Il tema dell’illusione si apre nella letteratura italiana con l’opera di Foscolo

Esso si applica all’amore, alla bellezza (come ideale quasi divino ed immortale, come idea  che va al di là del tempo), alla poesia (illusione positiva di celebrare le grandi gesta degli uomini), al sepolcro (come idea della continuità tra vivi e defunti  che rende immortale il ricordo delle nobili imprese).

Per Foscolo illusione non è sinonimo di falsa verità, di utopia irrealizzabile, di fantasticheria vuota...ma è fiducia negli ideali più alti, è speranza, tensione, quasi sicurezza di proiettare tali ideali (libertà, patria, virtù, onore, fama di sé...) nel futuro con la speranza che saranno di nuovo compresi, condivisi e recuperati da altri uomini.  La memoria recupera il passato e celebra il suo valore ideale.

VITA

Ugo Foscolo nacque a Zante, una delle isole Ionie, nel 1778. L'essere nato in terra greca rivestì molta importanza per il Foscolo che si sentì profondamente legato alla civiltà classica e suo ideale erede. L'isola natia rimase sempre nella sua  memoria e fu cantata più volte nella sua poesia. Alla morte del padre si trasferì a Venezia con la madre; qui conobbe un'adolescenza fatta di stenti e di miserie, ma tuttavia frequentò gli ambienti culturali e politici.

Inizia a comporre le sue prime odi, canzoni, elegie ed a diciannove anni riscuote un grosso successo con la tragedia Trieste, ispirata a sentimenti democratici e allo sdegno contro gli oppressori. Giovanissimo aveva accolto con entusiasmo le idee rivoluzionarie provenienti dalla Francia e aveva preso a sperare nell'indipendenza dell'Italia.

Nel 1797 alla discesa di Napoleone si rifugiò a Bologna dove si arruolò nell'esercito della Repubblica Cispadana. Scrive l'ode A Bonaparte Liberatore, ritornando per un breve periodo a Venezia. Il trattato di Campoformio cedeva intanto Venezia all'Austria. Nel giovane Foscolo si acuiva allora quel senso accorato di malinconica tristezza, che lo aveva accompagnato dalla fanciullezza. A Milano conobbe il Parini e il Monti.

Si arruolò nella guardia nazionale e nella legione Cisalpina. Si diede ad una vita avventurosa e passionale. In questo periodo comincia a scrivere Le ultime lettere di Jacopo Ortis e compone l'ode A Luigia Pallavicini caduta da cavallo. Scrive l'ode All'amica risanata per la contessa Antonietta Fagnani Arese, di cui si era innamorato.

Intanto a Venezia il fratello Giovanni si suicidava. Il Foscolo fu profondamente addolorato per la scomparsa, e per lui compose il sonetto In morte del fratello Giovanni. Successivamente si dedicò alla stesura de I Sepolcri, per poi iniziare il carme Le Grazie.

Caduto Napoleone definitivamente, al ritorno degli Austriaci, il Foscolo preferì scegliere la dolorosa via dell'esilio, rifiutando di prestare giuramento di fedeltà al governo dei nuovi occupanti. Fu dapprima in Svizzera, poi si stabilì a Londra. Collaborò a riviste e giornali, compose opere critiche e letterarie, insegnò italiano ricevendo notevoli guadagni.

Ma gli ultimi anni furono molto tristi, vivendo in miseria, perseguitato dai creditori e afflitto dalle malattie. Morì nel 1827.