Formazione e didattica










In quest'ottica, il metodo in F é quel tessuto connettivo che permette l'apprendimento. Da una parte abbiamo così i metodi strutturali che cercano di pianificare al massimo la scelta dei contenuti, delle strategie di apprendimento dei mezzi, della sequenzialità delle azioni, delle condizioni (vincoli/risorse) in vista degli obiettivi prefissati. Il loro modello é quello dell'istruzione programmata (cfr. Quaglino, 1985). Al lato opposto abbiamo i metodi attivi, cioé quei metodi che fanno leva sulla destrutturazione del percorso formativo in funzione della partecipazione, della autonomizzazione, dell'esperienza dei soggetti coinvolti. Nonostante la genericità della dizione questi metodi alludono (secondo la lezione di Dewey e di Lewin) a "coinvolgimento diretto dell'allievo, riferimento al gruppo, imparare facendo esercizi, sperimentando, risolvendo problemi, alternanza di momenti di apprendimento, costruzione progressiva, comunicazione 'a due vie', discussione, confronto, vivacità, responsabilizzazione, concretezza" (Quaglino no, 1985, p. 127).
Una distinzione più elaborata (Goguelin, 1973), ma analoga, propone uno schema tripartito che contempla metodi "affermativi" (a loro volta disgiungibili in "espositivi" e "dimostrativi"), "interrogativi" e "attivi". I punti di intersezione tra i tre ambiti, indicati nella tav.1.4, si ricollegano anch'essi a due "sistemi pedagogici", quello basato sul modello (di cui il formatore e depositario) e quello basato sull'appropriazione (in cui il formando crea propri modelli); il primo si fonda sulla ripetizione e l'allenamento, il secondo sulla presa di coscienza e l'evoluzione. (U.M.)







F
Home Page Sintesi Percorsi