19 Febbraio 2010 |
“I figli: quando
averne? E se non arrivano: fecondazione assistita o adozione?"
Tematica scottante, problematica, dolorosa quanto
vitale...vitale,sì,
perché è di una nuova vita che si parla sia se si vuole metterla al mondo
attraverso il ricorso alla fecondazione assistita, sia se si vuole
accoglierla
ricorrendo all’adozione. Sono tre possibili scelte di vita della coppia che
deve essere forte, coesa,unita, solidale specialmente nel caso, ahimè, che
il frutto dell’amore
coniugale non arriva da sé. Una delle 6 coppie presenti, contemplando questa
eventualità, ha esposto il proprio pensiero: lei sarebbe favorevole
all’adozione, lui no. E ... il loro
pensiero, in parte, è stato condiviso dalle altre coppie presenti. A
sostenere la tesi dell’adozione sono intervenuti Brunella&Pino che hanno
provato, per un periodo della loro vita matrimoniale, l’esperienza
dell’affido: ci hanno fatto capire la bellezza e la grandezza del gesto
dell’accoglienza di un bimbo nella loro vita di coppia. Ci hanno trasmesso
un profondo messaggio: adottare è un grande gesto d’amore!!!!
Fulvio&Linda, invece, ci hanno fatto riflettere sull'aspetto
psicologico del
figlio che non arriva: se i figli non arrivano e ciò costituisce, sempre
più,
un motivo di ansia, tormento, dolore per la coppia, i figli tarderanno
sempre più ad arrivare. I figli arrivano ... quando i futuri genitori li
attendono con serenità e ... magari affidandosi a Qualcuno e al suo Progetto
di Vita.
L’incontro si è concluso con una proposta di Fulvio: adottare
a distanza uno dei tanti bimbi di Haiti terremotata. La proposta è stata
accolta da tutti con entusiasmo: la coppia di tesorieri ha già raccolto una
prima parte della quota che, a quanto pare, sarà custodita in un salvadanaio
che sarà rotto quando la cifra totale sarà raggiunta!!!
F&F |
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12 marzo 2010 |
“I figli come ci
cambiano la vita"
Questo incontro, come gran parte dei precedenti e come quello
successivo del 22 maggio, ha ruotato intorno al rapporto coppia-figli: i
figli, frutto dell’amore della coppia, come devono essere educati? I
genitori sanno rispettare i loro figli sin da quando sono infanti? La coppia
come vive l’”intrusione” di un terzo elemento che, se pur tanto desiderato,
può costituire la causa della “separazione” e dei litigi di mamma e papà?
I figli cambiano la vita dei loro genitori, ma se i genitori sono in grado
di interagire, di scoprire la bellezza di amare insieme qualcuno o qualcosa,
di parlare in bambinese (e poi capiremo che cosa significa), la quotidiana
vita familiare sicuramente potrebbe essere più serena e felice per tutti i
componenti della famiglia.
I punti forti per realizzare ciò? Dialogo, Sincerità, Rispetto tra tutti i
componenti della famiglia!!!
F&F |
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9 aprile 2010 |
“Cristo risorto a casa
nostra"
L’incontro del periodo pasquale è stato guidato dal parroco
Don Franco de Marchi che ci ha reso partecipi della sua riflessione sulla
Passione e sulla Morte di Cristo.
Ha proposto di riflettere e vivere su tre verbi: CERCARE il Cristo (come la
Maddalena nella sua vicenda dell’incontro con Gesù, e poi con le donne che
vanno al sepolcro); RICONOSCERE il Cristo (come i discepoli di Emmaus);
ANNUNCIARE e TESTIMONIARE il Cristo (come gli Apostoli pervasi dalla gioia
della Resurrezione e dalla forza dello Spirito)
F&F |
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22 maggio 2010 |
Incontro dibattito su
“La cura dei nostri figli”
E’ stato diverso dagli altri appuntamenti perché ha portato
le coppie partecipanti a confrontarsi con il Pediatra Tommaso Montini che ha
presentato il suo libro “Me lo dici in … bambinese?” e con la
Psicopedagogista e Mamma Claudia Sabatano.
E’ stato proposto di imparare il bambinese, che è il linguaggio della
tenerezza e del contatto corporale, quanto mai utile nel primo anno di vita
del bimbo; ancora sono state date importanti indicazioni: usare acqua
naturale e non costose acque minerali, allattare quanto più possibile
(favorisce anche quel famoso contatto così importante), per lo svezzamento
preparare omogeneizzati col frullatore, piuttosto che utilizzare quelli in
commercio, i nonni e parenti sono preziosi, ma non devono essere invadenti.
Inoltre, con la crescita del bimbo, occorre mutare anche l’atteggiamento e
imparare a dire di no, i no che aiutano a crescere. In questo la coppia si
aiuta e si complementa.
F&F |
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11 giugno 2010 |
“Tenerezza nella
coppia"
L’incontro giugnesco di commiato, conclusosi banchettando a
base di pizze nel salone caminetto della parrocchia, ci ha ricordato che i
componenti della coppia devono essere sempre pronti a comunicare tra di
loro, a comprendere l’uno le esigenze dell’altro: una carezza, un bacio, il
calore di un abbraccio sono uno strumento comunicativo che, a volte, parla
più delle parole!!!
Il gruppo, inoltre, non ha mai dimenticato di partecipare con una donazione
al suo gesto d’amore: l’adozione a distanza di un bimbo vittima della
tragedia ambientale di Haiti.
F&F |
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11 settembre 2010 |
“Messa della Famiglia a
Piedigrotta"
Sabato sera, alle 19.00, è stata celebrata presso la Basilica
di S. Maria di Piedigrotta la Messa per e delle Famiglie, in occasione dei
festeggiamenti della Madonna di Piedigrotta.
E’stata una messa di festa e di momenti di riflessione.
E’stata una messa alla quale le famiglie hanno partecipato anche attivamente
alla funzione al momento dell’atto penitenziale, della preghiera dei fedeli,
dell’offertorio, della presentazione dei vari cammini dedicati alla famiglia
tenuti presso la comunità di Piedigrotta.
Tutte le famiglie presenti si sono affidate alla Madonna di Piedigrotta, la
Madonna protettrice dei pescatori di Mergellina, e le hanno chiesto aiuto,
protezione.
E ciò è trasparso sin dall’introduzione di Linda alla funzione religiosa,
dalle parole introduttive del celebrante, dalle invocazioni dell’atto
penitenziale (lette da me e Fulvio) che riporto perché costituiscono un
forte momento di riflessione -anche personale- e sono delle parole a cui
rivolgere mente e cuore nei momenti di sconforto che spesso assalgono i
componenti di una famiglia:
Signore, in Maria, tua madre e madre nostra e delle nostre famiglie, ci hai
indicato la strada della disponibilità e della bellezza di saper dire SI;
chiediamo perdono per le volte che ci chiudiamo e non sappiamo donarci in
famiglia. Signore pietà
Cristo, in Maria, tua madre e madre nostra e delle nostre famiglie, ci hai
dato l’esempio della presenza vigile e rispettosa; chiediamo perdono per le
volte che non sappiamo essere attenti agli altri in famiglia e on sappiamo
rispettarli. Cristo pietà
Signore, in Maria, tua madre e madre nostra e delle nostre famiglie, hai
voluto dimostrare che nessuno è esonerato dal dolore; chiediamo perdono per
tutte le volte che non sappiamo vivere i momenti di sofferenza nella
speranza e nella fede di averti vicino. Signore pietà.
Sono invocazioni che fanno sentire come la Madonna di Piedigrotta, a cui
molte famiglie nascenti si sono affidate sin dal giorno delle loro nozze, è
sempre presente e se le si parla con cuore sincero Lei c’è anche nei momenti
di dolore e di separazione.
E la funzione religiosa ha posto l’attenzione anche sulla “separazione
familiare”: al momento dell’offertorio hanno partecipato una mamma con sua
figlia, una piccola famiglia che vive il dolore della separazione, della
mancanza del padre-marito.
E’stato, personalmente, emozionante partecipare a questo momento,
comprendere come la comunità di Piedigrotta è sempre aperta alle realtà
familiari che vivono il dolore, la tristezza, il trauma della separazione e
del divorzio.
E’un segno forte quello che durante questo piccolo momento della funzione ha
mandato alla comunità riunita in chiesa: la Madonna di Piedigrotta non c’è
solo per la famiglia unita, ma soprattutto c’è per la famiglia che vive un
dolore quotidiano, che avverte il peso di una quotidiana assenza paterna.
E’stata una funzione che ha esaltato la bellezza della chiesa domestica che,
nel suo cammino quotidiano, nella realtà di Piedigrotta può partecipare agli
incontri del gruppo dei “Giovani Sposi” o a quello di “Famiglie Insieme” o a
quello dedicato alle famiglie che vivono il dramma della separazione.
La funzione si è conclusa con la proclamazione corale dell’ Atto di
Affidamento delle Famiglie alla Madonna di Piedigrotta:
“Santa Maria, madre di Dio, madre delle nostre famiglie e di tutti, ascolta
noi che ci rivolgiamo a te e vogliamo chiedere la tua protezione e il tuo
sguardo amoroso verso le nostre famiglie.
Tu, che hai saputo essere coraggiosa, non lasciarci chiusi nelle convinzioni
e nel conformismo.
Tu che hai saputo dire sì a Dio, fa che sappiamo aiutarci vicendevolmente a
scoprire il meglio di ciascuno, mettendoci in sintonia con il disegno che
Dio ha su ognuno di noi.
Tu che hai saputo amare e custodire lo sposo e il figlio, facci sentire, in
ogni momento, lo slancio alla donazione in famiglia; fa che da te e con te
riscopriamo quotidianamente la pazienza, la fedeltà, il perdono.
Tu che hai saputo assecondare la missione di tuo figlio, fa che sappiamo
essere rispettosi delle scelte dei nostri giovani, anche se a volte
difficili da comprendere, riuscendo nel contempo ad indicare che
l’esperienza e la prudenza ci hanno insegnato.
Tu che hai vissuto la vedovanza, illumina il dolore della morte, di ogni
abbandono, di ogni separazione; donaci un cuore pronto al perdono, premuroso
degli innocenti e più deboli.
Tu che continui a dirci: <<Fate come Egli vi dirà>>, fa che le nostre
famiglie siano conformi alla missione di Amore e Vita loro affidata da Dio.
Regina delle grazie, Madonna di Piedigrotta, Madre di Dio e delle nostre
famiglie, ci affidiamo a te perché tra noi, come nella famiglia di Nazareth,
ci siano gli stessi sentimenti di amore e di pace, e si senta viva la
presenza di Gesù per donarlo al mondo.
Amen”
"Buon Cammino" sono state la parole conclusive del celebrante!!!
Quindi, Buon Cammino a tutte le famiglie e che … A Madonna CI accumpagne!!!!
L’estate in un niente è volata via e con il mese di Settembre anche tutte le
coppie degli incontri “Giovani Sposi” sono tornate alla loro quotidianità.
E con il mese di Settembre pure la parrocchia di Piedigrotta ha dato il via
al suo nuovo anno lavorativo che include la ripresa degli incontri dedicati
alla coppie da poco sposate e che una volta al mese (il secondo venerdì di
ogni mese) sono ben felici di confrontarsi su tematiche matrimoniali,
guidate da due coppie sposate da più tempo.
Loro nel corso degli scorsi incontri ci hanno fatto riflettere sulle
“problematiche” quotidiane che entrano a far parte della vita delle giovani
coppie che devono essere, però, tanto affiatate da superarle perché alcune
volte si può trattare veramente di problematiche sciocchezze che fanno
perdere di vista il percorso di vita che la coppia è intenzionata a
compiere!!!
F&F |
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8 ottobre 2010 |
Venerdì 8 ottobre alle ore 20.00 sono ripresi presso il
salone parrocchiale della Basilica di S.Maria di Piedigrotta gli incontri
dedicate alle coppie neo-sposate.
Il primo incontro è stato dedicato alla presentazione delle
coppie presenti senior e junior.
Le coppie senior, ossia le coppie che hanno preparato quelle
junior al matrimonio, hanno “accompagnato” le giovani coppie al primo
incontro. E di giovanissime coppie ce ne erano due: una sposata da quattro
mesi e una sposata da appena un mese!!! AUGURI!!!
Di coppie giovani, ma un po’ meno giovani ce ne erano
quattro. E tra queste è spiccata quella composta da D&M che hanno abilmente
presentato il programma dell’anno: il modo di selezione degli argomenti da
affrontare (il classico ricorso ai bigliettini in cui ogni singolo
componente della coppia scrive l’argomento di cui vorrebbe discutere), il
calendario degli incontri (stilato in fase di preparazione da F&L) e il
progetto haitiano relativo all’adozione a distanza. A tal proposito è
ricomparso in sala, dopo la pausa estiva, il bel salvadanaio realizzato lo
scorso anno da Carla (della coppia G&C). Purtroppo, alla fine dell’incontro,
è sfuggito un po’ a tutti di riempirlo con un contributo perché ci siam
fatti prender dal brindisi e dai dolci: complimenti a Carla (della coppia
A&C) per la squisitissima crostata alla marmellata tutta hand-made (la
marmellata era stata preparata in casa dalla sua mamma).
L’incontro è stato incentrato sulla presentazione delle
singole coppie: quelle che già hanno partecipato agli incontri dello scorso
anno parrocchiale hanno reso partecipe a tutti i presenti su come gli scorsi
incontri hanno fornito la possibilità di riflettere sulle piccole e grandi
problematiche di coppia e sull’importanza del dialogo tra coniugi.
Le due coppie new-entry si son subito bene inserite nel
gruppo gettando le basi anche per l’argomento dell’incontro di novembre:
figli quando averne?
La tematica è dura da affrontare e -forse- specialmente in
ambito ecclesiastico. I figli cambiano la vita. Ma “figlio in arrivo” è la
prima cosa che si chiede ad una coppia di rientro dal viaggio di nozze, come
se matrimonio-viaggio di nozze-figli fossero un’unica cosa. Come faceva
presente la coppia sposata da quattro mesi, già il matrimonio comporta un
cambiamento di vita radicale che fa si che fidanzato e fidanzata si
ritrovino marito e moglie, in una casa loro e a condividere una nuova
quotidianità. E non è una cosa semplice!!! E’un cambiamento che richiede
tempo, che richiede un grande impegno da parte dei novelli sposi che,
nonostante il grande amore, devono fare i conti con tutti gli impegni che
richiede una vita matrimoniale. E il figlio in queste prime dinamiche può
costituire un rischio per una neo-coppia di sposi in quanto il punto di
attenzione reciproco non è più il rispettivo coniuge, ma il bimbo in arrivo.
Ed il grave rischio è che i ruoli di marito e moglie diventino inesistenti e
gli unici ruoli che si ritroveranno a ricoprire i due neo-sposini saranno
quello di mamma e papà!!!!
E negli incontri dello scorso anno è stata giustamente posta
l’attenzione sul fatto che una coppia prima di ricoprire il ruolo di
genitore deve ricoprire il più affiatatamene possibile quello di
marito&moglie anche perché il cibo più delizioso per i figli è che
papà&mamma si vogliono bene.
I figli sono un dono di Dio, un incredibile dono, ma devono
essere accolti in un luogo sano, amorevole, confortevole, pacifico,
armonioso. Devono essere desiderati da una coppia che, con l’aiuto di Dio,
saprà sapientemente gestire i ruoli di marito e padre, di moglie e madre!!!
E questo grande dono di Dio -giunto inaspettato- è stato
oggetto della testimonianza di una coppia sposata da quasi 40 anni (e il cui
marito è diacono presso la chiesa di Piedigrotta): il loro figlio è riuscito
ad avere un bimbo dopo lunghi otto anni di matrimonio. La giovane coppia
desiderava tanto la gioia di un figlio da amare, crescere, accudire che ha
avviato le pratiche per l’adozione: un grande gesto d’amore!!! E mentre si
dedicava al lunghissimo iter burocratico, il Signore ha donato loro il dono
della maternità e paternità. Il loro bimbo è nato, il bimbo che avevano
deciso di adottare sarà sempre accolto (quando la burocrazia relativa alle
adozioni sarà veloce) e la coppia sposata da quasi 40 anni è una felicissima
coppia di nonni.
E in merito alla scelta dell’adozione la coppia sposata da un
mese ci ha reso la sua testimonianza perché è stata un’esperienza vissuta in
prima persona dal marito-scenografo. Ma la coppia, durante l’incontro, ha
testimoniato pure il suo rapporto “conflittuale” con il modo di pensare e di
agire della chiesa; rapporto però che per la coppia di novelli sposi è
diventato più sereno e armonico grazie al Parroco Don Franco e alle coppie
senior che li hanno seguiti durante il corso prematrimoniale.
Questo incontro di apertura è stato, quindi, denso di spunti
e di riflessioni che richiederanno certamente la giusta e personale
meditazione, ma … sempre tenendo presente il rispetto dell’individualità
della singola coppia.
F&F |
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10
dicembre 2011 |
L'incontro dicembrino del gruppo Giovani Sposi è stato condiviso con quello
di Famiglie Insieme in occasione della riflessione natalizia del parroco Don
Franco incentrata sull'"Emanuele, Dio con noi".
L'incontro è stato avviato da Don Franco con il suo canto "Emmanuele notte
d'Oriente", ispirato dalla lettura del libro veterotestamentario della
Sapienza.
Più inbasso potete leggere gli appunti presi nel corso dell'incontro e
rivisti da don Franco.
La
profonda riflessione di Don Franco è stata seguita dalla Messa delle ore
19.00 celebrata da Don Giovanni che, riprendendo alcuni dei punti della
riflessione pomeridiana, ha incentrato l'omelia sulla figura di Giovanni
Battista, il cugino del Signore che Gli ha aperto il varco e ha preparato il
cuore degli uomini al Battesimo consacrato dal Signore.
La serata si è conclusa simapticamente e convivialmente.
I don della parrocchia hanno aperto il salone caminetto alla cena delle
famiglie dei "Giovani Sposi" e di "Famiglie Insieme" le cui mogli hanno, con
gioia, preparato gustose prelibatezze ... non mancava niente dai primi, ai
secondi, ai contorni, alla frutta, ai dolci e alle bevande.
La serata si è conclusa con soffi di candeline: AUGURI di BUON COMPLEANNO ad
Alessandro (della coppia Alessandro&Carla) e AUGURI a MAURIZIO (della coppia
Maurizio&Daniela).
Ai vari momenti del pomeriggio-serata c'è stata una grande partecipazione,
ma si è sentita l'assenza di Fulvio&Linda (Fulvio, però, è riuscito a
partecipare al momento della cena dove, inaspettatamente ha trovato
Alfonso&Maria, i miei genitori parrocchiani che hanno deciso di trascorrere
un sereno momento di condivisione con familiari ed amici). Pino&Brunella
hanno fatto l'impossibile per essere presenti all'incontro di Don Franco, ma
non hanno potuto partecipare al momento della cena.
Alla cena hanno partecipato tutti i bimbi, figli delle coppie presenti.
Bimbi che, durante il momento dell'incontro, sono stati intrattenuti da
Maria, Chiara ed Emanuela!!! Un grazie affettuoso!!! Grazie a loro le solite
animatrici, Maria e Mena, hanno potuto partecipare all'incontro!!!
F&F
Meditazione di don Franco
L'Emmanuele è Dio con noi: Egli che è oltre lo spazio e il tempo perché E'
volle abitare il tempo e la storia come spazio di vita. La
volontà di Dio di entrare nel tempo, di costruire la storia creando l'uomo
che è al di fuori di Lui e che è finitezza e debolezza. Dio, che non ha
spazio né tempo, ha deciso di voler abitare il tempo e lo spazio.
Ha quindi scelto, per entrare nel tempo, la dimensione della finitezza
divenendo uomo: questo è il grande mistero del Natale. entrando nella
finitezza CRISTO conduce l'uomo ad essere nuovamente partecipe della santità
di Dio. Lo ha fatto prima facendo la creazione e poi creando l’uomo ha
costruito una relazione con qualcuno fuori di lui.
Nell’inno ai Filippesi, al capitolo 2 versetti 6-7 Paolo dice:
....Egli,
pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l'essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Perchè ha
fatto questo?
Dice il Salmo 8
Quando
vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l'uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell'uomo, perché te ne curi?
Davvero l'hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Dio
nasce bambino, bisognoso di tutto: incarna la figura del debole che
deve tornare alla santità (vocazione all'infinito) attraverso la relazione
con Dio, colui che alita nelle narici dell'uomo e, attraverso lo Spirito
Santo, crea una relazione che è, prima di tutto, la relazione Trinitaria
tra il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo.
L'uomo che è in relazione con un Dio trino è l'interlocutore di
Dio: la relazione tra l'uomo e Dio è innanzitutto una relazione
d'amore Dio alitando nelle narici dell’uomo il suo spirito di vita,
rende l’uomo essere vivente e diventa interlocutore di Dio. La vita
cristiana innanzitutto non è preghiera o pratica di pietà, ma relazione con
Dio, STORIA D?AMORE.
Cristo incarnato, morto e risorto, riporta la carne a Dio. Nel Vangelo di
Giovanni si leggere che "il Logos si è fatto carne e ha piantato la sua
tenda in mezzo a noi": Dio ha, perciò, assunto la carne, con la
resurrezione e il ritorno al Padre porta la carne degli uomini in Dio.
Dio compie ciò "nella pienezza dei tempi" (come si legge nei "Galati 2,4").
E la pienezza dei tempi è quella che si realizza in ciascuno di noi ogni
volta che facciamo risorgere Gesù, ogni volta che viviamo il CHAIROS, ossia,
il tempo nel quale accade qualcosa, il tempo che si caratterizza per
la sua qualità. Il Signore, infatti, ci chiama a vivere questo
tempo, ci chiama ad essere protagonisti con Dio.
Nel tempo
del CHAIROS si colloca l'Emmanuele: il Natale è tempo di
concretezza, è l'incarnazione di Dio con il quale posso entrare in
relazione. Dio dà qualità alla mia vita con il Natale. Dobbiamo quindi
cercare una vita non più vissuta con il “tirare avanti”, ma una vita da
protagonista. Dio vive il CHAIROS. Dio viene a noi per farci vivere il
CHAIROS: la relazione che quando si rompe con il peccato.
Dio prende per mano, con pazienza, l'uomo: lo accompagna. Lui è alla
porta e bussa. Dio non fa violenza all'uomo. Gli dona la fede che dà
spessore alla vita e si fa compagno di viaggio. È Dio che si avvicina,
Dio non pretende che io lo raggiunga, è lui che va alla velocità del mio
passo (Osea 11,3b ci dice: “ho preso Israele per mano”). Dio non fa mai
violenza.
Nella
Lettera agli Efesini 1,3ss si legge che gli uomini sono Santi ed
Immacolati nell'amore di Dio e per Dio: noi siamo figli adottivi di Dio che
ci ha pensato prima della creazione del mondo. Siamo chiamati a vivere come
figli di Dio, a vivere il CHAIROS e non a farci trascinare dalla vita,
ossia dal CRONOS. L'oggi di Dio coincide con l'oggi dell'uomo collocato
nella storia e nella sua famiglia.
Il Natale è tempo di attesa. Attendere vuol dire mettere una meta.
Ma chi farà luce nel cammino verso questa meta? La pubblicità di oggi
vuole che l'uomo non attenda niente, che sia plagiato. Dio, però, vuole
che l'uomo viva il CHAIROS e non il CRONOS. Dio, perciò, è garante
del matrimonio sacramento dell'amore di Cristo per la Chiesa ed è
reciprocità e santità in Dio/famiglia. Dio entra in famiglia. E la
famiglia cosa attende? I figli attendono le carezze; i coniugi attendono
le carezze che non sono e non devono essere scontate. L'uomo, vivendo il
CRONOS, diventa vittima della stanchezza che è un peccato e combina guai:
non permette di far entrare Gesù che ... spiazza, perché è vita.
Le domande
che l'uomo si deve porre sono: Quanto CHAIROS ritaglio per me? Per
volermi bene?
L'Emmanuele è venuto per amarti, ma tu ti ami?
Quanto tempo dono al partner? Il tempo quello importante: il
CHAIROS non il CRONOS.
Quanto tempo dono ai figli? (E soprattutto ai figli adolescenti che hanno
bisogno sia di CHAIROS che di CRONOS?)
Quanto CHAIROS dedico alla preghiera? Non alla recita delle preghiere,
ma un tempo per me insieme con Dio.
Gesù nelle
analisi del male è stato sempre terribile ma nello stesso tempo pieno di
comprensione verso le persone che sbagliano o fanno esperienza di peccato e
di male. Così ricordiamo gli incontri con l’adultera, Zaccheo, la
peccatrice.
Quanto prego con il partner? E quanto pudore c'è nel pregare con il partner?
La
preghiera è il respiro della famiglia. La famiglia ha bisogno del respiro
della preghiera: perchè la famigli è chiamata ad essere l'incarnazione
dell'Emmanuele.
Al
percorso catechistico dei fidanzati iniziamo gli incontri chiedendo “A che
punto è la nostra fede?”. La fede non è fatta di cose da fare ma di
relazione con Dio. La mia fede deve essere basata sulla conoscenza personale
di Gesù.
Il tempo
del Natale è il tempo dell'accoglienza dell'Emmanuele. Tra le tante
attrazioni del Natale, riesco ad accorgermi che nasce il bambino? Accogliere
è un atteggiamento dell’animo. Il dono più apprezzato è quello che esprime
l’amore dell’altro per me.
La nostra società ci sta educando che tutto deve essere basato sulle mie
aspettative.
Quando siamo chiamati a prendere le decisioni ci chiediamo cosa direbbe
Gesù, cosa il vangelo mi suggerisce.
Dio è con noi, siamo anche noi con Dio? L’Emmanuele sia il benvenuto nella
nostra famiglia. Dio vuole stare con noi perchè ha bisogno di noi come noi
di lui.
Sono tanti
i gesti che possono arricchire il nostro Natale come punto di partenza per
una vita nuova: l’accogllienza del fratello, l’apertura di nuove
relazione, fermare la corsa, non rimandare a domani l’incontro che ci può
cambiare.
Mettiamo in essere segni di riconciliazione e di pace. Intensifichiamo la
vita di preghiere, celebriamo il sacramento della riconcilaizione, riuscendo
anche a comprenderlo meglio nella sua profondità. Non c’è da preoccuparsi di
cosa ho fatto e di cosa non ho fatto ma ricercare la riconciliazione con
Dio.
Infine
celebrare L’Eucarestia. Nella solidarietà e nella condivisione mi accorgo
che l’Emmanuele viene per me ma anche per tutti.
L’Emmanuele prende casa con noi e nelle nostre famiglie.
Lo spirito
del Natale deve essere accompagnato dal sacramento della RICONCILIAZIONE
(vissuto non come lavatrice, ma come momento di relazione con Dio),
dalla COMUNIONE, dalla SOLIDARIETA' (Noi verremo giudicati per i gesti
d'amore: nelle persone io incontro Dio) e dalla CONDIVISIONE ("Siate
svegli" perché Dio viene a noi personalmente ed in comunità).
N.B. Per
quanto riguarda il Sacramento della Riconciliazione nel periodo della
Quaresima in parrocchia ci saranno 5 Catechesi per Adulti.
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12 Ottobre 2012 |
Venerdì 12
ottobre 2012 sono ripresi gli incontri del gruppo "Giovani Sposi". Le
storiche coppie giovani (Carla&Alessandro; Daniela&Maurizio; Fausta&Fulvio)
e le storiche coppie senior (Linda&Fulvio; Brunella&Pino) hanno accolto con
gioia l'arrivo di nuove coppie: Francesca&Maurizio come coppia-guida senior;
Rosaria&Giuseppe; Francesca&Dario; Fabiana&Michele come coppie neo-spose. Un
benarrivato alle new-entry e benritrovato alle coppie storiche. Augurio
fatto anche dal parroco Don Franco che ci ha accolto nel suo salone
parrocchiale, che ci ha manifestato la sua gioia di averci a Piedigrotta,
che ci ha augurato di vivere la serenità nella nostra vita sia come persona
che come coppia. La serenità, ci ha ricordato, rappresenta la volontà di
Dio, ma va conquistata con la volontà e aprendosi verso il prossimo, verso
il partner che deve essere considerato come un dono costantemente cercato e
custodito. Don Franco ha augurato a noi coppie presenti un buon cammino
nella Fede (e questo è l'anno liturgico che l'Arcidiocesi di Napoli ha
dedicato alla Fede): nel sentirla e nell'irradiarla nella vita matrimoniale.
L'incontro, iniziato con un piccolo rinfresco di accoglienza (i saltimbocca
mignon erano molto, ma molto buoni!!!), è stato incentrato sulla
presentazione delle singole coppie in un clima di serenità ed empatia. Alle
nuove coppie è stato esposto il modo in cui lo scorso anno si sono svolti
gli incontri, incentrati sulla lettura e la riflessione prima del libricino
"In due (5 segreti) di A. e A. Friso e poi del libricino "Comunicare nella
coppia" di R.Ventriglia e R. Della Valle. Inoltre, è stato fissato il tema
del prossimo incontro (... sono ricomparsi dall'agenda di Fulvio F. i
bigliettini degli argomenti da trattare di due anni fa ...): l'ingerenza
delle famiglie di origine.
Prima del brindisi di buon auspicio accompagnato anche dal gustoso "pane
carasau" portato direttamente dalla Sardegna da Daniela&Maurizio, è stato
presentato alle nuove coppie di neo-sposi il progetto a cui "Giovani Sposi"
partecipa, ossia quello dell'adozione a distanza (di sei bimbi vittime del
terremoto di Haiti di due anni fa) e a vicinanza (di famiglie bisognose del
quartiere).
Fausta "Giovani Sposi"
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9 novembre 2012
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L'incontro
"Giovani Sposi" del mese di novembre si è tenuto il venerdì 9 alle ore 20.15
nel salone parrocchiale che ha visto la presenza di ben 11 coppie di
partecipanti accolte da Don Franco e Don Piero.
Dopo un veloce giro di presentazione da parte delle coppie storiche e delle
coppie new-entry, si è entrati nel vivo dell'argomento specifico
dell'incontro: il rapporto con le famiglie d'origine.
Argomento di quelli non certo semplici .... quando un figlio si sposa e crea
la propria famiglia inevitabilmente crea una "rottura" con la famiglia
d'origine e questa "rottura" altrettanto inevitabilmente porta con sé
"ricatti e sensi di colpa" che spesso dimenticano il messaggio matrimoniale
della Genesi "All'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per
questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola."
Durante l'incontro vivo, sentito e partecipato, ogni coppia ha riportato la
propria esperienza relativa al rapporto con le famiglie d'origine e alle
dinamiche che, per lo più, accomunano tutte le coppie. Queste dinamiche sono
risultate le seguenti:
- "crisi" dei genitori che si vedono "soli" dopo che i figli si sono sposati
- genitori che si riscoprono marito e moglie
- giovani coppie di sposi che si scoprono nel nuovo ruolo di marito e moglie
- genitori iperprotettivi nei confronti dei figli ormai sposi
- paura dei figli sposati di saper dire di no ai genitori invadenti e che
non riescono a comprendere profondamente che i figli hanno costituito la
loro famiglia
- le coppie giovani, gentilmente e con i tempi giusti, devono far
comprendere ai loro genitori le nuove dinamiche che sono nate e ... con le
quali sia le coppie di giovani sposi, sia quelle dei genitori devono
cominciare a familiarizzare
- i genitori, in maniera matura ed intelligente, invece di torturare i figli
con i sensi di colpa, devono essere in grado di vedere la maturità dei loro
figli e devono supportare questa loro responsabilità (sposarsi ... diventare
marito e moglie ... diventare genitori ... assumersi il peso di una casa con
annessi e connessi ... non è certo una passeggiata ... !!!!)
- genitori che sono disponibili a fare i nonni solo in caso di necessità
(perché i figli lavorano) e non quando i figli hanno bisogno di una cenetta
fuori, di un cinema per rompere il ritmo frenetico che, con il suo stress,
può influenzare negativamente le dinamiche familiari .... a tal
proposito,allora, come suggerito da Rino e Rita, si può ricorrere al "FILONE
DI COPPIA" .... si dice ai nonni che mamma e papà sono impegnati per lavoro,
ed invece, si ritagliano un momento tutto per sé e per ricaricare le
batterie e "affrontare" con serenità l'onere-onore del matrimonio!!!!
Fausta "Giovani Sposi"
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16 dicembre 2012 |
L’incontro del 16 dicembre
2012 ha visto la partecipazione collettiva sia del gruppo “Giovani Sposi”
sia di quello di “Famiglie Insieme” in occasione della lectio divina per le
famiglie tenuta dal parroco Don Franco. Il titolo della riflessione “A
Betlemme la storia di Natale” ha dato il là al parroco per fare un’esegesi
puntuale ed interessante sul Capitolo 2,1-20 del Vangelo di Luca. Il passo
dell’evangelista, da Don Franco, è stato suddiviso in tre momenti:
1) Maria e
Gesù
Maria con Giuseppe, per decreto dell’imperatore Cesare Augusto, dovevano
essere censiti e, perciò, “dalla città di Nazareth” salgono “in Giudea alla
città di Davide chiamata Betlemme” che, grazie alla nascita di Gesù-figlio
di Dio, diventa la città di Dio.
Betlemme, quindi, diventa città scelta, eletta, santa, amata e per i
cristiani diventa la città verso la quale andare, verso la quale orientare e
rinnovare la propria fede.
2) Angeli del
Natale
Gli angeli del Natale annunciano ai pastori la nascita del Signore il cui
fine è quello di diffondere “una grande gioia, che sarà di tutto il popolo”.
Gli angeli si fanno portavoce della GLORIA DI DIO e della PACE AGLI UOMINI.
Gli uomini, quindi, per essere sempre illuminati dalla luce della gloria
celeste devono interrogarsi: come, dove, quando proclamo la gloria di Dio?
Quanto mi dono per approfondire la mia fede, per leggere e meditare la
Parola di Dio, per pregare? La gloria di Dio traspare dal mio volto, dai
miei gesti, dalle mie parole?
Gli angeli sono anche messaggeri di pace, per cui la meditazione deve
accompagnare il credente, deve portarlo ad interrogarsi su quanto la sua
fede lo spinge ad essere costruttore di pace, di bene, di solidarietà e su
quanto interessa dona alle esigenze e alla costruzione di relazioni
disinteressate con gli uomini che gli vivono accanto.
3) Pastori
I pastori, all’annuncio degli angeli, “andarono senza indugio e trovarono
Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo
visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro”. I pastori,
dunque, diventano protagonisti perché sono loro i veri iniziatori del
Vangelo. Diventano parte integrante della gloria di Dio perché, spinti da
una sana curiosità, si sono lasciati coinvolgere dalla Natività del Signore.
Il credente oggi deve farsi pastore: deve avere il coraggio di partire verso
nuovi eventi sostenuto dalla fede di un annuncio sconvolgente.
In famiglia cosa significa farsi pastore?
Ognuno di noi ha trovato, ha visto e ha riconosciuto Dio nella sua vita
personale e di coppia?
Quale inaspettata novità ci attende nella mia e nella fede?
Abbiamo il coraggio e la gioia di annunciare in famiglia ciò che abbiamo
sperimentato?
Preghiamo mai tra di noi coppia e con i figli?
Abbiamo il coraggio di proporlo?
Crediamo che Dio possa aprire una nuova strada per la nostra famiglia?
Con queste proposte-riflessioni e la lettura corale del testo “La grazia del
Natale”, Don Franco ci ha augurato un Buon Natale nella gioia e nella gloria
del Signore.
Fausta “Giovani Sposi” |
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11 gennaio 2013
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L'incontro di Giovani Sposi del mese di Gennaio 2013 si è tenuto il giorno
11 alle ore 20.00 presso il salone parrocchiale ed è stato tenuto dallo
psicologo Antonio Gentile che in maniera coinvolgente e professionale ha
guidato la riflessione sull'ingerenza delle famiglie di origine nei
confronti dei figli sposati.
Il taglio dato dal Prof. Gentile è stato psicologico-antropologico ed è
stato scandito in due momenti:
1) l'ingerenza familiare intesa dal punto di vista di INGERENZA COMUNE: tale
tipo di ingerenza può tranquillamente essere risolta ricorrendo al "buon
senso comune" e a qualche strategia partendo dal presupposto che se si
chiede un aiuto ai genitori, questi potrebbero volontariamente o meno
prendersi "il dito con tutta la mano". A questo punto i figli, ormai coppia
di sposi, devono imparare a ragionare nei confronti dei genitori non più
figli cui è concesso di "chiedere senza dare", ma da adulti che non devono
considerare più i genitori come coloro che "devono dare senza chiedere".
2) l'ingerenza familiare intesa dal punto di vista di INGERENZA PATOLOGICA
che può generare il caso del MITO FAMILIARE o il caso delle FAMIGLIE
INVISCHIATE.
L'ingerenza patologica "è più difficile da risolvere perché attiene a
contesti familiari disequilibrati, consolidati nel tempo, condizionanti sia
i genitori che i figli, e forse anche i nipoti". Nel caso dei MITI
FAMILIARI, dunque, questi diventano "il collante sul quale la famiglia regge
il proprio equilibrio precario", il luogo nel quale i "vari componenti
costruiscono la propria identità, perpetuando il disequilibrio dal momento
che tale identità è costruita lontano dalla realtà". I MITI FAMILIARI,
inoltre, sono accompagnati dai RITI FAMILIARI che sono scanditi da "scadenze
temporali e locali" (ad esempio, dove è tradizione trascorrere il Natale, la
Pasqua, il Ferragosto), ma che hanno anche una funzione di PROTEZIONE: i
miti-riti "hanno funzione difensive all'interno perché tendono ad evitare
conflitti, proiettive all'esterno perché controllano gli estranei". Ma in
questo sistema di mito-rito inteso come protezione il figlio ormai sposato
rimane imballato: il mito familiare è parte integrante del suo essere se
stesso, ma a questo si affiancano i miti familiari accompagnati da
motivazione da parte del coniuge. E, a questo punto cruciale e critico, la
nuova famiglia come se ne esce? Antropologicamente se cade il mito familiare
si infrange l'identità del singolo componente della coppia e la coppia
scoppia (perché viene meno l'implicito della protezione, della sicurezza).
Il mito, quindi, non può crollare, ma deve essere rinnovato seguendo il
nuovo corso della realtà, rafforzando una nuova identità reale.
Nel caso delle FAMIGLIE INVISCHIATE, invece, regna il caos perché
all'interno di tale tipologia di"sistema familiare i ruoli non sono ben
definiti" e per le coppie di neosposi "non si è sviluppato un processo di
separazione/individuazione nei confronti dei genitori". In tal caso "il
rapporto di complicità, che spesso si instaura tra il figlio e uno dei due
genitori, in contrasto con l'altro, si riporta all'interno della nuova
famiglia diventando INGERENZA." Il genitore, quindi, per il figlio ormai
sposato non assolve al ruolo di guida, di mediatore, di confronta, ma
diventa il genitore complice "deus ex machina" che risolve la situazione e
scavalca il partner del figlio. questi, addirittura, in un sistema di
famiglia invischiata, "non solo è escluso, ma è incolpato di inadempienza" e
tale inadempienza "giustifica l'introduzione del genitore complice".
La riflessione scientifico-psicologico-antropologica del prof. Gentile è
stata illuminante, accompagnata ed esemplificata da esempi pratici immediati
e spontanei e tratti dalla vita quotidiana. Ciò che ne è scaturito è il
fatto che una nuova coppia non può tagliare i legami con la famiglia di
origine anche perché significherebbe negare quello che si è: "mantenere il
legame con le proprie radici è importante per le conferme delle proprie
identità, per una equilibrata gestione delle dinamiche emozionali, per la
ricchezza di modelli di riferimento per i bambini".
Fausta "Giovani Sposi" |
8 febbraio 2013
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L’incontro del mese di
febbraio di “Giovani Sposi” si è tenuto il giorno 8 alle ore 20.00 nel
salone caminetto e ha visto la presenza di tre coppie giovani presenti, di
due coppie senior e di Pino senza Brunella che era influenzata.
Nell’attesa e nella speranza che arrivasse qualche altra coppia abbiamo
ingannato il tempo con un giro di tombola il cui ricavato è andato al nostro
“sostegno a distanza”.
Altre coppie non sono arrivate per cui noi presenti abbiamo riflettuto sulla
tematica dell’intimità nella vita di coppia: secondo Pino questa è un
progetto che la coppia deve portare avanti come se fosse un progetto comune
che è sempre in grado di superare gli ostacoli; per Maurizio l’intimità è
anche progettare un figlio e in vista di questo nobile gesto per lui la
coppia deve allenarsi a costruire un’intimità piena.
Questo concetto è stato sottolineato anche da Fulvio F. per il quale
l’intimità fisica coincide con quella psichica e per il quale “l’Amore fa
bene a far l’amore”: l’Amore, infatti, richiede corteggiamento, attenzione,
tenerezza oltre che quattro “S” … serenità, salute, senza aver problemi di
tempo, sorriso.
Febbraio è il mese degli innamorati per cui non abbiamo dimenticato il suo
vescovo San Valentino che ha celebrato l’Amore sposando una cristiana ed un
pagano.
L’incontro si è concluso con una riflessione e un sondaggio sulle tematiche
da affrontare nei prossimi incontri:
- l’abitudine nella vita di
coppia
- il ritmo lavorativo o la problematica lavorativa e la loro influenza nella
vita di coppia
- la Fede nella coppia
- i figli.
Fausta “Giovani Sposi” |
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9 marzo 2013
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Il tema della riflessione
"Cristo risorto fondamento della nostra Fede" è stato affrontato partendo
dalla lettura e dall'esegesi del Vangelo di Luca 24,1-12 riportato nella
traduzione letterale del testo sacro.
All'alba del primo dei sette sabati le donne Maria, Maddalena, Giovanna e
Maria di Giacomo ritornano al sepolcro (che rappresenta la fine della vita)
per omaggiare e onorare con aromi Gesù morto, ma trovano che la pietra che
avrebbe dovuto chiudere il sepolcro era rotolata.
Questo è il primo segno della Pasqua: è una scoperta che lascia esterefatte
le donne.
Il secondo segno della Pasqua è che il corpo di Gesù non è più deposto nel
sepolcro.
Le donne, quindi, sono chiamate a testimoniare la Pasqua: il corpo del Dio
Vivente è risorto perciò il sepolcro è vuoto e perciò si celebra la Pasqua.
Le donne nella cultura ebraica non potevano testimoniare (così come non
potevano testimoniare i bambini), ma Dio le eleva perché le rende testimoni
della sua Resurrezione (Don Franco), le rende testimoni dell'invisibile e
dell'impossibile (Don Giovanni). Infatti, solo la sensibilità di una donna
può comprendere l'impossibile perché l'ha già sperimentato con il parto (Don
Franco). Testimone, però, della Resurrezione del Signore è anche Pietro:
questi, simbolicamente, alzandosi dal sepolcro inizia la sua resurrezione,
umilmente si curva per prendere le bende che avvolgevano il Resuscitato e
con meraviglia crede ed è pronto per diffondere il messaggio del suo
Maestro.
L'interessante esegesi di Don Franco si è soffermata anche sul significato
dei sette sabato: Gesù è nel Vangelo di Luca il Signore del sabato per il
sabato
1) della discesa dello Spirito Santo
2) dela predicazione a Cafarnao
3) del nutrimento delle spighe di grano e delle ovvie accuse dei Farisei
(dato che il sabato è il giorno del riposo)
4) della guarigione della mano paralizzata
5) della guarigione della donna curva
6) della guarigione dell'idropico
7) della sepoltura.
Quest'ultimo sabato è quello che apre le strade all'ottavo giorno, al giorno
della nuova Fede: è il giorno della contemplazione dei capolavori sia di
Dio, sia di ognuno di noi che loda ciò che è stato in grado di compiere e
trova la pace nel Signore.
Il settimo giorno è il giorno della festa e del riposo, il giorno in cui Dio
si riposa nell'uomo e in tutto il suo creato.
Gesù del settimo sabato è un Gesù che non tramonta, ma che è accompagnato
dalla luce dell'alba nella sua Resurrezione
Fausta “Giovani Sposi” |
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12 aprile 2013
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L'incontro del 12 aprile 2013 di "Giovani
Sposi" è stato incentrato sui "PERICOLI DELL'ABITUDINE".
Giulio&Lucia, sposati da un anno e mezzo, hanno condiviso con noi il ritmo
frenetico della loro vita matrimoniale che non è ancora vittima
dell'abitudine. A sfatare questo tarlo sono i sabati e le domeniche in
piacevole e allegra compagnia di parenti e amici e in compagnia delle
partite del Napoli. Anche se ... un giorno di relax ... a Giulio&Lucia
farebbe piacere.
Per Carla&Alessandro le abitudini hanno creato un clima di serenità, anche
se -a lungo andare- vanno un pò strette: manca la sorpresa; si tende a
cadere nell'appiattimento; si crea in fondo al proprio animo una sorta di
insoddisfazione; il compromesso che è il punto di forza del buon matrimonio
può creare -su lungo raggio- sconforto.
Pino, a tal proposito, ha sottolineato il fatto che il compromesso non deve
mettere a tacere le esigenze della coppia che, attraverso una
discussione/litigio controllato, deve comunicare quello che comincia a non
andare, che manca, quello che si desidera. La discussione deve, quindi, deve
l'anima del riprendere in modo nuovo e sotto una spinta diversa il rapporto
di coppia: la discussione deve, insomma, far cadere le abitudini.
A far cadere le abitudini, però, come sottolineato da Linda e Brunella deve
essere la sorpresa il cui fine è quello di stupire, di fare in modo che una
coppia di sposi si ritrovi a vivere lo stupore dell'innamoramento che, il
più delle volte, il lungo corso del matrimonio tende a soffocare.
Individualità e routine, quindi, diventano le trappole del matrimonio. Come
superarle? Va bene il famoso "filone di coppia". Va bene anche e soprattutto
guardare all'Amore di Dio: Lui si è donato per il bene della collettività.
Allo stesso modo marito e moglie devono superare le recriminazioni del
proprio "io"per sapere ascoltare con impegno le richieste di rivitalità del
matrimonio del proprio partner.
Prossimo argomento: le tentazioni nella vita di coppia.
Fausta "Giovani Sposi" |
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11 maggio 2013
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Venerdì 10 maggio 2013, ore 20:30,
penultimo appuntamento Sposi Giovani con tema “la tentazione”. La
riflessione è partita subito dal significato più ampio di tentazione per poi
comunque lambire quello più attinente alla vita di coppia “non cedere alla
tentazione del tradimento”.
La tentazione di divergere dall’insegnamento di Cristo nei rapporti
interpersonali è continua. Linda ci porta l’esempio del vicino di casa
incivile o del parente permaloso e irremovibile: siamo tentati a rispondere
a tono, a ripagare con la stessa moneta o a mandare a monte un rapporto
scoraggiante. Certo, è la strada più facile. Ma da cristiani, non è quella
che abbiamo scelto. In questi momenti topici, dobbiamo confidare in Lui
affinché ci aiuti a seguire il suo esempio porgendo l’altra guancia o
continuando ad amare chi c’ha ferito.
In altre parole, come Linda ci ricorda, significa rimanere saldi ad una
delle virtù cardinali fondamentali: la temperanza. Del resto il contrario
della tentazione è “il Dominio di sé”. E a questo proposito Fulvio ci invita
a visitare proprio la statua “Dominio di se stessi” di Francesco Celebrano
(1767) nella Cappella San Severo allegoricamente rappresentato da un
guerriero romano che tiene alla catena un leone ammansito, quasi ipnotizzato
dallo sguardo dell’uomo: intelletto e volontà prevalgono così su istinto,
energia selvaggia e vanità delle passioni.
Benché -come ritiene Giulio- la tentazione ha quasi sempre un’accezione
negativa, “essere tentati ” nella vita di coppia può anche, più
semplicemente, voler significare dedicarsi troppo ad una determinata
passione (sport, internet, tv, vita comunitaria, cammino spirituale etc),
come lamenta anche Brunella, trascurando il partner o più in generale la
propria famiglia. Quando alle proprie passioni invece ci si dedica con il
giusto equilibrio non facendo mai mancare nulla alla coppia, ai figli, alla
famiglia si scongiura anche il tradimento non percependolo più come tale
(Pino, Alessandro e Carla). Ma è sempre possibile, facile, il suddetto
equilibrio? Se l’equilibrio manca e lo spazio per sé diventa davvero troppo
intimo, sproporzionato, esasperato non c’è più condivisione (quello che
dovrebbe essere alla base del matrimonio) e c’è il sospetto che la passione
in questione, l’attività che ci assorbe così tanto sia piuttosto un alibi,
una via di fuga dalle responsabilità e da un’unione infelice (Maurizio e
Daniela).
La frase di S. Agostino, “Mio Dio, rendimi immune a ogni tentazione, ma -per
favore- non adesso”, inizialmente anche un po’ discussa perché forse
ritenuta inappropriata in un percorso di Sposi Giovani, lancia durante
l’incontro, nuovi spunti di riflessione per trattare il tema della
tentazione quale tema del tradimento. Rosaria e Fulvio giustamente invitano
a contestualizzare la frase del santo estrapolata dalla sua biografia: la
vita di S. Agostino non è stata delle più esemplari in gioventù. Ma è una
frase che mostra il carattere universale della debolezza umana (Daniela)…se
già non fosse stato sufficientemente esplicito nella Genesi con il racconto
del peccato originale di Adamo ed Eva che tentati dal serpente, mangeranno
del frutto dell'albero proibito.
Interessante a questo punto l’intervento di Lucia per cui tutti gli esseri
umani possono potenzialmente cadere in tentazione ma è la fede che fa la
differenza, altrimenti non si spiegherebbe perché alcuni cedono alla
tentazione ed altri no. In altre parole -non volendo esprimere pregiudizi
nei confronti di chi cede- sono i valori cristiani e la misura di quanto
essi siano radicati in noi a ridurre od escludere a priori l’ipotesi che si
possa cadere in tentazione.
Per Tonino invece “il Dominio di sé” è addirittura un dono divino, si nasce
con questa propensione, è uno stato di grazia. Ecco perché tanti uomini con
comprovata fede cadono comunque in tentazione.
E forse -ancora una volta- la sintesi di queste due visioni, la fede che
fortifica (Lucia) e il dominio di sé come stato di grazia (Tonino), è la
preghiera. Senza la fede non si potrebbe pregare Iddio affinché ce ne faccia
dono.
Del resto, volendo attingere da un altro episodio pur esso ricordato durante
l’incontro, è grazie alla fede che Gesù risponde risoluto al diavolo quando
cerca di tentarlo per ben tre volte durante i quaranta giorni nel deserto.
L’incontro si è concluso con una lettura a tema di Chiara Lubich (vedi più
avanti) e con l’invitante proposito di trasformare l’ultimo incontro di
Sposi Giovani in una gita fuori porta…tentazione, questa, a cui si potrebbe
tutti tranquillamente cedere senza sensi di colpa!
Daniela Lombardi – Sposi Giovani
Brano di Chiara Lubich
Lc 22, 45-46
Rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li
trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite?
Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».
Mt 26 ,40-41
Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano.
E disse a Pietro: «Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con
me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è
pronto, ma la carne è debole».
“Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma
la carne è debole”.
Queste sono parole che Gesù, durante l’agonia nel Getsemani, ha rivolto a
Pietro, Giacomo e Giovanni quando li ha visti sopraffatti dal sonno. Egli
aveva preso con sé questi tre apostoli – gli stessi che erano stati
testimoni della sua trasfigurazione sul monte Tabor – perché gli fossero
vicini in questo momento così difficile e si preparassero con la preghiera
assieme a Lui, giacché quanto stava per accadere sarebbe stato una prova
terribile anche per loro.
“Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma
la carne è debole”.
Queste parole – lette alla luce delle circostanze in cui sono state
pronunciate – prima ancora che una raccomandazione rivolta da Gesù ai
discepoli, occorre vederle come un riflesso del suo stato d’animo, cioè del
modo con cui Egli si prepara alla prova. Di fronte alla passione imminente,
Egli prega, con tutte le forze del suo spirito, lotta contro la paura e
l’orrore della morte, si getta nell’amore del Padre per essere fedele fino
in fondo alla sua volontà ed aiuta i suoi apostoli a fare altrettanto.
Gesù qui ci appare come il modello per chi deve affrontare la prova e, nello
stesso tempo, il fratello che si mette al nostro fianco in quel difficile
momento.
“Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma
la carne è debole”.
L’esortazione alla vigilanza ricorre spesso sulle labbra di Gesù. Vigilare
per Lui vuol dire non lasciarsi mai vincere dal sonno spirituale, tenersi
sempre pronti ad andare incontro alla volontà di Dio, saperne cogliere i
segni nella vita di ogni giorno, soprattutto saper leggere le difficoltà e
le sofferenze alla luce dell’amore di Dio.
E la vigilanza è inseparabile dalla preghiera, perché la preghiera è
indispensabile per vincere la prova. La fragilità connaturale all’uomo (“la
debolezza della carne”) può essere superata mediante quella forza che viene
dallo Spirito.
“Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma
la carne è debole”.
Anche noi dobbiamo mettere in programma l’incontro con la prova: piccole,
grandi prove che s’incontrano ogni giorno. Prove normali, prove classiche in
cui chi è cristiano non può un giorno o l’altro non imbattersi. Ora, la
prima condizione per superare la prova, ogni prova – ci avverte Gesù – è la
vigilanza. Si tratta di saper discernere, di rendersi conto che sono prove
permesse da Dio non già perché ci scoraggiamo, ma perché, superandole,
maturiamo spiritualmente.
E contemporaneamente dobbiamo pregare. E’ necessaria la preghiera perché due
sono le tentazioni a cui siamo maggiormente esposti in questi momenti: da un
lato la presunzione di cavarcela da soli; dall’altro il sentimento opposto,
cioè il timore di non farcela, quasicché la prova sia superiore alle nostre
forze. Gesù, invece, ci assicura che il Padre celeste non ci lascerà mancare
la forza dello Spirito Santo, se vigiliamo e glielo chiediamo con fede.
Chiara Lubich
Parola di vita, aprile 1990, pubblicata in Città Nuova, 1990/6, p. 9.
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11 Ottobre 2013 |
E con
venerdì 11 ottobre 2013 sono ripresi gli incontri del cammino di "Giovani
Sposi" e ... di coppie giovani, oltre alle storiche quattro, ce ne erano ben
sei nuove. Quindi ... un BENVENUTO a loro e un saluto e un grazie anche alle
coppie senior che ci affiancano, ci offrono spunti e ci sostengono con la
loro esperienza.
L'incontro è iniziato con un giro di presentazione delle coppie presenti e
poi è proseguito con l'intervento della coppia-guida della serata,
Daniela&Maurizio, che hanno scelto di proporre una riflessione (personale e
corale) del capitolo "Giuseppe e Maria: il segreto dell'intesa" tratto da "E
Dio disse loro..." di Aristide Fumagalli. Lo spunto offerto dai genitori di
Gesù è stato quello del VALORE DEL SILENZIO: il silenzio nella coppia non
deve essere solo il momento di decantazione dell'arrabbiatura e quindi
essere essenzialmente e solamente il momento di rottura della comunicazione
tra marito e moglie; il silenzio deve essere valorizzato come momento di
intimità, come momento di preghiera che sottolinea l'importanza e l'impegno
di un progetto di vita che è il matrimonio.
Nel matrimonio marito e moglie si sono uniti per "diventare una carne sola",
ma ciò non significa annullare le specificità e le peculiarità della sposa e
dello sposo come individui: Giuseppe, infatti, è sposo e padre ed è guidato
nel suo cammino matrimoniale in sogno da Dio; Maria, infatti, è sposa e
madre e compie il suo cammino matrimoniale attraverso il mistero della
maternità. Le loro diversità si incontrano e si capiscono teneramente
proprio nel SILENZIO che diventa un silenzio ricco di vita, di intesa e
unione con Dio.
Durante l'incontro relativamente al SILENZIO nella vita di coppia sono state
condivisi diversi punti di vista (silenzio=imbarazzo; silenzio=rabbia;
silenzio=stanchezza; silenzio=noia; silenzio=situazione da evitare per
immergersi nella frenesia della vita), ma tutti siamo stati concordi sul
fatto che vivere il SILENZIO nel modo in cui l'hanno vissuto pienamente
Maria e Giuseppe è un impegno che richiede attenzione, dedizione e volontà.
"C'è dunque un segreto che Maria e Giuseppe lasciano trapelare. Il segreto è
che l'intesa di coppia non si regge sulle sole parole e i gesti che ci si
scambia, ma necessita anche e soprattutto del silenzio. In ogni linguaggio
il silenzio tra le parole è la condizione di permettere il discorso: laddove
non c'è tregua al parlare, si finisce per parlare a vanvera".
L'incontro si è concluso con un brindisi al cammino di Giovani Sposi per
questo nuovo anno in seno alla Parrocchia di Piedigrotta e con un pensiero
ai nostri "figli" di Haiti per i quali è stata ripresa la raccolta fondi.
Fausta, Giovani Sposi
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8 Novembre 2013
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L'incontro di Giovani Sposi del mese di Novembre si è tenuto il giorno 8
alle ore 20.00 presso il salone parrocchiale della Basilica di S. Maria di
Piedigrotta presso la quale lo scorso mese di Ottobre è approdato Don
Silvano che ha partecipato all'incontro offrendo alle coppie presenti
un'interessante lettura della vita di Maria E Giuseppe.
Un BENVENUTO a Don Silvano, alla nuova coppia arrivata e un BENTORNATI alle
nuove cinque coppie presenti allo scorso incontro di Ottobre.
Il clima dell'incontro novembrino è stato partecipativo, intenso, piacevole
ed è stato incentrato su "Maria e Giuseppe: il segreto dell'intesa". La loro
intesa si fonda sul dono del Silenzio, luogo nel quale entrambi sentono e si
fondono con l'Unità Dio che è la loro guida. Dio per loro diventa il luogo
della reciproca fiducia, del reciproco affidamento: sia per Marie e Giuseppe
che per tutte le coppie di sposi è, infatti, la FEDE a supportare il
matrimonio, è la FEDE che abolisce le motivazioni personali e egoistiche e
apre la strada del SILENZIO, intesa come spazio per dare la possibilità al
coniuge di esprimersi e come spazio personale per ascoltare il coniuge.
ASCOLTO e SILENZIO diventano così forme di manifestazione della TENEREZZA e
quando c'è tenerezza nella coppia automaticamente le proprie ragioni, se pur
giuste, decadono o meglio ancora vengono chiarite e controbattute attraverso
l'arte del DIALOGO. Infatti, SILENZIO e PAROLE diventano, all'interno di un
percorso matrimoniale e ancor di più durante un momento di crisi di coppia,
due strumenti per cercare di risolvere la crisi. Come, inoltre, sottolineato
da Don Silvano ogni coppia deve trovare i propri strumenti per costruire la
propria vita matrimoniale, ogni coppia deve SCOPRIRE IL PROPRIO SEGRETO, la
PROPRIA INTESA. E partendo da tale assunto Don Silvano ha donato alle coppie
presenti seniores e juniores la sua riflessione in merito al tema
dell'incontro: "Maria conservava nel cuore" la propria esperienza di fatica,
di dolore, di elaborazione di ciò che Dio voleva dal Lei e da Giuseppe
durante il loro matrimonio che ha dovuto affrontare prove su prove. La prova
per Giuseppe di sposare la fanciulla incinta Maria. La prova della fuga da
Erode che voleva uccidere Gesù. La prova della scomparsa di Gesù che era
rimasto nel Tempio e si era riconosciuto figlio di Dio. La prova della morte
in croce di Gesù. Maria e Giuseppe, dunque, comunicano sì nel silenzio, ma
come tutte le coppie di sposi hanno vissuto le problematiche della
quotidianità e sono riuscite ad ovviarle con l'aiuto di Dio. E questo,
quindi, quello che si chiede alle COPPIE CONSACRATE: di affidare a Dio ogni
domenica al momento dell'offertorio la propria settimana fatta di gioie, di
dolori e di stanchezze; di affidarsi a Dio specialmente nei momenti di crisi
per tornare a dialogare in modo che, come ricorda San Pietro "NON TRAMONTI
IL SOLE SOPRA LA VOSTRA IRA".
Nel corso dell'incontro è emersa, specialmente nelle coppie da poco sposate,
la problematica dell'ingerenza delle famiglie di origine sulla e nella vita
matrimoniale dei figli e quindi in diretta è stato contattato lo psicologo
Antonio Gentile che coinvolgerà (come sempre) le coppie con il suo
intervento venerdì 29 Novembre alle ore 20.00 presso il salone parrocchiale
della Basilica di S.M.di Piedigrotta.
L'incontro dicembrino di Giovani Sposi è fissato per venerdì 12 alle ore
20.00 sempre presso il salone parrocchiale e prenderà l'avvio dal capitolo
di "E Dio disse loro.." intitolato "Adamo ed Eva: luci ed ombre nell'amore".
L'incontro si è concluso con un pensiero affettivo e materiale ai bambini
adottati di Haiti, con la preghiera del Padre Nostro, Padre di noi tutti
che, quindi, siamo Fratelli e con l'impegno di pregare tra di noi e per noi
coppie di Giovani Sposi.
Fausta, Giovani Sposi
ps: nella relazione di Ottobre non ho riportato un suggerimento
bibliografico proposto da Fulvio F. in relazione alla figura di Maria e al
suo essere madre di Gesù e moglie di Giuseppe. Il romanzo è intitolato "In
nome della madre" e l'autore è Erri De Luca.
Fausta, Giovani Sposi
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29 Novembre 2013
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Venerdì 29 novembre alle
ore 20.00 presso il salone parrocchiale della Chiesa di S.Maria di
Piedigrotta lo psicologo-psicoterapeuta Antonio Gentile è intervenuto sulla
tematica "L'ingerenza dei genitori nella vita di coppia". All'incontro ha
partecipato parte della comunità parrocchiale che spaziava da alcune coppie
di Giovani Sposi, altre di Famiglie Insieme, una di "Innamorati lontano dal
matrimonio", nonni e ovviamente Don Giovanni senior, Don Giovanni new entry
e Don Silvano. All'incontro hanno partecipato anche delle coppie di Cercola
di cui una, nata a Piedigrotta, ha filiato nel comune di residenza.
Il dott.Gentile, durante tutto l'incontro, con la sua solita verve e la sua
solita spontaneità ha spiegato che la realtà di coppia è si complessa, ma
generalmente i comportamenti che la determinano sono semplici e prevedibili.
La "difficoltà" è rendersi conto di questi comportamenti che vengono appieno
compresi solo quando la "macchina non funziona più". A questo punto la
"macchina" deve essere riparata e messa nuovamente in sesto. Come si fa?
Nella coppia uno dei due partner decide di aggiustare "la macchina", quindi
decide di gestire il rapporto: ovviamente se nella coppia c'è complicità
insieme i due partner decidono di reagire e creare un nuovo equilibrio
positivo.
Nel caso di una giovane coppia di sposi di certo le ingerenze della famiglie
di origine sono più marcate e forti. E allora come si deve e come può
destreggiarsi la giovane coppia? E qui i casi sono due:
1) la giovane coppia fa richiesta di ingerenza in quanto ha bisogno dei
genitori, ad esempio, per accudire il nipotino quando i genitori sono a
lavoro. L'aiuto si rivela necessario, ma deve richiedere da parte della
giovane coppia e dei genitori una gestione della richiesta-offerta.
2) la giovane coppia entra in un sistema patologico che, generalmente,
dipende da un sistema familiare originario non sano.
Dal punto di vista psicologico la giovane coppia, inoltre, incosciamente o
meno è legata ai miti e ai riti della propria famiglia di origine dai quali
può essere difficile uscirne. Se comunque se ne riesce ad uscire è certo che
la nuova famiglia creerà un nuovo rito ed un nuovo mito. I riti e i miti
certo non sono un danno, anzi sono il "luogo" dove la famiglia crea la
propria individualità e si riconosce al suo interno ed è riconosciuta
dall'esterno. Il problema sorge quando i miti e i riti intrappolano e non
danno la possibilità alla nuova famiglia di creare la propria individualità.
A tal punto scoppia tra le famiglie di origine e la nuova famiglia un
ping-pong continuo che, dolorosamente, poggia e si fomenta sui sensi di
colpa.
E, quindi, come si risolve la situazione? Di certo con l'arte del dialogo.
La nuova coppia con dolcezza e motivazione deve spigare il proprio punto di
vista e le proprie esigenze. Le famiglie di origine, anche se con
sofferenza, devono cercare di capire senza mettere in campo l'arte del
ricatto. Se tra famiglia nuova e famiglie di origine c'è dialogo, il nuovo
rito-mito può riuscire a costruirsi trovando un punto di incontro con il
vecchio rito-mito. Il problema sorge, invece, quando all'interno della
famiglia di origine i rapporti sono bastai su un legame patologico che,
psicologicamente, è addirittura trigenerazionale. A questo punto ogni
relazione tra nuova famiglia e famiglia di origine diventa difficile da
gestire. Quale può essere, perciò, la "soluzione"? Teoricamente la
"soluzione" sarebbe che la nuova coppia di sposi sia solidale e metta se
stessa al primo posto: la coppia di sposi deve essere e deve mostrare la sua
complicità. Attenzione: ciò non vuol dire che la coppia deve imporsi senza
dialogare con le famiglie di origine; ciò vuol dire che la coppia, dopo aver
lavorato a formare e gestire la propria individualità, è in grado di
trasmettere serenamente, con motivazione e dialogo le sue esigenze. Il punto
di forza della nuova coppia, quindi, sia nel rapporto con le famiglie di
origine, sia all'interno della vita di coppia è quello di saper trasmettere
STIMA AL PROPRIO PARTNER e essere in grado di gestire la BANALITA' DELLA
QUOTIDIANEITA'.
Un GRAZIE all dott. Gentile che anche stavolta non ha deluso il suo pubblico
piedigrottese e che sempre con competenza professionale, ironia, gioco ha
saputo sciogliere i dubbi e le perplessità delle coppie presenti e ha
fornito una chiave di lettura della propria esperienza personale e di
coppia.
Fausta "Giovani Sposi"
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13 Dicembre 2013
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L'incontro dicembrino di
Giovani Sposi si è tenuto il 13 sera, alle 20.00, presso il salone
parrocchiale della Basilica di S.M.di Piedigrotta e ha visto la presenza di
cinque coppie juniores e due coppie seniores. Certo l'assenza di qualche
coppia giovane si è fatta sentire, ma ... è pur vero che tra scadenze
lavorative previste dalla quasi imminente fine dell'anno e tra influenze e
malanni di stagione il proverbio latino cade a fagiuolo ... "ubi
maior..."!!!!
L'incontro è stato avviato da Don Silvano che con un corale segno della
croce e una lettura corale de "Il matrimonio" di Gibran ha dato il là per
affrontare l'argomento della serata: "Adamo ed Eva: luci ed ombre
dell'amore".
L'argomento in modo mirabile, preciso, attento e meditato è stato introdotto
da Cinzia&Antonio. Il punto di partenza per sviscerare la questione tanto
spinosa quanto ancestrale è stato il capitolo del libricino "E Dio disse
loro..." dedicato alla prima coppia di sposi delle Sacre Scritture.
Cosa rappresentano Adamo ed Eva?
Qual è il significato della loro storia?
Qual è stato il ruolo giocato dal serpente nella loro vita di coppia?
Queste sono state le domande a cui, durante l'incontro, si è cercato di dare
delle risposte.
Prima di tutto, come sottolineato da Cinzia&Antonio, la storia di Adamo ed
Eva rappresenta la storia di una coppia che dall'innamoramento passa alla
vita reale. Tale passaggio è sancito dalla cacciata dal Paradiso, a seguito
del malizioso invito da parte del serpente. Tale immersione nella vita
reale, però, sembrerebbe stonare con il fatto che Eva è "carne della carne"
di Adamo. Se l'innamoramento tra i due è incentrato su questa fusione
divina, come mai Eva si è fatta tentare dal serpente? Come mai Eva non ha
chiesto consiglio ad Adamo in merito all'invito alla tentazione?
Questo, quindi, è il nodo reale e culturale di come il passaggio dalla
bellezza dell'innamoramento alle difficoltà della vita quotidiana di coppia
segna quasi una rottura. Ma, se Adamo ed Eva sono le migliori creature di
Dio come è possibile che in loro la bellezza possa sfiorire? Come è
possibile che la loro bellezza possa essere stata tramutata in peccato
originario? Cercando di dare una risposta tanto legata alla vita reale,
quanto legata al contesto culturale cui risale la scrittura della Genesi si
può ritenere che in ogni coppia ognuno dei due partner ha un compito e
relativamente a questo domina nella coppia. L'altro partner si fa, quindi,
sedurre e accoglie la peculiarità di quel ruolo. Se questo rapporto si legge
alla luce del Nuovo Testamento nella coppia uomo e donna si amano e si
mettono al servizio l'uno dell'altro; se si legge questo rapporto alla luce
della parole di Gibran ne scaturisce "amatevi l'uno l'altro, ma non fatevi
prigione d'amore". Di certo anche il libro della Genesi voleva veicolare
questo messaggio, ma per contesto socio-culturale si è "limitato" a leggere
il rapporto tra Adamo ed Eva su un piano "chimico": i due, nati l'una dalla
costola dell'altro, si sono attratti e si sono uniti. Ma, in un rapporto di
coppia, questa dimensione chimica non basta: la coppia deve crescere, deve
accettare i cambiamenti come, ad esempio, la nascita di un figlio che
addirittura arriva ad abbattere la chimica tra marito e moglie. La coppia,
quindi, durante le tappe del suo essere (che sono state le stesse percorse
da Adamo ed Eva) si scoprono, si supportano, ma talvolta si sopportano. E
come, allora, si deve risolvere questa sopportazione? Sicuramente con
l'Amore, con il Rispetto e con l'aiuto di Dio. Grazie a queste tre preziose
forze la sopportazione torna ad essere supporto l'uno per l'altra. Essere
l'uno per l'altra, perciò, riporta all'inizio della storia dell'umanità in
cui sono stati plasmati Adamo ed Eva: sono carne della carne, ma quando
subentra la tentazione le loro carni non si riconoscono più ed allora
interviene Dio che fa comprendere l'essenza del loro avere peccato. Adamo ed
Eva, dunque, non sono poi così distanti da una normalissima coppia tanto
dell'antichità, tanto dell'attualità per il semplice fatto che rappresentano
l'umanità stessa. Basti pensare che in ebraico la parola "Adamo" significa
"Umanità". E basti pensare anche al fatto che la tentazione è parte
integrante dell'umanità: la tentazione non è altro che parte integrante del
Dono che Dio ha fatto all'umanità; il dono del Libero arbitrio. Questo dono
è, infatti, l'arma divina con il quale l'uomo -che vive sempre ad un passo
tra Bene e Male- può decidere di scegliere la via del Bene e della Libertà.
Lo spunto della Genesi, durante l'incontro, ha avviato una serie di domande,
di riflessioni e ha dato l'opportunità alla nuova coppia arrivata (cui
abbiamo dato il nostro BENVENUTO) di confrontarsi, di fare luce sulle loro
ombre e di riflettere sulla pregnanza del matrimonio cristiano che, in un
momento di crisi, ha sempre un'"arma" cui fare riferimento. Quel Dio che
comprende il dolore delle difficoltà perché ha sottoposto alla prova più
dura suo Figlio, ma che dona anche la gioia della Resurrezione.
Assenti all'incontro per motivi di salute sono stati anche Simona&Giovanni.
Parlando con Simona qualche tempo fa del capitolo del libro "E Dio disse
loro..." relativo ad Adamo ed Eva, lei suggeriva la lettura del racconto di
PRIMO LEVI, "LILITH LA PRIMA DONNA".
L'incontro si è concluso con la raccolta per le adozioni a distanza (cui è
dedicata il mercatino del dolce di domenica 15 dicembre) e un AUGURIO DI
BUONE FESTE NATALIZIE accompagnato dalla "Preghiera natalizia di Madre
Teresa di Calcutta" proposta da Fulvio F. e letta coralmente. "ASCIUGA,
BAMBINO GESU', LE LACRIME DEI FANCIULLI! SPINGI GLI UOMINI A DEPORRE LE ARMI
E A STRINGERSI IN UN UNIVERSALE ABBRACCIO DI PACE!INVITA I POPOLI,
MISERICORDIOSO GESU', AD ABBATTERE I MURI CREATI DALLA MISERIA E DALLA
DISOCCUPAZIONE, DALL'IGNORANZA E DALL'INDIFFERENZA, DALLA DISCRIMINAZIONE E
DALL'INTOLLERANZA. SEI TU, DIVINO BAMBINO DI BETLEMME CHE CI SALVI,
LIBERANDOCI DAL PECCATO. SEI TU IL VERO ED UNICO SALVATORE, CHE L'UMANITA'
SPESSO CERCA A TENTONI. DIO DELLA PACE, DONO DI PACE PER L'INTERA UMANITA',
VIENI A VIVERE NEL CUORE DI OGNI UOMO E DI OGNI FAMIGLIA. SII TU LA NOSTEA
PACE E LA NOSTRA GIOIA! AMEN."
Fausta "Giovani Sposi"
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10 Gennaio 2014
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L'incontro di Gennaio di
Giovani Sposi si è tenuto il giorno 10 alle ore 20.00 presso il salone
parrocchiale dove, durante l'incontro, di certo ha vegliato su di noi tutti
lo sguardo di Don Giovanni, finito la mattina dell'Epifania. La camera
ardente, infatti, è stata allestita proprio nel salone parrocchiale e chi
gli ha dato l'ultimo saluto qualche giorno prima e chi gli era molto
affezionato ha sentito la sua assenza-presenza in modo forte e profondo
durante l'incontro.
L'incontro è stato aperto da Don Silvano che, da pochi mesi giunto a
Piedigrotta, sta guidando Giovani Sposi con le sue riflessioni spirituali,
ma inserite pienamente nella vita pratica di tutti i giorni. Le sue
riflessioni in maniera attenta e meditata sono state accompagnate da una
lettura sia all'inizio che alla fine dell'incontro: "Ci hai pensato insieme"
e "Il Matrimonio secondo Tertulliano". Due letture pertinenti alla tematica
dell'incontro che verteva sulla coppia Adamo ed Eva e sulle luci e sulle
ombre del loro amore.
A guidare la riflessione sulla prima coppia delle Sacre Scritture sono stati
Cinzia&Antonio: il percorso di Adamo ed Eva è quello di una normalissima
coppia che vive il cammino dall'innamoramento alla matrimonio, guidato
dall'Amore di Dio.
La loro vita quotidiana di certo è stata caratterizzata da momenti critici
come quello legato al serpente tentatore e alla morso della mela dell'albero
della conoscenza: ma questo momento così drammatico va letto come un DONO
che Dio ha fatto ad Adamo ed Eva, il dono della LIBERTA'DI SCELTA.
E'stato, infatti, proprio Dio a donare all'uomo la libertà di sbagliare:
sbagliare è un modo per misurare la propria FEDE; è il modo che Dio ha
stabilito per vedere, nel caso delle coppie di sposi cristiane, se la FEDE
della coppia è solida e se il MATRIMONIO CRISTIANO ha QUELLA FORZA IN PIU'
nei momenti di crisi e frattura.
In questa luce, infatti, va letto anche l'episodio della cacciata dall'Eden
che diventa simbolo dei reali problemi della vita di coppia che, per
superarli, deve imparare a comunicare, deve ricordare che ognuno dei due
sposi è carne della carne dell'altro, nonostante la propria identità e
diversità. Nel matrimonio, infatti, l'essere carne della carne diventa anche
simbolo di reciprocità delle diversità. Partendo, dunque, da questo assioma,
la risposta a domande come "cosa può rendere stabile la vita di coppia?",
"il matrimonio è un salto nel buio, o no?", "chi si sposa in chiesa crede
veramente nell'aiuto di Dio?" viene da sé: il matrimonio deve essere una
SCELTA COSCIENTE. Scelta che, però, se vive momenti di routine deve essere
rinnovata anche attraverso piccoli gesti per "rendersi attraente al partner"
(Linda): un abito da casa carino e non totalmente sciatto; l'aspetto fisico
curato e non trasandato; un sorriso e non sempre una faccia imbronciata che
apre la porta ed un'altra altrettanto imbronciata, stanca e scocciata che
entra dalla porta dopo una giornata di lavoro. Il matrimonio deve ricordarsi
che la SCINTILLA cambia nel tempo: non può essere sempre e solo quella di
matrice chimica dei tempi dell'innamoramento e dei pesciolini nello stomaco;
ma deve essere alimentata, mostrata al partner attraverso forme di seduzione
inventiva. A tal proposito Fulvio&Linda ci portano sempre l'esempio di
quella coppia che, per creare un pò di intimità, a sera inoltrata, dopo aver
messo a letto i bimbi, si vestiva di tutto punto e cenava nel salone di casa
attorno ad una tavola addobbata per ospiti importanti a cena. Il matrimonio
ha bisogno, per non adagiarsi e quindi più facilmente cadere in tentazione,
di inventiva, del piacere di stare bene in compagnia del proprio marito o
della propria moglie, entrambi i quali hanno il piacere di tornare a casa e
tenere alimentata la scintilla del proprio amore, anche ricordando gli
albori della loro storia (come fanno Cinzia&Antonio che raccontano ai loro
bimbi, quasi sotto forma di favola del fagiolo magico, il loro primo
incontro). E la coppia, ricordando, è in grado di vedere e dare peso al
cammino fatto insieme negli anni alla luce di valori comuni quali l'AMORE e
la STIMA reciproca.
L'incontro si è concluso con la comunicazione
- che il 2 Febbraio presso la Chiesa di S.M. di Piedigrotta, durante le
messe, sarà celebrato il Rinnovo delle Promesse Matrimoniali. E'previsto
anche pranzo comunitario presso il salone caminetto:
- che il 29 Marzo, presso la Chiesa di S. Pancrazio a Roma, è fissato un
incontro con la giornalista C. Miriano che presenta il suo libro, dal titolo
provocatorio, "Sposati e sii sottomessa". L'invito è stato fatto dal gruppo
di Famiglie Giovani con il quale Giovani Sposi è partenariato;
- il prossimo incontro è fissato per il 7 Febbraio e dovrebbe vertere su
"Isacco e Rebecca: lo sguardo sui figli".
Fausta "Giovani Sposi"
P.S: In merito al racconto degli albori dell'innamoramento di una coppia, mi
permetto di consigliare un film delicato e delizioso intitolato "Certamente
forse" (regia A. Brooks):
Durante il mandato Bush, Will Hayes, deve spiegare a sua figlia di dieci
anni, Maya, il prossimo divorzio dalla moglie Sara. Incalzato dalle domande
di Maya, Will ripercorre la sua vita da quando nel 1992, durante la campagna
di Clinton per le primarie, era un giovane idealista di provincia con
aspirazioni politiche e toccando inoltre le tre relazioni più importanti
della sua vita. I racconti romanzati di Will fanno capire alla piccola Maya
chi delle tre donne amate del padre sia poi diventata la sua mamma. Will
invece capisce chi è il suo vero amore." (da "Wikipedia")
Fausta "Giovani Sposi"
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7 Febbraio 2014
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L'incontro di febbraio di Giovani Sposi si è tenuto il giorno 7 alle ore
20.00 presso il salone caminetto e ha visto la partecipazione di una nuova
coppia, Tiziana&Felice. A loro, quindi, è spettato il nostro BENVENUTO.
Il tema dell'incontro, guidato da Carla&Alessandro, era incentrato su
"ISACCO E REBECCA: LO SGUARDO SUI FIGLI" (Gn 25). Ad introdurre la tematica
è stata Brunella che ha letto il passo della Genesi (24) relativo
all'incontro e al matrimonio voluto dalla beningintà dell'Eterno tra Isacco,
figlio di Abramo, e Rebecca. Dal loro matrimonio nascono due gemelli, Esaù e
Giacobbe. Il secondo nasce tenendosi avvinghiato al piede del primo. Esaù è
bravo nella caccia, è il primogenito ed è caro al padre Isacco; Giacobbe è
il figlio più tranquillo, ma è visto dalla madre Rebecca come il più adatto
a diventare il futuro capofamiglia (anche se ciò è in dissonanza con la
legge della primogenitura). La storia della famiglia di Isacco ha dato,
quindi, lo spunto per riflettere sul rapporto genitori-figli, laddove, in
particolare, i genitori devono rapportarsi a due o più figli. Compito non
semplice. Lo sguardo sui figli, nonostante l'amore immenso ed uguale che i
genitori possono dare loro, non è uguale: potrebbe definirsi diverso. Un
genitore, di certo, si riconosce nel figlio che vede più simile a lui. Un
genitore, se ha un bel rapporto con il partner, è felice di vedere nel
figlio il meglio della persona con cui ha scelto di condividere la vita e
metterne al mondo una o più di una. Se c'è equilibrio e serenità di coppia i
figli sono in grado di sapere leggere il diverso sguardo che i genitori
hanno su di loro. Il problema nasce quando la famiglia non è in regime di
serenità per cui il figlio diventa l'ostaggio nella guerra tra marito e
moglie: si rischia di tenere solo ed unicamente per sé il figlio nel quale
ci si riconosce e di "ripudiare" il figlio che rispecchia il carattere del
coniuge con il quale si è in lite. La soluzione, allora, quale potrebbe
essere? La prima potrebbe essere, anche in casi di famiglie separate,
l'intelligenza degli ex sposi che non potranno mai diventare ex genitori.
Nel caso di famiglie unite e separate, relativamente all'educazione dei
figli, mamma e papà si devono mostrare uniti nella loro diversità, porre
delle regole che attraverso il dialogo e il confronto (talvolta anche
critico e forte emotivamente) devono essere veicolate. I genitori devono
rappresentare per i figli, nei quali si riconoscono, il modello nel quale i
figli devono riconoscersi e costruire la loro strada. In questo percorso
consiste la bellezza della diversità tanto dei genitori quanto dei figli.
Questi non sono dei bambolotti o delle marionette da crescere: sin dal loro
primo vagito hanno un loro carattere, un loro temperamento e i genitori
hanno l'arduo compito di imparare a mettere loro addosso il vestito più
adatto (come ha detto giustamente Cinzia). In tale lavorio costante (e che
cambia nel tempo a secondo delle tappe della crescita dei figli) di mamma e
papà si riconosce e si costruisce lo sguardo sui figli. Nel mentre il
lavorio dello sguardo deve essere unito al lavorio sull'unità di coppia:
richiede fatica, costa tempo, si deve costruire continuamente. Come ha detto
giustamente Linda è una "scommessa" dei genitori, come è una scommessa anche
il fatto che i genitori devono lavorare su se stessi affinché lo sguardo sui
figli sia protezione, affetto, guida e non recriminazione verso i difetti
del coniuge. Non è un percorso facile, ma laddove la famiglia è guidata
dalla Luce di Dio, anche nei momenti di difficoltà, basta fermarsi un attimo
per volere e sapere capire lo sguardo risolutore dell'Eterno su mamma, papà
e figli.
Fausta "Giovani Sposi"
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7 Marzo 2014
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L’incontro di Giovani Sposi del mese di Marzo si è tenuto venerdì 7 alle ore
20.00 presso il salone caminetto ed è stato incentrato su “TOBI E ANNA: IL
LOGORIO DEL QUOTIDIANO”. (Tb 2) L’incontro, gestito da me e Fulvio, è stato
introdotto da Linda che ha inquadrato nel contesto storico la vicenda di
Tobi ed Anna: il libro di Tobia del Vecchio Testamento rientra tra i libri
sapienziali e risale al 720-612 a.C. quando il popolo ebreo viveva in
Assiria. Il libro di Tobia (figlio di Tobi) fa leva prevalentemente sulla
pazienza nelle tribolazioni, sul culto della famiglia, sulla preghiera,
sull’ospitalità, sull’amore di Dio verso il giusto Tobi. Questi è un
eccellente osservatore della Legge anche nei momenti più drammatici della
sua vita che lo rendono cieco e lo fanno entrare in conflitto con la moglie
Anna. Costei, però, da moglie amorevole e donna forte affronta con tenacia
l’avversità della vita: si dedica alla casa, ma per supportare
economicamente la famiglia -da quando il marito Tobia è diventato cieco-
lavora anche. Tesse la lana, la rimanda ai padroni e riceve la paga. Una
volta, poiché era brava nel suo lavoro, il padrone oltre alla paga le donò
anche un capretto per desinare. Tobi, sentito il belare del capretto, chiede
da dove venisse. La moglie Anna gli spiega la provenienza e lui l’accusa
ritenendo che quel capretto è stato rubato e che lei quindi non può
accettarlo. Tobi con questa accusa si nasconde dietro la sua cecità: non
vede e -soprattutto- non vuol vedere. La moglie Anna, quindi, non sentitasi
apprezzata per il suo lavoro, per il suo collaborare per il bene della
famiglia, risentita accusa il marito e gli dice, provocatoriamente, “dove
sono le tue elemosine? Dove sono le tue buone opere? Ecco, lo si vede bene
dal come ti sei ridotto”. A questo punto, però, Tobi comprende che la rigida
osservanza della Legge da sola non basta senza la preghiera. Comprende i
suoi errori e dona a Dio la sua preghiera a seguito della quale gli si
aprirà un nuovo corso e più sereno della vita.
Il passo dell’Antico Testamento è di un’attualità indiscussa. Quante coppie
si trovano a vivere la quotidianità vissuta da Tobi e da Anna? Quante moglie
non si sentono apprezzate dal marito ed ai figli per il loro impegno e per
il loro amorevole sacrificio come madre e come moglie? Dal loro canto quanti
mariti non si sentono pienamente coinvolti dalle loro mogli nell’andamento
casalingo e nel rapporto con i figli? Di certo la donna, come madre e come
moglie, si sente più coinvolta in tutti i processi, si anticipa nella
risoluzione di piccole problematiche già quando, in lontananza, sente che
stanno per sopraggiungere. La moglie-madre è, generalmente, un piccolo
computer programmato a gestire
casa-spesa-lavoro-marito-figli-famiglia-servizi burocratici. In alcuni casi
la moglie-mamma è una macchinetta e anche se il suo ritmo quotidiano la
distrugge, il più delle volte, non è capace di chiedere aiuto al proprio
marito. I mariti anche se si dimostrano disponibili, talvolta si rendono
conto che non riescono a gestire il menage familiare come le loro mogli.
E’anche vero, però, che quando necessario aiutano e fanno bene il loro
compito. Il ritmo quotidiano, di fatto, diventa stancante e, talvolta,
arriva ad essere un logorio. La coppia si concentra sulla stanchezza e
dimentica che per alleviarla basta la “semplice” raccomandazione di Papa
Francesco “PERMESSO, GRAZIE, SCUSA”. Sono tre parole che, dette con cuore e
con Fede, sono in grado di far sbollire la rabbia, l’amarezza, il
risentimento. Sono tre parole che permettono a moglie e marito di
incontrarsi, di riconoscersi umanamente con i propri momenti di sfinimento e
di affaticamento fisico. Sono tre parole che danno la possibilità alla
coppia di far diventare il loro matrimonio un MIRACOLO.
Fausta “Giovani Sposi”
ps: In relazione all'incontro di Marzo, Fulvio F. ha mandato alle coppie
"Giovani Sposi" un power-point incentrato sulla "RICARICA" per la coppia e i
cui punti salienti sono i seguenti:
- Il matrimonio è un MIRACOLO: e se mettessimo Dio al primo posto?
- Non accumulare "bollini" (rabbia, delusione, scontento)
- Le risorse della coppia (ripercorrere e rinnovare i passi dell'amore)
- L'insieme (affetti, interessi, progetti comuni)
- L'apertura (nell'ambito familiare; all'esterno: - altre coppie, alla
ricerca di positività)
- Saper riconoscere patologie di coppia e cercare aiuti.
Fausta "Giovani Sposi"
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4 aprile 2014
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L’incontro di Giovani Sposi del mese di aprile si è tenuto venerdì 4 alle
ore 20.00 presso il salone parrocchiale e ha visto l’assenza di Pino e
Brunella, di Fulvio T. (ma non mia), di Daniela e Maurizio. Don Silvano,
invece, è arrivato ad incontro iniziato perché impegnato nell’attività
parrocchiale di benedizione delle abitazioni dei parrocchiani del quartiere.
L’incontro è stato incentrato su “CRISTIANO E CRISTIANA: LA
VERITA’DELL’AMORE” ed è stato guidato da Lucia e Giulio.
“L’amore umano si illumina della luce dell’amore cristiano” e perciò è PER
SEMPRE, TOTALE, UNICO, FEDELE, FECONDO.
La coppia cristiana, infatti, seguendo la via di Cristo è
- PER SEMPRE perché “l’amore di Gesù è sino alla fine, fino al gesto supremo
e insuperabile di dare la vita per gli altri”;
- TOTALE perché “Cristo amò i suoi dando per loro e a loro tutta la sua
stessa vita”;
- UNICO perché è “corpo e anima, carne e spirito”;
- FEDELE perché come “Cristo non ha mai ritirato il suo amore, anche a
fronte del tradimento”, così la coppia dovrebbe promettersi “fedeltà senza
riserve”;
- FECONDO perché “nei figli, l’amore dei due cammina e continua oltre loro
stessi” e perché “gli sposi cristiani danno la vita ai figli affinché
l’amore che li unisce non abbia fine”.
Come si legge, quindi, in EF 5,21 l’invito della Bibbia alle coppie
cristiane è quello di essere ”sottomessi gli uni agli altri nel timore di
Cristo”: la sottomissione, in tale ottica, non è sconfitta o perdita
d’identità di uno dei due partner all’interno della coppia, ma è “nel timore
di Cristo, e cioè nella rispettosa fedeltà al suo amorevole stile, per cui,
se mai un coniuge volesse superare l’altro, lo potrebbe fare solo nella
misura del dargli la propria vita”.
In quest’ottica perciò il matrimonio cristiano va visto come un matrimonio
che dovrebbe avere una marcia in più grazie alla guida quotidiana di Gesù.
Talvolta, però, non è così e, nell’esperienza comune, può capitare di vedere
indissolubilmente legata una coppia sposata civilmente che una sposata in
Chiesa e che, davanti a Dio, è stata celebrante della sua stessa unione.
I problemi quotidiani, i momenti di crisi e di litigio appartengono a tutte
le coppie. Quelle cristiane dovrebbero ricordare più spesso a se stesse di
avere quella marcia in più che rende bello il matrimonio stesso, quella
marcia in più che spesso ci ricorda Papa Francesco: pregare insieme; fare
pace prima di andare a dormire; chiedere permesso; chiedere scusa; chiedere
perdono.
Fausta "Giovani Sposi"
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9 maggio 2014
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L’incontro di Giovani Sposi del mese di Maggio si è tenuto venerdì 9 presso
il salone caminetto dove, a termine della riflessione su “GIUSEPPE E LA
MOGLIE DI POTIFAR: IL PREZZO DELLA FEDELTA’(Gn 39)”, si è banchettato a base
di paste al forno, pizze, focacce, polpettoni, scarole, crostate e babà,
coca-cola, aranciate e vino.
L’incontro, cui ha presenziato in qualità di sacerdote Don Giovanni (dato
che Don Silvano era dovuto tornare a casa per la dipartita di una persona
cara), è stato diretto da Tiziana&Felice: il passo della Genesi analizzato
da loro raccontava di Giuseppe che era maggiordomo nella casa dell’egiziano
Potifar, la cui moglie era attratta dalla bellezza e dall’avvenenza di
Giuseppe. Tenta, perciò, più volte di sedurlo, ma Giuseppe, per rispetto nei
confronti di Potifar e del comandamento divino di non desiderare la donna
altrui, rifiuta le offerte seducenti della moglie di Potifar. Costei, però,
non desiste e un giorno afferrò la veste di Giuseppe che fuggì lasciando la
veste nelle mani della donna che, vistasi nuovamente rifiutata, decide di
vendicarsi nella maniera più maliziosa e cattiva possibile: dice al marito
Potifar che il maggiordomo Giuseppe aveva intenzione di approfittare di lei.
A dimostrazione di ciò porge la veste di Giuseppe al marito che “lo prese e
lo mise nella prigione, dove erano detenuti i carcerati del re”.
Il personaggio di GIUSEPPE è stato analizzato brillantemente da
Tiziana&Felice:
- - Giuseppe incarna l’ideale della RESPONSABILITA’
- - Giuseppe incarna la FEDELTA’ NEI PRINCIPI ETICI E RELIGIOSI
- - Giuseppe incarna la SERENITA’ e la LIBERTA’ DI SCELTA NELL’AVER
PAGATO UNA PENA INGIUSTA
- - Giuseppe incarna l’uomo che sa leggere e tramutare le SVENTURE IN
OPPORTUNITA’.
Il personaggio di Giuseppe, quindi, ha fornito lo spunto per la riflessione
su valori quali la FEDELTA’, la FIDUCIA e la RESPONSABILITA’: come vanno
coltivate? Sono delle mete irraggiungibili ed impossibili? Certo sono mete
che richiedono impegno per raggiungerle, che non devono essere contaminate
da gelosia, ansia e preoccupazioni. Ma come si può sfuggire dalla negatività
della gelosia, dell’ansia e delle preoccupazioni? Sicuramente per la coppia
cristiana una grande forza viene dalla PREGHIERA, oltre che (come per le
coppie non credenti) dal PERDONO, dall’NON AVER PREGIUDIZI,
dall’ACCETTAZIONE DELLE DIVERSITA’.
Anche il cammino richiesto da questi antidoti non è proprio semplice,
specialmente in quest’epoca nella quale la tentazione è presente ovunque:
dalla televisione ai luoghi di lavoro dove spesso la complicità
professionale non riesce ad arginare l’attrazione.
La riflessione di Tiziana, a questo punto, si è soffermata sul perché
complicità professionale e attrazione si fondono: ciò accade perché la
coppia sta attraversando un momento di debolezza e la tentazione si infiltra
e fa soccombere il senso della responsabilità. Questa, infatti, spesso ci si
dimentica che è un valore: facendola soccombere, non solo si tradisce il
proprio partner, ma si tradisce prima di tutto se stessi. Ed allora avere la
capacità di perdonare se stessi molto spesso può essere molto più difficile
che essere perdonati dal partner che è stato tradito.
Come sottolineato da Linda, infatti, la parola RESPONSABILITA’ deriva dal
verbo latino “respondeo” che, tradotto, significa “rispondere ad una
chiamata”: per chi crede in primo luogo significa “dare una risposta ad una
chiamata di Dio”; per chi crede e per chi non è credente il verbo significa
“dare una risposta all’altro/a nella vita di coppia”, “dare una risposta al
valore del matrimonio” tanto tra marito e moglie, tanto ai figli, tanto alla
società che si fonda sul vincolo religioso/civile del matrimonio.
Come, poi, evidenziato da Don Giovanni il verbo “respondeo” esplicita il
concetto di “lavorare alla chiamata di Dio” e per lavorare bene a tale
missione il cristiano deve voler lavorare su se stesso per il bene proprio e
il bene verso l’altro e deve lavorare non semplicemente sul senso del
“perdono”, ma sul senso più profondo dell’ “aver perdonato perché il torto
è stato dimenticato”.
La metafora riportataci da Linda ha avviato la chiusura dell’incontro;
metafora che dà adito alla più profonda riflessione personale e collettiva:
“OGNI ASCETA E’UN ATLETA”. Il traguardo per essere raggiunto richiede
costante esercizio. La coppia cristiana per raggiungere quotidianamente il
traguardo della durata del matrimonio deve esercitarsi nella FEDELTA’ del
CUORE, del CORPO, dello SPIRITO.
La conclusione dell’incontro è stata conviviale e ha sancito la buona
riuscita del cammino di Giovani Sposi che ha visto il rientro di
Maria&Alessandro (sposi ora con tre non tanto pestiferi bimbi, un tempo
fidanzati di “Innamorati lontani dal matrimonio”) e che, con l’incontro del
6 giugno e l’uscita di gruppo del 28 giugno a Roccamonfina, chiuderà
momentaneamente i battenti in vista dell’arrivo della bella stagione.
Fausta "Giovani Sposi"
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6 giugno 2014
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L’incontro di Giovani Sposi si è tenuto anche nel mese di giugno e
precisamente venerdì 6 alle ore 20.00 presso il salone parrocchiale.
All’incontro, di bilancio del lavoro annuale, hanno partecipato anche (e per
la prima volta) Giuseppe&Valeria, genitori di tre bimbi e catechisti del
corso prematrimoniale.
All’incontro, accompagnati da loro, sarebbero dovuti essere presenti anche
delle coppie in procinto di sposarsi, ma per i tanti impegni pre-matrimonio
non hanno potuto presenziare. Dato che l’idea di partecipare a questo
cammino post-matrimoniale per queste prossime neo coppie di sposi c’è, ci
auguriamo che da ottobre siano dei nostri.
Con piacere, nonostante un po’ di caos dovuto ai bambini (per i quali,
stavolta, non è stato possibile un servizio baby-sitter), a Giuseppe&Valeria
è stato presentato il cammino fatto: cammino di crescita e guidato, da punto
di vista biblico, dal libricino “E Dio disse loro…”.
La conoscenza della vita delle coppie bibliche e l’approfondimento Bibbia
alla mano della loro storia ha dato l’opportunità alle coppie di Giovani
Sposi di riflettere su come i piccoli e grandi problemi matrimoniali sono
parte integrante della coppia sin dall’origine di tempi (Adamo ed Eva). Ed
inoltre anche i genitori di Gesù, Maria e Giuseppe, hanno avuto i loro
piccoli problemi quotidiani oltre che, ad aver vissuto, il grande
dolore-dono all’umanità della Morte-Resurrezione del loro Figlio.
Durante l’incontro, quindi, aver ripercorso, anche se a volo d’uccello, la
storia di
Adamo ed Eva:luci ed ombre dell’amore
Isacco e Rebecca: lo sguardo sui figli
Tobi ed Anna: il logorio del quotidiano
Cristiano e Cristiana: la verità dell’amore
Giuseppe e Potifar: il prezzo della fedeltà
è stato un modo per riflettere con consapevolezza sulle tematiche
affrontate, sulle “soluzioni” raggiunte, sul significato umano e religioso
che la Bibbia può offrire tanto alle coppie laiche che credenti e sulle
prospettive per il cammino del prossimo anno di Giovani Sposi.
Fausta "Giovani Sposi"
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