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Esperienze
Storie di ordinaria editoria...
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Le disavventure di uno scrittore vanitoso
Quando la vanità esige il suo prezzo da pagare...
  di Carlo GIANNONE - Scrittore Esordiente
 

Avendo avuto la fortuna di imbattermi nel "Rifugio degli Esordienti" ed essendo anch'io un esordiente, ovverosia uno scrittore sconosciuto, sono rimasto letteralmente sbalordito nel vedere, nell'elenco degli editori ivi riportato, in corrispondenza dell'indirizzo dell'editore, "L'Autore Libri Firenze", con il quale ho avuto la ventura di condividere le sorti del mio libro, la bellezza di non so quante faccine sorridenti e soltanto una faccina imbronciata. Sono rimasto meravigliato in quanto avevo ritenuto, forse nella mia eccessiva esigenza, che la mia esperienza fosse stata davvero negativa e sarei curioso di capire da dove nasce, nei miei colleghi scrittori, tanta soddisfazione. In ogni caso vi narrerò la mia esperienza, lasciando ad ognuno di voi di trarne le dovute conclusioni.
Tutto risale alla mia partecipazione al concorso annualmente indetto dalla casa editrice che prevede, tra l'altro, la pubblicazione gratuita dell'opera vincitrice. Naturalmente non ho vinto, ma qualche tempo dopo mi sono visto recapitare una lettera nella quale mi si comunicava che il mio libro, seppure non fosse risultato vincitore, era comunque stato inserito nella ristretta cerchia dei lavori meritevoli di divulgazione e che, se avessi voluto, avrei potuto pubblicarlo con loro. Il mio unico onere era, in buona sostanza, quello di acquistare 290 copie del libro al suo prezzo di copertina, quale contributo alle spese che l'editore avrebbe sostenuto. E non mi stupirei se, a conti fatti, un tale contributo risultasse i realtà superiore alla totalità delle spese sostenute dall'editore per questa pubblicazione, essendo stata la tiratura, comprensiva delle 50 gratuite copie a me spettanti in qualità di autore, di poco superiore a tale cifra. Un importo notevole, appunto, ma la vanità ha un prezzo e quindi ben venga chi dà la possibilità ai vanitosi come me di vedere il proprio nome impresso sulla copertina di un libro.
Firmato dunque un regolare e, per onestà, più che decoroso, per gli interessi dell'autore, contratto d'edizione, l'avventura ha avuto inizio.
La prima delusione l'ho avuta in fase di realizzazione del libro quando, analizzando le bozze, mi sono reso conto che nessun valore aggiunto era stato dato all'impaginazione, che corrispondeva esattamente a quella da me impostata in maniera del tutto dilettantistica nella stesura del dattiloscritto. Inoltre l'accorpamento dei periodi, che stravolgevano sostanzialmente il ritmo della narrazione, ed il corpo del carattere utilizzato per la stampa, decisamente piccolo ed ingiustificato in un'opera prevalentemente destinata ai ragazzi, trasformavano il libro in poco più che un opuscolo.
Niente di male. Punti di vista "editoriali" differenti dei quali avrei però voluto discutere con qualcuno della redazione. Ma nessuno si è degnato di rispondere alle mie e-mail (il mezzo indicato dall'editore per comunicare con lui). Amareggiato per questa mancanza di considerazione (e aggiungerei di quella collaborazione, tra autore ed editore, tanto sbandierata in fase di stipula del contratto) ho fatto di necessità virtù ed ho riproposto le bozze secondo la versione originaria. Il libro, se si eccettua un ritardo nell'uscita, che è stato addebitato alle mie "pretese" eccessive, ha così visto la luce, presentandosi, malgrado la sua modesta entità (dovuta come dicevo al corpo del carattere usato) di aspetto gradevole. E di tale giudizio positivo ho reso partecipe l'editore.
I veri problemi sono tuttavia subentrati in seguito, relativamente alla distribuzione del libro. Premetto che in fase di stipula del contratto di edizione mi era stato recapitato un opuscolo che elencava una serie molto nutrita di librerie, in tutta Italia, che, a detta dell'editore, commercializzavano i libri da lui editi. Mi era anche stato imposto, tramite lettera, di tenermi lontano da distributori e librai, per non stuzzicarne la suscettibilità, dovendo, ogni autore, lasciare che alla divulgazione del libro pensasse chi lo sa fare, ovverosia l'editore. Insomma, per farvela breve, mai nessuna copia del mio libro è finita sul banco di una libreria, di un'edicola, di un banchetto di mercatino di periferia. Non solo. La stragrande maggioranza dei miei potenziali lettori che si è recata, su mio invito (non essendo possibile avere conoscenza del libro in altro modo), ad ordinare il libro presso le librerie indicate dall'editore, si è vista rispondere quasi unanimemente che il libro non esisteva. Ripeto. Non che non fosse disponibile, il che lo avrei anche capito, ma che non esisteva e che pertanto non era possibile ordinare un libro fantasma. Io credo che soltanto il distributore che serve Firenze (la città sia dell'editore che mia) e la Toscana sia venuto a conoscenza dell'esistenza del libro. Questa deduzione discende dal fatto che è stato possibile ordinare il mio libro soltanto presso alcune librerie della regione Toscana, e solo dopo forti insistenze. E non in tutte, visto che alcune si sono rifiutate di dare seguito all'ordine).
E' stata una delusione che tuttavia avrei anche potuto sopportare. Ciò che mi è risultato davvero intollerabile è stato l'atteggiamento dell'editore. Avevo infatti ritenuto opportuno segnalargli questi fatti, da cui, a mio avviso, avrebbe potuto trarne beneficio, migliorando il suo servizio e verificando, se non altro, il reale funzionamento della sua rete di distribuzione. Nella mia ingenuità, pensavo addirittura che l'editore mi avrebbe ringraziato per le informazioni che gli fornivo. Invece niente di tutto ciò. Ha sempre negato, anche contro l'evidenza che il libro fosse introvabile, e alle mie insistenze e lamentele, alimentate dal ripetersi della medesima storia, ha spesso risposto con toni beffardi e a volte al limite dell'offesa per la mia dignità. Tutto ciò con buona pace della collaborazione tra editore e autore.
Come sarebbe stato più gradito se mi avesse risposto con la verità e cioè che né io e né lui eravamo nessuno nel mondo dell'editoria e che avrei dovuto pertanto accontentarmi degli scarsi frutti che era possibile raccogliere e non pretendere i miracoli.
A questo punto penso di potere esplicitare il dubbio che mi è sorto nel vedere il gradimento che il mio editore sembra riscuotere presso gli altri suoi autori. Mi domando se si possa ritenere che l'unico desiderio di un autore sia quello di potere stringere tra le mani un libro con il proprio nome impresso sulla copertina o se sia lecito ipotizzare che piuttosto egli amerebbe vedere che le proprie idee siano divulgate e possano raggiungere il più vasto pubblico possibile. Nell'ipotesi che sia questa seconda l'ipotesi più probabile, ritengo che un editore che non sia in grado di dare divulgazione al proprio prodotto, farebbe meglio a cambiare mestiere o quanto meno ad indicare a chiare lettere che egli si limiterà a produrre il libro, essendo nell'impossibilità di influire sul modo in cui i distributori tratteranno i suoi prodotti, in un mondo come quello dell'editoria, dominato da pochi potenti. Tutto ciò il mio editore si è guardato bene dal farlo. Se lo avesse fatto, probabilmente avrei accettato ugualmente di pubblicare il libro con lui, ma almeno avrei saputo fin dall'inizio che tutta l'operazione aveva il solo fine di soddisfare la mia vanità di scrittore. Una vanità che, nel mio caso, risulta accresciuta e al contempo umiliata per il forte gradimento che il libro ha riscosso presso coloro (non soltanto amici e parenti) che hanno avuto l'opportunità di leggerlo. Ma di questa, che tuttavia è un'altra storia, all'editore è sembrato non importare proprio niente, risultando più interessato ad attirare altri potenziali autori (ovviamente a pagamento...), che a valorizzare quelli già in suo possesso. Io credo di sapere il perché di tutto ciò, e non c'è bisogno di avere una laurea in economia perché ciò risulti evidente a chiunque sappia farsi due semplici calcoli matematici.
 
 


Gli autori dei racconti della sezione "Esperienze" del Rifugio si assumono tutte le responsabilità per i contenuti delle loro storie. Il Rifugio, comunque, non avendo alcun motivo per dubitare della veridicità di queste vicende, offre tutta la sua solidarietà alle vittime di queste avventure, ed è orgoglioso di poter pubblicare sulle proprie pagine queste preziose testimonianze.

 



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