Il quinto evangelio presenta una struttura complessa e comprende vari generi
letterari, tant'è vero che l'autore ne parlò come di «un'opera che sfugge a ogni
definizione». È diviso in diciassette capitoli non numerati, tutti
contrassegnati da un titolo, alcuni dei quali suddivisi in paragrafi numerati.
Si apre con «Una lettera» composta dall'autore quando era circa a metà della
stesura del romanzo, dove il narratore - l'ufficiale americano Peter Bergin -
racconta la propria storia al segretario della Pontificia Commissione Biblica.
Inviato a Colonia, in Germania, nel 1945, trascorre gli ultimi mesi di guerra
alloggiando in una canonica abbandonata, dove, tra i libri del sacerdote che
prima vi abitava, scopre alcuni documenti dell'esistenza di un quinto vangelo.
Sedotto dal fascino della lettura, si mette sulle tracce di questo testo,
ritrovando, così, il mestiere di storico che esercitava prima dello scoppio
della guerra, e diventando gradualmente un «instancabile ricercatore di quinti
evangeli inediti». Coinvolgerà nella ricerca un gruppo sempre più nutrito di
persone, fino a formare una sorta di scuola, in grado di proseguire le indagini
anche dopo la sua morte, come testimonia il capitolo «Risposta a una risposta»,
scritto dalla sua segretaria.
I capitoli centrali presentano i documenti rintracciati dal protagonista e dai
suoi allievi: materiali di vario genere, provenienza e datazione, come lettere,
versi, citazioni, leggende, biografie di santi e di eretici: «Si direbbe che
dovunque sono passati i Vangeli sia esplosa in ogni tempo l'aspettativa d'un
quinto libro che attende di manifestarsi per portare a perfezione la Parola
rivelata». Per prime vengono presentate le lettere, datate dal VII al XII
secolo, che attestano la presenza di un vangelo scritto da Giovanni prima di
quello da noi posseduto, venuto alla luce nel V secolo, nel cenobio di Vivario,
e seguito dall'autore nei suoi spostamenti tra i maggiori monasteri del
Medioevo.
Dai semplici elenchi di documenti, si passa poi a episodi di maggiore
compiutezza narrativa, quali il racconto delle vite spese alla ricerca di un
quinto vangelo, o di chi, avendolo trovato, ne incarna i princìpi. «Il Cristo di
Guardia», per esempio, racconta la storia di un giovane valdese del Cinquecento,
che cade vittima dell'Inquisizione, per aver promosso un movimento evangelico
rinnovatore. L'autore narra la sua vicenda in totale analogia con la Passione di
Cristo, di cui l'uomo si trova a rivivere le tappe. Su un principio simile sono
costruiti anche i racconti «La storia di fra Michele Minorita» e «Il Quinto
evangelista». Quest'ultimo è il capitolo conclusivo del romanzo e consiste in un
dramma steso dal protagonista, che sviluppa l'abbozzo di un atto unico da lui
trovato, molti anni prima, nella canonica. Nelle intenzioni dell'autore, serviva
«a portare a compimento la figura di Peter Bergin», che «confessandosi, per dir
così, attraverso i propri personaggi vi avrebbe riversato il sotterraneo
dibattito del proprio animo, le proprie tensioni, i propri dilemmi».
Nella Germania degli anni Quaranta, un gruppo di persone si trova a discutere di
Gesù, cercando di ricostruirne la vera identità, anche in rapporto ai temi della
libertà e della storia, sulla base delle informazioni contenute nei vangeli.
Durante il dibattito, si decide di proseguire il ragionamento in forma di sacra
rappresentazione, lasciando, cioè, che a parlare siano direttamente gli
evangelisti e i protagonisti del processo a Gesù. Tra le altre, emerge la figura
di un quinto evangelista, espressione dell'«ansia di prolungare l'evangelio - o
di portarlo a compimento»: il personaggio, arrestato in chiusura per le idee
sovversive, mostra di avere «il volto stesso di Gesù».
La vita di Bergin, che ha trasformato «un'indagine filologica in un'avventura,
se non in una vocazione», chiarisce il senso della ricerca del «quinto evangelio».
Tra le sue carte teneva un «testo brevissimo», una specie di monito: «Procura
d'incontrare il Cristo e avrai trovato il quinto evangelio».
Il romanzo è stato ripubblicato, sempre con introduzione di Fulvio Scaglione,
nella collana «Scrittori del Novecento».
Per l'originalità della struttura e delle tematiche, ottenne subito grande
successo di pubblico e attenzione della critica. Vinse il premio Napoli (1975),
il «Prix du meilleur livre étranger» (Paris 1978), il premio Pax intitolato a W.
Pyetzrak (Varsavia 1979), il premio Queneau (1978). È stato tradotto in varie
lingue.
Dal capitolo «Il Quinto evangelista» fu ricavato un testo teatrale che - messo
in scena, nel settembre del 1975, dall'Istituto del Dramma popolare di San
Miniato con la collaborazione del Teatro stabile dell'Aquila - era il risultato
del lavoro comune dell'autore e del regista, Orazio Costa: si trattò, secondo
Pomilio, di «un altro testo, debitore sostanzialmente del primo, ma autonomo
rispetto al primo non soltanto in parecchi dei suoi aspetti estrinseci, ma in
alcune delle sue stesse valenze spirituali». La sottolineatura della componente
storica del dramma - ambientato in una città della Germania, intorno al 1940 -
trasformò, infatti, «quello che era nato come un dibattito cristologico» in «un
dramma della Resistenza». Il testo, insieme con una Breve storia d'una
messinscena scritta dall'autore stesso, è stato pubblicato dalle Edizioni
Paoline (Milano 1986).
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