Filastrocche

 

Filastrocche sull'autunno

Filastrocche sull'inverno

Filastrocche sul Natale

Filastrocche sull'estate

 

 

filastrocche varie

Filastrocca impertinente
Gli odori dei mestieri
Dopo la pioggia

Il pescatore
Il vestito di Arlecchino
Le favole a rovescio
Natale
A voce bassa
La vispa Teresa

 

 

 

Filastrocca impertinente
Gianni Rodari

Filastrocca impertinente,
chi sta zitto non dice niente;
chi sta fermo non cammina;
chi va lontano non s’avvicina;
chi si siede non sta ritto;
chi va storto non va dritto;
e chi non parte, in verità,
in nessun posto arriverà

 

 

 

Gli odori dei mestieri
Gianni Rodari

Io so gli odori dei mestieri:
di noce moscata sanno i droghieri,
sa d'olio la tuta dell'operaio, 
di farina il fornaio,
sanno di terra i contadini,
di vernice gli imbianchini,
sul camice bianco del dottore
di medicine c'è un buon odore.
I fannulloni, strano però 
non sanno di nulla e puzzano un po'

 

 

 

Dopo la pioggia
di Gianni Rodari

Dopo la pioggia viene il sereno,
brilla in cielo l'arcobaleno:

è come un ponte imbandierato
e il sole vi passa, festeggiato.

È bello guardare a naso in su
le sue bandiere rosse e blu.

Però lo si vede - questo è il male -
soltanto dopo il temporale.

Non sarebbe più conveniente
il temporale non farlo per niente?

Un arcobaleno senza tempesta,
questa si che sarebbe una festa.

Sarebbe una festa per tutta la terra
fare la pace prima della guerra.

 

 

 

Il pescatore
Gianni Rodari

Pescatore che vai sul mare,
Quanti pesci puoi pescare?
Posso pescarne una barca piena
Con un tonno e una balena,
Ma quel ch' io cerco nella rete
Forse voi non lo sapete:
Cerco le scarpe del mio bambino
Che va scalzo, poverino.
Proprio oggi ne ho viste un paio
Nella vetrina del calzolaio:
Ma ce ne vogliono di sardine
Per fare un paio di scarpine.....
Poi con due calamaretti
Gli faremo i legaccetti.

 

 

 

Il vestito di Arlecchino
Gianni Rodari

Per fare un vestito ad arlecchino
ci mise una toppa Meneghino,
ne mise un'altra Pulcinella,
una Gianduia, una Brighella.
Pantalone, vecchio pidocchio,
ci mise uno strappo sul ginocchio,
e Stenterello, largo di mano
qualche macchia di vino toscano.
Colombina che lo cucì
fece un vestito stretto così.
Arlecchino lo mise lo stesso
ma ci stava un tantino perplesso.
Disse allora Balanzone,
bolognese dottorone :
'Ti assicuro e te lo giuro
che ti andrà bene li mese venturo
se osserverai la mia ricetta:
un giorno digiuno e l'altro bolletta!".

 

 

 

Le favole a rovescio
Gianni Rodari

C'era una volta
un povero lupacchiotto,
che portava alla nonna
la cena in un fagotto.
E in mezzo al bosco
dov'è più fosco
incappò nel terribile
Cappuccetto Rosso,
armato di trombone
come il brigante Gasparone...,
Quel che successe poi,
indovinatelo voi.
Qualche volta le favole
succedono all'incontrario
e allora è un disastro:
Biancaneve bastona sulla testa
i nani della foresta,
la Bella Addormentata non si addormenta,
il Principe sposa
una brutta sorellastra,
la matrigna tutta contenta,
e la povera Cenerentola
resta zitella e fa
la guardia alla pentola.

 

 

 

Natale
Guido Gozzano

È nato! Alleluia! Alleluia!
È nato il Sovrano Bambino.
La notte che già fu si buia
risplende d'un astro divino.

Orsù, cornamuse, più gaie
sonate, squillate, campane!
Venite, pastori e massaie
o genti vicine e lontane!

Per quattro mill'anni s'attese
quest'ora su tutte le ore.
È nato! È nato il Signore?
È nato nel nostro paese!

La notte che già fu si buia
risplende d'un astro divino,
è nato il Sovrano Bambino.
È nato! Alleluia! Alleluia!

 

 

 

A voce bassa
di Gianni Rodari

Filastrocca a voce bassa,
chi è di notte che passa e ripassa?
E' il principe Fine e non può dormire
perché a sentito una foglia stormire?
O forse é l'omino dei sogni che porta
i numeri del lotto di porta in porta?
E' un signore col mal di denti
in compagnia di mille tormenti?
L'ho visto: é il vigile notturno
che fa la ronda taciturno:
i ladri scantonano per la paura,
la città dorme sicura.

 

 

 

La vispa Teresa
Luigi Sailer

La vispa Teresa avea tra l’erbetta
A volo sorpresa gentil farfalletta
E tutta giuliva stringendola viva
gridava distesa: ”L’ho presa! L’ho presa!”
A lei supplicando l’afflitta gridò:
“Vivendo, volando che male ti fò?
Tu si mi fai male stringendomi l’ale!
Deh! Lasciami anch’io son figlia di Dio!”.
Teresa, pentita, di colpo arrossì,
dischiuse le dita e quella fuggì.