"U puorch d SantAntuon" ovvero
"il maialino di S. Antonio"
di Giacinto Ruzzi
Sfogliando lalbo ingiallito dei ricordi della comunità di Grottole ho colto
Antonino, il porco di SantAntuono, testimonianza di un tempo passato che ora
racconto.
Il devoto di "SantAntuono" (era il nome dialettale con cui veniva
indicato comunemente S. Antonio abate), per grazia ricevuta, riteneva fosse sufficente
disobbligarsi col Santo donandogli un porcellino.
Cosa faceva? Accompagnava la scrofa seguita dai porcellini allingresso
laterale della chiesa di S. Pietro di Grottole.
Il porcellino che per primo passava oltre ed entrava in chiesa era il
preferito dal Santo. Il proprietario, con gesti di amore, lo afferrava, lo portava davanti
alla statua di SantAntuono e, con un coltello ben affilato, gli mozzava la coda e le
orecchie per renderlo rico noscibile come il "porco di SantAntuono".
Il sacerdote, presente alla singolare cerimonia, lo benediceva, gli imponeva
il nome di Antonino e lo lasciava libero di vagare per le strade del paese affidandolo
alla generosità della gente. Chi non aveva nulla da offrirgli lo licenziava così: "Ant'nì,
ch iosc iaggh pasc, va nnant" (Antonino, per
oggi abbi pace, vai avanti, cioè vai verso la prodigalità di altri).
E girava dal mattino alla sera senza essere molestato da chicchessia. A volte
si lasciava cavalcare dai bambini. La notte
riposava dove meglio riusciva ad adattarsi.
Raggiunta la maturità, cioè ottanta, novanta chilogrammi di peso, se non di più,
veniva "scannato"[1] e le sue carni vendute
ad un prezzo inferiore al costo normale.
Il ricavato della vendita andava al parroco o al comitato feste: veniva
utilizzato per i bisogni reali del Santuario,di stanza sul crinale di Fosso Magno tra la
valle del Bradano e quella del torrente Bilioso.
[1] Il termine è forte, violento, ma il maialino Antonino faceva quella fine. |