SMASHING PUMPKINS - ADORE

 

 

ANNO : 1998

DURATA:73m

VOTO: • • • • ½ 
All'uscita di quest'album alcuni fan delle Zucche hanno gridato allo scandalo: che anche gli Smashing si siano imborghesiti? Adore viene infatti subito dopo Mellon Collie and the infinite sadness ma non ne ribadisce il sound: tanto quest'ultimo sa essere aspro e ruvido, tanto il primo si lascia andare in genere ad una malinconica morbidezza. Ma bisogna riconoscere che con Adore il gruppo non ha voluto lasciarsi andare ad una sterile fossilizzazione, senza però abbandonare quelle peculiarità che rendono (rendevano, sig!) la musica degli Sfasciatori di zucche assolutamente inconfondibile.

 

 

L'album si apre per così dire in sordina, con un brano, To Sheila, che grazie alla partenza sommessa della chitarra, alla calda voce di Corgan, ai preziosismi verbali di volta in volta romantici ("rincuorato dalla strada canto poesie silenziose, potrei portarti la luce e ricondurti a casa attraverso la notte") e futuristi "Sheila corre su un usignolo che si sta schiantando, occhi spalancati lasciano scie temporanee di vapore"), sembra una vera e propria poesia. 

L'atmosfera è malinconica, ma gli Smashing hanno acquisito l'arte dell'accostamento, per cui ad un manifesto della sommessa disperazione segue Ava Adore, il cui ritmo e le cui parole stridono decisamente col brano d'apertura. Batteria insistente e voce aspra creano un'atmosfera cupa, alimentata anche dalle sarcastiche parole, una sorta di canzone d'amore cantata da un folle. Nel chorus la voce di Corgan sembra farsi mielosa e quando tutto tace per far spazio alla batteria e al basso il cantante si diverte a cambiare tonalità assaporando la blasfemia del "in te gusto Dio": questo gustare sembra rimandare ad un'attività vampiresca, tant'è vero che proprio nel video di "Ava Adore" Corgan gioca a fare Dracula.


In Perfect l'apparente banalità del tema, un rapporto d'amore che si trasforma in quieta complicità ("so che siamo proprio come due vecchi amici") si dipana in un alternarsi di speranze ("angelo, sai che non è la fine") e disillusioni ("non possiamo non sentire che si è perso qualcosa") senza però abbandonare la leggerezza che è la caratteristica peculiare del brano e che si rispecchia nell'andamento altalenante e quasi giocoso della musica.
La leggerezza di Perfect lascia il posto alla cadenzata drammaticità di Daphne descends, a mio parere una delle canzoni più particolari e riuscite dell'album. Il titolo evoca scenari mitici, e l'andamento musicale ha qualcosa di ipnotico, come a renderci partecipi dello smarrimento di cui è preda la ragazza innamorata. L'atmosfera si risolve nella parte finale, quando l'andamento ritmico della batteria cessa per dare spazio a voci e tastiere, ma le parole sanciscono la necessaria precarietà dell'amore ("allora lo perderai, in una qualche alba tranquilla"), e la musica, lungi dall'arrivare ad una formula liberatoria, si ricongiunge alla ciclicità ipnotica del chorus.


Once upon a time è una dichiarazione d'amore, dedicata alla madre di Corgan. E' una sorta di danza, di corsa verso l'abbraccio materno, molto raffinata, specie nella parte finale in cui due voci di tonalità diversa si sovrappongono pazientemente l'una all'altra. Ma questa corsa è destinata a cristallizzarsi nelle ultime parole del brano, che suggellano la stanca consapevolezza di aver sprecato la propria vita.
E parte Tear: una musica avvolgente improvvisa si alza e si smorza per dare spazio alla sola voce di Corgan, calda e partecipe. Quando la sequenza principale ritorna, lo fa in un crescendo che dona pienezza al brano e lo colloca in un'atmosfera di dolore ossessivo e angosciato. La canzone parla di uno strappo, una separazione dovuta ad una morte violenta, e rappresenta un dolore inconsolabile, un atto d'accusa nei confronti del cielo e della stessa amata, colpevole di avere perpetrato l'abbandono ("mi hai strappato, mi hai strappato via da te"). Dopo un breve pezzo strumentale, la spirale di dolore riparte rinforzata e sfocia nel disperato interrogativo finale ("dov'è il tuo cuore? dove il tuo cuore è corso via?") che accompagna prima dolente e poi sommesso le ultime note della canzone.


Crestfallen è una sorta di ballad malinconica che si fa più cupa nella strofa finale per poi diventare quasi ossessiva con la ripetizione in chiusura dell'interrogativo "who am I?". Corgan si chiede: è possibile sperare ancora in un'altra chance, in una riconciliazione dopo una rottura? Ovviamente la risposta è pessimista: "tu non mi sei mai appartenuta".
Apples + Oranges ci immerge in un mondo parallelo in cui i rapporti tra realtà e verità non sono così scontati, e l'effetto iniziale dà appunto l'idea di un'astronave che ci porta in luoghi sconosciuti, o piuttosto ci fa vedere con occhi diversi la stessa realtà di sempre.
Arriviamo così ad un brano che rispecchia la vecchia, rude anima musicale degli Smashing Pumpkins: Pug. La voce strascicata di Corgan dà l'avvio ad un'altra canzone d'amore come la concepiscono le Zucche (il verso iniziale è "baciami ed uccidimi dolcemente", per intenderci), e la batteria martellante, unita agli effetti della tastiera, ricorda una pistola. Il finale, con la continua ripetizione di "yours alone", più che una promessa di fedeltà, sembra una minaccia.
"Mellon Collie and the infinite sadness" era pieno di personaggi immaginari: Porcelina, Ruby, Lily. "Qui possiamo invece conoscere The tale of Dusty and Pistol Pete, e abbandonarci all'atmosfera fiabesca di questa favola per una volta a lieto fine, anche se la morale è che l'amore nel migliore dei casi poggia sulla comune infelicità (o sulla comune crudeltà, ricordate il "the killer in me is the killer in you" della splendida Disarm?).


Un pianoforte solitario accompagna la voce, stavolta un po' ronzante, di Corgan in un altro brano personaggio dell'album: Annie Dog. Mentre la musica scivola via tranquilla dando l'impressione di non dover finire mai, balenano immagini impressioniste di volta in volta pregnanti nella loro assurdità ("il cane angelo si pettina e canta i salmi"), feroci ("trattiene il sangue, intaglia i coltelli, scava le mogli nei nostri piccoli") e masochisticamente consolatorie ("è sbagliato venire ingoiati interi, sparire dentro di lei?"): è forse la rappresentazione ironica di un rapporto coniugale?


In Shame, le due chitarre scandiscono il viaggio di chi va in cerca di se stesso per sfuggire alla vergogna, e la strofa fa da amaro contrappunto al ritornello: questo grida la vergogna a cui non si può sfuggire, quella scandisce le caratteristiche dell'amore, anche se solo per definirne l cecità e l'ubriachezza. Behold!The night mare ci immerge invece in un mondo cupo, dall'aria sepolcrale. Nella parte centrale il brusco cambiamento di tono, il coretto ironico e la voce quasi in falsetto hanno un effetto straniante, anche perché contrastano con le parole, che con un tono spensierato non dicono niente di allegro ("sei così crudele in tutto ciò che fai"). E dopo un bell'assolo di chitarra, la donna descritta poc'anzi come oggetto d'amore diventa carnefice ("per cui puoi avvicinarti con i tuoi coltelli, non mi prenderai mai vivo").


For Martha è indubbiamente una delle più belle canzoni dell'album. Il brano è costituito dall'intrecciarsi di tre motivi, uno discendente espresso dalla chitarra ("your picture out of time left aching in my mind"), uno ascendente, scandito dal pianoforte ("but for the grace of love I will the meaning of heaven from above"), uno semplice basato sulla ripetizione ("if you have to go don't say goodbye"). Quando il pianoforte torna protagonista, dà vita ad un raffinato climax il cui apice è costituito da un bellissimo assolo di chitarra; a questo si sovrappone prime un'altra chitarra, poi la voce, e, nell'ultima strofa, il motivo discendente iniziale. La chiusa è ancora affidata al piano, che sembra guidarci dolcemente verso casa alla fine di un lungo viaggio. E' un delicato omaggio alla madre recentemente perduta, ma anche una riflessione esistenziale sul modo d'essere dell'uomo.


Infine, Blank page rappresenta l'epilogo. La fine dell'album coincide con la descrizione della fine di un amore. La desolazione è data dalle immagini squallide, eppure vere, della vita quotidiana: la tristezza che, come pioggia, passa attraverso il soffitto e sgocciola al telefono, la solitudine che, inspiegabilmente, ci prende quando ci chiamano gli amici, la difficoltà del riuscire a raccogliere i cocci della propria esistenza. E la stanca voce di Corgan accompagnata dal solo pianoforte fa anch'essa trasparire tutta l'amarezza della disillusione, anche se i brevi e quasi gioiosi accenni di 17 lasciano forse intravedere qualche speranza.
Ma il sipario cala senza che una certa inquietudine ci abbia abbandonato.

 

 

1) To Sheila
2) Ava Adore
3) Perfect
4) Daphne descends
5) Once upon a time
6) Tear
7) Crestfallen
8) Apples + Oranges
9) Pug
10) The tale of Dusty and Pistol Pete
11) Annie Dog
12) Shame
13) Behold! The night mare
14) For Martha
15) Blank page
16) 17
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