Formazione dei Formatori










Nel passaggio alla fase di sviluppo che caratterizza gli anni '90 è evidente la maturazione di nuove esigenze produttive e sociali che pongono problemi fortemente innovativi ai diversi sistemi di formazione. Per molti aspetti sembra di essere in presenza di un nuovo ciclo di sviluppo della formazione, in cui quest'ultima accresce il suo ruolo complessivo nel sistema produttivo e nella società ma contemporaneamente implica riconversioni delle attività e degli stessi obiettivi di fondo che essa deve perseguire.
L'affermarsi della formazione continua, il riposizionamento della formazione aziendale, i nuovi compiti con cui l'educazione di base è confrontata sono elementi di un processo di ampia portata e dai contorni difficilmente delimitabili, che richiede una sempre maggiore attenzione da parte di coloro cui competono responsabilità riguardo alle politiche di formazione.
Gli obiettivi degli interventi formativi vanno infatti articolati in relazione alle esigenze di utenti sempre meno inquadrabili in categorie standard e che richiedono invece di essere seguiti nella specificità della loro collocazione operativa. Le migliori esperienze di formazione legate al cambiamento tecnologico mostrano che, con il declino delle esigenze di mero adattamento alle nuove tecnologie, si riduce il bisogno di inseguire il cambiamento generando continuamente nuovi profili professionali, progettati sulla base della corrispondenza tra segmenti di mansioni, segmenti di abilità e segmenti di contenuti formativi. La prospettiva emergente invece è quella di azioni formative il più possibile su misura per specifiche esigenze ma al contempo costruite sulla base di conoscenze e competenze cognitivamente ricche e capaci di garantire flussi continui di apprendimento nelle situazioni operative. L'esigenza tipica del nuovo ciclo della formazione riguarda lo stimolo di processi di apprendimento continuo sui versanti sia tecnico scientifico sia comportamentale.
L'apprendimento continuo può diventare uno spazio significativo per politiche di innovazione della formazione, svolte nell'ambito di diversi indirizzi generali, anche attraverso la cooperazione di diverse istituzioni e delle parti sociali. In questa prospettiva dovrebbe essere assegnata la massima attenzione alla dimensione operativa degli interventi puntando per quanto possibile sugli effetti esemplari di quelli caratterizzati dai migliori livelli qualitativi. Un punto di riferimento importante, quasi obbligato per tali politiche, è costituito dall'area della formazione dei formatori o più in generale delle figure professionali che possono giocare ruoli di incentivo dei processi di apprendimento nelle imprese e nelle altre organizzazioni complesse.
Da questo punto di vista va rilevata l'estrema articolazione del ruolo del formatore: le tendenze della formazione aziendale, come si accennava, attribuiscono in alcuni casi ai responsabili di linea funzioni di formazione, o meglio di coaching dell'apprendimento sul lavoro di singoli e gruppi. Altre aree significative di ridefinizione della professione di formatore sono, ad esempio, legate allo sviluppo di nuove metodologie della formazione in termini di sinergie tra gli interventi di formazione e gli interventi di applicazione delle tecniche di sviluppo: qualità, etc. Cresce inoltre l'esigenza di attività di progettazione e valutazione che in alcuni casi determina le condizioni per trasformare gli attuali formatori in consulenti e analisti dell'apprendimento nell'organizzazione.
La figura generica del formatore si articola quindi in una serie di ruoli che in diverso modo potrebbero essere tendenzialmente interessati a trasformarsi in esperti di apprendimento continuo capaci di funzionare come manutentori e/o attivatori di processi cognitivi e comportamentali connessi alle dinamiche tipiche dei contesti organizzativi.
Le politiche della formazione più innovative dovrebbero puntare al sostegno di questa tendenza secondo modalità diverse, promuovendo nuove iniziative-pilota di formazione dei formatori, aperte sia a coloro che praticano la professione di formatore sia a manager di vario livello con responsabilità preminenti di gestione di risorse professionali.
Tali politiche, sulle quali si dovrebbe stimolare una riflessione costante soprattutto attraverso attività di ricerca e di studi di caso, andrebbero ovviamente articolate secondo la specificità dei diversi contesti.
A livello di impresa, in primo luogo, la formazione di formatori come esperti di apprendimento continuo implica uno stretto raccordo tra le politiche di innovazione della formazione e le altre che a vario titolo supportano lo sviluppo produttivo, a livello settoriale e locale, e deve tenere conto della complessità delle esigenze di apprendimento tipiche dei diversi segmenti del sistema produttivo. Da questo punto di vista si dovrebbe distinguere:
· il ristretto numero delle imprese maggiori, più preparate rispetto agli usi strategici delle tecnologie e nelle quali le metodologie della qualità e del miglioramento continuo nonché le forme innovative di organizzazione hanno già registrato alcuni sviluppi. In questo campo è plausibile pensare a politiche di formazione dei formatori rivolte sia agli attuali formatori aziendali sia a tutte le figure che hanno responsabilità di gestione di risorse professionali (manager di linea, anche di minore livello). Tali figure possono essere interessate in misura crescente a sviluppare competenze per quanto riguarda tematiche quali la cooperazione nel lavoro, la condivisione di informazione e conoscenze, la ricerca collettiva delle soluzioni, etc., intesi come presupposti del tipo di sviluppo in cui sono già inserite;
· l'area più ampia (anche se notoriamente limitata rispetto a quella che dovrebbe essere tipica di un paese avanzato) delle imprese medie (tra i mille e diecimila addetti), generalmente capaci sul piano dell'innovazione e sensibili ai problemi della formazione. In questa area la formazione di formatori come esperti dell'apprendimento continuo dovrebbe procedere in stretto raccordo con altre forme di sostegno all'innovazione tecnologica ed all'introduzione di metodi di gestione avanzati;
· I'area vastissima ed eterogenea delle piccole imprese operanti nei più diversi settori, in alcuni casi capaci di far fronte creativamente ai mutamenti della domanda, anche attraverso l'introduzione di tecnologie (basti pensare a settori come il tessile, le ceramiche, etc.). Queste imprese manifestano esigenze di sviluppo imprenditoriale e manageriale cui si potrebbe validamente rispondere rendendo esplicite e valorizzando le risorse di apprendimento continuo che le caratterizzano;
· I'area, anch'essa molto estesa ed eterogenea delle organizzazioni operanti in settori infrastrutturali e di servizio, sottoposte a forti sollecitazioni innovative ma rimaste finora largamente dominate da forme burocratiche (ad esempio il credito, i trasporti, la sanità, l'energia) o ancora embrionali rispetto alle esigenze di un paese civile (ad esempio il settore della difesa ambientale). In quest'area (nella quale va inclusa anche la galassia del pubblico impiego ove si avvia la difficile fase della privatizzazione) la formazione dei formatori orientata allo sviluppo dell'apprendimento continuo potrebbe svolgere un ruolo di avvio di processi di sensibilizzazione culturale all'innovazione (utile comunque solo se parallelo ai necessari interventi organizzativi di tipo strutturale).
Per quanto riguarda le strutture operanti nel campo della formazione professionale e gli istituti scolastici, gli interventi di formazione dei formatori nella logica della promozione dell'apprendimento continuo potrebbero contribuire in modo rilevante alla ristrutturazione dei know-how formativi e alla promozione dell'operare per progetti anziché su consolidati di attività. Introdurre le tematiche dell'apprendimento continuo, anche attraverso interventi-pilota, su nuclei più o meno ristretti di formatori, potrebbe infatti avviare occasioni di riqualificazione centrate sia sul collegamento tra aspetti tecnici e comportamentali delle azioni di formazione sia sul superamento della visione tradizionale della formazione intesa esclusivamente in termini di "corsi" e di "aula" a favore di metodologie più dinamiche (comprese quelle multimediali) e di un più intenso rapporto con gli ambienti di riferimento. Potrebbero quindi essere avviate attività formative di diverso tipo, destinate a favorire:
· la saldatura della storica frattura tra contenuti tecnici e comportamentali della formazione;
· l'attenzione alla complessità dell'innovazione tecnologica, soprattutto in merito all'interazione della formazione con le dinamiche organizzative e gli altri interventi di sviluppo (ad es. nel campo della qualità totale);
· la promozione di una cultura più orientata alla soluzione di problemi attraverso il concorso della formazione, che non alla predisposizione di singoli prodotti formativi;
· l'elevazione del know-how tecnico complessivamente a disposizione degli interventi di formazione, da acquisire dalle fonti più qualificate e quindi con la necessità di un'accresciuta capacità di visione delle tendenze scientifiche e tecnologiche;
· l'accrescimento delle capacità di dialogo dei formatori (con i committenti degli interventi, con le case che producono hardware e software, con i progettisti delle applicazioni, con gli addetti all'implementazione delle nuove tecniche di sviluppo).
Nella formazione, in particolare, gli interventi di formazione dei formatori per la promozione dell'orientamento continuo dovrebbero tentare di imprimere un'ulteriore spinta all'avvicinamento tra formazione e impresa, introducendo una serie di argomenti sul ruolo essenziale giocato dalla formazione nello sviluppo delle competenze cognitive e sociali.( U.M.)







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