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Come è nata la mobilitazione per salvare l'Altopiano e il Santuario di "S. Antun"
Era una Domenica come tante altre quando un piccolo gruppo di "amici" decise di andare a visitare l'altopiano di "Sant'Antun" di Grottole, un luogo su cui i nostri nonni e i nostri genitori ci avevano raccontato mille storie e leggende... Dalla piazza di Grassano riuscivamo pure a vedere la tozza sagoma dell'altipiano all'orizzonte... sembrava così vicino ma mai nessuno di noi, ora per un motivo ora per un'altro, aveva visitato quel colle... Ci avviammo con due macchine in un assolato pomeriggio e, dopo un quarto d'ora, già ci inerpicavamo sulla strada sterrata che portava al Santuario... L'aria si faceva sempre più fresca, un odore di menta selvatica ci avvolgeva, mentre a ogni curva un orizzonte sterminato si apriva al nostro sguardo... Giunti sull'altopiano fummo subito colpiti dalla mole
di un grande rudere posto quasi sulla strada. Ci fermammo... Riprendemmo la corsa verso il Santuario di S. Antonio Abate che si trova all'estremità dell'altopiano... L'odore di menta era diventato assai forte, il caldo afoso invece sembrava sparito e un vento leggero accarezzava le nostre guance. Grosse croci di legno a distanza regolare fiancheggiavano la strada sterrata... Mentre alcuni nibbi incuriositi ci volavano sulla testa... Ma eccoci al Santuario... Unica emergenza architettonica su un altopiano brullo e senz'alberi. Ci fermammo... Da vicino sembrava imponente... Come ci avevano raccomandato i nostri parenti facemmo i tre giri rituali e beneaugurati intorno alla struttura del Santuario... man mano che camminavamo vedevamo scorrere davanti a noi un antico pozzo-cisterna, un loggiato settecentesco, antichi portoni in pietra grezza medievali e muri attraversati da crepe larghe un braccio... I segni della passata grandezza erano evidenti ma anche i segni lasciati dai vandali e dall'incuria. Scritte oscene sulle pareti, resti di fuochi accesi agli angoli dell'antica struttura, muri crollati o attraversati da profonde lesioni... Solo la chiesa era intatta... Davanti a tanta bellezza offesa sentimmo salire dentro di
noi la rabbia... Incominciammo a discutere animatamente su quanto vedevamo... Ma cosa
potevamo fare, eravamo solo dei giovani come tanti alle prese con i problemi di ogni
giorno, il lavoro, l'amore, la fede, il futuro... Cosa potevamo fare noi piccoli
signor nessuno? Ci sentivamo impotenti... Nei giorni successivi andammo a trovare il giovane parroco
di Grottole, Don Vincenzo Di Lecce, che aveva in custodia il Santuario. Gli raccontammo
ciò che avevamo visto, delle emozioni che avevamo provato, gli chiedemmo che cosa si
poteva fare... Decidemmo di cominciare, dopo quindici giorni inaugurammo il sito sul Santuario coinvolgendo l'Associazione "Amici della Poesia", di cui facevamo parte, iniziammo ad organizzare le aperture, i vespri e le visite guidate al Santuario... Prendeva vita un'avventura che ancora non è finita... |
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