SEZIONE 1
Titolo 1
Titolo 2
Titolo 3
Pagina 2
morale della favola
Pagina 3
Ambiente
Pagina 4
L’allegria della gente
Pagina 5
L’angelo dalle gambe storte
Pagina 7
Speciale Lula Presidente
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numero nove -
ottobre duemiladue |
“È del tutto improbabile un
attacco iracheno contro gli Stati Uniti, allo stesso tempo è
altamente probabile che l’Iraq reagisca a un attacco che gli Stati
Uniti dovessero lanciargli contro. In pratica, attaccando noi
scateneremmo proprio ciò che vogliamo prevenire.” George Tenet, capo
della Cia (Ottobre 2002)
Per anni il governo degli Stati Uniti ha portato avanti una politica
ufficiale di interventi negli affari del Centro e Sud America: Cuba,
Nicaragua, Panama, Cile, Guatemala, Salvador, Grenada hanno subito
violazioni della loro sovranità che andavano da guerre vere e
proprie, a colpi di stato e pubblici progetti di destabilizzazione;
da tentativi di omicidio a finanziamenti di eserciti contra.
Nell’est asiatico, gli Stati Uniti hanno combattuto due grandi
guerre, sponsorizzato massicci interventi armati di governi “amici”
(ad esempio quello dell’Indonesia a Timor Est) che hanno causato
centinaia di migliaia di morti, rovesciato governi legittimi (come
l’Iran nel 1953) e appoggiato Stati che conducevano attività
illegali, irridendo alle risoluzioni dell’Onu e contravvenendo a
precisi impegni politici (Turchia, Israele). La giustificazione
ufficiale è spesso che gli Stati Uniti difendono i loro interessi,
mantengono l’ordine, fanno trionfare la giustizia su iniquità e
comportamenti scorretti. Eppure, se nel caso dell’Iraq si sono
serviti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per imporre
risoluzioni di guerra, al tempo stesso in numerose altre occasioni
le violazioni delle risoluzioni dell’Onu (in primis quelle
riguardanti Israele), persino se votate dagli Stati Uniti, sono
state ignorate o non hanno avuto alcuna conseguenza; per non parlare
del fatto che gli Usa devono all’Onu centinaia di milioni di dollari
di quote non versate. Edward W. Said (Cultura e Imperialismo,1993)
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La nuova Europa di Aznar e
Blair
di Alessandro Ciotoli |
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Il 27 giugno scorso il parlamento spagnolo
approvava una legge che ammetteva la possibilità di sciogliere una
formazione politica qualora ci fossero sospetti di collaborazione
con organizzazioni terroristiche. Il 7 luglio successivo, il governo
depositava l’accusa secondo cui Batasuna, un’organizzazione
autonomista basca, finanziava illegalmente le attività dell’Eta. Lo
scorso 26 agosto poi, il giudice Baltazar Garzon ordinava lo
scioglimento di Batasuna per tre anni, provvedimento subito ribadito
dal parlamento, con un voto a maggioranza da parte dei popolari e
dell’opposizione socialista. Non era mai successo, dalla fine della
dittatura franchista nel 1975, che nell’Europa occidentale un
partito politico, con tanto di rappresentanti in diverse
amministrazioni locali, venisse sospeso per dei semplici sospetti.
Spostandoci a nord, l’accoppiata Toni Blair-David Trimble ha
ordinato per la quarta volta in quattro anni la sospensione del
governo autonomo dell’Irlanda del Nord, dopo che gli unionisti
avevano accusato l’Ira di aver compiuto azioni di spionaggio ai loro
danni. Trimble, da sempre amico di Blair, ci ha messo molto poco ad
ottenere che il governo dell’Ulster tornasse in mani britanniche, in
modo così da ritardare ancora per diverso tempo l’irreversibile
processo di pace attivato dal 1998, anno della devolution
voluta da Blair per dare a Irlanda del Nord, Scozia e Galles dei
governi autonomi in politica interna. Così ancora una volta il
processo di pace rischia di crollare come un castello di carte.
L’Ira, come d’altronde l’Eta in Spagna, in questo periodo stanno
rispettando il cessate il fuoco, ma con tutte queste premesse non si
sa davvero per quanto durerà, e quanti altri innocenti saranno
costretti a morire per questo. È in questo modo che il nuovo asse
politico europeo, che parte da Blair, passa per Aznar, e arriva, per
nostra disgrazia, anche a Berlusconi, sta cercando di “sbrigare” le
difficili questioni che ancora affliggono l’Europa in maniera
tutt’altro che democratica, trovando drammaticamente l’appoggio
anche di forze politiche d’opposizione del tutto prive di forza e di
orgoglio. Intanto lo zio d’America sta alla finestra, e guarda i
suoi amati nipotini fare in casa propria quello che lui e i suoi
predecessori hanno fatto e continuano a fare, ad esempio, in
Colombia, Uruguay, Venezuela, Pakistan, Messico, Indonesia… |
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