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Il Brasile cambia

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SPECIALE LULA PRESIDENTE
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Luiz Inacio "Lula" da Silva è il nuovo presidente del Brasile
 
Alessandro Ciotoli
 
    Con il 61,29% dei voti il leader dei Partito dei Lavoratori Luiz Inacio "Lula" da Silva è diventato il nuovo Presidente della Repubblica Federale del Brasile. L'esito del ballottaggio di ieri, 27 ottobre, appariva scontato alla luce dei risultati del primo turno (il 6 ottobre scorso Lula aveva riportato il 47% dei voti), ma le incognite, quando si parla di Sudamerica, sono sempre dietro l'angolo, quindi tutti aspettavano i primi risultati prima di dichiarare vittoria. Il candidato sfidante, José Serra, del Partito Socialdemocratico dell'ormai ex presidente Henrique Cardoso, ha ottenuto 33.209.259 voti, pari al 38,71%, contro i 52.707.059 voti del neoeletto Lula.
 
Ed è stata subito festa per le strade di San Paolo, città del neopresidente, dove poche ore dopo il termine delle votazioni, con l'arrivo dei primi risultati, migliaia di persone si sono riversate nell'Avenida Paulista, una delle principali della città, per ascoltare le prime parole di Lula, che, visibilmente commosso, si è così rivolto ai presenti: "A partire dal prossimo Primo gennaio io sarò il presidente di tutti i 175 milioni di brasiliani. Il Brasile sta cambiando in pace, e, ancora più importante, la speranza ha vinto sulla paura. Oggi possiamo finalmente dire che il Brasile ha votato senza aver paura di essere felice!" Le prime parole di Lula subito dopo la vittoria sono state dedicate anche a coloro che lo hanno appoggiato in questa lunghissima campagna elettorale, a partire proprio dal suo vice José Alencar, e da tutti quei sostenitori che hanno creduto in lui dopo le tre consecutive sconfitte alle elezioni presidenziali del 1989, 1994 e 1998.
 
Parole entusiastiche nei suoi confronti anche da parte dei suoi tantissimi collaboratori, tra i quali la sociologa Maria Vitoria Benevides, che in un'analisi sul dopo-voto in Brasile ha rimarcato che nel più grande Paese dell'America latina è iniziata una vera ricoluzione democratica, con un leader appoggiato, oltre che dalle forze politiche di sinistra del Paese, anche da tutta quella società civile che ha creduto in un reale e concreto progetto di cambiamento, quella "mudança" assolutamente necessaria dopo la enorme crisi economica seguita agli otto anni del governo Cardoso, crisi che tra l'altro ha portato la nazione a rivolgersi per l'ennesima volta in pochi anni al Fondo Monetario Internazionale, vero usuraio dei paesi dell'America del Sud.
 
Sarà proprio la crisi economica la prima e fondamentale preoccupazione del neo presidente Lula, che tra l'altro, in campagna elettorale, ha già fatto capire che non ha nessuna intenzione di "annettersi" agli Stati Uniti nel grande mercato unico dall'Alaska alla Terra del Fuoco proposto da Washington tempo fa, ed ora in profonda crisi dopo l'annunciato rifiuto da parte del gigante sudamericano. Un altro "nemico" quindi per la politica sanguisuga degli Stati Uniti nei confronti del sempre più succube "cortile di casa", che va ad aggiungersi ai già condannati Hugo Chavez, Venezuela, e Fidel castro, Cuba, unici oppositori della politica ultraliberista americana. Il discorso di Lula però è differente, e forse molto più difficile da affrontare per gli Stati Uniti. Lula ha stravinto delle libere elezioni, godendo dell'appoggio di diversi partiti e soprattutto della società civile, anche e soprattutto cattolica, che lo rendono di fatto un leader fondamentale in questa cruciale fase di scontri tra paesi ricchi e paesi poveri, e forse la vittoria di "Mister da Silva" proprio non ci voleva per Washington e i suoi burocrati.
 
 
Lula, storia di un presidente-operaio
 
     Luiz Inacio da Silva è nato a Vargem Grande, Pernambuco, nell’ottobre del 1945, in una famiglia di piccoli lavoratori. Sul giorno della sua nascita è ancora in corso una disputa familiare, il padre sostiene il 6 ottobre, la madre il 27 (guarda caso i giorni in cui si è votato per i due turni presidenziali). Il padre Aristides emigra poco dopo la sua nascita a Santos, dove è impiegato come operaio portuale. Nel 1952 la madre Euridice fa lo stesso assieme agli otto figli. Nel 1956 tutta la famiglia si trasferisce a San Paolo, ma le condizioni economiche non migliorano di molto.  Passano gli anni e dopo diversi lavori in fabbriche della capitale paulista, nel 1966 Lula, a 21 anni, entra nella vita sindacale.
 
    Il Brasile della dittatura militare vive anni di scarse libertà e molte paure. Nonostante questo, alcuni lavoratori di San Paolo decidono lo stesso di organizzarsi. Il tempo passa e il nome di Lula inizia a guadagnare peso. Nel 1975 viene eletto presidente del Sindacato dei metalmeccanici di Sao Bernardo do Campo e Diadema, con il 92% dei voti. Il periodo che va dal 1978 al 1981 è segnato da una lunga serie di scioperi a San Paolo. I vari comizi arrivano a riunire più di 100.000 manifestanti. I discorsi di Lula sono sempre i più attesi, e anche i più applauditi. Si conquista il rispetto della classe imprenditoriale come negoziatore serio, che mantiene le promesse. Conserva la fiducia dei compagni, sempre impegnato nella difesa dei loro diritti. Con lui nascerà un nuovo sindacalismo, preoccupato per la qualità tecnica e il livello culturale dei lavoratori. Negli anni del sindacato, Lula capisce che i lavoratori brasiliani mancano di rappresentnati proprio lì dove le decisioni vengono di fatto prese: a Brasilia, nei governi dei vari Stati, nei parlamenti locali e nelle prefetture. Si rende quindi necessario agire nell’amministrazione del Paese, e questo può essere fatto solo tramite un’associazione politica.

    Nel 1980, la fondazione del PT (Partido dos Trabalhadores, Partito dei Lavoratori) unisce lavoratori, intellettuali e accademici. Si verifica in un momento in cui tutta la società brasiliana vive il suo risveglio verso il dibattito politico, la discussione delle grandi questioni nazionali, in un cammino destinato a portare verso la democrazia. Tutti si movimentano: la Chiesa cattolica con le sue comunità ecclesiastiche di base, l’Ordine degli Avvocati del Brasile, l’Associazione della Stampa brasiliana. Nascono movimenti in difesa dei diritti dei neri e delle donne. Dopo anni e anni di soffocamento da parte della dittatura militare, il Brasile si sveglia. Nelle elezioni per la Costituente, nel 1986, Lula è il più votato. Nel 1989, la grande sorpresa: per la prima volta nella storia del Brasile, un uomo di umili origini si candida alla Presidenza della Repubblica, questi è Lula. Più di 31 milioni di brasiliani lo votano, anche se alla fine esce sconfitto, così come nel 1994 e nel 1998. Di elezione in elezione il PT intanto cresce e conquista esperienze amministrative locali.

Dalle prime prefetture, elette nel 1986, ad oggi, il PT ha imparato a governare, senza discostarsi mai dai suoi principi. Ha conquistato la fiducia del suo elettorato, attratto da due idee: onestà nella gestione del denaro pubblico e consultazione della popolazione per stabilire di volta in volta le varie priorità, ossia quel Bilancio Partecipativo che ha fatto del comune di Porto Alegre, governato dal 1989 dal PT, un esempio mondiale di gestione alternativa, partecipativa, del potere pubblico.