CRITICA LETTERARIA: IL DUE E IL TRECENTO

 

Luigi De Bellis

 
 
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Vitalità della cultura medievale

Il pubblico colto del sec. XIII

Aspetti della poesia provenzale

Origine e forme della poesia siciliana

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I volgarizzamenti del Due e Trecento

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L'esperienza poetica di Guido Cavalcanti

La poesia giocosa del Due e Trecento

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Aspetti della poesia provenzale
di A. DEL MONTE



Il carattere distintivo della poesia provenzale viene indicato dal Del Monte in una costante unicità di aspirazione, che consiste nell'aristocratica e lirica meditazione della situazione d'amore: i poeti provenzali non tanto cantano un personale sentimento amoroso quanto piuttosto l'idea stessa dell'amore nella varietà delle sue manifestazioni.

Tale poesia non si può intendere nei suoi esatti valori se non nel clima storico in cui essa maturò, clima medievale e quindi clima cristiano e feudale, che ne fecondò la problematica spirituale e le suggerì le vie di soluzione, e quindi clima saturo della tradizione letteraria mediolatina, da cui ereditò i modi espressivi. Ma come essa rinnova il retaggio culturale della latinità medievale, cosí la spiritualità cristiana non ne costituisce che il presupposto e il costume feudale non ne giustifica che la fisionomia stilistica. Riconosciuta infatti l'educazione cristiana che condiziona l'idea amorosa dei trovatori, s'è però precisata la sua indole profana; riconosciuto l'influsso della classe aristocratica in cui la lirica trovatorica rinviene le vie del successo, s'è però tanto limitata tale influenza da invertirne i termini; indicate infine le fonti tradizionali per i suoi temi contenutistici e i suoi modi formali, occorre riconoscere però che il mondo spirituale di questi poeti è una creazione loro attuale. E questo mondo è quanto mai remoto dalla prassi quotidiana: è un mondo che vive di solitaria intimità e di vicende irreali, un mondo nato da un avventurato oblío, da un paradosso intellettualistico, da una finzione insomma letteraria.

Ora la singolarità di questo fenomeno poetico è nella unicità dell'ispirazione in tutti i suoi rappresentanti, o quasi, e quelli che se ne discostarono appaiono aver fraintesa, confusa, l'indole puramente estetica di quel mondo spirituale con la prassi sociale del ceto aristocratico, onde l'infiltrazione di motivi della morale comune nell'etica cortese. La lirica trovatorica si presenta non solo come una scuola i cui seguaci concordino per affinità di sentimenti e d'ideali, obbediscano a una comune poetica, si educhino in una medesima atmosfera culturale e sociale, una scuola quanto mai gelosa della propria tradizione ed esemplare per la somiglianza di sensibilità, di gusto, di magistero formale; ma anche come il miracoloso ripetersi della stessa situazione sentimentale in uomini dissimili per la loro condizione sociale e la loro vicenda umana vissuti lungo due secoli. L'intuizione lirica del primo trovatore, probabilmente cioè di Guglielmo di Poitiers, par ripetersi nei suoi primi successori che la dispiegano e arricchiscono; e la stessa intuizione par ripetersi negli altri successivi trovatori. Fin da quelli, cioè, che sono generalmente riconosciuti come gl'iniziatori di questa tradizione poetica si rinviene fissata non solo una somma di modi contenutistici e di forme espressive, ma anche un tema sentimentale che sarà cantato poi lungo due secoli. E la singolarità di questo fenomeno - la ripetizione del medesimo sentimento ispiratore in piú e piú poeti - appare ancor maggiore quando si rifletta che esso, come s'è detto, era quanto mai aristocratico e fragile, non sollecitato da una realtà pratica o passionale: l'amore dell'amore, inteso come perpetua nostalgia nella sua rinunciataria purezza, come disciplina etica P sublimazione spirituale in una solitudine paga di se stessa. Miracolo della fantasia? o riechéggiamento d'imitatori? né l'uno né l'altro, pur se non manchino gli epigoni nel manipolo dei poeti di Provenza. In realtà, la lirica dei trovatori è poesia squisitamente letteraria. Ciascun poeta discopriva la propria segreta ispirazione tramite l'esperienza letteraria dei suoi predecessori e contemporanei: e non solo nel senso che il rigoroso rispetto a una tradizione impostasi subito come emblema di una classe sociale e depositaria delle sue aspirazioni ed esigenze lo induceva a riprenderne motivi contenutistici e formali, e non tanto nel senso che tale tradizione era poi da lui ricreata, rinnovandosi in poesia individuale pur nella somiglianza della tematica psicologica e nell'identità della retorica e dei metri; ma precipuamente nel senso che essa stessa era condizione alla poesia. Essa infatti gli rivelava quella problematica sentimentale ch'era stata dei primi poeti e che era anche sua, gli largiva la via della risoluzione, gli si proponeva come un ideale mondo di cui si sentiva partecipe e che esprimeva novellamente, rivivendone la genesi e la maturazione, con la consapevolezza e quindi l'osservanza e a un tempo la fede di un iniziato. Il genere, insomma, non esercitava solo un'azione culturale sul singolo poeta, ma era esso a illuminargli lo spirito e a promuovergli la fantasia, ché in quella letteratura egli rinveniva chiarita e risolta la propria condizione umana davanti al problema della donna e dell'amore, del peccato e del riscatto, della realtà empirica e della propria realtà interiore. Ne procede che da una parte l'adesione alla scuola, già giustificata dalla tendenza medievale ad accettare per ogni espressione dello spirito quelle regole, quei moduli, quei tipi che apparissero esemplari, diveniva quasi irrevocabile, ché solo in quel linguaggio, in quel dizionario così dovizioso di sovrasensi e in quella tecnica esigente un'ardua dedizione, il poeta aveva ritrovato se stesso e quindi poteva ora esprimersi. Dall'altra, che questa poesia, la quale, come s'è detto, pare germinata da una finzione letteraria, nasce da un'esigenza storica urgente e duratura; ché essa è un avvento in ogni poeta, il quale, pur se ha scoperto il proprio sentimento tramite quello altrui, lo contempla come qualcosa di nuovo e particolarissimo; pur se lo esprime coi modi tradizionali, sente quest'espressione come una propria ardua e solitaria creazione.

Solo da una tale visuale è possibile cogliere l'originalità e il prestigio di non pochi trovatori: originalità e prestigio che sono da ricercare nella «necessarietà» dell'incontro fra il poeta e la letteratura trovatorica e nell'assolutezza d'identificazione dei suoi modi sentimentali e stilistici con quelli della scuola: ciò che impronta di verginità creativa anche una poesia come questa incondizionatamente arresa alla letteratura, di un individualissimo tono molte voci di questo coro di poeti.

2001 © Luigi De Bellis - letteratura@tin.it