione, batteva in breccia le antiche istituzioni con l’arma della satira. Quindi il possente afflato idealistico che tutta anima la Commedia di Dante, manca nei Canterbury Tales, che offrono soltanto l’immagine d’un mondo multiforme, pittoresco, dove più d’una filosofia e d’una condotta di vita possono coesistere.

In una metafora artistica si può definire il gotico di Chaucer flamboyant (fiammeggiante), non un gotico architettonico come in Dante, ma piuttosto decorativo, sfaccettato, deliziosamente smerlettato come le cuspidi fiorite delle tarde costruzioni ogivali che fiorirono in tutta Europa dalla Scandinavia al Portogallo (gotico internazionale). I Canterbury Tales sono un gaio variopinto corteo di un’epoca di tornei, di cavalleria più vaga d’imprese dipinte che d’imprese reali, di cortei, di una feudalità maturata allo stato di fruizione dei beni costati secoli di travaglio. L’elegante morbidezza di questa cortese società si riflette in Chaucer, come, del resto, in lui si riflette anche la robusta vitalità della borghesia: la sua può a buon diritto chiamarsi Merry England (Gaia Inghilterra). Per Chaucer il mondo dei sensi non è un simbolo dell’invisibile, ma un universo bello e amabile in sé, non menomato dal fatto d’essere terrestre e caduco. Egli sa contemplare e godere il mondo terreno con tale serenità non incrinata da preoccupazioni oltremondane, che è assai difficile trovare in altri scrittori medievali.