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I "passi" di  Famiglie Insieme nel 2014-2015

"Le dieci parole dell'amore"
 

 

 

11 ottobre 2014 Incontro introduttivo
8 novembre 2014 Onora il padre e la madre - La sfida educativa. I figli: dono e prospettiva.
13 dicembre 2014 Onora il padre e la madre - La sfida educativa. I figli: dono e prospettiva.
10 gennaio 2015 Non uccidere - La scelta della non violenza.
24 gennaio 2015 FILMINSIEME: Genitori e figli. Agitare bene prima dell'uso
14 febbaio 2015 Non uccidere - La scelta della non violenza.

 

  Indice anno
  Onora il padre e la madre
 La sfida educativa. I figli: dono e prospettiva

8 novembre 2014

d.F.o

Sono emozionato e onorato a "sostituire" don Giovanni in questo ruolo di guida di quest'incontro. Cercherò di presentare al meglio lo spirito di questo incontro. Il quarto comandamento che esaminiamo stasera è ancora rivolto al positivo. Esodo e Deuteronomio lo pongono entrambi come una promessa (Es 20,12 - Dt 5,16) . Onorare in ebraico vuol dire "dare peso". Qual è allora il giusto peso per questo comandamento? Ognuno di noi ricorda le parole, i consigli, i desideri dei nostri genitori: quale peso deve avere questo per la nostra vita? Quello che ci hanno dato i genitori non dobbiamo dimenticarlo. Nella loro vecchiaia dobbiamo permettergli di vivere una vita serena e dignitosa.
Anche se si sono avute esperienze negative con i propri genitori, dobbiamo essere attenti a questa dichiarazione anche tenendo come riferimento il Padre Buono. In Isaia (19,15) leggiamo: "Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. ".
Di fronte a certe situazioni bisogna sempre amare i genitori anche quando loro non si sono comportati bene. Nel vangelo di Matteo (Mt. 15,4-6) Gesù si rifà al 4° comandamento. E'importante capire qual è il giusto valore da dare ai propri genitori. In Lc. 14,26 c'è un superamento dell'amore e dell'onorare il padre e la madre. Gesù dice "mia madre e i miei fratelli sono chi compie la volontà del Padre mio" (Mt. 12,46-50). Ci vuole un giusto rapporto per capire la volontà del Padre e quella della nostra famiglia di origine. I vescovi tedeschi hanno scritto una lettera sull'intrusione della famiglia di origine sullo stato della nuova famiglia. Bisogna tagliare il cordone ombelicale. Non sempre le famiglie di origine riescono a comprendere gli obiettivi dei figli. Onorare i genitori significa rispettare il loro amore ma saper anche portare avanti le proprie scelte (cfr Lc. 41-52) .
Rispettare significa "guardare indietro". Non dobbiamo quindi dimenticare il nostro passato.  Onorare il padre e la madre quindi ma anche loro devono onorare i figli. In parallelo dobbiamo anche pensare di onorare il Padre celeste realizzando la vocazione che Lui ha pensato per me.

C.o

L'aspetto che vorrei mettere in evidenza è la differenza tra la famiglia che si costituisce e la famiglia di origine. Per me questa relazione ha un valore particolare perché ho perso papà a 12 anni e mamma a 18. Quando ho conosciuto mia moglie, mi sono legato a questa nuova famiglia, ho scoperto anche che voler bene e amare delle persone non è sempre semplice. Quando ci si sposa, i suoceri assumono, di fatto, un altro figlio o un'altra figlia. Anch'io mio sono legato a mio genero quando mi figlia si è sposata e sono rimasto legato a lui dall'affetto anche dopo che il loro matrimonio è finito. I genitori di mia moglie sono stati quindi anche i miei genitori. Per mia suocera ero come un figlio ma forse non mi sono accorto che questo non era accettato dagli altri componenti della famiglia. Forse sono stato visto da chi ha usurpato un posto all'interno della famiglia. Qualcuno era addolorato ed io non me ne sono accorto. Quando mio suocero è rimasto solo, mi sono ritrovato davanti un uomo ostile nei miei riguardi a farmi carico di tutte le scelte sbagliate che erano state fatte  anche e non ero il figlio. Ho dovuto allontanarmi per non fargli più del male; ora le cose stanno cambiando in positivo perché tutti stiamo comprendendo qualcosa. Sul rispetto di "onora il padre e la madre" la posizione più difficile è stata quella di mia moglie che ha dovuto conciliare le scelte tra il padre ed il marito. Quando i genitori diventano anziani è difficile scegliere cosa fare. Il cordone ombelicale va staccato. Ho una figlia, come detto, il cui matrimonio non è andato bene; lei ha sempre cercato la figura di un uomo che le stesse accanto che fosse come suo padre. Spero che non sia questa la causa del disaccordo, ma credo che la maggioranza delle figlie femmine vogliano e cercano un compagno che sia come il padre.

A.a

Ho avuto grosse difficoltà con mio padre perché mio marito ha subito torti per me non giustificati; io mi sono trovata al centro. Però ho cercato di ricordare "onora il padre e la madre" e spero di esserci riuscita.
 

D.a

Papa Francesco ha detto: "un buon cristiano non può essere mai un infelice". Se non stiamo bene con noi stessi stiamo male anche con gli altri. Dobbiamo stare molto attenti perché non possiamo regalare la nostra infelicità agli altri. Dobbiamo imparare quindi a non essere infelici. Nel rapporto con i genitori i fratelli entrano spesso in conflitto perché vogliono avere il primo posto. Ognuno h le sue capacità. Quando vogliamo fare una cosa, dobbiamo sentire che questa ci fa stare bene. Non tutti hanno la forza di dare perché nella loro vita hanno difficoltà. Per cui l'altro che fa, agisce, è come uno specchio che ci fa vedere cosa manca. Quello che critichiamo negli altri è quello che non ci perdoniamo a noi. Io sono stata educata come una figlia modello ed ho fatto le scelte che volevano i miei genitori. Poi ho scoperto che dovevo cercare altro e l'ho scoperto nei libri. Ho cominciato a dare la colpa a mia mamma dei miei fallimenti. Ci ho messo del tempo a capire che mamma ha fatto quello che per lei era il meglio per me. Se ha fatto qualche danno è perché non sapeva fare meglio. Io ho educato le mie figlie dicendole che hanno un cervello ed hanno le capacità di ricevere e di decidere per conto loro. I figli, come si dice, hanno bisogno di radici e di ali. Il bello ed il brutto della vita ci servono per capire il mondo. Se un bambino vive in una famiglia violenta è difficile applicare questo concetto. Noi possiamo avere un sentimento di compassione per chi non può vivere bene. Questa società ci sta portando ed essere sempre più individualisti e sempre più condizionati. Non si può vivere bene senza sentimenti buoni e i sentimenti buoni dipendono dai nostri sentimenti. La felicità è uno stato gioioso da vivere tutti i giorni. E un vivere in maniera gioiosa nonostante il bello ed il brutto della vita. Se regalo ad un bambino un gioco, gli regalo solo un attimo di felicità.
 

C.a

Rispetto per i genitori: io da figlia o sempre pensato che noi figli facciamo quello che ci insegnano. Rispettare i genitori perché i genitori rispettano o hanno rispettato i nostri spazi. Io sento che i miei mi hanno trasmesso questo senso del rispetto ed io cerco di applicarlo ora che sono madre.
 

S.a

Si può rispettare questo comandamento nel modo in cui diamo questa immagine ai nostri figli. Quando i ragazzi erano più piccoli portavo sempre i miei figli dalla famiglia di mio marito che intanto mi aveva lasciato. Mio figlio rispetta il padre anche nella disaffezione di una lontananza e di una mancata presenza nella sua vita. Spero e prego che quel rispetto possa diventare il vedere nel padre e nella madre il nostro Padre celeste che è Dio. Da bambini possiamo non amare il padre violento ma se si cresce in comunione con Dio, si riesce poi da grandi ad amare i genitori anche se loro non ci hanno amato come dovevano.
 

R.a

Onora il padre e la madre è stato un percorso molto difficile da raggiungere perché mio padre ha avuto me che aveva 19 anni quando forse non era preparato a questo compito. Ho vissuto quindi male nella mia vita il rapporto con mio padre e mi sono sempre chiesta come conciliarlo con la mia scelta cristiana. Dopo tanti anni mi sono ritrovata a vivere una situazione ch non avevo mai pensato di dover vivere. Quando mio padre si è ammalato, anche se aveva una nuova compagna si è rivolto a me. Ed io ho dovuto nascondergli la realtà della morte che si avvicinava; in quel momento ho ricostruito un rapporto che non avevo mai vissuto nella mia vita.
 

F.o

Voglio lanciare tre domande:
- onorare è utilizzato anche nella promessa di matrimonio. Ci siamo chiesti cosa stavamo dicendo? Dicevamo di voler il bene dell'altro. Lo sappiamo applicare?
- ci sentiamo figli anche se non tutti abbiamo ancora i nostri genitori. E' questa una sfida della nostra società: curarsi degli anziani, che è una cosa che deve essere fatta.
- noi siamo ora genitori: come ci poniamo ora nei confronti dei nostri figli? IL comandamento è "onora il padre e la madre" ma non siamo chiamati anche noi genitori ad onorare i nostri figli? Obbedire significa "venire incontro". Oggi è fuori moda questa debolezza. Chiediamoci allora cosa significa essere genitori per onorare i propri figli. Costanza Miriano nel suo libro "Sposati e sii sottomessa" sostiene che essere genitori significa innanzitutto accettare il figlio che nasce ma ance quello che non nasce. Tutti abbiamo passato o potremo passare problemi con i nostri figli. Loro hanno un'altra caratteristica, sono diversi da noi, sono condizionati dalla società.
 

L.a

Per onorare il figlio occorre aiutarli a far venir fuori la sua individualità. Non farne un nostro clone, un modello simile a me; occorre invece relazionarsi con una diversità ed aiutare a far venir fuori questa diversità;  e tutto ciò va fatto solo per amore. Essere genitori quindi è aiutare essere umani che ci sono stati affidati e come dive Gilbran: le frecce che noi scocchiamo, prendono da noi la direzione ma hanno poi un loro cammino indipendente. 
 

G.i

Essere figli e genitori nello stesso tempo crea delle domande. Prima di pensare che onoro i miei genitori debbo pensare come posso fare che i figli poi onorino me che sono il loro genitore. Nei film giapponesi c'è spesso sottintesa la missione, la vocazione. Il modo di essere onorati è cercare di far capire ai figli qual è la loro vocazione. E' più facile perdonare i figli e non il padre perché in questi siamo capaci di vedere cosa ci hanno negato dimenticando cosa ci hanno dato. Sule loro basi abbiamo costruito quello che siamo. Teniamo presente la differenza tra felicità e gioia: la felicità dura un attimo, la gioia invece rimane più a lungo. Onorare i propri genitori è anche un modo per farsi onorare dai propri figli. Questo è difficile se loro non vedono come ci comportiamo noi.
 

F.a

Ho un alunno un po' problematico che ha un padre severissimo. Dai suoi temi si vede il clima che vive in famiglia.
 

dF.o

Cito la frase di Giovanni (19,26): Donna ecco tuo figlio, figlio ecco tua madre. Gesù esplicita la sua missione perché con la morte in croce realizza la sua vocazione. Dobbiamo saper riconoscere il bene che ci è stato dato. Anche come cristiani dobbiamo saper amare il padre anche quando questi è violento o difficile, dobbiamo comprenderlo perché poi col tempo abbiamo modo di rivedere le posizioni. Riconoscersi come figli che stiamo onorando ed essere capaci di dare le indicazioni giuste come genitori ai nostri figli. Abbiamo sempre un esempio grande nel Padre nostro che, come disse Giovanni Paolo I è anche una madre.
 

 

  Indice anno
  Onora il padre e la madre
 La sfida educativa. I figli: dono e prospettiva

13 dicembre 2014

dF.o

Per il Catechismo della Chiesa Cattolica, il 4° comandamento, in termini positivi si rivolge ai figli ma anche ai genitori che guardano ai loro figli.
Il Concilio Vaticano II chiama la famiglia "chiesa domestica" luogo in cui si deve sperimentare la comunione.
Nel libro dei Proverbi (Pro 6,20-21) si legge:
Figlio mio, osserva il comando di tuo padre
e non disprezzare l'insegnamento di tua madre.
Fissali sempre nel tuo cuore,
appendili al collo.

imparare ad ascoltare, quindi, specialmente nei figli più grandi.
Il libro del Siracide, invece, dice (Sir. 7,27-28):
Onora tuo padre con tutto il cuore
e non dimenticare le doglie di tua madre.
Ricorda che essi ti hanno generato:
che cosa darai loro in cambio di quanto ti hanno dato?

Con l'andare avanti dell'età noi dobbiamo restituire quello che abbiamo ricevuto. Educare i figli al rispetto dei propri genitori. Amare il padre perché ci ha dato la vita.
I genitori sono i collaboratori delle creazione di Dio. E' quindi un segno di riconoscenza in quanto datori di vita.
Però ci sono anche i doveri dei genitori verso i figli. Ancora il Siracide dice: "Chi ama il proprio figlio usa spesso la frusta per lui,
per gioire di lui alla fine."
(Sir. 30,1). Bisogna usare carota e bastone ma l'atteggiamento più importante è quello di avere tanto amore.
Nella lettere agli Efesini Paolo si rivolge sia ai figli (Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto. Onora tuo padre e tua madre! Questo è il primo comandamento che è accompagnato da una promessa: perché tu sia felice e goda di una lunga vita sulla terra. Ef. 6,1-3), sia ai padri (E voi, padri, non esasperate i vostri figli, ma fateli crescere nella disciplina e negli insegnamenti del Signore. Ef. 6,4).
Il Catechismo dice: "I genitori devono considerare i loro figli come figli di Dio e rispettarli come persone umane. Educano i loro figli ad osservare la Legge di Dio mostrandosi essi stessi obbedienti alla volontà del Padre dei cieli." (2222) ed anche: "I genitori sono i primi responsabili dell’educazione dei loro figli. Testimoniano tale responsabilità innanzi tutto con la creazione di una famiglia, in cui la tenerezza, il perdono, il rispetto, la fedeltà e il servizio disinteressato rappresentano la norma." (2223).

Quindi: tenerezza, perdono, rispetto. Ancora: "Il focolare domestico è un luogo particolarmente adatto per educare alle virtù. ...  hanno anche la grave responsabilità di dare ai loro figli buoni esempi. Riconoscendo con franchezza davanti ai figli le proprie mancanze, saranno meglio in grado di guidarli e di correggerli" (2223).

Come quindi educare il figlio alla Chiesa Cristiana: "I genitori sono i primi responsabili dell’educazione dei propri figli alla fede, alla preghiera e a tutte le virtù. Hanno il dovere di provvedere, nella misura del possibile, ai bisogni materiali e spirituali dei propri figli." (2252)
A volte pensiamo più all'educazione materiale, ma invece occorre pensare anche all'educazione spirituale e sentimentale. Dobbiamo amare quello che il Signore chiede a quel figlio; si sbaglia se non si pensa a quello che è un bene per lui. Dobbiamo quindi educare il figlio e scoprire la propria vocazione.
I legami familiari sono un bene assoluto? A volte non si ha il coraggio a tagliare il cordone ombelicale. In che misura è importante? In ognuno di noi c'è una vocazione di esprimere la sequela di Gesù nel modo in cui siamo chiamati a vivere la nostra vita. Il rapporto con la famiglia viene messo in discussione perché c'è una vocazione da seguire.: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini!" (At. 5,29).
In "Onora il padre e la madre" vediamo solo l'obbedienza dei figli. Attraverso l'episodio del ritrovamento nel tempio, Maria e Giuseppe scoprono che c'è un progetto più grande a cui obbedire.
 

D.a

E' molto sottile la differenza tra rispetto ed obbedienza. Se c'è qualcosa che non va nel rapporto con il genitore, comincia ad amarlo e qualcosa ritorna. Una cosa che mi mette in difficoltà come cristiana è: una cosa è il rispetto ed un'altra è non dimenticare l'insegnamento del genitore. Gli insegnamenti dei genitori non sempre sono giusti; posso continuare ad amarlo ma non posso dar seguito alle sue richieste. Anche san Francesco si è distaccato dall'insegnamento del padre e lo ha rifiutato per seguire una strada diversa.
 

C.a

Dobbiamo sentirci liberi di accogliere tutto e poi scegliere tra cose buone e cose non buone.
 

F.e

Il genitore vede nel figlio il quadro incompiuto. Anche noi vediamo nei nostri figli le mancanze che non riusciamo a trasmettere-
 

F.o

C'è la fase dell'abbandono che è necessaria anzi indispensabile. E' una cosa fisiologica che deve succedere. Qualcuno lo fa accettando gli insegnamenti ricevuti, altri lo fanno rifiutando gli insegnamenti ricevuti. In entrambi i casi però lo si deve fare con amore. "E' bello sentire dire che si possono usare le fruste nell'insegnamento verso i figli." In alcune situazioni le "fruste" non materiali sono necessarie.
 

F.a

A scuola ho due ragazzini che vivono situazioni difficili di violenza in famiglia. Alunni che hanno visto la violenza e comprendono i torti dell'uno e dell'altro e in questa serenità vivono la consapevolezza della separazione e del perdono; anche attraverso maniere forti i genitori possono insegnare il rispetto
 

R.a

Mia figlia mi ha detto un giorno: "io penso che quando tu morirai non posso venire al tuo funerale perché sono impegnata." Con i miei genitori ho avuto un rapporto non buono anche se ora che sono malati gli siamo vicini. Penso quindi che trasmettiamo ai nostri figli le nostre scelte. Riesco ad onorare mia madre ma non amarla; lei è stata una donna dura anche se riconosco che ha fatto tanto per la nostra famiglia
 

M.a

L'obbedienza è stata per me al massimo perché avendo perso papà a 3 anni ho avuto con i genitori i miei fratelli molto più grandi di me
 

F.a

Compito più grande dei genitori è aiutare i figli a camminare con le proprie gambe; mi torna in mente il titolo del libro "Le radici e le ali" di mio cugino Giovanni; in queste due parole è concentrata la fatica e l'impegno dei genitori: oltre a saper dare loro il senso delle radici familiari con tutti i limiti che questo comporta, contemporaneamente porta l'idea di aiutarli a volare in maniera autonoma.
Dall'altro lato invece leggiamo nella Bibbia "pure se perdesse il senno", ma non è facile onorare i genitori quando perdono il senno per la loro età. Ed è proprio sulla parola onorare che faccio fatica perché l'affetto e la tenerezza non vengono mai meno ma è difficile onorare una persona con cui non riesci ad avere una sintonia.
 

P.o

Ciò che supera tutto è "ama il prossimo tuo." Riuscire ad amare anche chi non entra in relazione con noi supera tutte le difficoltà-
 

B.a

Ho perso i genitori che ero ragazzina; erano due persone eccezionali di cui tutti dicevano bene; onorarli ed amarli è andato per me oltre ogni limite. Nella mia vita familiare il peggio che dico a Pino è: "mio padre avrebbe fatto così!" Quando è nata mia figlia facevo con lei quello che mia madre faceva con me; all'inizio penso di aver sbagliato perché non ho rivisto i suoi insegnamenti ma li ho solo ripetuti. Frequentando questo gruppo e confrontandomi con gli amici, ho poi visto che usando più libertà nel rapporto con mia figlia, dandole più fiducia, c'è stato un ritorno; più l'ho lasciata libera, più si è avvicinata a me.
 

F.a

E' una sfida educativa: "voi genitori non inasprite i vostri figli"; me lo chiedo quando devo dire alcune cose perché alcune cose vanno dette; avverto il fastidio che le mie figlie hanno nel sentire quelle cose; forse devo rispettare di più che il messaggio venga recepito con i loro tempi e non i miei tempi; forse Dio si serve di questo per insegnarmi la pazienza e la tenerezza.
 

F.o

E' un mestiere difficile quello dei genitori: "tutti sanno come si fa ad educare tranne i genitori!" Si corre il rischio di non sapere cosa occorre fare; ci sono genitori che cercano di essere autorevoli e non autoritari: chi è autorevole si propone, chi è autoritario, si impone. Vorrei essere tra i primi e non tra i secondi. Occorre sempre mettersi in discussione perché siamo sempre in divenire; non siamo i più bravi ci sarà sempre qualcuno che è meglio di me; mi posso sbagliare: l'importante è mettersi in discussione. Bisogna essere capaci anche di dire "scusa" al figlio. Quando mi sento scoraggiato tengo presente il vangelo e osservo la Sacra Famiglia che è tutta anomala: Maria è madre prima del matrimonio, Gesù a 12 anni esce fuori dalla famiglia, Gesù va oltre, chiedendosi chi è mia madre? Il grande insegnamento è dalla parabola del Padre misericordioso: nel clima di 2000 anni fa, tanto diverso dal nostro, viene già suggerito un atteggiamento dove c'è libertà c'è rispetto c'è attesa. Gesù ci dice che non ci sono schemi precostituiti perché c'è la libertà di tornare indietro. Costanza Miriano nel suo libro dedica un capitolo all'obbedienza. Ne leggo le conclusioni:
Per cui ecco quello che ho imparato ancora una volta dai miei compagni dell'agnello, quelli dotati di prole più grande della mia: lavora su te stesso, sulla tua santificazione, sulla tua conversione, fallo seriamente, cerca di essere coerente meglio che puoi, essere convincente. Un figlio che vede un padre inginocchiarsi per la preghiera davanti a suo Padre, libero ma umile, non avrà più voglia di mancargli di rispetto. Un figlio che vede i genitori sforzarsi di assomigliare piano piano a Gesù avrà una gran voglia di stare con loro e anche seguirli perché li troverà incredibilmente attraenti (anche se ci saranno anni in cui si farebbero torturare pur di non confessarlo).
La seconda cosa che ho imparato è che si figli vedono il babbo e la mamma divertirsi, è fatta. Due genitori che ridono fino alle lacrime (o come nel caso nostro un genitore che, imperturbabile, dice cose buffissime, e una genitrice che sghignazza) sono la garanzia che comunque la vita, anche da grandi non sarà poi così noiosa, e neanche tanto spaventosa, perchéi qualunque cosa accada andrà a finire bene: noi siamo a immagine e somiglianza del Capo Generale quindi siamo raccomandati.
La terza cosa che ho imparato è che a un certo punto la famiglia per i nostri figli non è più l'unico riferimento. Io lo sapevo, ne ero informata solo, che non pensavo che questo certo punto sarebbe arrivato subito dopo lo svezzamento (una quattordicina di anni dopo a dire il vero ma sono volati).

 

 

  Indice anno
  Non uccidere
 La scelta della non violenza

10 gennaio 2015

d.F.o

Stasera riflettiamo sul quinto comandamento non uccidere. Al giorno d'oggi si preferisce definire i comandamenti come le “dieci parole di Dio”.
In un'ottica positiva si può dire che il 5° comandamento significa: “voglio vivere”. Faremo riferimento anche ai temi attuali come la pena di morte, l'aborto, l’eutanasia.
Cosa significano per noi questi concetti? In Israele era una cosa ovvia uccidere in guerra a tal punto da non rispettare anche le donne e i bambini. Ad un certo momento si è arrivati persino a dire che si doveva ripagare questa colpa con la stessa pena: “uccidere per uccidere”,  la legge del taglione. Gesù invece ci indica una nuova direzione. Nel discorso della montagna ci dice: “Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: «Stupido», dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: «Pazzo», sarà destinato al fuoco della Geènna.”  (Mt,5-21-22)
Gesù non abolisce il quinto comandamento ma lo completa perché viene ad aggiungere un significato nuovo. È troppo poco dire “non uccidere”; lui vuole portarci a vivere una relazione che vale anche al di là della vendetta. Gesù dice che non solo va protetta la vita ma occorre dare valore alle persone. Gesù ci mette di fronte ad un atteggiamento diverso.
Papa Francesco nella Evangelii Gaudium dice: “la Chiesa ha bisogno di uno sguardo di vicinanza per contemplare, commuoversi e fermarsi davanti all’altro tutte le volte che sia necessario. …  La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri – sacerdoti, religiosi e laici – a questa “arte dell’accompagnamento”, perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro” (EG, 169). L'altro quindi è terra sacra ed è l'atteggiamento che dobbiamo assumere. La collera alimenta una dimensione ostile. In aramaico la parola “stupido” era usata dai rabbini per umiliare le persone e schiacciarle.
Anche nella nostra situazione politica odierna ci stanno togliendo la speranza. Vediamo intorno a noi giovani senza vita. Ci vogliono togliere la speranza perché l'uomo senza speranza è morto. In aramaico dire raca (stupido) era un abuso di potere; i rabbini lo facevano per tenere sotto scacco il popolo. Dire pazzo ad una persona equivaleva ad escluderlo dalla vita comunitaria come i lebbrosi che venivano considerate persone morte.
Il quinto comandamento per il nostro tempo dovrebbe significare anche la tutela della vita ed il rispetto della dignità personale.
Papa Francesco ancora ci dice: “Se tu hai fatto qualche cosa di bene hai già guadagnato la tua vita”.
Può succedere nelle comunità parrocchiali che qualcuno si senta allontanato, escluso, emarginato. La diversità può creare difficoltà ma crea anche armonia.
Riferiamo questo comandamento anche alla pena di morte ed all’aborto. Leggiamo ancora Papa Francesco nella Evangelii Gaudium:
“Tra questi deboli, di cui la Chiesa vuole prendersi cura con predilezione, ci sono anche i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo. Frequentemente, per ridicolizzare allegramente la difesa che la Chiesa fa delle vite dei nascituri, si fa in modo di presentare la sua posizione come qualcosa di ideologico, oscurantista e conservatore. Eppure questa difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo.” (EG, 213).  Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana. Però è anche vero che abbiamo fatto poco per accompagnare adeguatamente le donne che si trovano in situazioni molto dure, dove l’aborto si presenta loro come una rapida soluzione alle loro profonde angustie, particolarmente quando la vita che cresce in loro è sorta come conseguenza di una violenza o in un contesto di estrema povertà.” (EG 214)
Non basta solo non uccidere ma occorre rispettare in ogni momento; per esempio quando siamo alla guida mettendo a rischio la vita degli altri se ci comportiamo in modo scorretto.
Un'altra lettura da dare a questo comandamento è nel rapporto con gli altri per esempio con la violenza psicologica che vale anche nell'ambito della famiglia. Il Catechismo della Chiesa Cattolica cita anche il mobbing, che si manifesta all'interno delle aziende ma che può trovarsi applicato anche nelle famiglie.
Possiamo estendere il concetto ancora di più alla calunnia o al ridicolizzare qualcuno. Non basta dire “non uccidere” ma dobbiamo dire “voglio vivere” ed anche “lasciar vivere”. Tutto ciò che è dono : accogliere ciò che Dio ci ha dato e mettere in esercizio i talenti e le nostre qualità e far sì che portino frutto. Gesù ci dice che non basta rispettare se stessi ma che dobbiamo amare i nostri nemici. Al capitolo V di Matteo ci dice:
“Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5,43-45). “Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l'altra” (Mt. 5,38-39). “affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt.5,45).
Non esisto solo io ma anche gli altri. Il rispetto della dignità dell'altro è anche accogliere l'altro per quello che è.
 

F.o

L’argomento a cui ci stiamo dedicando stasera è immenso. Per facilitare la discussione abbiamo preparato uno schema (allegato). Apriamo con l’immagine di Caino ed Abele; l’uccisione di Abele è il secondo peccato raccontato della Bibbia: prima il peccato contro Dio, poi contro l'uomo. Dall'origine ci viene ricordato cosa può essere, cosa può diventare il rapporto di un uomo verso l'altro.
Nello schema  abbiamo suddiviso le “uccisioni” in quelle palesi e quelle nascoste.
Abbiamo riportato anche una frase di Gandhi, che non è un cristiano ma un uomo di fede che ha fatto della “non violenza” lo stile della sua vita: “io e te siamo una sola cosa non posso farti male senza ferirmi”.
Adamo ed Eva alle origini sono stati creati “uno di fronte all'altro”; in questo rapporto si può avere un incontro ma si può anche arrivare ad uno scontro.
 

L.a

Nell’elenco delle “uccisioni palesi” una voce che mi colpiva e che potrebbe non essere immediatamente associato al quinto comandamento è quella relativo ai disastri ambientali, sia quelli che sono nascosti come per esempio la terra dei fuochi sia a quelli che sono più visibili come le industrie, Taranto per esempio. Non solo non uccidere quindi ma anche fare qualcosa perché la natura non sia la causa di un omicidio anche se indiretto.
Anche la corruzione uccide perché toglie la speranza a chi cerca un lavoro, a chi vuole aprire un'attività. Quindi anche questa si può considerare una forma indiretta di uccisioni dell’uomo
 

F.o

Come medici ci sentiamo vicini a questo argomento perché lottiamo ogni giorno al confine tra la vita e la morte. E’ una scelta a cui a volte bisogna arrendersi: cosa dire ad un padre di un ragazzo di 28 anni colpito da un tumore senza possibilità di guarigione? Non si riesce a dire nessuna parola. Ricordiamo però anche una ragazza di 19 anni Chiara Luce Badano, colpita da un tumore in giovane età, ha offerto la propria vita ed è morta nella gioia per dare agli altri una riferimento.  Anni fa ho dedicato attenzione a diffondere a Napoli l'associazione A.N.T. per la lotta contro i tumori; questa associazione si occupa non solo di trovare fondi per la ricerca ma anche di accompagnare i malati di tumore nelle fasi terminali; questi vengono assistiti nelle proprie case per vivere le ultime fasi della propria vita; è quindi un’azione opposta all’eutanasia perché cerca di attuare l’Eubiosia, la ricerca cioè “delle qualità che conferiscono dignità alla vita”
 

L.a

Ancora tra le uccisioni nascoste possiamo inserire il fatto di non saper perdonare. Quando infatti non si sa concedere il perdono, si uccide la circolazione dell’amore. Racconto la mia personale esperienza: non mi ero accorto che mio fratello era rimasto colpito da qualcosa che gli avevo detto o fatto. Ho dovuto dare fondo a tutta la mia pazienza nel rimette in circolazione l'amore tra me e mio fratello. Sentivo di averlo perdonato ma mi è rimasto sempre qualcosa che mi diceva che non tutto era chiuso. Mi sono affidato a Dio perché lui mi aiutasse a risolvere questa situazione. Quando a Natale ci siamo incontrati dopo tanti anni, ho sentito che tutto era stato risolto. Dio aveva colamato il vuoto che c’era tra noi: io ho fatto un poco ma Dio invece ha fatto tanto.
 

R.a

Frequentando l’associazione “Carcere Vivo” ho avuto modo di incontrare in un colloquio a Poggioreale, una persona che aveva commesso un omicidio. Ho avuto difficoltà ad incontrarlo, come ho fatto invece con altri detenuti, perché non mi riusciva di non pensare a quello che aveva compiuto. Mi ha raccontato che lui era stato soggetto a mobbing nel suo lavoro; durante il nostro mi ha spiegato quello che aveva dentro e che lo ha portato a compiere un gesto inconsulto. Ho incontrato in fondo una persona razionale ed ho pensato come poteva essere diversa la sua vita se fosse stato aiutato. Mi ha chiesto di scrivere una frase che fosse un mio memoriale: “ai tuoi problemi quante altre soluzioni”
La domanda che ora mi pongo è come ci confrontiamo con questi problemi
 

F.o

Queste domande ci vengono dentro perché ci devono inquietare anche perché spesso non abbiamo una risposta. E’ l’inquietudine che ci spinge, a cominciare da noi stessi, da me personalmente. Dobbiamo riscoprire di essere responsabili, di dover rispondere del mio fratello. Non per nulla Caino risponde al Signore: “sono forse il custode (responsabile) di mio fratello?”. Mi colpiva anche l’insistenza con cui Papa Francesco ci invita ad evitare le chiacchiere, la calunnia, fino a definirle “omicidio a sangue freddo", in quanto attenta al buon nome, alla fama del fratello.
 

L.a

Nel programma di Benigni sui Dieci Comandamenti, abbiamo sentito sottolineato: “fai vivere la vita in ogni forma”. Tante persone, anche molti di noi hanno a casa familiari anziani che vanno rispettati ed aiutati. Come cristiani dobbiamo essere l'animo della società. Non vanno uccise la dignità delle persone ma vanno rispettate anche nelle loro diversità.
 

P.a

La risposta a questa domanda sta nella nostra scelta quotidiana. Dobbiamo sempre tendere a migliorare
Prestiamo attenzione alla differenza tra eutanasia ed accanimento terapeutico; a volte si sottopongono i malati a delle cure anche senza speranza procurandogli dolori atroci solo per lo scopo di esplorare i potenziali miglioramenti.
 

S.a

Di fronte ai danni della vita è importante sottolineare perché il Signore permette che viviamo questi drammi. Ho preparato recentemente una meditazione sull’agonia di Gesù nel Getsemani; Gesù ha sofferto ed è stato tentato di allontanare il dolore; ma quando ha scoperto la figliolanza ha allora scoperto la comunione con il padre. Nei drammi della vita noi cristiani dobbiamo comunicare il valore della vita; nel riconoscere la paternità di Dio c'è la scelta del “non uccidere”.
Il pregare per il nemico diventa un bene per l’intera società.
 

F.o

Se si ha una sofferenza grande dentro non si riesce a perdonare. A volte anche l'omicidio nasce da grandi sofferenze; ognuno di noi si rende conto che in alcune condizioni, in alcuni stati dell’animo si trasforma totalmente.
 

T.o

Ancora, nel programma di Benigni, abbiamo sentito che “non uccidere” nasce da una mancanza di relazione. Si legge nella Bibbia che Caino ed Abele non si sono mai parlati tra di loro. Tante cose possono essere superate con il dialogo. Per esempio quello che è successo in questi giorni in Francia ci ha sconvolti tutti.  Ma pensiamo anche che Israele e Palestina non riescono a mantenere un dialogo aperto e collaborativo ed anche se si fanno dei tentativi poi subito dopo questi sono rotti dai fatti successivi.
 

 

  Indice anno
  Non uccidere
 La scelta della non violenza

14 febbraio 2015

F.o

Meditando sul comandamento “Non uccidere”, mi ha molto colpito un episodio accaduto a Corigliano Calabro così come riportato da un giornale. È stata arrestata una coppia che aveva finto un incidente stradale ed in cui il feto in grembo alla donna era morto. Dopo indagini si ipotizza ora che la gravidanza era stata pensata ed attuata proprio al fine di creare questo incidente per ricevere i soldi dell'assicurazione; sembra addirittura che esista un organizzazione che arrivi fino a questo punto. È quindi diabolico pensare di manipolare la vita a tal punto ed a proprio piacimento solo ai fini di ricavarne un guadagno.
 

P.a

Pensiamo anche alle persone che sono morte a Lampedusa ed alle tante stragi di cui i giornali e la televisione ci raccontano; dovremmo dare dei segnali forti ed invece cosa facciamo? Come ci muoviamo?
 

L.a

Siamo così abituati alla morte che questi fatti non ci sembrano più reali ma episodi solo visti alla televisione. La tragedia non ci tocca più perché non ci fa male e non ci colpisce direttamente. I mass media fanno bene a portare queste notizie ma sono così tante che ci arrivano che a questo punto non ci fanno più impressione.
 

P.o

Abbiamo un grande nemico nell'economia che per il suo interesse non rispetta la vita.
 

D.F.o

Dobbiamo prendere coscienza dei mali che ci sono. Noi cristiani siamo chiamati ad annunciare. Cosa possiamo fare? Per risolvere queste cose non possiamo di certo far niente ma dobbiamo vivere la logica del seme che deve crescere al male: il grano insieme alla zizzania. Possiamo prendere insegnamento dalla Polonia che per abbattere l’oppressione del comunismo, con costanza non ha mai mollato a vivere nella fede; non è stata una rivoluzione ma una costante dedizione a una scelta di fede che ha sgretolato la roccia che pesava su di loro. Il pessimismo ci schiaccia: se vogliamo togliere il male rischiamo di togliere anche il bene; se ognuno fa un poco, insieme diventa qualcosa di buono.
 

F.o

Questa avidità può condizionare la vita civile e la vita di fede; gli inchini che si fanno davanti alla casa del boss sono infiltrazioni che diventano complicità. Là dobbiamo essere attenti come chiesa anche a costo di fare dei tagli netti. Ascoltiamo con quanta frequenza ed irruenza il Papa si scaglia contro la mafia; come chiesa come credenti è un compito che dobbiamo prefiggersi per annunciare la verità. Gesù poteva cambiare il mondo, diremmo a colpi di bacchetta magica, ma era la tentazione del demonio. Lui ci ha indicato di vivere e di morire per queste difficoltà. Essere se stessi fino a dare la vita. È nella mentalità di molti che la vita non vale niente a cominciare dalla propria vita. La riflessione che dobbiamo fare è di essere sempre più la chiesa dei poveri.
 

P.a

C'è una considerazione degli immigrati ad un livello bassissimo; dobbiamo essere educati e dobbiamo educare ad un rispetto per queste persone in difficoltà; non dobbiamo pensare solo a noi che forse riusciamo ad avere questa consapevolezza. Ma ci sono tanti che non hanno questa sensibilità.
 

S.a

Molte di queste persone che vengono da fuori sono più capaci di noi di dedicare tempo per esempio ai nostri anziani
 

d.F.o

Pensando in negativo subito ci troviamo d'accordo mentre voler pensare al positivo ci troviamo in difficoltà perché. Ci sono cose da combattere ma l'unico metodo è quello di vedere il positivo. Come possiamo difendere? A molti desta più scalpore una persona serena che mille parole scagliate contro il peccato. Con pazienza e calma si hanno più risultati che incolpare gli altri quasi con anatemi.
 

P.o

Pensiamo alla parabola dei pani e dei pesci; questa ci ricorda che un piccolo contributo può saziare una moltitudine con l'aiuto di Cristo che trasforma. Siamo chiamati ad agire nel nostro piccolo.
 

F.a

Ci siamo allargati nella discussione sui grandi temi. In quelle che abbiamo chiamato”uccisioni nascoste”, mi colpiva “se non rimuoviamo le difficoltà di dialogo”. Questo sono dei grossi ostacoli. Quando si uccidono i rapporti, la reazione è la chiusura. È il voler stare tranquilli chiusi nel proprio guscio. Ringrazio Dio di avere una famiglia, la mia famiglia che mi consola ed in cui mi rifugio; però la chiusura è un rischio.
 

A.a

Non si ci riesce a stare dietro all'invidia di quelli che puntano alle tue piccole cose. Nella mia storia lavorativa, sono medico incaricato della concessione dei sussidi, ho ricevuto spesso il comando di tagliare i fondi e di non concedere i sussidi. Sono stata molto in crisi a tagliare i contributi dove vedevo una realtà di fame. Ho sofferto tanto di questa situazione ed ero emotivamente coinvolta dalle persone a cui dovevo togliere il pane. Sono poi passata ad un altro incarico ed ho dovuto sopportare l’invidia e l’ironia dei colleghi per aver ricevuto questo incarico. Non sopporto la malattia delle chiacchiere come risposta al giudizio. Un giudizio a volte può essere anche giusto ma invece non dovrebbe esistere per niente.