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colonne d'Ercole.jpg (32K) L'articolo che segue riporta 6 brani apparsi on line su Repubblica/Cultura nel corso del mese di aprile 2002

Nella memoria di tutti sono sempre state tra Mediterraneo e Atlantico, ma non era quella la loro collocazione originale.

Hanno spostato le Colonne d'Ercole?

Finora tutti credevano che fossero nello stretto di Gibilterra, invece si trovano tra Sicilia e Tunisia

(di SERGIO FRAU da Repubblica/Cultura)

 

Chi e quando ha messo le Colonne d'Ercole a Gibilterra? Davvero Ercole? E come mai laggiù? E perché ? tutti quei miti sono affogati là fuori, dove i Greci più antichi non arrivavano. Davvero l'Oceano Atlantico è il Far West dei primi navigatori? E quegli enigmi che affollano la prima storia mediterranea non sono forse soltanto dei malintesi?Cos'è stato? Un sogno? O era, piuttosto, un'allucinazione? Un miraggio no, perché poi ho controllato, controllato, controllato. E controllato di nuovo. E sto controllando ancora adesso. E ne ho già parlato, in segreto, con dei saggi davvero saggi, che mi dicono che sì, che è possibile, probabile, molto probabile... E che è già capitato per tanti altri luoghi, e che, quindi...
Comunque è successo tutto all'improvviso. Ecco, è stato un flash, un lampo: roba di un attimo, di quella che, però, ti buca gli occhi, ti mette gli spilli nella schiena, ti scioglie le ginocchia, ti cambia lo sguardo.
Come raccontarlo...Ho tolto le Colonne d'Ercole a Gibilterra. Le ho rimesse dove iniziavano le Terre di Eracle-Melqart, Dio di tutti i Fenici e dei loro mari. Le ho rimesse dove Sabatino Moscati diceva che iniziava la Cortina di Ferro dell'Antichità, dove Esiodo mette la sua Soglia di Bronzo che divide il Giorno dalla Notte. Le ho rimesse al Canale di Sicilia: la zona blindata, la Frontiera, il Confine.
Al di là di Malta c'era il Far West degli antichi Greci i fondali infidi controllati dai Cartaginesi e dalle loro navi, vietati a chiunque fenicio non fosse.Tolte le Colonne a Gibilterra, e... E' bastato un attimo: è stato lo spettacolo più maestoso e possente che si possa immaginare.
Come raccontarlo? Inimmaginabile se non lo si vede. Come dover raccontare le Cascate Vittoria, giù in Africa, quando d'improvviso lo Zambesi - che fin lì sembrava tutto tranquillo - si piega, invece, ad angolo retto per un fronte di un chilometro e corre a suicidarsi giù, in quel canyon stretto stretto, di basalto nero lucente. Pure qui allo Stretto di Gibilterra, tolti - anche solo per un attimo, anche solo con gli occhi - quell'Eracle "recente" e le sue minacciose Colonne, d'improvviso - con la corrente forte che rifluisce tra i due promontori che terminano l'Europa e l'Africa - rientra nel Mediterraneo tutta la possente sarabanda di miti sconfitti che il tempo ha esiliato fuori di lì, nell'Oceano Atlantico di oggi.E' un flusso impetuoso. Inarrestabile: la più fantastica processione sacra a cui uno possa mai assistere. Secoli e secoli di miti, di mostri ed eroi che rientrano tutt'insieme, a riprendere possesso dei luoghi un tempo soltanto loro.Un'alluvione di Sacro.
E, per antica magia, questo mare nostro d'Occidente senza più storia, disabitato come la Luna, è tornato a essere il mare terribile di Baal e di Kronos: così, ora, si vede che erano i due nomi dello stesso dio. E' il mare di Eracle-Melqart, che governava su tutto il Tramonto. Torna a far paura Poseidone. E Tifone. E i Titani imprigionati, proprio qui, ai confini del mondo degli antichi Greci.
E rientrano da Gibilterra, belle come sempre - abbandonando finalmente il loro confino marocchino, e correndo a posizionarsi di nuovo in Libia, proprio lì dove ce le aveva lasciate anche Tolomeo - le Figlie della Notte, le Esperidi.
E ci sono anche le Amazzoni libiche che rientrano da dietro, stanche di essere confuse - persino dalle Garzantine - con quelle del Caucaso. Tutt'altra roba...
E con loro c'è Atena che è davvero un po' nera e che torna al lago Tritonide: devastato dai cataclismi, invaso dall'acqua, ma pur sempre il suo lago, quello che l'ha vista nascere. Lì, dove Diodoro ci racconta che cominciava la costa più sacra della Lybia, quella che i terremoti hanno, poi, massacrato.
Ed eccole le Madri onnipotenti: tutte insieme grasse come dee le prime affilate come rasoi quelle di marmo bianco, che dominarono i cuori delle Cicladi, della Sardegna, della Provenza, della Catalogna.
Resuscita persino il mostro dal corpo diviso in tre, Gerione dai bei tori fulvi, e si riprende Erithia, ma quella vera: le sue Baleari con Ophiussa-Formentera senza i serpenti, e Majorca, e Minorca...
E ora - che non è più un incomprensibile "fuorirotta" nella saga di Eracle - finalmente Gerione si può sgranchire: ché quell'isoletta di Gades-Cadice dove l'avevano costretto finora, non era certo la sua, piccolina com'è, e ormai saldata alla terra andalusa, e troppo lontana da tutto, e senza altri re a dividere il potere con lui. Anche Ercole/Eracle, quello dei primi Greci e delle fatiche mediterranee, ora sì che ha motivo di ringraziare il Sole per la tazza che gli aveva prestato. Ché da Tartesso a Erithia, da solo, non ce l'avrebbe mai fatta: per superare il Mare Grosso tra la Sardegna e le Baleari, infatti, o il Sole ti aiuta, oppure...
E tutto l'Occidente Mediterraneo - quello a cavallo tra II e I millennio avanti Cristo, quando miti e paure si raccontavano nei porti - si anima di popoli e di commerci e di vita bella. Sorride Omero tirato, trascinato da tutti, dappertutto, fin su nel Baltico, come un elastico, a giustificare storie senza geografia. Sorride Apollo non più costretto a svernare nell'Iperborea-Inghilterra, quei tre mesi d'inverno che ogni anno lascia Delfi.
E sfilano, tra antichi dèi sconosciuti, anche i padri dei loro padri: le genti immortali dei graffiti sahariani i cacciatori di Altamira. Con gli archi - e i mantelli e i cavalli e le mani che pregano - tornano vivi i santini in bronzo dei Nuraghes rientrano i costruttori dei megaliti di Spagna, d'Africa, di Malta.Cadono i copyright della mitologia. Per tutto il tempo della Processione Sacra smettono di essere razze elette solo quelle all'asciutto. Stessa razza, stessa faccia... Basta guardare subito dopo: Iside l'adoravano a Verona, ad Aquileia, a Parigi. Mithra vola alto, ovunque, quanto il Sole. Come Sole. E' il Sole.
Cristo, ora, è più forte in Africa, in Brasile, in Perù.I miti, gli dèi, viaggiano con la disperazione. Ne sono antidoto: si fondono, si parlano, si combattono, si alleano, si accoppiano, figliano. Sangue misto mediterraneo... Sangue come le correnti del mare, che basta stare fermi in una barca buona e - a conoscerne i tempi come li conoscevano loro, gli Antichi - ti portano ovunque.E sì, si è riaperta Gibilterra! Lento, sopraffatto da quel peso che neppure ora può lasciare, si avvicina anche Atlante. Lui non rientra mica dallo Stretto: sembra slittare lungo la catena montuosa che traversa orizzontale l'Africa del Nord dividendola dal Sahel. A guardarlo bene - e, soprattutto, a seguirne la rotta sulle mappe di Tolomeo - sta facendo a ritroso proprio lo stesso percorso che l'hanno obbligato a fare i cartografi, chissà quando. Torna su per fermarsi, poi, dove la sua catena montuosa comincia in Tunisia, giusto dietro Kairouan. Ma, forse, però, salirà ancora, ancora un po'...Non più le Isole dei Beati alle Azzorre, né tutte quelle Atlantidi affogate finora sotto l'Oceano di Colombo e del Concorde, nel Mar dei Sargassi, alle Bahamas, a Cuba... L'Occidente dove San Brandano andò a cercare il suo Eden è un po' più in qua, dov'era per gli Antichi che per orientarsi invece delle mappe avevano solo i miti.Tutto qui vicino, tutto qui dentro: con le Colonne della Paura che ora sono lì, tra le secche delle Sirti che gli Arabi oggi chiamano Sahara per tutta la sabbia che c'è, acquattata sotto il pelo dell'acqua a inghiottire ancora oggi i poveracci che arrivano.

Giusto i Micenei ci sanno correre lì dentro, nel 1300 a.C., con navi veloci, ben fatte. Anzi ora, visti da vicino vicino, ti accorgi che aveva ragione Giovanni Garbini: sono i Popoli del Mare, quelli, altro che Micenei e basta. Sono i padroni di quell'Internazionale del Commercio antico che piazzava merci, droghe e bibelots lungo tutte le coste: Lebu-Libici, Shekelesh-Siciliani, Shardana-Sardi, Tursha-Tirreni che tirano su torri e che, poi, si chiameranno Etruschi. E Peleset-Filistei, e genti d'Anatolia, di Grecia, del Mar Nero... Ciurme, quelle, che la sanno lunga, brave a evitar le trappole dei fondali, a capire vento e legger stelle.
Bisognerà aspettare i Fenici, nell'800 avanti Cristo, per trovarne altri così bravi. Ma non saranno, poi, sempre loro? O figli dei loro figli?E' un'anamorfosi. Una strabiliante anamorfosi: con le Colonne al Canale di Sicilia - proprio lì, dove cominciavano le Terre di Eracle-Melqart - neppure Iperborea rimane su al Nord, in Scandinavia, in Inghilterra o in Siberia, a sforzarsi per mandar giù, ogni primavera, primizie di grano, e fichi, e alloro, e ulivo fino a Delo. Pure Ercole a Olimpia l'ulivo sacro lo può finalmente portare da qui, dal Mediterraneo, che più su, poi, mica ci cresce, né l'ha mai fatto.
Iperborea come le altre - per prodigio e perché gli dèi così hanno voluto - s'assottiglia per un attimo, si fa serpente di mare e, da Gibilterra, da dove l'avevano fatta uscire millenni fa, rientra al suo posto. Riprende la sua forma: roccia e terra buona sulla rotta del vento del Nord, certo, ma - per i marinai che vengono dalla Grecia - subito dopo il promontorio di Borea che negli scritti di Tolomeo è a Biserta, appena passata Cirene, dove la costa comincia ad aprirsi a far quelle due Sirti che inghiottono barche.Vale la pena di visitarle presto, Iperborea e le altre Isole dei Beati, ora che sono appena riapparse lì dov'erano per gli Antichi. Le ruspe, oggi, le stanno sbranando vive, pezzo a pezzo, giorno dopo giorno. Ne inghiottono la bellezza. Ne sputano via solo la Storia.Prima di fare la cronaca di questo viaggio-inchiesta tra parole e mappe e resoconti degli Antichi alla ricerca di riscontri, una confessione è d'obbligo: io però, ora, credo! E a un certo punto - con uno spettacolo del genere negli occhi - uno che fa? Si converte.Non è ancora l'inchiesta questa. Anzi chissà se lo sarà mai abbastanza: o se rimarrà solo un catalogo sudato delle cento, mille inchieste possibili che neanche dieci vite basterebbero a recuperare il tempo perduto. Ora, qui, però, questo è solo un atto di fede...A questo punto, però, io credo. Come non credere, del resto... Io credo! E credo a loro, agli Antichi e non ai Moderni che, per 2000 anni e passa, hanno dovuto ragionare con mappe sbagliate nelle mani. E ora credo che Zeus sia figlio di Kronos. E che Kronos sia stato davvero imprigionato in una torre, su un'isola, là dove tramonta il Sole. E che inghiottisse, uno via l'altro, i suoi figli. Credo, pure, che Delfi sia stato davvero l'Ombelico del Mondo piazzato lì, annidato sul suo picco d'aquila, a dominare destra e sinistra, l'Est e l'Ovest, sul 39° parallelo. E credo anche che, proprio lì, si siano incontrate quelle due aquile d'oro che Zeus aveva liberato dai confini del mondo conosciuto.Ormai, figurarsi, credo persino che quei confini siano segnati da due Giganti pietrificati, bloccati lì, sepolti vivi. E che questi due Giganti siano tra loro fratelli come ci dice oggi quel Dna che ancora gemella Sardi e Anatolici. E che uno sia davvero Prometeo, al Caucaso dell'Alba. E l'altro, sia Atlante, al mare del Tramonto. E che Tifeo, l'altro fratello di questa genia sepolta viva, sia rimasto imprigionato laggiù, sotto l'Etna, a scandire dal basso - sotto quella sua colossale montagna di lava e fuoco e paura - il percorso che il Sole faceva nel cielo con il suo cocchio.E ogni volta che il Sole sorge, ora so che sta nascendo dall'Oceano del Mar Nero, e che mi scomparirà nell'Oceano del Tramonto che terribile ci circonda, prima delle Baleari, ma dopo la Sardegna. E so che il mio mondo - quando devo ragionare con loro, per capirli - è solo questo. E che come poi finisca l'Europa non lo devo saper più neanche io, visto non lo sa neppure Erodoto... E so bene che dopo le Colonne, che Eracle-Melqart ha messo al Canale dei Mostri di Sicilia, è follia andare. Ché lì cominciano le sue di terre... E mare su mare. Ma che da lì - da quell'Aldilà vicino vicino - gli Antichi fanno arrivare mica solo Athena Tritonia con la pelle d'ambra e quei suoi occhi azzurri come li hanno le genti di Capo Bon e del Chott el-Cherid, ma anche cento altri figli dell'Occidente, di Oceano, della Notte, di Medusa, di Teti... E pure le paure, le angosce, i tormenti arrivano dal buio del Tramonto. Sono figlie della Notte le Arpie, le Erinni, le Furie, il Sonno così simile a Morte, al Sole che affoga e risorge... E' figlio di Oceano, Poseidone. E - e devo crederci, perché loro lo giuravano - è figlio di Poseidone e Libya, Baal, quello che i Greci chiamavano Belos-Kronos, ma che i suoi fedeli in Medioriente imparentavano con i principi della Mesopotamia, Nino, Semiramide: i Re dei Re. Ed è triste, terribile, ineluttabile ma è proprio in quest'Aldilà che, prima o poi, si finisce, lontano da tutto: nell'Isola dei Beati, tra gli asfodeli, se ci si è comportati bene. A soffrire come cani dell'Ade di fango e di buio, se c'è da espiare - com'è giusto - una colpa troppo grave. E' Radamante a decidere tutto, la mamma di Eracle è sua sposa.E credo a Esiodo quando mi straparla e dice che ci sono state tante generazioni sprofondate. Me lo raccontano anche le grotte di Lascaux, di Cosquer, e cento grotte affogate sott'acqua o sepolte vive con tutti quei loro colori e i disegni belli di 15 mila anni fa.
E sì, credo. E, dato che ormai credo, perché adesso - dopo la conversione - non credere anche alla banda di Platone, allora? A Solone, a Timeo, alle parole di Crizia, visto che finora li ho sempre snobbati come fabbricanti di favole per ufaroli persi?
Al di là delle vere Colonne d'Ercole - e ora, ad ascoltarli, si vede bene - c'è un'isola e da quest'isola si arriva alle altre isole e al continente che tutto circonda... Il suo re è figlio di Poseidone, il Mare. Il suo nome è Atlante. Ci arriveremo... Ci arriveremo se gli dèi lo vorranno. Se ci sarà una risposta certa al Grande Dubbio, inizio di tutto: "Chi - e quando - ha messo a Gibilterra le Colonne di Eracle?". Ci arriveremo se la Biblioteca degli Antichi - da leggere e rileggere con questa pazza anamorfosi negli occhi - ce ne darà conferma.Prima di mettersi a raccontare dell'Isola di Atlante, Platone non solo fa dire a Timeo queste parole: "...Se non possiamo offrirti ragionamenti in tutto e per tutto logicamente coerenti ed esatti, non ti meravigliare ma - purché i nostri discorsi non siano meno verosimili di quelli tenuti da altri - contentiamocene pure, ricordando che, io che parlo e voi che giudicate, abbiamo natura umana: cosicché a noi basta, intorno a queste cose, accettare un mito verosimile, e non dobbiamo cercare più lontano".
Poi fa anche rispondere Socrate, così: "Molto bene, Timeo. E la questione va certo impostata così come tu dici. Per ora abbiamo accolto il tuo preludio con grande ammirazione: seguita dunque...".

Chi ha spostato le Colonne d'Ercole? Abbiamo imputato alle fonti classiche errori inesistenti

Se Erodoto viene preso per un pazzo

L'Elenco della Vergogna fa impressione: i Migliori alla berlina! "Sbaglia Omero..." "Si annebbia Esiodo..." "Si confonde Erodoto..." "Si perde Timeo...". E Avieno, allora? Sbaglia addirittura mare, lui... Dice che descriverà il Mediterraneo e, invece, sta mettendo in bella copia antichi peripli sulla Costa atlantica e Mare del Nord... Smarrona di brutto persino Dicearco, uno dei Padri della Geografia... Figurarsi che lui sostiene che dal Peloponneso è più lontana la fine dell'Adriatico, che le Colonne d'Ercole... Dice che sono diecimila stadi da Capo Malea alle Colonne... Una follia! Errore blu! Già Polibio gli dava contro, correggendolo: "Ventiduemilacinquecento stadi!" ci vogliono, altro che diecimila!Ma Polibio, però, si sa, è già un moderno...
E Sileno che fa di Etna una figlia di Oceano? E i tre tragici, allora? Bravi in tutto, certo, ma zero in punti cardinali! È mai possibile? E poi: c'è qualcuno tra loro che ha davvero messo a Gibilterra quelle Colonne di Ercole? E c'è qualcuno che, invece, per caso non l'ha fatto?
Caccia grossa, anche stavolta. Il problema qui, ora, è l'ignoranza: è, davvero, quella loro? Degli Antichi? O piuttosto nostra che su certe cose, tipo le Colonne... abbiamo continuato a fraintendere gli Antichi più antichi?Il dubbio sull'esatta posizione delle prime Colonne d'Ercole non risulta essere venuto a nessuno, così tutti sentenziano: "Loro! Sono gli Antichi che sbagliano. Erodoto? Il padre dei Bugiardi!", sentenziano, spesso, senza appello, persino i migliori studiosi contemporanei. E ne portano le prove puntigliose.L'Erodoto che racconta di Tartesso? Lo sistema a dovere il professor F. Javier Gòmez Espelosìn dell'Università di Alcalà de Henares con Heròdoto, Coleo y la storia de la España antigua: "È certamente probabile che Erodoto a Samo abbia ascoltato notizie vaghe sulla prodezza del navigante (tal Coleo di Samo, per l'appunto, trascinato dai venti a Tartesso, ndr)...
Poco lo dovettero preoccupare le connotazioni precise che la notizia implicava, specialmente vista la sua profonda non conoscenza del Lontano Occidente e la sua dichiarata incapacità di poter offrire un'informazione attuabile e verace dello stesso". E anche qui non viene mai un dubbio che sia solo serietà la sua: che se prima Erodoto ti dice che l'Occidente estremo non lo conosce, ma invece di Tartesso parla, può esserci il caso che Tartesso non sia, poi, in un Occidente così estremo come si pensa... Vedremo...L'Erodoto che mette i Celti al di là delle Colonne d'Ercole? Lo bacchetta Alberto Grilli ne I Celti e l'Europa: "Il passo di Erodoto contiene poi notevoli trascuratezze, la più notevole quella di far nascere l'Istro (ovvero il Danubio, ndr) dalla città di Pirene, invece che dal monte Pirene, come molto più razionalmente farà Aristotele in Meteorologica...". Sbagliando anche lui, però...Ma sbaglia davvero, Erodoto, parlando di Pirene e non di Pirenei! come sorgente dell'Istro? Vedremo...Davvero loro, gli ignoranti? L'Elenco delle Vergogne degli Antichi porterebbe via pagine e pagine... Un dubbio, però: è mai possibile che, sulla conoscenza del Mediterraneo, fossero tutti quei grandi, grandissimi dell'antichità annebbiati, disorientati come ci dicono...Omero, Esiodo persino, più tardi, Erodoto sono, sì, le prime luci che rischiarano il mondo greco che, nell'VIII secolo, ha appena ricominciato a scrivere, ma tutt'intorno a loro nel Caucaso, in Mesopotamia, in Egitto, tutti però hanno continuato stiletto in mano a graffiar appunti di merci, commerci, viaggi, popoli... Loro stessi viaggiatori, spesso in tournée, erano questi che oggi leggiamo anche persone che tutte queste cose che andavano scrivendo, poi le rendevano pubbliche, le recitavano, le donavano ai principi, ne facevano letture alle feste comandate: le notizie dovevano essere stracontrollate...Potevano rischiare di sputtanarsi così, con indirizzi imprecisi e rotte sbagliate, come sosteniamo noi, oggi, a cuor leggero? Avrebbe potuto pur esserci qualcuno, nel pubblico, che poi alzava la mano a protestare: "Omero, ma che cosa stai raccontando!? Come fai a dire che Corfù/Scherìa è lontana da tutti? Che è circondata da flutti infiniti, visto che è lì, a qualche bracciata dalla costa?".
Rispetto, dunque...Leggiamo qui, un libro per altri versi fantastico per tutte le informazioni che riesce a stipare in 722 pagine. Manuale di geografia antica si chiama, e nuovo non è: l'ha scritto, a metà Ottocento, Guglielmo Smith, un geniaccio dell'erudizione (e della divulgazione) storico-geografica di scuola inglese. Barbera editore in Firenze glielo stampò. Scrive Smith: "Timeo (280 a.C.), che suppongono aver superato i suoi contemporanei nella conoscenza dell'Occidente, mette la Sardegna prossima all'Oceano, e fa sboccare il Rodano nell'Atlantico...".
E un po' più giù, parlando di Erodoto, dell'ambra e delle sue vie commerciali: "Si faceva proveniente dall'Eridano che, secondo le notizie che si avevano, si gettava nell'Oceano del Nord". Altro errore, dunque! Visto che per Eridano oggi s'intende il Po (anche se poi, di tanto in tanto, sopravvivono, riaffiorano schegge di antichi dubbi tra Eridano e Rodano), e che l'Oceano ha da essere l'Oceano di oggi... Così, certo, messa così solo un errore può essere...
Alcuni di quegli "errori" che fecero rabbrividire il professor Smith, in questo secolo e mezzo trascorso, son pian piano, però, diventati verità, grazie all'archeologia. Smith, comunque, parlando dell'Atlantico scrive: "Quest'oceano era cognito soltanto per vaghe notizie. Platone reputò che fosse così melmoso a cagione di un'isola sprofondata che si chiama Atlantide, che nessuna nave potesse navigarlo. Aristotele credé che fosse tanto poco fondo quanto lo era molto il Mediterraneo, e così esposto a una morte calma che il navigarlo era impossibile". E spiega sicuro: "In tutte queste relazioni e nella ignoranza che mostrarono i Greci, possiamo riconoscere l'influenza de' Fenici, che furono intenti a preservare per sé medesimi il monopolio del traffico nell'Oceano, e a tale scopo sparsero le più esagerate notizie. Parecchie delle voci che essi sparsero pare abbiano lo stesso fondamento: la verità fu falsata e i pericoli ingigantiti. Così le opinioni di Platone e di Aristotele probabilmente alludevano al mar Sargasso nelle vicinanze delle Azòre".Ignoranti anche Platone e Aristotele? O, piuttosto, satellitari (visto che, stando almeno a questa interpretazione di Smith che è ancora quella attuale, i due sarebbero addirittura a conoscenza del Mar Sargasso)? O invece, malintesi, con un Mar Atlantico per loro tutto diverso da quello che è per noi oggi? Un Mar Atlantico come quello che racconta Crizia, il Mar di Atlante al di là di quella bocca che i Greci chiamavano Colonne d'Ercole, dove c'era un'isola, e da quest'isola se ne raggiungevano altre, e da quelle la terra che tutto circonda, vero continente...Ignoranti gli Antichi?
C'è una parabola che oggi viene raccontata, però, come fosse una barzelletta. O almeno come caricatura di una verifica scientifica. È quella del pazzo in autostrada, contromano. Ha la radio accesa, il pazzo. E si sente dire: "Attenzione! Attenzione! Annuncio speciale! C'è un pazzo contromano in autostrada sul tratto...". E lui, il pazzo: "Come uno? Sono dieci! Sono cento, i pazzi contromano!...". All'inizio inizio pilotando questa ricerca contro ogni rotta solita e ogni ragionevole ipotesi pensavo di tenerla da conto ché si sarebbe prestata bene a un autoritratto, appena fosse finito tutto, dentro una bolla di sapone. Poi, però... Man mano, invece saltando corsia e percorrendo quella degli Antichi e leggendo di più, e di meglio, e con fiducia, e rispetto gli Antichi più antichi il sospetto è venuto sugli altri, sui Moderni.
E se fossero loro, invece, contromano?E se fossero loro a uscire, davvero, da Colonne sbagliate? E trovarsi in fila, allineati, solo rispetto alle fonti antiche più recenti? E trovarsi, invece, contromano rispetto agli Antichi più antichi? In molti non devono conoscerla... Qualche dubbio, sennò, uscendo controvento da quelle Colonne di Ercole a Gibilterra, e approdando via via a cento città o isole fantastiche senza mai un riscontro archeologico qualche dubbio, almeno, anche a loro sarebbe pur venuto.

Nel Far West di Erodoto

Dov'erano nel V secolo a.C.? Lo storico non lo dice mai. Anzi...

 

Può la Geografia nascondere la Storia? Può una mappa sbagliata affogare i Miti più antichi - Atlantide compresa - in un mare di oblio? O nell'Atlantico? Erano davvero a Gibilterra le primissime Colonne d'Ercole? O piuttosto al Canale di Sicilia, dove mostri e fondali spaventavano i marinai più antichi? Insomma: chi e quando ha messo quelle Colonne laggiù? Davvero Ercole? E Tartesso, l'Eldorado dell'Argento che Erodoto mette "al di là delle Colonne", era veramente Spagna? E perché mai il grande Reporter dell'Antichità ne parla insieme alla Corsica?Il libro di Sergio Frau (Le Colonne d'Ercole, un'inchiesta, in libreria dalla fine di aprile 2002) dopo una lunga sosta lì, a Tartesso, per capirlo davvero quel paradiso dei metalli che gli archeologhi spagnoli cercano da secoli senza trovarlo (e che biblisti famosi come Ravasi ipotizzano in Sardegna), e dopo aver constatato che nessuna vera prova lega la Tartesso di Erodoto alla costa iberica sull'Atlantico di oggi, parte per un censimento delle altre Colonne di Ercole & Erodoto trovandone alcune assai sospette. L'Atena Nera dei Tunisini la Tartesso dei vecchi vecchissimi e dell'argento i Celti, ma di Spagna il favoloso popolo degli Atlanti che non ha mai nomi propri e che non sogna mai... Sembra Macondo. E' Erodoto.

Tre volte Erodoto parla di Tartesso. Una sola volta, però, ne racconta la posizione "al di là delle Colonne di Ercole" che, per lui, sono sì a Occidente, ma in un Occidente Rompicapo, scombussolato, sconfinato, senza segnaletica, né indirizzi precisi. Quindi, questa nuova tappa è tutta dedicata a verificare Erodoto e le sue Colonne: quando ne parla, dove le mette di preciso?Dieci volte Erodoto le nomina. Una doppia coppia le abbiamo già viste (piazzate prima di quel Capo Solòeis, che lui giura "sulla costa settentrionale di Lybia", le prime due dopo Cirene ma prima di arrivare a Tartesso, le altre due). Ora siamo a caccia di tutte quelle che mancano. Erodoto ne accenna sempre di striscio, le dà per scontate. Quasi a dire: "chi non le conosce?". Un po' come facevamo noi con la Cortina di Ferro o il Pericolo Giallo... Vallo a trovare, poi, il ferro della Cortina... O il giallo della Paura... Per quest'inchiesta, le Colonne di Erodoto, a trovarle davvero, sono importanti quanto quelle d'Ercole, forse di più: fondamentali per stabilire, perlomeno, la sua visione del mondo, per segnare dove iniziava - secondo lui che la sapeva più lunga di tutti - il Far West dei Greci antichi più antichi.Erodoto scrive nel V secolo prima di Cristo. E' vissuto, all'incirca, tra il 485 e il 425. Ha viaggiato molto. Capiva la gente che incontrava. L'ascoltava. E la rispettava. Si serve, quasi sempre, di fonti buone... E, così, succhia da Delfi quanto e quando può, facendosi sempre dettagliatissimo, minuzioso, ogni volta che le sue Storie intersecano storie che riguardano e coinvolgono la città della Pizia, sacra ad Apollo. Per un autore, sciacquare le proprie informazioni lì, a Delfi, era sempre una garanzia. Erodoto deve averlo fatto. Anche per questo è così importante, ora, qui, la sua testimonianza.Il suo Mar di Atlante. Altro giro, dunque, altre Colonne, da rintracciare in giro, zigzagando con Erodoto, in Erodoto. Eccolo, nel suo primo libro, che sta giusto finendo di separare i mari di allora. Dà per sottinteso che le Colonne di cui sta parlando siano quelle d'Eracle: "Il Mar Caspio sta a sé, senza mescolarsi con l'altro mare. Tutto il mare che i Greci navigano, infatti, e quello fuori dalle Colonne (exo steleon), chiamato Atlantis (ovvero "di Atlante", o "Atlantico", ndr), e il Mare Eritreo (ovvero: bruciato, Rosso, ndr) sono un mare solo".Leggi e che fai? Corri di corsa alle note. Ma ci trovi solo: "L'idea è che Oceano circonda tutte le terre emerse, dal che si deduce che l'Atlantico e l'Oceano Indiano dovrebbero comunicare circondando l'Africa". Ma non è così! Quello è Omero che fa circondare tutto da Oceano... Di Oceano, sì, che Erodoto ne parla, ma in tutt'altri termini (II. 23) come a distinguerlo da quell'Atlantico che lui piazza, sicuro, al di là delle Colonne e su cui si sente di poter testimoniare senza dubbi. Mentre invece: "Chi poi, parlando dell'Oceano, ha portato il racconto su cose sconosciute, non può neppure essere confutato da parte mia non conosco l'esistenza di un fiume Oceano credo, invece, che Omero o uno dei poeti vissuti prima, abbia inventato il nome e lo abbia introdotto nella poesia"."Atlantis", dunque... Mar Rosso dunque... Ma un "Atlantis" come isolato e, comunque, ben distinto da Okeanòs, pare. E un Mar Rosso strano che non sai ancora bene qual è, dov'è, quant'è. Va be', vedremo...
I Liguri ma di Spagna. Secondo libro (par. 33), seconde Colonne. Sempre Colonne di Eracle & Erodoto insieme: "Il fiume Istro (il Danubio, ndr), infatti, che nasce dal territorio dei Celti e dalla città di Pirene, scorrendo divide a metà l'Europa. I Celti stanno oltre le Colonne di Eracle e confinano con i Cinesii, che sono gli ultimi verso Occidente degli abitanti dell'Europa. Scorrendo per tutta Europa, l'Istro finisce in mare, nel Ponto Eusino (il Mar Nero, ndr), là dove i coloni di Mileto abitano l'Istria". L'affollamento al di là di Gibilterra di queste genti celtiche che - si sa - hanno fatto da cuore all'Europa appare assai bizzarro, sospetto. Avendo già in testa dei dubbi, poi... Lo diventa ancor più quando uno cerca d'informarsi su chi fossero mai, di preciso, questi Cinesii, loro confinanti. Nelle enciclopedie e nei dizionari di Antichità classiche i Cinesii sono ormai in via di estinzione. Anzi, di fatto, sono estinti. Spariti dalla Utet, dalla Garzantina, dalla vecchia Pomba, dallo Zingarelli... Nel dizionario di greco Schenkl-Brunetti giusto un cenno: "Popolo iberico. Erod.". Nel Gemoll: lo stesso...La Treccani?
Dio la strabenedica la Treccani!Cinèsii? "Antica popolazione di origine ligure (!!!), della parte sud occidentale della penisola iberica nella regione odierna dell'Algarve. Per Erodoto i C. al di là delle Colonne d'Ercole erano l'ultimo popolo d'Europa a Occidente. Dopo l'espansione iberica (III sec. a.C.) scomparvero". Sopravvivono, i Cinesii, anche in cinque righe del Devoto-Oli che ne parla, con la loro "s" diventata "t": "Cinèti: s. etnico. Antica popolazione di origine ligure (!), costituente secondo Erodoto l'ultimo popolo di Europa ad Occidente, scomparsa dopo l'espansione iberica". Devoto era uno che sui popoli antichi d'Italia la sapeva lunga... Dev'essere merito suo, se anche qui i Cinesii-Cineti ci sono ancora. Senza questa testimonianza di Erodoto a spingerli ai confini del mondo, al di là delle Colonne d'Ercole, questi Cinesii tenderebbero quindi a starsene, più o meno tranquillamente in Liguria.
I Celti di Spagna? Proprio così. Proprio come i loro vicini, quell'Internazionale dei Celti che - di suo - starebbe bene lì, dove davvero nasce il Danubio, e dove ce li siamo sempre immaginati finora: a far da cuore al Vecchio Continente visto che lì anche l'archeologia ce ne dà testimonianza... Tanto è vero che poi, invece, piazzati laggiù, al di là delle Colonne di Gibilterra, in Spagna, stupiscono un po' tutti. Persino José Luis Maya González, titolare della Cattedra di Preistoria a Barcellona, strabilia... Maya González ha scavato e frugato un po' ovunque in Spagna. Ne ha bucato i millenni: Neolitico, Età del Bronzo, del Ferro... E scrive: "Nonostante il termine Celti venga associato di solito all'Europa a Nord delle Alpi e alle fonti del Danubio, paradossalmente alcuni dei più antichi riferimenti a queste popolazioni segnalano la loro presenza nella penisola iberica. E' questo il caso di Erodoto, al quale abbiamo già accennato parlando della presenza celtica oltre le Colonne d'Ercole o Stretto di Gibilterra e, pertanto, vicino alle coste atlantiche e in prossimità della popolazione più occidentale". Quindi: i Celti sono paradossalmente finiti lì, solo in quanto Erodoto li mette al di là delle Colonne d'Ercole che - normalmente, abitualmente - indicano Gibilterra, pertanto...Cerchi i Celti anche nel Superdizionario di Venceslas Kruta (Les Celtes, Bouquins Laffont) e prima ti ritrovi, sì, catapultato tra tanti Spagnoli celteggianti alla lontana, ma poi frughi meglio e vedi che anche a lui - che, poi, è il Gran Sacerdote del Mondo Celtico - questi altri Celti finiti laggiù, da un punto di vista reperti archeologici datati al V secolo (che sarebbe quello giusto), mica lo convincono poi così tanto... Kruta, dunque, pagina 123: "Le migrazioni storiche dei Celti in Italia e nelle regioni danubiane avevano fornito agli specialisti i fondamenti di un modello di popolamento celtico dell'Europa che si sarebbe effettuato attraverso l'espansione progressiva a partire da un nucleo centrale, identificato nell'area hallstattiana centro-occidentale che copre il Nord-est e l'Est della Francia attuale, il Sud del Belgio, la Germania meridionale, la Svizzera, la parte occidentale dell'Austria e la Boemia".E la Spagna, no?Prosegue così Kruta: "E' a partire da questo nucleo iniziale che i Celti avrebbero proceduto a partire dal VI secolo a. C., non solamente verso sud e il sud-est ma ugualmente verso ovest e il sud-ovest".Sì, ma la Spagna? Continua Kruta: "Gli indizi delle tappe di questa espansione, che non erano attestati nelle fonti, dovevano dunque essere cercati nella diffusione di materiali hallstattiani propri di quest'area culturale o in quella di materiali del tipo La Tène più recenti. Si è potuto stabilire il modello radiale, a prima vista molto soddisfacente, che figura nella maggior parte delle sintesi consacrate ai Celti, anche di data molto recente". Un irradiamento dal cuore dell'Europa, dunque. Ora, però, ci sarà la Spagna... Eccola, infatti: "E' vero che il caso dei Celti della penisola Iberica si integra abbastanza male in questo schema, ma ci si accanisce a segnalare elementi hallstattiani o di La Tène adatti a perorare l'esistenza di legami diretti che li avrebbero uniti ai Celti storici o ai loro antenati hallstattiani... Il risultato non fu mai molto convincente...". Insomma: neanche Kruta riesce a vederli laggiù, questi Celti di Spagna. Niente di definitivo, certo... Soprattutto, poi, dovendo capire se è corretto usarli come leve per spostar Colonne. Resta comunque agli Atti: 1) il fatto che i reperti archeologici danno, per lo più, i Celti nel cuore dell'Europa 2) che uno spagnolo che la sa davvero lunga dice che è "paradossale" che Erodoto glieli piazzi lì, da lui, quei Celti e che lì ci azzeccano pochissimo 3) che - fatto questo, però, ancora più paradossale - li piazzi soltanto lì, "al di là delle colonne d'Ercole" proprio dove nasce anche quel "suo" Danubio dei Pirenei. Chiaro no? No. Ma è, pur sempre, Erodoto... Ed Erodoto, ovviamente, è Erodoto... Come non credergli? Si può ammettere, magari, che sbagli sulle sorgenti dell'Istro-Danubio. Che non sappia nulla di quelle sorgenti nella Selva Nera... Ma con condiscendenza come si fa sempre con i geni che, si sa, poi, con le cose pratiche... Ma, certo, non sui popoli che sono il suo forte... Quindi - dovendo proprio scegliere, e sacrificare una parte della sua testimonianza - si preferisce farlo sbagliare su quella città di Pirene (a far da sorgente all'Istro), piuttosto che sui Celti e i Cinesii-Liguri talmente spaesati lassù, in Algarve, che neppure chi li studia, poi, riesce a immaginarseli lì, davvero... Così i Celti, però - pur di dar ragione al grande storico, pur senza riscontri archeologici sostanziali - vengono trascinati in Spagna a far la parte - impapocchiati un po' - di "Celtiberi" termine questo che, però - secondo Maya González - compare soltanto a partire dall'invasione romana della Spagna... E quei Liguri d'esportazione, allora? Anche quei Liguri-Cinesii sono finiti laggiù - ma solo per sparire subito - al di là di Gibilterra, dove nessuno, però, ne ha mai trovato traccia. Pausa di riflessione! E' mai possibile, però, che appena Erodoto mette qualcosa (come Tartesso) o qualcuno (come questi Cinesii) al di là delle Colonne di Ercole, questi finiscano sempre per sparire? E, per di più, senza mai lasciare nessuna traccia? Chiaro che, poi, le Colonne facessero tanta paura... Che nessuno s'azzardasse mai al di là... Appena le superi scompari! Ma, davvero, Erodoto metteva "là" le sue Colonne? A Gibilterra? E chi lo dice? Finora lui no! Se c'è una cosa chiara a noi moderni è che le Colonne d'Ercole sono i Confini del Mondo degli Antichi, il Finis Terrae, il Limite Estremo, il Non Plus Ultra... Erodoto, ora, invece - almeno a leggerlo con quel dubbio degli inizi in testa - ce ne sta affollando il suo Aldilà con popoli, e genti, e ciglioni abitati che punterebbero dritti dritti verso le Americhe... Strano. Strano ma vero!

I luoghi degli antichi - Alla ricerca dei mitici limiti di quel mondo

La "Cortina" mediterranea che "spaccava" greci e fenici

Forse le vere Colonne d'Ercole erano là, all'altezza di Malta nella morsa invalicabile tra Capo Bon e il Lilibeo

Chi e quando ha messo le Colonne d'Ercole a Gibilterra? Davvero già nel V e IV secolo a. C. erano laggiù? Iniziava lì il Far West dei primi Greci? E quelle loro Isole Incantate? I testimoni di epoca alta, a spingerli nell'Atlantico di oggi, suonano strani, falsi, spaesati. Talvolta assurdi... Tutti gli indizi, invece, conducono qui: al Canale di Sicilia! Dopo aver rischiato con gli Argonauti il naufragio nelle Sirti, l'enorme pozzanghera tra Libia e Tunisia... Dopo essersi imbattuti nei primi Giardini delle Esperidi (sempre lì in zona, prima che, con Roma, finissero sulla costa oceanica del Marocco)... Dopo aver constatato che - in quel mare subdolo tra Sicilia e Africa - si affollano disastri e paure dei naviganti di 2500 anni fa... Dopo aver verbalizzato anche che sia l'Aristotele più certificato, come il Platone di Atlantide parlano di basse profondità "al di là delle Colonne d'Ercole"... Dopo aver misurato lo Stretto di Gibilterra che nel punto meno fondo ha pur sempre 300 metri d'acqua... Dopo tutto ciò, il libro trova quella che tutti considerano la Cortina di Ferro che spartiva il mondo tra Greci e Fenici: erano lì le Colonne?

(Dal libro di Sergio Frau "Le Colonne d'Ercole. Un'inchiesta" - edito da NurNeon, pagg. 672, euro 30, in uscita a fine aprile 2002 - anticipiamo oggi, parte del capitolo "La Frontiera".)

Fernand Braudel: "Grandi contrasti spezzano l'immagine una del mare: il Nord non è, non può essere il Sud e ancor più, l'Ovest non è l'Est. Il Mediterraneo è troppo allungato secondo i paralleli e la soglia di Sicilia lo spacca in due, più ancora che riunirne i frammenti". E Sabatino Moscati: "Cartagine, sembra evidente, volle calare come una Cortina di Ferro a metà del Mediterraneo, per sbarrare ai Greci la via dell'Occidente: di tale Cortina di Ferro possiamo ormai seguire la dislocazione dal Capo Bon, su per Pantelleria e Malta fino alla Sicilia occidentale e al territorio sardo: queste sono le premesse dello scontro con Roma". E Moscati, sempre nello stesso Quaderno N. 238 dell'Accademia Nazionale dei Lincei (del 1978), ma solo un po' più giù: "Forte di quei punti di appoggio, Cartagine esercitò un controllo finora insospettato nella zona centrale del Mediterraneo, fortificando il Capo Bon, insediandosi a Pantelleria e a Malta, dominando il triangolo occidentale della Sicilia e, sostanzialmente, tutta la Sardegna. Al di là di questa zona, la sovranità politica di Cartagine sulle coste mediterranee fu piena fino allo scontro con Roma". Moscati allo studio e allo scavo del mondo fenicio-punico ha dedicato la vita. Se lo dice c'è da credergli. Mica è un sogno, questo. E neppure un abbaglio. Non è neanche un flash: è solo geopolitica. Archeo-geo-politica... Ed è proprio una Frontiera, quella di cui parla Moscati! E per di più fortificata! Limite per i Greci! Controllo assoluto del resto del Mar d'Occidente! Che senso hanno, allora, a quel punto, proprio in quegli anni delle altre Colonne/Frontiera a sorvegliare Gibilterra?
mappa1.jpg (27K) Che senso può avere cominciare a provar paura a Gibilterra, se poi, invece, era, da qualche parte qui, al Canale, in mezzo a tutti gli antichi mostri, la Cortina di Ferro più rischiosa dell'Antichità? Greci, Fenici... Stessa razza, stessa faccia? Tutti parenti di Cadmo, quindi tutti fratelli? Neanche per idea! Non se ne parla proprio. Soprattutto quando si tratta di fare affari d'oro o traffico d'argento! Le fonti - basta cercarle, le hanno indagate studiosi attenti - raccontano di guerre, tensioni, distruzioni, scaramucce, prepotenze, e sempre lì. Due, tre secoli di guerra a "bassa intensità", ma con fiammate improvvise e terrori costanti. E', ancor oggi, una Fortezza, Malta. Ha le mura più belle, più possenti, più dorate del mondo. Di un tufo che, se il Sole vuole, e ci si mette d'impegno a colpirle, e tramonta bene, e le carezza nella maniera giusta, s'accendono tutte di uno strampalato color arancio, che ci sembra passato Andy Warhol a dipingerle. Anche il Numero Uno dell'Archeologia tunisina M'hamed Hassine Fantar, subito di là dal Canale, scrive a pagina 99 de Les Phéniciens en Méditerranée: "Conficcata nel cuore del Mediterraneo, Malta, agli occhi dei Fenici, rivestiva un altissimo valore strategico. Essa era fondamentale, indispensabile alla protezione delle loro zone d'influenza". E Michel Gras, nel suo splendido Il Mediterraneo nell'età arcaica, edito dalla Fondazione Paestum: "Cartagine, al fondo del grande golfo sorvegliato da Capo Bon, ad est, e dal Capo Farina, ad ovest, si trova in una posizione nello stesso tempo centrale e marginale. Centrale, perché è situata nel punto di massimo restringimento del Mediterraneo ciò nonostante è marginale, dal momento che non fa pienamente parte né del bacino orientale né di quello occidentale...". E, comunque, da lì sorvegliava tutto. Riusciva persino a vedere le navi che mettevano in mare quelli di Sicilia, dicono tutti...

Insomma: potrebbe anche essere successo che la Frontiera fosse qui, e che invece le Colonne d'Ercole fossero laggiù, a Gibilterra...Ma allora perché non ce ne è uno - dei Sapienti perquisiti finora - che ce lo dica! Che lo giuri. Che - almeno a parole - te la blindi Gibilterra, quant'era blindato il Canale! Ma allora, se davvero così è stato - se, davvero, le prime Colonne fossero state laggiù - be', allora si sarebbe trattato davvero di una trappola, un altro dei famosi sotterfugi di quei subdoli Fenici: un Mediterraneo d'Occidente dove si entra tranquilli tranquilli e...Poi, a sorpresa - zac! - la tagliola fenicia! E sei ingabbiato lì, nel territorio nemico...L'hanno fatto, davvero? Le fonti più antiche - quelle fino a metà del III secolo a.C., almeno - non lo dicono. Anzi...Nessuno degli autori più importanti di epoca alta - li abbiamo perquisiti insieme - piazza con certezza le Colonne più famose della Storia e della Geografia - a Gibilterra. Anzi... Più ci si informa, più le Colonne si avvicinano. Del resto la linea di guerra era proprio qui, al Canale. Mario Attilio Levi: "...Nella parte occidentale dell'isola (della Sicilia, Ndr), e soprattutto a Lilibeo e sul monte Erice, vi erano posizioni imprendibili, contro le quali i Greci non riuscirono mai a compiere azioni che potessero mettere in pericolo il dominio cartaginese. cartina2.jpg (30K) Le posizioni insulari cartaginesi di Malta, Gozo e Lampedusa rafforzavano il predominio del Mediterraneo centrale e il controllo sul Canale di Sicilia".Un po' più su... Un po' più giù... Ma dov'erano, le Colonne, di preciso? L'importante per Cartagine è sempre stato di non lasciare mai, in mani altrui, quella tenaglia formata dal Lilibeo e Capo Bon. E, a Ovest di quella soglia, il Far West degli Antichi. Oggi ci vai a Capo Bon e sul telefonino ti si scrive: "Trapani". E' il Paradiso, per loro, Trapani.

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Nel Far West di Erodoto
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