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NOTA   DEL   TRADUTTORE

 

Il poeta si accostò al giardino dell’amore, e la sua fantasia inebriata dalla fragranza degli effluvi spiegò le ali in canti appassionati, che raccolti in questo volume dànno proprio l’idea d’un fiorito giardino.

Sono in prevalenza canzoni d’amore, cui si alternano liriche di svariato argomento: alcune ispirate al più puro idealismo, altre informate a un decadente sensualismo; inni d’un’anima che anela alla pace , alla liberazione dai vincoli terreni, al raggiungimento della perfezione, e strofe incitanti all’inseguimento di chimeriche visioni; riflessi di scene di vita quotidiana; echi di sorrisi e di baci che innalzano al cielo, di lacrime e disinganni che gettano nella polvere.

I canti profani del Giardiniere se pur ci mostrano il Tagore tutt’altro poeta da quello dei mistici canti di Gitanjali, ci rivelano altresì come in essi egli abbia raggiunta la più pura e completa espressione della sua arte.

Il filosofo buono, ispiratore di pensieri alti e profo,di. L’artista sigolare, suscitatore di squisiti e delicati sentimenti viene vicino a noi come uomo e fratello e con noi ama, soffre, spera e teme, noi gli dobbiamo tutta la nostra riconoscenza, perché volle far dono ai popoli d’occidente dei tesori della sua sapienza e della sua dottrina.

Peregrinando attraverso le capitali della vecchia Europa, egli, con l’intuito delle menti superiori, deve aver osservato come l’affarismo, la cupidigia, e un Dio fatto “d’oro e d’argento” tenesse schiava l’anima umana, soffocandone ogni alito di pura umanità.

Pensò allora far udire a noi il suo grido di fede e di redenzione, il suo appello proclamante il culto della bellezza perfetta.

E si accinse all’arduo compito di tradurre in inglese, senza ritmo né rima, i canti alati che le donne benagalesi fanno echeggiare lungo le rive del sacro Gange.

Esperto conoscitore della lingua e della letteratura inglese, al pari di Rudyard Kipling egli ricercò e riscoprì in quell’idioma forme e vocaboli adatti a rendere con freschezza di espressione e vivezza d’immagini il profondo significato delle sue idee morali.

Animato dall’idea di fraternità tra gli uomini vede nell’universo la patria comune, trova che un Essere Supremo, perfetto e buono alberga nell’anima dell’umanità.

Comprendendo come i valori dell’esistenza umana siano oggi cambiati, ci parla di un Dio che non va cercato nei templi chiusi, ma sul campo dove il contadino ara la terra, d’un Dio al quale non vanno offerti incensi e ori, ma il sudore della fronte e il lavoro quotidiano.

Tanto bella, tanto semplice, tanto altamente umana è la parola del Tagore, che c’è da desiderare il giorno nel quale le opere di lui troveranno posto fra i libri favoriti dalla gioventù italiana, poiché, come disse il Kerbaker: “Nessuan filosofia può insegnare all’uomo la vera grandezza di pensiero e d’azione al pari della filosofia indiana.”

 

      Roma, giugno 1915

 

                                                        M SESTI – STRAMPFER

 

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