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"Le dieci parole dell'amore" |
11 ottobre 2014 | Incontro introduttivo |
8 novembre 2014 | Onora il padre e la madre - La sfida educativa. I figli: dono e prospettiva. |
13 dicembre 2014 | Onora il padre e la madre - La sfida educativa. I figli: dono e prospettiva. |
10 gennaio 2015 | Non uccidere - La scelta della non violenza. |
24 gennaio 2015 | FILMINSIEME: Genitori e figli. Agitare bene prima dell'uso |
14 febbaio 2015 | Non uccidere - La scelta della non violenza. |
Indice anno | ||
Onora il padre e la madre La sfida educativa. I figli: dono e prospettiva |
8 novembre 2014 |
d.F.o |
Sono emozionato e onorato a
"sostituire" don Giovanni in questo ruolo di guida di quest'incontro.
Cercherò di presentare al meglio lo spirito di questo incontro. Il quarto
comandamento che esaminiamo stasera è ancora rivolto al positivo. Esodo
e Deuteronomio lo pongono entrambi come una promessa (Es 20,12 - Dt
5,16) . Onorare in ebraico vuol dire "dare peso". Qual è allora il
giusto peso per questo comandamento? Ognuno di noi ricorda le parole, i
consigli, i desideri dei nostri genitori: quale peso deve avere questo
per la nostra vita? Quello che ci hanno dato i genitori non dobbiamo
dimenticarlo. Nella loro vecchiaia dobbiamo permettergli di vivere una
vita serena e dignitosa. |
C.o |
L'aspetto che
vorrei mettere in evidenza è la differenza tra la famiglia che si
costituisce e la famiglia di origine. Per me questa relazione ha un
valore particolare perché ho perso papà a 12 anni e mamma a 18. Quando
ho conosciuto mia moglie, mi sono legato a questa nuova famiglia, ho
scoperto anche che voler bene e amare delle persone non è sempre
semplice. Quando ci si sposa, i suoceri assumono, di fatto, un altro
figlio o un'altra figlia. Anch'io mio sono legato a mio genero quando mi
figlia si è sposata e sono rimasto legato a lui dall'affetto anche dopo
che il loro matrimonio è finito. I genitori di mia moglie sono stati
quindi anche i miei genitori. Per mia suocera ero come un figlio ma
forse non mi sono accorto che questo non era accettato dagli altri
componenti della famiglia. Forse sono stato visto da chi ha usurpato un
posto all'interno della famiglia. Qualcuno era addolorato ed io non me
ne sono accorto. Quando mio suocero è rimasto solo, mi sono ritrovato
davanti un uomo ostile nei miei riguardi a farmi carico di tutte le
scelte sbagliate che erano state fatte anche e non ero il figlio. Ho
dovuto allontanarmi per non fargli più del male; ora le cose stanno
cambiando in positivo perché tutti stiamo comprendendo qualcosa. Sul
rispetto di "onora il padre e la madre" la posizione più difficile
è
stata quella di mia moglie che ha dovuto conciliare le scelte tra il
padre ed il marito. Quando i genitori diventano anziani è difficile
scegliere cosa fare. Il cordone ombelicale va staccato. Ho una figlia,
come detto, il cui matrimonio non è andato bene; lei ha sempre cercato
la figura di un uomo che le stesse accanto che fosse come suo padre.
Spero che non sia questa la causa del disaccordo, ma credo che la
maggioranza delle figlie femmine vogliano e cercano un compagno che sia
come il padre.
|
A.a |
Ho avuto
grosse difficoltà con mio padre perché mio marito ha subito torti per me
non giustificati; io mi sono trovata al centro. Però ho cercato di
ricordare "onora il padre e la madre" e spero di esserci riuscita. |
D.a |
Papa
Francesco ha detto: "un buon cristiano non può essere mai un infelice".
Se non stiamo bene con noi stessi stiamo male anche con gli altri.
Dobbiamo stare molto attenti perché non possiamo regalare la nostra
infelicità agli altri. Dobbiamo imparare quindi a non essere infelici.
Nel rapporto con i genitori i fratelli entrano spesso in conflitto
perché vogliono avere il primo posto. Ognuno h le sue capacità. Quando
vogliamo fare una cosa, dobbiamo sentire che questa ci fa stare bene.
Non tutti hanno la forza di dare perché nella loro vita hanno
difficoltà. Per cui l'altro che fa, agisce, è come uno specchio che ci
fa vedere cosa manca. Quello che critichiamo negli altri è quello che
non ci perdoniamo a noi. Io sono stata educata come una figlia modello
ed ho fatto le scelte che volevano i miei genitori. Poi ho scoperto che
dovevo cercare altro e l'ho scoperto nei libri. Ho cominciato a dare la
colpa a mia mamma dei miei fallimenti. Ci ho messo del tempo a capire
che mamma ha fatto quello che per lei era il meglio per me. Se ha fatto
qualche danno è perché non sapeva fare meglio. Io ho educato le mie
figlie dicendole che hanno un cervello ed hanno le capacità di ricevere
e di decidere per conto loro. I figli, come si dice, hanno bisogno di
radici e di ali. Il bello ed il brutto della vita ci servono per capire
il mondo. Se un bambino vive in una famiglia violenta è difficile
applicare questo concetto. Noi possiamo avere un sentimento di
compassione per chi non può vivere bene. Questa società ci sta portando
ed essere sempre più individualisti e sempre più condizionati. Non si
può vivere bene senza sentimenti buoni e i sentimenti buoni dipendono
dai nostri sentimenti. La felicità è uno stato gioioso da vivere tutti i
giorni. E un vivere in maniera gioiosa nonostante il bello ed il brutto
della vita. Se regalo ad un bambino un gioco, gli regalo solo un attimo
di felicità. |
C.a |
Rispetto per
i genitori: io da figlia o sempre pensato che noi figli facciamo quello
che ci insegnano. Rispettare i genitori perché i genitori rispettano o
hanno rispettato i nostri spazi. Io sento che i miei mi hanno trasmesso
questo senso del rispetto ed io cerco di applicarlo ora che sono madre. |
S.a |
Si può
rispettare questo comandamento nel modo in cui diamo questa immagine ai
nostri figli. Quando i ragazzi erano più piccoli portavo sempre i miei
figli dalla famiglia di mio marito che intanto mi aveva lasciato. Mio
figlio rispetta il padre anche nella disaffezione di una lontananza e di
una mancata presenza nella sua vita. Spero e prego che quel rispetto
possa diventare il vedere nel padre e nella madre il nostro Padre
celeste che è Dio. Da bambini possiamo non amare il padre violento ma se
si cresce in comunione con Dio, si riesce poi da grandi ad amare i
genitori anche se loro non ci hanno amato come dovevano. |
R.a |
Onora il
padre e la madre è stato un percorso molto difficile da raggiungere
perché mio padre ha avuto me che aveva 19 anni quando forse non era
preparato a questo compito. Ho vissuto quindi male nella mia vita il
rapporto con mio padre e mi sono sempre chiesta come conciliarlo con la
mia scelta cristiana. Dopo tanti anni mi sono ritrovata a vivere una
situazione ch non avevo mai pensato di dover vivere. Quando mio padre si
è ammalato, anche se aveva una nuova compagna si è rivolto a me. Ed io
ho dovuto nascondergli la realtà della morte che si avvicinava; in quel
momento ho ricostruito un rapporto che non avevo mai vissuto nella mia
vita. |
F.o |
Voglio
lanciare tre domande: |
L.a |
Per onorare
il figlio occorre aiutarli a far venir fuori la sua individualità. Non
farne un nostro clone, un modello simile a me; occorre invece
relazionarsi con una diversità ed aiutare a far venir fuori questa
diversità; e tutto ciò va fatto solo per amore. Essere genitori quindi
è aiutare essere umani che ci sono stati affidati e come dive Gilbran:
le frecce che noi scocchiamo, prendono da noi la direzione ma hanno poi
un loro cammino indipendente. |
G.i |
Essere figli e genitori nello stesso
tempo crea delle domande. Prima di pensare che onoro i miei genitori
debbo pensare come posso fare che i figli poi onorino me che sono il
loro genitore. Nei film giapponesi c'è spesso sottintesa la missione, la
vocazione. Il modo di essere onorati è cercare di far capire ai figli
qual è la loro vocazione. E' più facile perdonare i figli e non il padre
perché in questi siamo capaci di vedere cosa ci hanno negato
dimenticando cosa ci hanno dato. Sule loro basi abbiamo costruito quello
che siamo. Teniamo presente la differenza tra felicità e gioia: la
felicità dura un attimo, la gioia invece rimane più a lungo. Onorare i
propri genitori è anche un modo per farsi onorare dai propri figli.
Questo è difficile se loro non vedono come ci comportiamo noi. |
F.a |
Ho un alunno
un po' problematico che ha un padre severissimo. Dai suoi temi si vede
il clima che vive in famiglia. |
dF.o |
Cito la frase
di Giovanni (19,26): Donna ecco tuo figlio, figlio ecco tua madre. Gesù
esplicita la sua missione perché con la morte in croce realizza la sua
vocazione. Dobbiamo saper riconoscere il bene che ci è stato dato. Anche
come cristiani dobbiamo saper amare il padre anche quando questi è
violento o difficile, dobbiamo comprenderlo perché poi col tempo abbiamo
modo di rivedere le posizioni. Riconoscersi come figli che stiamo
onorando ed essere capaci di dare le indicazioni giuste come genitori ai
nostri figli. Abbiamo sempre un esempio grande nel Padre nostro che,
come disse Giovanni Paolo I è anche una madre. |
Indice anno | ||
Onora il padre e la madre La sfida educativa. I figli: dono e prospettiva |
13 dicembre 2014 |
dF.o |
Per il
Catechismo della Chiesa Cattolica, il 4° comandamento, in termini
positivi si rivolge ai figli ma anche ai genitori che guardano ai loro
figli. Quindi: tenerezza, perdono, rispetto. Ancora: "Il focolare domestico è un luogo particolarmente adatto per educare alle virtù. ... hanno anche la grave responsabilità di dare ai loro figli buoni esempi. Riconoscendo con franchezza davanti ai figli le proprie mancanze, saranno meglio in grado di guidarli e di correggerli" (2223).
Come quindi educare il figlio alla
Chiesa Cristiana: "I genitori sono i primi responsabili
dell’educazione dei propri figli alla fede, alla preghiera e a tutte le
virtù. Hanno il dovere di provvedere, nella misura del possibile, ai
bisogni materiali e spirituali dei propri figli." (2252) |
D.a |
E' molto
sottile la differenza tra rispetto ed obbedienza. Se c'è qualcosa che
non va nel rapporto con il genitore, comincia ad amarlo e qualcosa
ritorna. Una cosa che mi mette in difficoltà come cristiana è: una cosa
è il rispetto ed un'altra è non dimenticare l'insegnamento del genitore.
Gli insegnamenti dei genitori non sempre sono giusti; posso continuare
ad amarlo ma non posso dar seguito alle sue richieste. Anche san
Francesco si è distaccato dall'insegnamento del padre e lo ha rifiutato
per seguire una strada diversa. |
C.a |
Dobbiamo
sentirci liberi di accogliere tutto e poi scegliere tra cose buone e
cose non buone. |
F.e |
Il genitore
vede nel figlio il quadro incompiuto. Anche noi vediamo nei nostri figli
le mancanze che non riusciamo a trasmettere- |
F.o |
C'è la fase
dell'abbandono che è necessaria anzi indispensabile. E' una cosa
fisiologica che deve succedere. Qualcuno lo fa accettando gli
insegnamenti ricevuti, altri lo fanno rifiutando gli insegnamenti
ricevuti. In entrambi i casi però lo si deve fare con amore. "E' bello
sentire dire che si possono usare le fruste nell'insegnamento verso i
figli." In alcune situazioni le "fruste" non materiali sono necessarie. |
F.a |
A scuola ho
due ragazzini che vivono situazioni difficili di violenza in famiglia.
Alunni che hanno visto la violenza e comprendono i torti dell'uno e
dell'altro e in questa serenità vivono la consapevolezza della
separazione e del perdono; anche attraverso maniere forti i genitori
possono insegnare il rispetto |
R.a |
Mia figlia mi
ha detto un giorno: "io penso che quando tu morirai non posso venire al
tuo funerale perché sono impegnata." Con i miei genitori ho avuto un
rapporto non buono anche se ora che sono malati gli siamo vicini. Penso
quindi che trasmettiamo ai nostri figli le nostre scelte. Riesco ad
onorare mia madre ma non amarla; lei è stata una donna dura anche se
riconosco che ha fatto tanto per la nostra famiglia |
M.a |
L'obbedienza
è stata per me al massimo perché avendo perso papà a 3 anni ho avuto con
i genitori i miei fratelli molto più grandi di me |
F.a |
Compito più
grande dei genitori è aiutare i figli a camminare con le proprie gambe;
mi torna in mente il titolo del libro "Le radici e le ali" di mio cugino
Giovanni; in queste due parole è concentrata la fatica e l'impegno dei
genitori: oltre a saper dare loro il senso delle radici familiari con
tutti i limiti che questo comporta, contemporaneamente porta l'idea di
aiutarli a volare in maniera autonoma. |
P.o |
Ciò che
supera tutto è "ama il prossimo tuo." Riuscire ad amare anche chi non
entra in relazione con noi supera tutte le difficoltà- |
B.a |
Ho perso i
genitori che ero ragazzina; erano due persone eccezionali di cui tutti
dicevano bene; onorarli ed amarli è andato per me oltre ogni limite.
Nella mia vita familiare il peggio che dico a Pino è: "mio padre avrebbe
fatto così!" Quando è nata mia figlia facevo con lei quello che mia
madre faceva con me; all'inizio penso di aver sbagliato perché non ho
rivisto i suoi insegnamenti ma li ho solo ripetuti. Frequentando questo
gruppo e confrontandomi con gli amici, ho poi visto che usando più
libertà nel rapporto con mia figlia, dandole più fiducia, c'è stato un
ritorno; più l'ho lasciata libera, più si è avvicinata a me. |
F.a |
E' una sfida
educativa: "voi genitori non inasprite i vostri figli"; me lo
chiedo quando devo dire alcune cose perché alcune cose vanno dette;
avverto il fastidio che le mie figlie hanno nel sentire quelle cose;
forse devo rispettare di più che il messaggio venga recepito con i loro
tempi e non i miei tempi; forse Dio si serve di questo per insegnarmi la
pazienza e la tenerezza. |
F.o |
E' un
mestiere difficile quello dei genitori: "tutti sanno come si fa ad
educare tranne i genitori!" Si corre il rischio di non sapere cosa
occorre fare; ci sono genitori che cercano di essere autorevoli e non
autoritari: chi è autorevole si propone, chi è autoritario,
si impone. Vorrei essere tra i primi e non tra i secondi. Occorre sempre
mettersi in discussione perché siamo sempre in divenire; non siamo i più
bravi ci sarà sempre qualcuno che è meglio di me; mi posso sbagliare:
l'importante è mettersi in discussione. Bisogna essere capaci anche di
dire "scusa" al figlio. Quando mi sento scoraggiato tengo presente il
vangelo e osservo la Sacra Famiglia che è tutta anomala: Maria è madre
prima del matrimonio, Gesù a 12 anni esce fuori dalla famiglia, Gesù va
oltre, chiedendosi chi è mia madre? Il grande insegnamento è dalla
parabola del Padre misericordioso: nel clima di 2000 anni fa, tanto
diverso dal nostro, viene già suggerito un atteggiamento dove c'è
libertà c'è rispetto c'è attesa. Gesù ci dice che non ci sono schemi
precostituiti perché c'è la libertà di tornare indietro. Costanza
Miriano nel suo libro dedica un capitolo all'obbedienza. Ne leggo le
conclusioni: |
Indice anno | ||
Non uccidere La scelta della non violenza |
10 gennaio 2015 |
d.F.o |
Stasera riflettiamo sul quinto comandamento non uccidere. Al giorno
d'oggi si preferisce definire i comandamenti come le “dieci parole di
Dio”. |
F.o |
L’argomento a cui
ci stiamo dedicando stasera è immenso. Per facilitare la discussione
abbiamo preparato uno schema (allegato). Apriamo con l’immagine di Caino
ed Abele; l’uccisione di Abele è il secondo peccato raccontato della
Bibbia: prima il peccato contro Dio, poi contro l'uomo. Dall'origine ci
viene ricordato cosa può essere, cosa può diventare il rapporto di un
uomo verso l'altro. |
L.a |
Nell’elenco delle
“uccisioni palesi” una voce che mi colpiva e che potrebbe non essere
immediatamente associato al quinto comandamento è quella relativo ai
disastri ambientali, sia quelli che sono nascosti come per esempio la
terra dei fuochi sia a quelli che sono più visibili come le industrie,
Taranto per esempio. Non solo non uccidere quindi ma anche fare qualcosa
perché la natura non sia la causa di un omicidio anche se indiretto. |
F.o |
Come medici ci
sentiamo vicini a questo argomento perché lottiamo ogni giorno al
confine tra la vita e la morte. E’ una scelta a cui a volte bisogna
arrendersi: cosa dire ad un padre di un ragazzo di 28 anni colpito da un
tumore senza possibilità di guarigione? Non si riesce a dire nessuna
parola. Ricordiamo però anche una ragazza di 19 anni Chiara Luce Badano,
colpita da un tumore in giovane età, ha offerto la propria vita ed è
morta nella gioia per dare agli altri una riferimento. Anni fa ho
dedicato attenzione a diffondere a Napoli l'associazione A.N.T. per la
lotta contro i tumori; questa associazione si occupa non solo di trovare
fondi per la ricerca ma anche di accompagnare i malati di tumore nelle
fasi terminali; questi vengono assistiti nelle proprie case per vivere
le ultime fasi della propria vita; è quindi un’azione opposta
all’eutanasia perché cerca di attuare l’Eubiosia, la ricerca cioè
“delle qualità che conferiscono dignità alla vita” |
L.a |
Ancora tra le
uccisioni nascoste possiamo inserire il fatto di non saper perdonare.
Quando infatti non si sa concedere il perdono, si uccide la circolazione
dell’amore. Racconto la mia personale esperienza: non mi ero accorto che
mio fratello era rimasto colpito da qualcosa che gli avevo detto o
fatto. Ho dovuto dare fondo a tutta la mia pazienza nel rimette in
circolazione l'amore tra me e mio fratello. Sentivo di averlo perdonato
ma mi è rimasto sempre qualcosa che mi diceva che non tutto era chiuso.
Mi sono affidato a Dio perché lui mi aiutasse a risolvere questa
situazione. Quando a Natale ci siamo incontrati dopo tanti anni, ho
sentito che tutto era stato risolto. Dio aveva colamato il vuoto che
c’era tra noi: io ho fatto un poco ma Dio invece ha fatto tanto. |
R.a |
Frequentando
l’associazione “Carcere Vivo” ho avuto modo di incontrare in un
colloquio a Poggioreale, una persona che aveva commesso un omicidio. Ho
avuto difficoltà ad incontrarlo, come ho fatto invece con altri
detenuti, perché non mi riusciva di non pensare a quello che aveva
compiuto. Mi ha raccontato che lui era stato soggetto a mobbing nel suo
lavoro; durante il nostro mi ha spiegato quello che aveva dentro e che
lo ha portato a compiere un gesto inconsulto. Ho incontrato in fondo una
persona razionale ed ho pensato come poteva essere diversa la sua vita
se fosse stato aiutato. Mi ha chiesto di scrivere una frase che fosse un
mio memoriale: “ai tuoi problemi quante altre soluzioni” |
F.o |
Queste domande ci
vengono dentro perché ci devono inquietare anche perché spesso non
abbiamo una risposta. E’ l’inquietudine che ci spinge, a cominciare da
noi stessi, da me personalmente. Dobbiamo riscoprire di essere
responsabili, di dover rispondere del mio fratello. Non per nulla Caino
risponde al Signore: “sono forse il custode (responsabile) di mio
fratello?”. Mi colpiva anche l’insistenza con cui Papa Francesco ci
invita ad evitare le chiacchiere, la calunnia, fino a definirle
“omicidio a sangue freddo", in quanto attenta al buon nome, alla fama
del fratello. |
L.a |
Nel programma di
Benigni sui Dieci Comandamenti, abbiamo sentito sottolineato: “fai
vivere la vita in ogni forma”. Tante persone, anche molti di noi hanno a
casa familiari anziani che vanno rispettati ed aiutati. Come cristiani
dobbiamo essere l'animo della società. Non vanno uccise la dignità delle
persone ma vanno rispettate anche nelle loro diversità. |
P.a |
La risposta a
questa domanda sta nella nostra scelta quotidiana. Dobbiamo sempre
tendere a migliorare |
S.a |
Di fronte ai
danni della vita è importante sottolineare perché il Signore permette
che viviamo questi drammi. Ho preparato recentemente una meditazione
sull’agonia di Gesù nel Getsemani; Gesù ha sofferto ed è stato tentato
di allontanare il dolore; ma quando ha scoperto la figliolanza ha allora
scoperto la comunione con il padre. Nei drammi della vita noi cristiani
dobbiamo comunicare il valore della vita; nel riconoscere la paternità
di Dio c'è la scelta del “non uccidere”. |
F.o |
Se si ha una
sofferenza grande dentro non si riesce a perdonare. A volte anche
l'omicidio nasce da grandi sofferenze; ognuno di noi si rende conto che
in alcune condizioni, in alcuni stati dell’animo si trasforma
totalmente. |
T.o |
Ancora, nel
programma di Benigni, abbiamo sentito che “non uccidere” nasce da una
mancanza di relazione. Si legge nella Bibbia che Caino ed Abele non si
sono mai parlati tra di loro. Tante cose possono essere superate con il
dialogo. Per esempio quello che è successo in questi giorni in Francia
ci ha sconvolti tutti. Ma pensiamo anche che Israele e Palestina non
riescono a mantenere un dialogo aperto e collaborativo ed anche se si
fanno dei tentativi poi subito dopo questi sono rotti dai fatti
successivi. |
Indice anno | ||
Non uccidere La scelta della non violenza |
14 febbraio 2015 |
F.o |
Meditando sul
comandamento “Non uccidere”, mi ha molto colpito un episodio accaduto a
Corigliano Calabro così come riportato da un giornale. È stata arrestata
una coppia che aveva finto un incidente stradale ed in cui il feto in
grembo alla donna era morto. Dopo indagini si ipotizza ora che la
gravidanza era stata pensata ed attuata proprio al fine di creare questo
incidente per ricevere i soldi dell'assicurazione; sembra addirittura
che esista un organizzazione che arrivi fino a questo punto. È quindi
diabolico pensare di manipolare la vita a tal punto ed a proprio
piacimento solo ai fini di ricavarne un guadagno. |
P.a |
Pensiamo anche
alle persone che sono morte a Lampedusa ed alle tante stragi di cui i
giornali e la televisione ci raccontano; dovremmo dare dei segnali forti
ed invece cosa facciamo? Come ci muoviamo? |
L.a |
Siamo così
abituati alla morte che questi fatti non ci sembrano più reali ma
episodi solo visti alla televisione. La tragedia non ci tocca più perché
non ci fa male e non ci colpisce direttamente. I mass media fanno bene a
portare queste notizie ma sono così tante che ci arrivano che a questo
punto non ci fanno più impressione. |
P.o |
Abbiamo un grande
nemico nell'economia che per il suo interesse non rispetta la vita. |
D.F.o |
Dobbiamo prendere
coscienza dei mali che ci sono. Noi cristiani siamo chiamati ad
annunciare. Cosa possiamo fare? Per risolvere queste cose non possiamo
di certo far niente ma dobbiamo vivere la logica del seme che deve
crescere al male: il grano insieme alla zizzania. Possiamo prendere
insegnamento dalla Polonia che per abbattere l’oppressione del
comunismo, con costanza non ha mai mollato a vivere nella fede; non è
stata una rivoluzione ma una costante dedizione a una scelta di fede che
ha sgretolato la roccia che pesava su di loro. Il pessimismo ci
schiaccia: se vogliamo togliere il male rischiamo di togliere anche il
bene; se ognuno fa un poco, insieme diventa qualcosa di buono. |
F.o |
Questa avidità
può condizionare la vita civile e la vita di fede; gli inchini che si
fanno davanti alla casa del boss sono infiltrazioni che diventano
complicità. Là dobbiamo essere attenti come chiesa anche a costo di fare
dei tagli netti. Ascoltiamo con quanta frequenza ed irruenza il Papa si
scaglia contro la mafia; come chiesa come credenti è un compito che
dobbiamo prefiggersi per annunciare la verità. Gesù poteva cambiare il
mondo, diremmo a colpi di bacchetta magica, ma era la tentazione del
demonio. Lui ci ha indicato di vivere e di morire per queste difficoltà.
Essere se stessi fino a dare la vita. È nella mentalità di molti che la
vita non vale niente a cominciare dalla propria vita. La riflessione che
dobbiamo fare è di essere sempre più la chiesa dei poveri. |
P.a |
C'è una
considerazione degli immigrati ad un livello bassissimo; dobbiamo essere
educati e dobbiamo educare ad un rispetto per queste persone in
difficoltà; non dobbiamo pensare solo a noi che forse riusciamo ad avere
questa consapevolezza. Ma ci sono tanti che non hanno questa
sensibilità. |
S.a |
Molte di queste
persone che vengono da fuori sono più capaci di noi di dedicare tempo
per esempio ai nostri anziani |
d.F.o |
Pensando in
negativo subito ci troviamo d'accordo mentre voler pensare al positivo
ci troviamo in difficoltà perché. Ci sono cose da combattere ma l'unico
metodo è quello di vedere il positivo. Come possiamo difendere? A molti
desta più scalpore una persona serena che mille parole scagliate contro
il peccato. Con pazienza e calma si hanno più risultati che incolpare
gli altri quasi con anatemi. |
P.o |
Pensiamo alla
parabola dei pani e dei pesci; questa ci ricorda che un piccolo
contributo può saziare una moltitudine con l'aiuto di Cristo che
trasforma. Siamo chiamati ad agire nel nostro piccolo. |
F.a |
Ci siamo
allargati nella discussione sui grandi temi. In quelle che abbiamo
chiamato”uccisioni nascoste”, mi colpiva “se non rimuoviamo le
difficoltà di dialogo”. Questo sono dei grossi ostacoli. Quando si
uccidono i rapporti, la reazione è la chiusura. È il voler stare
tranquilli chiusi nel proprio guscio. Ringrazio Dio di avere una
famiglia, la mia famiglia che mi consola ed in cui mi rifugio; però la
chiusura è un rischio. |
A.a |
Non si ci riesce
a stare dietro all'invidia di quelli che puntano alle tue piccole cose.
Nella mia storia lavorativa, sono medico incaricato della concessione
dei sussidi, ho ricevuto spesso il comando di tagliare i fondi e di non
concedere i sussidi. Sono stata molto in crisi a tagliare i contributi
dove vedevo una realtà di fame. Ho sofferto tanto di questa situazione
ed ero emotivamente coinvolta dalle persone a cui dovevo togliere il
pane. Sono poi passata ad un altro incarico ed ho dovuto sopportare
l’invidia e l’ironia dei colleghi per aver ricevuto questo incarico. Non
sopporto la malattia delle chiacchiere come risposta al giudizio. Un
giudizio a volte può essere anche giusto ma invece non dovrebbe esistere
per niente. |