I PROCESSI CONTRO I PARTIGIANI

 

Negli anni del dopoguerra i familiari di alcune delle vittime dei partigiani si rivolsero alla giustizia ritenendo immotivata l’uccisione dei loro cari. Particolare risonanza ebbe il caso dell’uccisione dell’Ing. Nutini Giovan Battista. Se ne parlò, infatti, durante il processo al Generale Graziani e, quindi, su tutti i giornali dell’epoca. Il fratello Avv. Michele, poi, anche a seguito dei fatti suddetti, sporse denuncia contro alcuni partigiani ritenuti responsabili della morte del fratello e la cosa ebbe un notevole seguito, come ora dirò.

 Accadde, dunque, che durante il processo a carico del Generale Graziani che si celebrava a Roma, mentre si parlava delle azioni partigiane in Garfagnana e delle rappresaglie conseguenti,  il giorno 7 dicembre 1948 venne sentito come teste il comandante dei Patrioti Apuani Piero del Giudice. A un certo punto un avvocato della difesa chiese chiarimenti circa la morte dell’Ing. Nutini, che non risultava fascista e che era stato depredato di beni e di denaro, nonché del suo segretario. Al che il Del Giudice dichiarò: “I due vennero trucidati da un gruppo di filibustieri che infestava la zona, non furono i partigiani ad assassinarli; l’attività dei patrioti alle nostre dipendenze era controllatissima”. Tale testimonianza, riportata dai principali giornali (vedi, ad es., Il nuovo Corriere della Sera del 8.12.48 e  La Nazione 8.12.48) fece clamore e, anche a seguito di questa, nonché a seguito di varie lettere anonime ricevute, il fratello dell’Ingegnere Avv. Michele sporse, come sopra detto, circostanziata denuncia contro dodici persone ritenute responsabili. Immediatamente la macchina della giustizia si mise in moto e i giornali del lunedì 24 gennaio 1949 (vedi, ad es., Il Mattino Sport e Il Tirreno) davano notizia dell’arresto di Eligio Muzzi di Attilio di anni 40 da Piazza al Serchio, Oreste Catoi di Narciso di anni 26 e Francesco Magazzini di Pio di anni 25 da Cascianella, Bruno Bussi di Ernesto di 25 anni da San Romano, Elio Venturelli di Palmiro, di 25 anni da Fauglia (PI), Antonio Bertagni di Francesco di anni 27 da Petrognano, Franco Biagioni di 29 anni di Camporgiano, Gaudenzio Fornari fu Domenico di anni 33 da Petrognano. Non potè essere arrestato Lanciotto Mondini di anni 28 da Collesalvetti poichè questi, avvertito da una certa Laura Zerbini da Careggine, si era dato alla latitanza.

 Seguirono le prevedibili vicende processuali che si conclusero il 18 maggio 1951 con la sentenza della Sezione Istruttoria della Corte di Appello di Firenze che affermò: “ i delitti di omicidio aggravato e di rapina aggravata ai sensi degli art. 110, 81, 628 cap.2° n. 1 C.P. debbono essere ai sensi della legge 5.10.45 n. 679, considerati dipendenti da azioni di guerra, perché compiuti per la necessità di lotta contro i tedeschi ed i fascisti nel periodo dell’occupazione nemica.”

 Il Maggiore Antony Oldham, comandante della Divisione Partigiana Lunense, infatti, dichiarò che sia l’uccisione dell’Ing. Nutini (e di tutti gli altri) e la requisizione dei beni erano state compiute su ordine suo.

 Dopo ciò anche i familiari delle altre vittime, scoraggiate, desistettero da ogni azione penale.

 

 

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