Attenzione!!! Capitolo ad alto tasso di... di cosa? Come si chiama? Non lo so!!!

Comunque sia sconsigliato alle mummie minori di 3000 anni

 

- Prima di andare... Lord Voldemort, io e Severus vorremmo studiare un poco la parte egizia della piramide. - aveva detto Lestrange.

E adesso tutti si trovavano lì, in una grande sala ricoperta di geroglifici.

- Affascinante... - sussurrò Mac - Affascinante... -

- Fammi da guida... - sussurrò Voldemort

- Allora seguimi... e tradurrò per te le storie che narra la piramide... -

- Aspetta... non è saggio separarsi, forse... -

- D'accordo... leggerò questi testi, allora. -

- Cosa dicono? -

Fece l' uomo osservando l' altra... affascinato.

- Amur Ra... Amun Dei... parla della notte e del giorno... -

In quel momento Gwillion e Severus stavano sgusciando in tutt' altra direzione

Andromaca osservava Victor chino sui geroglifici - Cosa dicono? -

- Io non capisco il linguaggio egizio... solo la magia intessuta in esso. -

- Ti affascina? E' potente? -

- Molto... -

- Però questo luogo... mi inquieta... - sussurrò Andromaca, rabbrividendo.

- A me invece piace... - ammise Dolohov poco distante.

- Davvero? - si stupì Andromaca.

- E' Dolohov a parlare... perchè ti sorprendi? - disse Lestrange con una smorfia.

- Non lo trovi inquietante, Antonin? -

- Proprio per questo mi piace... -

- Sembra che... voci vengano dalle profondità... -

- Ti stai impressionando, Andromaca. - disse Lucius.

- In effetti... - mormorò Narcissa.

- Tu non hai paura, mia cara? - sussurrò il Malfoy.

- Forse sì... -

- Ti proteggerò io... - sussurrò l'altro.

- Volevo essere protetta... -

L'altro la strinse con un sorriso - E tu, Draco? -

- Non sento il bisogno di essere stretto... - disse l' altro scrollando le spalle.

- Ti vergogni, eh? - ridacchiò l'altro - Buuu... -

- Papà! - disse l' altro con un sorriso obliquo.

- Se una mummia dovesse uscirti alle spalle... voglio vedere come salteresti da me... - sghignazzò l'altro.

- Smettetela! Ho paura! - si lamentò Barthy.

- Sì... poi saltiamo tutti in braccio a te... - sussurrò Draco.

Lucius sorrise.

- Che ne pensi di questa graziosa scenetta, mia sposa? - sussurrò Voldemort.

- Molto bella... mio sposo. Eppure è vero... questa piramide sembra viva... -

- Tu... lo credi? -

- Sento le voci degli antichi... -

- Vorrei saper ascoltare anche io... -

- Saprò essere la tua intermediaria con il passato... -

- Te ne sono grato, -

 

- Vieni Gwillion... di qua... - disse Severus.

- Vengo... - disse l' altra sorridendo.

- Non mi hai detto se ti piace qui... -

- Mi piace... mi piace. -

- Non sembri assai convinta, però! - ridacchiò Piton.

- Sei in errore, mio amore. Qualsiasi luogo con te mi piace. -

- Oh... interessante... -

- Lo spero bene... - rispose l' altra sorridendo.

- E se ti stringessi? -

- Stringimi... -

E l'altro obbedì...

- Severus... -

- Come sei bella in questa densa tenebra... -

- Io amo la tenebra.. -

- Davvero? - sussurrò Severus - ed ami me? -

- Tu sei la mia tenebra... -

- E' bello che tu lo dica... -

- E' la verità... - disse l' altra in un sussurro.

Piton sorrise appena - Ed era questa la tenebra che riempiva i tuoi sogni... -

- I miei sogni... - ripetè l' altra - Non te li ho ancora... narrati. -

- Desideri farlo? -

- Io lo desidero. Ma tu vuoi ascoltare? -

- Certo... - sussurrò lui.

- Tu hai visto il peggiore... già stavo... cedendo... -

- Allora... mettiamoci qui comodi... e racconta... -

- Credo che non scenderò nei dettagli... - disse l' altra sedendosi su un gradino di pietra - Arrossirei in caso contrario. -

- Mi pare impossibile... -

- Severus... - disse l' altra mordendosi un labbro, ma sorrideva.

- Avanti... -

- In una scena... io ero distesa su un altare... ero l' offerta per un dio crudele che uccideva le sue spose... o meglio così facevano i sacerdoti in sua vece... -

- Oh... e poi? - sorrise Severus.

- E poi compariva una figura con una maschera bianca, con il disegno del sole... ma io sapevo chi c' era dietro quella maschera. Un giovane che avevo amato... e che mi aveva lasciata per entrare tra i sacerdoti... ed era stato proprio lui ad insegnarmi che gli dei non esistevano... la vera colpa per cui mi trovavo distesa su quel freddo altare di marmo. -

- Un freddo altare di marmo... - Severus si guardò intorno, prese l'altra tra le braccia e... la depose su uno degli altari di freddo marmo della piramide...

- Togliti la maschera... lo imploravo, voglio essere di colui che ho amato... non del dio che odio... -

- E lui cosa ha detto? - sussurrò il mago sul cui volto s'era formata una maschera...

- Lui... cosa credi che abbia detto? -

- Conoscendo te... se l'è tolta? -

L' altra annuì appena.

- Mi conosci... -

- Toglimi la maschera... - sussurrò Severus.

E la giovane si protese... e prese tra le mani la maschera dell' altro.

- Così... - mormorò lui.

- Così. - mormorò lei. Mentre la maschera scivolava via dal volto dell' altro.

- E dopo? - disse l'uomo carezzando piano le dita della donna.

- So che devo morire... sussurravo, ma lasciami il dono di questa notte, almeno... -

- Come dire di no... - disse l'altro prendendo a slacciarle l'abito.

- Soltanto... - disse lei con un vago sorriso - non morivo alla fine... la sposa di un dio... viva... può essere un arma assai potente... -

- E' ragionevole... - e la veste dell'altra scivolò via.

- Ti piacciono... i miei sogni? -

- Si... -

- Il resto, tuttavia, Severus... lo lascio... alla tua immaginazione. -

- Immaginazione? - sussurrò lui, chinandosi a baciare la nuda pelle di lei.

E l' altra rabbrividì appena.

- Immaginazione... - ripetè in un sussurro.

- I sogni... diventano realtà... -

- Tu sei il mio sogno... - sussurrò la giovane, e cercò la bocca dell' altro, e i suoi baci.

- Non più sogno... -

- E quella maschera di falso Dio... - Gwillion sorrise carezzandola - Potresti avere il potere di un dio e lo sai, presto, molto presto... -

- Il potere... di un dio... -

 

- Scusate... - disse Evan guardandosi intorno - Ma non manca qualcuno? -

- Severus e Gwillion. - disse Galatea - Devono essersi appartati. -

- Appunto! Anche io mi voglio appartare! -

- Davvero? - sorrise l'altra.

- Avevi dubbi? -

- Però è parecchio che mancano... - disse Victor inclinando il capo - Non è che i nostri amici si sono scordati della prudenza? -

- Già di ritorno? - domandò Antonin inclinando il capo.

- Forse preferivi che non tornassi, bulgaro? - sibilò Severus.

- Mi chiedo cosa ti abbia dato una simile idea... - disse l' altro socchiudendo gli occhi.

- Lo so che tutti voi siete gelosi, adesso... -

- Gelosi? - disse Victor - Ma... -

- Soprattutto tu, Victor... tu che ritieni il tuo cervelletto superiore... -

L' altro sbarrò gli occhi, ma preferì non dir nulla.

- Non capisco perchè dovrei continuare a servire, dopotutto! - sbottò Severus - Ora io ho il potere! -

- Lo ripeteresti di fronte a Lord Voldemort? - domandò Dolohov in un quieto sussurro.

- Credo che andrò a cercarlo, per dirglielo! Voi restate qui, pidocchiosi servi! E' una vita che non vi sopporto più, voi ed Occhi Rossi lo smidollato! -

- Io sono qui... - sussurrò Voldemort comparendo da uno dei corridoi laterali - E comunque ho sentito. -

- Bene! Sai che ti dico? Sono cinquant' anni quasi che provi a dominare e non ci riesci... vai al diavolo! Devi avere dei seri deficit, Tom Riddle! E' ora che il mondo abbia un nuovo, un vero Signore Oscuro... Severus Piton! Tu non servi a nessuno, sei tramontato, sei un vero idiota! Addio! - e detto questo, Severus svanì nell'oscurità dei corridoi.

- Io lo strangolo! - gridò Evan - Lo strangolo! -

- Sembrava drogato... - valutò Galatea.

- Il troppo potere a volte fa un brutto effetto... - disse Dolohov.

- Ma quello... - fece Lestrange scuotendo il capo.

- Io non credo che Severus avrebbe mai detto quelle cose, non era in sè! - disse Mac.

- Tu che ne pensi... - sussurrò Draco a suo padre.

- Severus non è così. - disse Lucius, quieto.

- E chi gli ha fatto dire quelle cose... o ha preso il suo posto... evidentemente ha fallito il suo scopo. - sussurrò Voldemort.

- Dovremmo seguirlo, però... - disse Andromaca.

- Si dobbiamo. - ammise l' altro.

- Ma da che parte? - domandò Evan - Qui i corridoi si dividono... -

- E forse dovremmo dividerci anche noi. - sussurrò Lucius.

 

- Dannazione... - fece Victor, e sferrò un pugno allo stipite di una porta. Per poi agitare la mano dolorante.

- Victor... - sussurrò Andromaca - Cosa... ti prende? -

- Stiamo... stiamo girando a vuoto, non vedi? Ma non è questo il punto, temo... -

- E cosa, allora? -

- Quell' essere... -

Andromaca aggrottò la fronte - Essere? -

- Quello che aveva il volto di Severus. Voldemort ha detto che non era il nostro amico, e io gli credo. -

- E perchè ti turba tanto? -

- Perché sapeva come colpire... -

- Capisco... -

- Lasciamo perdere, è meglio. - disse l' altro con un vago sorriso.

Andromaca carezzò il volto di Victor con lenta dolcezza... e sgranò gli occhi.

- Victor... -

- Cosa c' è. Andromaca? -

- Mu... mu... mu... -

- Mu? Il verso delle mucche? - disse l' altro aggrottando la fronte. Poi si voltò nella direzione indicata dalla ragazza. E vide... il nulla.

Andromaca socchiuse gli occhi - C'era la mu... - disse agitando le mani...

- Mu... oddio dato l' ambiente in cui ci troviamo... ma no, non può essere... non è questo che hai visto... -

- Mummia! - urlò Andromaca, mentre una grossa, grassa, bendata creatura tornava a far capolino da dietro un muro, e la giovane sospinse Victor verso il morto vivente...

- Kufah? - fece la creatura, afferrando il mago, con espressione vacua.

- Victor! - strillò Andromaca - Uccidilo, uccidilo, uccidi la mummia! -

- E' già morta... - disse l' altro scrollandosi l' essere di dosso.

- Mi fa schifo, fai qualcosa... ah! - strillò lei, mentre un'altra mummia la afferrava alle spalle - Non essere così impassibile! Aiutami! -

- Pulvis temporis... - fece il mago agitando la bacchetta.

Ma non successe... nulla...

- Victor! Fai QUALCOSA! -

- La magia non funziona... - fece l' altro imprecando... ce fece per cercare il suo coltello di mangiamorte... poi cambiò idea... e prima di ogni altra cosa iniziò a prendere a calci la mummia che aveva afferrato Andromaca.

- La mia ragazza non si tocca! - disse sillabando ogni parola... mentre l' essere andava a rincantucciarsi in un angolo.

- Oh, Victor... - sussurrò lei gettandosi tra le sue braccia.

- Che stupido... - mormorò l' altro - Avevo in tasca una boccetta di acido... potevo usare quella... -

- Oh, Victor... come sei acuto, mio salvatore! -

- Mio salvatore? - ripetè l' altro con un sorriso - Mummie... sciò via andatevene! -

- Abbiamo così poco tempo da trascorrere insieme, Victor... tu pensi sempre ai tuoi studi, ed io languo... -

- Perché pensi che abbia detto a quei cosi di sparire? - disse il giovane con un sogghigno.

E tenendosi le loro bende le due mummie avevano lasciato la sala.

Victor strinse l' altra, e affondò il volto tra i lunghi capelli di lei.

- Victor... - disse lei in un eccitato sussurro - Ti adoro... sei perfetto, così intelligente, così, così... -

Il ragazzo non disse nulla, ma tappò la bocca dell' altra con un bacio.

Al quale Andromaca rispose con fervore, trascinando il giovane verso il pavimento polveroso.

- Via quei vestiti... - fece l' altro, e iniziò a strappare la nera tunica dell' altra.

 

- Via anche i tuoi... - disse lei, ripagandolo della stessa moneta.

- Che gentili quelle mummie a lasciarci soli... -

- Zitto! Zitto... non parlare... -

E l' altro non parlò più.

 

- Aiuto... aiutoooooo... - stava strillando Narcissa... delle cose l' avevano afferrata... e la stavano trascinando in una delle stanze attigue.

- Giù le mani bastardi! - gridò Lucius con quanta furia aveva in gola.

- Dannazione... la magia non funziona... - mormorò Draco.

- Aiutami, figliolo! - sbraitò Lucius, ed una gamba di mummia volò in aria...

- Mummie schifose... - disse l' altro venendo in aiuto del padre.

- Attento, Draco! - disse l'altro mentre la gamba di mummia tornava a calciare i posteriori dei due.

- Aiuuuuuuto... -

- Quelli si stanno portando via la mamma! -

- Eh, no! - strillò il giovane uomo, saltando su una mummia, e tirando a sè Narcissa.

Ma le mummie lo afferrarono alle spalle... mentre la donna tornava ad essere trascinata via.

- Aaaargh... Maledette! -

Draco guardò per un attimo il padre... poi la ragazza che svaniva dietro la porta scura... come indeciso sul da farsi.

- Segui tua madre! -

E il ragazzo corse dietro alle mummie...

Nella penombra della cella... solo un sarcofago si vedeva.

E le mummie avevano gettato lì dentro Narcissa...

Con la forza delle dita il giovane dissertò l' antico sepolcro, e poco dopo la giovane era tra le sue braccia, ricoprendolo di baci... piena di gratitudine.

Lucius, intanto s'era liberato dalle mummie, ed aveva raggiunto la sala...

- Lucius... mio Lucius... - stava dicendo Narcissa... e aveva portato le dita alla cintura del ragazzo, mentre Draco balbettava parole incomprensibili.

Il Malfoy più adulto indirizzò la luce della torcia che reggeva in mano verso Narcissa e Draco, e sgranò la bocca...

- Mamma! - riuscì a dire Draco in quel momento... ma Narcissa ancora sembrava non capire... - Sono tuo figlio! -

- Traditori! - urlò Lucius, impallidendo.

- Non è come pensi, tesoro! - strillò Narcissa facendo un balzo indietro.

- Sei una... svergognata... con TUO FIGLIO! E tu... tu, Draco... - Lucius quasi piangeva.

- Non è così... siete troppo simili! - gridò la ragazza.

- Io cosa... - disse l' altro abbassando lo sguardo... e cercando senza troppo successo di riallacciarsi la cintura dei pantaloni.

- Traditori! -

- E' mia madre! Non dire assurdità... - sussurrò il ragazzo.

- Tua madre... con le mani nei tuoi pantaloni! -

- Credevo fossi tu! - tornò a dire Narcissa.

- Ti sbagli troppo facilmente, donna! -

- Se volete litigare... fate pure... io vado a cercarmi qualche mummia con cui discorrere! Sarà certo più ragionevole. - esclamò Draco rosso in volto.

- Tu sei colpevole! Non l'hai fermata! -

- Ho compreso che la pensi in questo modo... - disse l' altro mordendosi un labbro - Ma non ho modo di convincerti del contrario. -

- Come potresti, io... solo di voi... e proprio voi... -

- Ma che scenetta patetica... - disse una voce che proveniva dall' oscurità.

- Chi... chi va là? - sussurrò Lucius.

- Io ho paura a scoprirlo... - disse Draco di rimando.

- Suvvia, mostrati! -

- Io... mi vergogno... - mormorò la voce.

- E... e perchè? - chiese Lucius, stupito dalla bizzarria del caso.

- Non vi interessa... pensate alle vostre saghe edipiche... piuttosto. -

- Ma no, via... -

- Forse ci vorrebbe un po' più luce. - propose Draco.

E Lucius diede fuoco alle altre torce appese ai muri.

 

- Questa piramide... non mi piace. - ammise Voldemort.

- A me, invece, piace. -

- E' comprensibile in fondo... - disse l' uomo - questo luogo sembra quasi un simbolo... un simbolo di tutte le forze dell' inconscio che si contrappongono alla razionalità umana... arroccata nel cuore della cittadella nascosta. -

- E dunque... tu sei la razionalità, ed io l'irrazionalità, Voldemort? -

- Tu sai accettare l' irrazionalità più di quanto non faccia io, ecco tutto. -

- Molto di più... - sorrise l'altra.

- Vorrei tanto che Sethnet non avesse scelto un antica piramide per costruire il suo rifugio... - disse l' altro continuando a guardarsi intorno.

- Ma ha fatto benissimo! Per nascondere la sua cittadella nulla di meglio di un luogo attraversato da mille energie diverse... -

- Solo che qui siamo tutti in pericolo... e non c' è eredità che tenga. -

- In pericolo... no... -

- Sì, invece. -

- No... se parlassimo con il cuore della piramide. Vuole solo confonderci ora, ci studia... -

- Aspetta... sento dei rumori... -

- Rumori... - sussurrò l'altra voltandosi.

Una strana creatura si avvicinava barcollando.

- La piramide forse manda i suoi studiosi... - disse Voldemort inclinando il capo.

- Strani studiosi... - valutò Mac, mentre la strana mummia si avvicinava di più... sculettando.

- Ir... ir... irrazionale... - balbettò Voldemort.

La mummia sembrò fissare il mago con un certo interesse, e strizzò un occhio.

- Non mi piace... - sbuffò Mac - J'uhat fu? -

- Kuum khef! - disse la creatura.

- Oh... - Mac sgranò gli occhi - No... -

- Puoi... puoi tradurre, cara? -

- Vuole... vuole... vuole farsi un giro... -

- Un giro? lontano da noi... liberissimo. -

- Non lontano da noi... un giro... su di te... -

- Sicura di aver capito bene?!? -

- Si! - gridò l'altra.

- Khio j'othep? - disse la mummia.

- No! Non ti trova affatto avvenente pezzo di cadavere! E non è eccitato per te! Ma io... ti ammazzo, sai? Ti ammazzo per la seconda volta, brutta mummia effeminata! Voldemort è mio! -

- Ha capito bene... - disse Voldemort con gli occhi sbarrati per l' orrore.

- Schiattala! -

- Crucio, stupificium, imperius, avada kevadra... - alla quarta formula inutile Voldemort si lanciò sulla mummia, perforando il suo corpo incartapecorito con la punta della bacchetta.

- Virile! - gemè la mummia nella sua lingua.

- Ammazzala! - urlò Mac - Di più, di più, di più! -

- Crepa... tornatene all' inferno! - urlò Voldemort, mentre la mummia si sbriciolava sotto i suoi colpi.

- Mi hai strapazzataaa! - strillò la creatura prima di cadere in polvere... eppure le sue mani ancora intere... si aggrapparono alle vesti di lui.

- Levamele! Levamele di dosso! - urlo Voldemort... disgustato.

Le mani scivolavano rapide verso posti di... interesse.

- No! - urlò Mac, e afferratele e strappatele via con parte del mantello dell'uomo le gettò a terra, solo per saltarci sopra e polverizzarle davvero.

- Disgustoso... - disse Voldemort scuotendo appena il capo.

- Ma tu... sei stato... davvero virile... - sussurrò l'altra con un sorriso.

- No... no... non dirmi che è stato quel coso a dirlo... -

- Ma lo dico anche io... - rise l'altra con un ghigno.

- Se lo dici tu... -

 

- Mi chiedo se non ci siamo persi... - sussurrò Silente fissando gli stretti corridoi della piramide...

- Forse venire qui non è stata una buona idea. -

- Vuoi tornare indietro, forse, Barthemius? -

- Ormai siamo qui... e la nostra magia fa cilecca... -

- Non solo la nostra... se non altro, a quanto posso credere... -

- Bene... andiamo avanti in questa disgustosa fogna e vediamo di guadagnarci qualcosa, almeno... - sibilò Crouch.

- Fogna... è un luogo pericoloso... ma non la chiamerei fogna... -

- Per me è una fogna... niente a che vedere con l'Inghilterra... -

In quel momento una cascata di scarabei cadde addosso al ministro.

- Ho come il sospetto che la piramide potrebbe offendersi... - disse l' altro divertito.

- Ahi! - urlò Crouch - Mi hanno morso! -

- Faresti meglio a cercare di levarteli di dosso... - disse il vecchio... facendo un passo indietro.

E il ministro corse via... urlante.

 

Lucius deglutì quando la creatura che aveva parlato uscì dall'ombra... era un... cammello, una specie d cammello...

Sette o otto gobbe flosce, e zampe ricurve...

Un muso colossale, con la lingua pendula ed occhi rotondi e giganteschi...

- Papà... aiuto... - disse Draco facendo un passo indietro.

- Cosa... cosa sei? - sibilò Lucius.

- Non guardatemi, ve ne prego... - sussurrò il... il coso.

- Non... vogliamo offenderti... -

Narcissa fissava la creatura intanto... con occhi sbarrati.

- Io sono... sono un raro esemplare di cammello deforme. - disse l' altro con un sospiro.

- Cammello deforme, questo era... chiaro... -

- Ah... quanto mi manca... lui sì che mi guardava con ammirazione... - disse la creatura parlando quasi fra sé.

- Lui... lui chi? -

- Lasciamo stare... -

Ma il Malfoy era curioso... e fissò il cammello con interesse.

- A meno che... - disse l' altro mordendosi il labbro pendulo.

- Cosa? -

- Non so... è impressione mia... o avete un accento inglese? -

- Si, si... siamo maghi inglesi... -

- Forse allora... lo conoscete... - disse l' altro con una luce di dolce rimpianto negli occhi.

- Ma... chi?! -

- Il mio adorato padroncino... -

Lucius strinse gli occhi... in preda ad un curioso presentimento, ma no... come poteva essere?

- Il tuo... padroncino? - ripetè Draco.

- Me lo ricordo ancora, immenso, peloso... dolcissimo... - fece l' altro con voce sognante.

- Rube... Rubeu... -

Draco deglutì, incerto se scoppiare a ridere o barcollare e cadere a terra.

- Allora lo conoscete! - esclamò il cammello deforme... raggiante.

- Rubeus Hagrid?! Era il tuo... padrone?! -

- Sì, lui mi ha allevato quando ero cucciolo... con una dolcezza infinita. -

- Ma che novità... - fece Lucius grattandosi la testa.

- Papà... - sussurrò Draco tirando una manica dell' altro.

- Cosa, Draco? -

- Non so, ho un brutto presentimento... i cuccioli di Hagrid... tendevano ad essere... -

- Oh... -

- Letali, voraci e antropofagi... - terminò il ragazzo mordendosi un labbro.

Lucius si voltò a fissare l'animale - Mai mangiata carne umana? -

- I cammelli non mangiano carne... -

- Uhm... ma? -

- Perchè pensate debba esserci un ma? - disse l' altro sorpreso.

- Non so... domandavamo... -

- Così per puro caso... - sussurrò Narcissa.

- Puro... caso? -

- Eh, si... puro caso... - borbottò Malfoy.

- Capisco... -

- Mi sembri... reticente... -

- Ci sono delle strane voci sui cammelli deformi... sulla loro passione per calpestare la gente... -

- Ed è... una vera voce? -

- No che non lo è! - fece il cammello, offeso.

- Oh... bene! -

- Ma è mancanza di tatto chiederlo... Rubeuccio una cosa simile non l' avrebbe mai fatta. -

- Forse preferiva... illudersi del contrario. - sibilò Draco.

- Oh... bene! - fece Lucius.

- Sapete... - mormorò il cammello - vi trovo molto seccanti. -

- Beh, stiamo andandocene... scusa per il disturbo! - disse Lucius con un sorriso - Ti saluteremo Hagrid... -

- Buon per voi... - disse l' altro con una smorfia sul suo volto mostruoso - Altrimenti avreste potuto scoprire che la bava dei cammelli deformi è corrosiva... -

- Ah... capisco! Arrivederci! - disse Lucius, e trascinò fuori Narcissa e Draco - Tanti saluti! -

 

- Stavo pensando una cosa... - mormorò Gwillion riallacciandosi la tunica.

- Cosa? - sussurrò l'altro con aria contenta.

- Che continuando così... - disse l' altra sorridendo a sua volta - Ci vorrà molto molto tempo perché io possa raccontarti tutti i miei... sogni. -

- Oh.. è un male? -

- Tu cosa credi? - rispose lei, carezzando il volto del giovane.

- Io credo di no... -

E la ragazza si sollevò in punta di piedi, per baciare l' altro.

- Buono... -

- Che quiete tra queste antiche mura... - sussurrò l' altra.

- Fatta apposta per noi... - sussurrò lui, carezzandola.

La giovane non disse nulla, si strinse all' altro, lasciandosi cullare dal silenzio tutt' intorno... e dalle braccia dell' altro.

Ma qualcosa ruppe il silenzio... un grido... un grido penetrante ed orribile...

- Severus... - fece l' altra mordendosi un labbro.

- Cosa... -

Severus strabuzzò gli occhi, mentre Barthemius Crouch entrava nella stanza di corsa.

- Crouch! - sibilò, allarmato.

E l'altro si fermò... con una strana smorfia - Voi! -

- Stupendo... - sussurrò Gwillion, e dovette farsi forza per non nascondersi dietro il mangiamorte.

- Siete fortunati... - borbottò Barthemius, ridandosi un tono - Che la magia non funzioni qui... -

- Forse sei tu il fortunato! - fece Severus, cattivo, avanzando di un passo - Ma ci sono altri modi... eppure... adesso non sarebbe giusto... -

La ragazza frattanto osservava ora l' uno, ora l' altro, cupa in volto.

- Andiamocene Gwillion... - fece Severus - O ucciderò questo cane per quel che ti ha fatto... -

- Quasi vorrei chiedergli il perché... - disse la ragazza in un sussurrò indistinguibile, e poi prese la mano dell' altro.

- Non ho fatto nulla che non meritasse. - disse Crouch, asciutto - Lei ed i suoi discorsi sovversivi sul potere... -

L' altra divenne rossa in volto:

- Lo... lo credi davvero? Avrei potuto capire una scusa per tendere una trappola ad altri, ma... questo... -

- E' la verità. - sibilò Crouch - Più di una spia ti ha udita! -

- Sei pazzo Crouch... - fece Severus con inattesa violenza - Non voglio ucciderti ora... non saresti in grado di batterti con le mani... sei un vecchio ormai... ma non provocarmi... -

- Provocarti?! Dico il vero... voi siete cani e da cani dovreste morire! -

- Non invocare tanto la morte... potrebbe udirti. Ed io qui non sono il solo a volerti vedere defunto... e se la mia morale mi vieta di ucciderti adesso che sei disarmato... non troverai tanta compassione in altri. Conosco almeno un'altra persona che potrebbe volerti squartare con le unghie... -

- Che baldanza, Piton! - fece Crouch con un sorriso provocatore.

- Non ho mai negato la paternità di quei discorsi... - sussurrò la giovane mentre sentiva l' ira crescerle nel petto.

- E allora non lamentarti, cagna... -

- Crouch! - tuonò Severus.

Delle voci... voci di un coro tutt' altro che antico invasero la sala...

- Il potere che cercava

Il nostro umore

Mentre uccideva

Nel nome di un dio

Un uccideva un uomo

Nel nome di quel dio

Si assolse, poi

Chiamò dio quell' uomo

E nel suo nome,

Altri uomini

Uccise... -

- Cosa... cosa... - fece Crouch sgranando gli occhi.

- Temo di essere stata io... senza volerlo... - disse la ragazza nascondendosi il volto dietro una mano.

- Ma come? - fece Severus, stupito.

- Magia involontaria... dettata dai sentimenti... vuoi che ti indichi il volume della biblioteca che ne parla? - disse l' altra inclinando il capo.

- Ma certo... - l'altro si riprese - Ero solo... stupito... -

- Ma che porcheria era? - gridò Barthemius.

- Discorsi sovversivi sul potere... - disse l' altra con un lampo negli occhi.

- Povera mentecatta! -

- Mentecatta... idiota? - ripetè l' altra - Ma gli idioti non si mandano ad Azkaban... -

- Ma tu sei peggio di idiota... -

- Crouch! - sibilò Severus - Attento! -

- La tua sgualdrina meritava subito il bacio del Dissennatore... -

Severus mosse un passo avanti, fremente d'ira.

- Andiamocene... - sussurrò Gwillion piantandosi le unghie nel palmo delle mani - Prima che succeda qualcosa di spiacevole... o in alternativa le canzoni... continuino. -

- Si, scappate... -

- Non sarebbe una fuga... -

- Le persone come voi possono solo scappare... -

- Oh, musica... dove sei quando servi? - fece la ragazza mordendosi un labbro.

- Non vuoi sentire, forse? -

- Non voglio vedere, forse. - sibilò l' altra di rimando - Schizzi di sangue sulle pareti... -

- Se me lo chiedi... - mormorò Piton - Vuoi che lo faccia... -

- Non per delle offese rivolte a me. - sussurrò la giovane - Non per questo. Non per vendetta. -

- Nessuno merita la morte... - sussurrò Gwillion rivolta più a se stessa che agli altri due - ma un gorilla adesso farebbe proprio comodo... -

- Un gorilla? - rise Crouch - Deliri? -

- Si consiglia uno studio approfondito della musica sovversiva e anarchica. - disse l' altra con una smorfia indispettita - E forse capirete il riferimento, ministro. -

- Sei malata, femmina... -

- Attento! - urlò Severus.

- Mi sta bene... specie in un mondo in cui voi sareste la normalità! - sbottò la ragazza torcendosi le mani.

- Bene... malata... -

- La canzone in questione parlava di un giovane giudice con la passione delle decapitazioni e delle pulsioni amorose che un gorilla gli dedicava. - disse l' altra fissando il soffitto.

- Baldracca! - urlò Crouch... e Severus, perso ogni ritegno lo incollò al suolo con un pugno.

 

- Morte, lugubre morte risuona tutt' intorno... - sussurrava Antonin con un filo di voce.

- Ci provi gusto? - piagnucolò il giovane Barthy con un brivido.

- Veramente... sì. - disse l' altro con un sorriso.

- E immagino tu non abbia rispetto per gli amici... -

- Chiedo perdono. - fece il bulgaro improvvisamente serio.

- Ah, bene! - sbottò Barthy - Così va bene... -

- Però non posso fare a meno di chiedermi quale terribile creatura potrebbe comparire... -

- Smettila! Antonin, smettila! Smettila o lo dirò a Voldemort! -

- Una mummia, uno scarabeo gigante... - continuò l' altro imperterrito - Tuo padre... -

Crouch abbassò la testa - Mio padre... -

- Non dirò altro adesso... davvero. -

- Sta bene... - sussurrò l'altro tristemente.

- Sono nervoso... - ammise il ragazzo scrollando le spalle - E quando sono nervoso io non lo do a vedere, divento semplicemente più cattivo. -

- Dipinti... erotici... - deglutì il giovane - Wow! -

- Sicuro di non essere troppo piccino per guardare? - fece l' altro con un sogghigno.

- D'accordo... oh, ma che fanno quei due nel dipinto?! -

L' altro rosso in volto... scosse appena il capo.

- Qualcosa che non ti piacerebbe, credo. -

- Io... io dico di si... -

- Guarda bene piccolo... sono due uomini... -

- Scemo, non ci vedi! Gli egiziani non praticavano l'omosessualità... - borbottò Barthy - Forse sei influenzato... dai tuoi desideri... -

- Queste cose non si dicono... -

- Io ne so di cose! -

- Ma non si dicono... non si dicono... non si dicono! -

- E perchè? -

- A te non piace sentire parlare di mummie... io detesto certe insinuazioni, va bene? -

- Ho trovato il tuo... punto debole! -

- Forse, e forse no. - disse l' altro ricomponendosi.

- Ormai è tardi... io lo so... -

- Se lo credi... -

Ma Barthy non ascoltava più... fissava due sarcofagi scoperchiati...

- Sono... adorabili, non trovi? - disse una voce dolce, melodiosa.

- Chi... chi è? - sibilò Barthy.

- Bellissimi... in carne... vivi... -

- Quei capelli biondi... lucidi... -

- Tu sei così calva, sorella... -

- Non è dolce ricordarmelo sorella. E poi... lui vedrà i miei lunghi e neri capelli di un tempo. -

- Gli antichi parrucchini... rimettiti l'occhio dentro... -

- Smettila! O vuoi che parli di te, adesso... -

E una giovane, una splendida giovane comparve dal sarcofago, agli occhi di Barthy.

- Wow! - mormorò il ragazzino...

- Vieni più vicino... - fece l' altra con voce suadente.

- Perchè? Perchè? -

- Perché? Non vuoi... scoprirlo? -

- Non so, io... -

- Preferisci che sia io a venire... - disse l' altra con un sorriso insinuante.

Dolohov frattanto fissava la scena... a bocca spalancata.

- A... Antonin... -

La fanciulla egiziana frattanto si era avvicinata, e strinse il volto dell' altro con lunghe dita sottili.

Ed un'altra mummia stava per abbrancare Dolohov.

- Sei anche tu un illusione, non è vero? - sussurrò Antonin.

- No... - sussurrò l' altra.

Barthy adesso fissava, orripilato la mummia di Antonin.

- Dolohov... - sussurrò.

- Non mentirmi... - disse il bulgaro - Non fuggirò... -

- E' una... mummia cadente... -

Antonin chiuse gli occhi... con un sospiro.

- Chi siete... tu e tua... sorella? -

- Non pensare a lui... - disse la mummia - Siamo Principesse Amorose... -

- E tu vuoi amare... -

- Te... il tuo corpo... -

- Antonin! - quasi strillò Crouch.

- Tu non sei d' accordo o sbaglio? - disse il bulgaro gettando una breve occhiata verso l' altro, ma poi rabbrividì, preferendo distogliere gli occhi da quella che ai suoi occhi appariva come un' orribile mummia.

- Forse non ti piaccio? - sussurrò la prima delle due principesse a Barthy.

- Un attimo e te lo dirò... Antonin, porco babbo, mi vuoi dire se... -

- Sicuro di volerlo sapere? -

- SI! -

- E' come temi. - disse l' altro in un soffio.

Barthy deglutì - Scusa principessa... ma io sono... vergine... e intendo restarlo... ho fatto un voto... -

L' altra socchiuse gli occhi...

- Posso diventare molto cattiva, sai? -

- Un po' di rispetto per i sacri voti! - mormorò Barthy pallido - Devo farmi prete... -

- Posso costringerti... costringerti a soddisfare le mie voglie... senza questa maschera che mi rende bella... -

- No... per carità... sono votato... -

- Votato... sei un futuro sacerdote? -

- Sono ore che lo dico... ero chierichetto a sei anni... cantavo nel coro in chiesa... -

- Se tu sei un sacerdote... io sono una dea e tu devi... servirmi. -

- Ma io credo in un Dio diverso! - piagnucolò il ragazzino - E il mio Dio si offende se... -

- Si offende? Quale Dio... potrei parlargli. -

- Non credo... lui ama starsene solo... -

- Oh, sei senza cuore... - fece l' altra pestando un piede a terra.

Frattanto l' altra mummia e Dolohov sembravano essere misteriosamente... spariti.

- Magari il mio amico... può soddisfarvi in due... -

Ma l' altra lo guardava cupo...

 

Barthemius Crouch si sollevò, riprendendosi dal colpo che Piton gli aveva inferto.

- Dannazione... - sibilò... prima di notare la finestra luminosa apertasi nel pavimento.

- Non lasciare che scappi... - sussurrò Gwillion - Capisco non ucciderlo... ma potrebbero esserci i suoi Auror tutt' intorno... e lasciarlo andare è... semplicemente stupido! -

Severus afferrò l'uomo... insalamandolo con una corda recuperata nella buia sala.

- Ehi, fermo! - strillò Crouch.

- Zitto, tu! -

- Severus... - tornò a dire Gwillion - lo sai che qui c' è una scala? - domandò la ragazza indicando il riguardo luminoso tra le pietre del pavimento.

- Andiamo a vedere... - disse l'altro, tirando un calcio a Crouch che rotolò giù con un grido.

- Ecco, ci fa da apripista! - sussurrò il giovane.

E Gwillion sussultò, nel sentire le grida dell' altro che rotolava verso il basso.

- Corriamo! - fece Severus.

 

Victor sorrideva, carezzando lentamente i capelli di Andromaca, abbandonato ad uno strano e inusuale languore.

- Sei stato così... oh... mi hai dato tanto piacere... - sussurrò lei.

Ma l' altro non disse nulla, si limitò a baciarla dolcemente.

- Victor... - sussurrò Andromaca, posando il capo sul petto del giovane.

- Cosa c' è, amore... -

Andromaca gli avrebbe detto qualcosa di bello se... se qualcuno non avesse tirato contro di loro un sandalo consunto.

- Voi! - fece una vocetta dal buio - Voi! Colpa vostra! -

- Chi diavolo sei? - fece Lestrange balzando in piedi.

- Colpa vostra! - disse ancora il tipo.

- E' una mummia... - sibilò Andromaca scansando un altro sandalo.

- Come se non ne avessimo avute abbastanza! E Andromaca... forse dovremmo cercare i vestiti. -

L'altra allungò le mani, tirando a Victor la sua tunica.

- Che vuoi mummia? -

- Voi... voi... - la mummia cadde a terra piangente - Per colpa vostra... non rinascerò! -

- Nostra? - ripetè Victor - E che abbiamo fatto... intendo a parte cambiare un possibile futuro... -

- Io sarei nato Potter! - urlò la mummia - Nella prossima reincarnazione! Ed ora sono bloccato qui... -

- Oh... - fece Andromaca, a bocca aperta.

- Allora dovresti ringraziarci... - fece Victor incrociando le braccia.

- Perchè resterò qui in eterno? - fece l'altro, caustico.

- In eterno... hai saltato un turno... ce ne saranno altri immagino... ma essere un Potter è molto triste, te lo assicuro. -

- Volevo giocare a Quidditch! - piagnucolò lui.

- Ha proprio sangue di Potter... - disse Lestrange scuotendo la testa.

- Qui al massimo si gioca a senet... non voglio più restare qui! -

- Domanda. Secondo te la cosa ha poi molta importanza per me? -

- Dovrebbe! Visto che è colpa vostra... -

- Puoi staccarti la testa e giocare a tirarla... - borbottò Andromaca.

- Strega! -

- Mi sto stancando... - sussurrò Lestrange.

- Quidditch, Quidditch, Quidditch! - protestò Haru-Potah, egizio della sedicesima dinastia.

- Silentium... - fece Victor agitando la bacchetta, e per una volta... l' incantesimo riuscì.

Haru-Potah prese a saltare furiosamente...

- Oh, basta! - sibilò Andromaca, e tentò una mossa a metà tra il kung Fu ed il calcio... staccando di netto la testa di Haru Potah... che rotolò lontano senza che l'altro si fermasse.

- Credo che la paura delle mummia ti sia definitivamente passata... - disse l' altro con un sorriso - E adesso forse... è il caso di riprendere le nostre ricerche. -

- Si, amor mio... -

- Andiamo dunque. -

 

- E' buio pesto... - sussurrò Draco - Non vedo quasi nulla... ma... è impressione mi o vengono delle voci dall' altra parte del muro? -

- Eh, si... - sussurrò Lucius - E non sembrano mummie... o cammelli... -

- Andiamo a vedere? -

- Si... -

E si avvicinarono in silenzio all' entrata della sala.

- Certo che è davvero strano... erano mesi che giravamo intorno a questa piramide senza trovarne l' entrata, e oggi come per magia... -

- Già! Sarà piena di tesori! - fece una vocetta sonora ed impertinente.

- E noi diventeremo ricchi sorellina, ricchi, ricchi, ricchi... -

- La banda Occhi di Mucca trionferà! -

E l' altro rise allegramente.

- Babbani... - sussurrò Draco disgustato - Tombaroli babbani... -

- Facciamoci valere... - sibilò Lucius - Spaventiamoli... -

E il ragazzo, luciferino.

- Solo dovremo fare senza magia, papà. Ma forse così sarà ancora più divertente. -

- Si... caccia al babbano tombarolo... - ghignò Lucius.

- Potremmo prendere in prestito quelle lance egiziane... - proposte Narcissa - giusto per darci un po' di tono... le nostre tuniche già sono senza età... -

- Andiamo, dunque, miei prodi... - sussurrò la ragazza.

- All'attacco, Malfoy! -

E si precipitarono nella sala con le armi in pugno...

- Aiuto! - gridò uno dei tombaroli lasciandosi quasi cadere una lapide sul piede - Dei mostri con gli occhi e i capelli bianchi! -

- Ah! - gridò Zefira, ma afferrò una lampada per lanciarla in testa agli invasori.

Draco si chinò per schivare il colpo, e poco dopo era saltato addosso alla ragazza, furente.

- Brutto pazzo! - urlò lei.

- Ladra infame... - sibilò il ragazzo stringendola.

- Spaventapasseri sbiancato! -

- Così sarei uno spaventapasseri... - disse l' altro, e la strinse più forte... accorgendosi improvvisamente quanto fosse piacevole stringere il corpo dell' altra sotto il suo.

- Lasciami andare, sei un poliziotto? Non sei troppo giovane per esserlo? La banda Occhi di Mucca ti punirà! -

- Un poliziotto? No, non direi... potresti considerarmi un diverso genere di criminale, anzi... - fece l' altro con un sogghigno.

- Sei un maniaco sessuale? - gridò l'altra - Allora lasciami! -

- Non lo sono... - fece il ragazzo avvicinando il volto alla bocca di lei - eppure tu mi tenti... -

- Maiale! -

Il giovane mago non rispose, ma si chinò a baciarla, con un lampo negli occhi grigi.

L'altra si liberò quel che bastava a graffiare la faccia del giovane... dopo averlo baciato.

Narcissa e Lucius frattanto avevano messo in fuga gli altri tombaroli.

- Scenetta adorabile, non trovi tesoro? - cinguettò la ragazza.

- Insomma... lei è chiaramente babbana... e ladra... -

- Posso tenerla, papà, posso tenerla? - esclamò Draco... come fa un bimbo che ha trovato un cucciolo.

- Puoi, immagino di sì. - borbottò Lucius.

- Tenere chi? - esclamò la giovane di nome Zefira.

- Te... - sogghignò l' altro.

La risposta dell' altra fu una violenta ginocchiata... in zone piuttosto delicate.

- Domami, se ci riesci! -

- E' un invito? - fece Draco, eppure si teneva a distanza di sicurezza.

- Prendilo come ti pare! Ma credo che sarò io a domarti! -

- Anche questo potrebbe... essere interessante. - disse il ragazzo inclinando il capo - Ma non credo che lo ammetterò una seconda volta. -

- Ti staccherò... qualcosa a furia di ginocchiate... - sibilò l'altra.

- Potresti perderci... qualcosa, sai? E poi... aspetta che siamo fuori da questa maledetta piramide... -

- Non credo... - disse l' altro scuotendo la testa - e poi non dovevi cercare di domarmi? -

E l'altra tentò di assestargli un'altra ginocchiata.

- Sono stanco... - sussurrò il ragazzo, e socchiuse gli occhi. Delle catene d' argento comparvero ai polsi della giovane.

- Lasciami! Liberami... -

- Non voglio che tu fugga... - disse l' altro con voce dolce, quasi supplichevole - Io... non voglio. Ma... non posso tenerti prigioniera. Non sarebbe giusto. Ecco... le tue catene si dividono mutandosi in semplici bracciali. Se vorrai andare... potrai rivenderli, o tenerli in ricordo di me. Se invece... -

- Se resto? - disse lei più dolcemente.

- Puoi tornare a darmene uno e saremo in qualche modo... legati l' uno all' altra. -

E lei si tolse un bracciale... porgendolo al ragazzino - Questo mi autorizza a picchiarti... -

- Tutte le volte che lo meriterò, io temo. - disse l' altro con un sorriso.

- Sta bene... basta che io non sia una schiavetta! -

- No, no... -

- Secondo te ne hanno ancora per molto? - sussurrò Narcissa a Lucius - Forse dovremmo andare avanti... -

- Si... meglio... - sussurrò lui.

E Lucius sorrise, allontanandosi con Narcissa.

 

- Davvero non mi vuoi? - disse la principessa tristemente.

- Io... io... - ma in quel momento Barthy fu interrotto da...

- Papà! - strillò, vedendo l'insaccato che era suo padre rotolare al centro della stanza.

E Gwillion e Severus lo seguivano a breve distanza, con gli occhi sbarrati.

- Tu! - strepitò il Ministro - Che fai lì con... con... mostro! -

- E' tuo padre? - sussurrò la principessa egizia.

- Si... si... -

- Splendido! Così potrò chiedergli la tua mano! -

- Cosa?! - gridarono all'unisono i due Crouch.

- La tua mano... - ripetè l' altra in un sussurro.

- La mia... mano... - fece Barthy impallidendo.

- E lei non ha niente da dire, signor padre? -

- Se proprio vuole... -

- Ma non vuole lui... - disse la mummia con un sospiro - in fin dei conti credo che tornerò nel mio sarcofago... con il mio fuoco. -

- E' minorenne... decido io per lui! -

- No! - strillò Barthy.

- Forse dovresti dargli un altro calcio... - sussurrò Gwillion a Severus.

E Severus... lo fece.

- C' è nessuno? - disse una voce... Victor e Andromaca avevano raggiunto la sala.

La principessa in lacrime frattanto si era tuffata nel suo sarcofago.

- Aiuto! - urlò Barthy - Victor, Andro! -

- Aiuto? - ripetè Victor - E da cosa? Se si tratta di tuo padre mi sembra già abbastanza... fuori combattimento. -

- Voleva violentarmi... quel mostro... e Antonin lasciava fare... -

- Tuo padre?!? - domandò l' altro sgranando gli occhi.

- NO! - urlò il Ministro.

- La mummia! - piagnucolò Barthy.

- La mummia se ne è andata, Barthy... - sussurrò Gwillion.

- Per fortuna... mi voleva violentare... - sussurrò l'altro, inebetito.

- Ci sono un po' troppe mummie da queste parti... - disse Victor scuotendo il capo.

- Troppe... in effetti... - borbottò Severus alzando le spalle.

- E quel maiale pervertito di Dolohov... - strillò Barthy.

In quel momento Antonin fece la sua comparsa. Reggeva tra le braccia una mummia ridotta in pezzi.

- Eri troppo fragile... - sussurrò, e la depose con estrema delicatezza nel suo sepolcro.

- Non ho giustificazioni. Ma il fatto che le mummie fossero più pericolose insieme piuttosto che divise... non ti è passato per la testa? -

- Tutte balle! -

- Balle... scritte lì in antico egiziano... materia per qualche strano motivo va di moda a Durmstrang. E comunque ti ho già detto che non intendevo giustificarmi. Pensavo solo che fossi in grado di cavartela da solo, Barthy. -

- Ma io ti ammazzo! - strillò l'altro .

- Belva... - sibilò il Ministro, e Piton gli tirò un ennesimo calcio.

 

- Ancora nulla... - sussurrò Voldemort illuminando con la scintilla della bacchetta l' ambiente tutt' intorno - Un' altra sala vuota. -

- Non è vuota... - mormorò Mac.

- Solo un sarcofago... scoperchiato. Forse più che vuota avrei dovuto dire deserta. -

- No... c'è qualcosa che non quadra... una maledizione... l'uomo in quel sarcofago doveva essere... un pericoloso individuo... -

- Sei tu la mia guida... la maledizione è potente, certo, questo lo sento anche io. Ma per il resto... -

- Colui che Non Deve Essere Nominato... - lesse l'altra, e fissò Voldemort con un sorriso.

- Un bel nome... io credo. E c' è altro? -

- Era figlio di un faraone... condannato per... oh, si divertiva con le vergini del Tempio... -

- Conosco crimini peggiori... -

- Davvero? - ridacchiò l'altra - Ma questo tipo è stato condannato ad errare in eterno e... oh... -

- Cosa? -

- La piramide è un luogo sacro ad Hator da quanto è scritto qui... -

- Era una divinità dell' amore, o sbaglio? -

- Si, si... esatto... -

- Interessante... - sussurrò l' uomo, poi fece cenno all' altra di tacere. Delle voci provenivano dall' altra parte del muro.

- Chi sarà? - domandò piano Mac.

- Sa siamo sicuri che non è Khafra? Khafra di Menfi? - diceva una voce.

- No... troppo giovane... giovane... io credo che fosse un mio compagno di scuola, nella vecchia Tebe. -

- Ma no! Vendeva lupini ad Abydo... fuori dal tempio di Osiride! -

- A me ricorda un vecchio sacerdote imbroglione... ma no... quello è stato lapidato... -

- Starei cercando di concentrarmi sulla partita... - disse una voce profonda... e cavernosa.

- Andiamo a vedere... - sussurrò Mac.

Uno strano spettacolo si parò di fronte ai loro occhi. Circondato da una ventina di mummie, Albus Silente sedeva su di un antico sepolcro, intento a muovere delle tessere di legno su di una scacchiera. E contro di lui giocava un' altra mummia, adorna di ornamenti regali.

- Colui Che Non Deve Essere Nominato! - fece Mac stupita - Giocano a senet! -

- Salve, Voldemort, salve Mariacarla... - disse il vecchio scrollando le spalle - Sembra che io... sia stato adottato dalle mummie. -

- Veniva a ballare con me! - fece una mummia cadente con un sorriso, indicando Silente.

- Ti trovi in buona compagnia, vedo... - disse Voldemort inclinando il capo.

- Sono allegre... peccato vogliano tenermi qui diecimila anni o giù di lì. -

- Solo il tempo di qualche partita... - sussurrò Colui che non deve essere nominato - Io penso che in cinque o sei millenni dovremmo cavarcela. Se le interruzioni non continuano... -

- Fai senza fretta, Albus... - mormorò Mac.

- Noi leviamo il disturbo... - aggiunse Voldemort.

- Sicuro di non avere frequentato il Museion di Alessandria? - domandava a Silente frattanto una mummia - Certo sei un po' mal conservato ma... -

- Addio... - sussurrò Mac, e si allontanarono.

 

- Porco, maiale! Amico degli stupratori! Necrofilo! -

- Oh, io odio un simile turpiloquio... - sussurrò Narcissa rivolta a Lucius - Ma non è una voce familiare questa? -

- Quale? -

- Questa... - disse Narcissa, mentre gli insulti continuavano a rimbombare per le volte della piramide.

- In effetti è un suono assordante... - fece Draco raggiungendo i genitori... tenendo per mano la ragazza... che aveva trovato.

- Il tuo cucciolino s'è calmato? - chiese Lucius.

- Non è un cucciolo lei è... a proposito come ti chiami? -

- Zefira! -

- Cane, cane traditore, verme! -

- E io sono Draco... - sussurrò l' altro dolcemente.

- Drachino... -

- Drachino? - ripetè l' altro, ma poi sorrise.

- Non dovremmo raggiungere gli altri? - sussurrò Narcissa - E vedere chi è che impreca a quel modo.

- Eh, già... -

- Intendi continuare ancora per molto, Barthy? - stava dicendo Antonin quando gli altri quattro entrarono nella sala.

- Ti odio! - gridò l'altro - Necrofilo! -

- Sì, il concetto era piuttosto chiaro. -

- Non basta, non basta! Devi patire! -

- Che diavolo è successo, secondo te? - domandò Draco al padre.

- Una mummia ninfomane! - strillò Barthy in risposta, shockato.

- La piramide di Hator non si smentisce... - sussurrò Voldemort, che era comparso da un' altra entrata.

- Voldemort! - fece Lucius con un cenno di saluto.

- Vedo che avete preso Crouch... - fece l' altro con un sorriso - E questo Severus è in senno? -

- Certo che lo sono? Non dovrei? - chiese Piton.

- E' una lunga storia... - borbottò Lucius.

- Meglio non sapere... - aggiunse Victor con un sogghigno.

- Se lo dite voi! -

- Sbaglio o mancano Evan e Galatea? - domandò Gwillion guardandosi intorno.

- In effetti... mancano solo loro... - disse Andromaca.

- Speriamo non si siano cacciati nei guai... - sussurrò Draco.

- Il che conoscendo Evan è estremamente probabile. - concluse Victor.

- Basta che il cammello non li abbia corrosi con la bava... - sussurrò Lucius.

- Cammello? - domandò Victor - Beh... noi abbiamo incontrato di peggio. -

- Non credo... il nostro cammello era amico di Rubeus Hagrid! -

- Noi abbiamo incontrato la reincarnazione precedente di Harry Potter... furiosa per la sua mancata nascita! -

- Ma che orrore! - fece Piton.

- Andromaca gli ha staccato la testa... - disse l' altro baciando la guancia della ragazza.

- Andromaca è donna di pregio... -

In quel momento i ragazzi sentirono degli strani rumori provenire da uno dei sarcofaghi appoggiati alla parete.

- Mummie! - urlò Barthy spaventato.

- Io il sarcofago non lo apro. - disse Draco in tono perentorio.

- Lo posso scassinare! - sorrise Zefira.

- Se vuoi... -

La giovane saltellò accanto al sarcofago... che oscillò da solo... oscillò tanto da aprirsi.

E due figure avvolte in bende caddero a terra, e si stavano dimenando... in maniera inequivocabile.

- Oh! - sussurrò Mac sgranando gli occhi.

I gemiti provenienti dalle due figure... riempirono il silenzio della sala...

Barthy osservava... molto scosso...

- Sono loro, secondo voi? - domandò Victor.

- E sembrano divertirsi... - valutò Severus.

- Dannazione... - fece una delle due figure interrompendosi d' improvviso - Ma ci sono dei guardoni lì fuori? Io non vedo un accidente! -

- Che importa... - sussurrò l'altra - Continua... -

- Oh... che fortunata... - sussurrò Mac.

- Fortunata? - ripetè Voldemort in un sussurro.

- Continuo, Gala... ma sarei vivamente sollevato se i liberatori ripassassero tra una mezz' oretta. -

- Si divertono... tanto... - sussurrò l'altra.

- Vorresti una replica... della scena che ha seguito la distruzione della mummia? - domandò l' altro - Qui di fronte a tutti? -

- Uhm... - sorrise lei - A casa... prometti? -

- Mi sembra un compromesso adeguato. - disse l' altro con un sorriso - E d' altronde mi sembra che sia giunto per tutti il momento di lasciare la piramide... a parte Silente s' intende. -

- Con Crouch prigioniero! - ridacchiò Severus.

- Io credo che lo lasceremo andare. - disse Voldemort con un freddo sorriso.

- Davvero? - chiese Severus, accigliato.

- Noi abbiamo la pietra filosofale... e lui una moglie su un baratro di una terribile malattia... un semplice calcolo matematico ci consiglia di lasciarlo andare. -

- Cosa? - sussurrò Crouch.

- Devo ripetere? - domandò Voldemort - Eppure mi sembra di essere stato abbastanza chiaro. -

- Mia moglie... cosa... -

- Devo ripetergli la diagnosi clinica per come l' ho letta sui giornali? - sbottò Draco.

Crouch era impallidito - Morirà? -

- Nei libri... - disse Gwillion in tono quieto - ti convinceva in punto di morte... a sostituirla a suo figlio. - Moriva ad Azkaban... sola. Fu le parole che la giovane non pronunciò. Ma rimasero nell' aria.

- Salvatela... - sussurrò il ministro... pallido e prostrato - Farò... quello che vorrete per lei... -

 

- Casa dolce casa... - sussurrò Evan poggiando la sua sacca a terra.

- Almeno qui non fa tanto caldo... - borbottò Lucius - E siamo stati scagionati... -

- L' imperius... è così utile, non è vero, Malfoy? - domandò Victor, ma sorrideva amichevolmente.

- Stupido... - sibilò l'altro, ma poi sorrise anche lui.

- Le Clessidre... - sibilò Draco - Dobbiamo controllare le Clessidre... la scuola lasciata in mano a quel barbagianni di Silente... -

- Tranquillo... non avrà osato tanto... - disse Andromaca.

- E poi quando ce ne siamo andati avevamo un vantaggio di settecento punti... - sussurrò Gwillion.

- Mille - precisò Victor - tu sei andata via un po' prima degli altri... -

- Troppi perchè quel gufo possa aver modificato le cose... -

- E poi adesso siamo eroi... - sogghignò Evan - Il povero Loki prigioniero... i fanciulli rapiti... -

- E' vero... tutto bene quel che finisce bene... - sorrise Piton - Noi le povere vittime di Voldemort... -

- Ma a proposito di vittime... - sussurrò Dolohov, e passò a Mariacarla un certo fischietto di legno.

- Cos'è questo? - chiese lei.

- Un piccolo souvenir della Bulgaria... comprato dal più esperto addestratore di Veela del paese. -

 - Oh... fantastico... e proprio ora che il caro Crouch ci spedisce Blanche... -

- Cosa faremo di lei? - chiese Piton.

- Credo tocchi a chi ha più sofferto a causa sua... deciderlo... - sussurrò Gwillion.

- Deciderò io... - sibilò Mac.

- Era ciò che ho detto... -

In quel momento una figura irsuta fece la sua comparsa.

- Salve ragazzi, ben tornati... ma è vero che torna la francesina? -

- Si... - sibilò Mac - E c'è... una novità... -

- E' tanto graziosa... - sussurrò il gigante - Specie quando si infuria e mi sembra quasi di vedere il suo beccuccio di demone... -

- Ed è... attratta da te, Hagrid. Ma non aveva il coraggio di dirtelo... -

L' altro diventò rosso, senza sapere bene cosa dire.

- Vuoi sposarla, Hagrid? -

I mangiamorte frattanto si guardavano l' un l' altro... con gli occhi scintillanti di luce.

- Io... io... - il guardiacaccia non disse nulla, ma sul suo volto si dipinse un sorriso beato.

- Preparati... stasera un prete celebrerà le vostre nozze... - sibilò l'altra.

- Ditemi che non sto sognando... - sussurrò Evan poggiando il capo sulla spalla di Galatea.

- Vivrete felici nella vostra capanna e lei ti cucinerà i furetti in brodo... - insistè Mac - Sei felice, Hagrid? -

- Io... io devo andare a tirar fuori il mio abito buono... -

E si allontanò... buttando a terra due o tre armature lungo il suo cammino.

- Splendido... - sussurrò Mac.

- Una domanda... - disse Victor - Non dovremmo... pensare ai regali adesso? -

- Ciuffetti carnivori... - sussurrò Narcissa.

- Oh... certo... - sorrise Lucius - Completo da contadina per la sposa... -

- Due pecorelle, no? - propose Draco.

- Oh... c'è di peggio... - ghignò Piton.

- Ma pensa... poi Blanche dovrà scannare con le sue manine pallide le due creature belanti... - disse il ragazzo scuotendo il capo.

- E non solo quelle... io volevo regalarle... un set per scotennare le prede di Hagrid... -

- Lunghi stivali per quando andrà nella palude con le sue sanguisughe... - disse Victor - O a portare il pasto alla piovra gigante... -

- In tal caso serviranno anche dei guantoni da pescatore... - obbiettò Gwillion - sapete, quelli di plastica gialli... -

- Ed un cappello come quello di Sampei... - sorrise Mac - Ma voi non sapete chi è Sampei... -

Gwillion però che lo sapeva scoppiò a ridere come una matta.

- Cose babbane... - sbottò Lucius.

- Babbane... magiche... - Evan scosse la testa - L' importante è che siano orride, mi sembra... -

- Orride?! - chiese Severus.

- Lei che aggettivo suggerisce, professore? - domandò Draco.

- Splendide... almeno... Gwillion... -

E la ragazza arrossì appena.

- Posso sapere di cosa si discute? - fece Loki Annwyn avvicinandosi.

- Dello splendore dei babbani... - mormorò Mac.

- Argomento... affascinante. - disse l' uomo cingendo la vita dell' altra.

- Tu trovi, mio sposo? -

- Ho molte teorie degne di nota al riguardo... ma preferirei esportele... in privato. -

- Allora... affrettiamoci a prepararle le nozze... - sorrise Severus.

- Nozze? - domandò Voldemort.

- Di Hagrid e Blanche... le ho organizzate io... lei non lo sa... - sorrise Mariacarla.

E l' Oscuro non disse una parola, ma si chinò a baciare l' altra, con tutta la passione... e l' amore... di cui era capace.

 

FINE

 

Extra Bonus (direttamente dai sogni di Azkaban) (v.m.18)

 

- E' tornato il momento di tornare a parlare di sogni. - sussurrò Gwillion.

- Stavolta non parlerai. - rispose Severus - Sarò io a guardare nella tua mente... -

 

La giovane, avvolta in un antico peplo scriveva freneticamente sulla pergamena. Voleva ultimare la sua opera, prima... prima... gettò appena un' occhiata alla finestra, alla città in preda ai saccheggi... alcuni edifici stavano bruciando e lei... non aveva tempo.

E poi... la porta si aprì... ed un' ombra rimase ferma sulla soglia.

La giovane depose la penna nel calamaio... non osava voltarsi indietro.

- Guardami... - disse una voce dolce, ma anche... dura...

E l' altra si voltò... a capo chino.

L'ombra uscì dal buio...

La giovane alzò appena lo sguardo, e il suo era uno sguardo triste.

- Avresti dovuto fuggire... -

- Alcuni hanno tentato... e credo non ci siano riusciti. Io preferisco affrontare a testa alta le mie... colpe. -

- Molto bene... sai qual è stato il tuo più grande peccato... padrona? -

- Vuoi che sia io a dirlo? - disse l' altra in un sussurro.

- Si. -

- La mia cecità. Credevo di poter essere orgogliosa di me stessa... della mia... magnanimità, e invece, nelle mie terre, nelle mie stesse terre... appena lontano dal mio sguardo... -

L'altro si voltò... mostrando la schiena coperta di segni di scudiscio.

La giovane donna non disse nulla. Sentiva di non avere il diritto di dir nulla.

- Queste mie umiliazioni... -

La ragazza continuava a tacere.

- L'ingiustizia per cui sono stato fatto schiavo... voglio un pagamento... in cambio di tutto questo. -

- E' tuo diritto... prendertelo. - disse l' altra in un sussurro.

- E cosa pensi che prenderò? Oro... come quei servi che saccheggiano la tua casa e la città? -

La giovane scosse la testa:

- Non sono così stolta... -

- Allora... -

- C' è solo la mia vita che tu possa prendere. Non mi rimane altro. -

- Prendo il padrone perchè il padrone sia servo... -

La giovane chiuse gli occhi, poi annuì più volte, quasi tremante.

- Hai paura? -

- Sì. E così deve essere. -

- Sarò... gentile, mia serva... -

- Sarai ciò che vorrai essere. -

L'uomo sorrise appena, avvicinandosi.

- Io non ho preghiere per me. - sussurrò la ragazza - Solo... questi libri... tu sai quanto valgono credo. Non permettere che vadano distrutti. -

- Te ne prenderai tu cura... poi... -

- Non intendi uccidermi, dunque. - disse lei, sorridendo debolmente.

- No... non proprio... -

- Non avrei potuto oppormi, comunque. -

- Sarai mia... ed una parte di te... io la sacrificherò... voglio possederti... -

La giovane non disse nulla, e con gli occhi sbarrati... si levò in piedi.

- Inutile opporsi... -.

- Non intendevo farlo. -

- Avvicinati... schiava. Lascia che io ti domini... anima e corpo... -

E la giovane... si avvicinò.

L'altro la carezzò lentamente.

E lei rabbrividì appena.

- Hai avuto... uomini? -

La ragazza scosse la testa.

 - Non è cosa che si permetta... alle giovani di buona famiglia.-

- Bene... ciò è bene... perchè io ti possegga interamente... -

La ragazza aveva gli occhi persi... nello sguardo dell' altro.

L'uomo prese a svestirla con lentezza.

- Troppo dolce è la pena che mi hai destinato... - sussurrò lei.

- Sarà... dolorosa... per un po'... -

La giovane sbattè appena le palpebre.

Ormai era nuda... e l'altro si chinò a baciarla...

- Cosa mi stai facendo? - sussurrò la ragazza.

- Non lo vedi? Non lo... senti? -

- Lo sento... ma... quasi non capisco ciò che provo... -

- Capirai... - sussurrò lui... scendendo con la bocca verso il collo.

E un fremito scosse il corpo della giovane.

L'uomo indugiò a lungo sulla sua bella pelle...

Mentre la giovane rimaneva immobile, quasi senza respirare.

E poi la bocca affamata... discese.

- Cosa... -

...e si fermò sui capezzoli...

Un vago gemito uscì dalla bocca di lei.

L'altro strinse le due rosse punte di carne tra le dita, stringendole con delicata fermezza, pizzicandole... tirandole...

- Padrone... - sussurrò l' altra.

L'altro sorrise, alternando lo sfregamento con le dita a quello... con la lingua. E succhiava con vigore i piccoli, turgidi capezzoli... e poi li carezzava con la punta delle lunghe dita, tormentandoli.

La ragazza non parlò più. Riuscì solo a tornare a gemere.

- Mi inginocchio non per sottomettermi ma per sottomettere... - sussurrò l'altro, scivolando sulle ginocchia. E con le mani carezzava ancora il seno di lei, mentre sfregava il viso sulla sua femminilità.

- Per sottomettere... - ripetè lei, come incantata.

- Non ti dispiace... - sussurrò lui - Lo vedo... piccole gocce di rugiada cadono da questa dolce apertura di paradiso.... sai cosa significa? -

- So che il mio corpo brucia... e nient' altro... -

- Arderà di più... - sussurrò lui, prima di insinuare la lingua... tra le gambe di lei... a fondo.

E la giovane reclinò indietro la testa... abbandonandosi al tocco di lui.

Con lentezza... la lingua di lui scivolava come per carezzare la più segreta intimità di lei. Lenta, lenta... prima di insinuarsi in un punto preciso... prendendo a sfregarlo quasi con violenza... e l'uomo afferrò la donna per i glutei, spingendola più verso di sè, costringendola a restare ferma pur divaricando un po' le gambe.

E l' altra pur non sapendo... non capendo... attese soltanto.

Dai fremiti di lei... lo schiavo comprese di averle suscitato il primo piacere. Si scostò appena, e la fissò...

E lei ricambiò lo sguardo di lui... come incapace di parlare.

- Osservami... - disse lui, indicandole con gli occhi... il membro che tra le gambe gli si sollevava con lentezza...

- E' il piacere che ti fa questo? - sussurrò la ragazza.

- Si... sei tu... e... carezzalo... -

La giovane arrossì, e portò avanti una mano... ma le sue dita si fermarono a mezz' aria... esitanti.

- E' un ordine... -

L' altra annuì, eppure ancora... non osava andare avanti.

L'uomo le prese la mano... e la guidò in una leggera carezza.

- Anche tu bruci... - sussurrò lei.

- Bacialo... -

E lei portò le sue labbra tremanti verso la carne di lui.

Poi l'altro l'allontanò... fissandola.

- Carezzati tra le gambe... -

E lei si apprestò a obbedire.

- Distilli... un succo assai piacevole... voglio berlo... -

- Vuoi... -

L'altro si chinò a leccare piano la vagina della giovane.

- E'... qual è il suo sapore? -

- Come acqua... acqua che sia rimasta a lungo sul petalo di un fiore... -

L' altra sorrise appena, incerta.

E l'altro si sollevò... per offrirle di assaggiare quel sapore dalle sue labbra.

La giovane lo baciò, poi scosse la testa:

- E' il tuo sapore che sento... -

Ma l'altro s'era fatto serio... e tornò a stringere i capezzoli... sollevandoli tra le dita, per poi lasciarli andare ed osservarli scattare verso l'alto... turgidi, rossi...

- Sono nelle tue mani... - mormorò la ragazza.

- Stenditi... - impose lui, spingendola verso il freddo marmo del pavimento.

E lei... si stese.

- Entrerai in me? E' questo che fanno gli uomini? -

L'altro sorrise... un sorriso di rapace - Entrerò in te... ma voglio... anche se è la prima volta... voglio che tu mi senta... fino a morire. - e la fece voltare, facendola restare inginocchiata, ma con le mani posate al suolo, incurvata in avanti.

- Non posso oppormi... - torno a ripetere lei.

E l'altro... si avvicinò... lasciando scorrere il membro possente contro le sue umide carni... come se volesse solleticarla.

La giovane... attendeva, con gli occhi socchiusi, incerta, fremente.

E l'uomo... la violò... entrò in lei con uno scatto furioso, e la strinse perchè nel dolore della prima penetrazione non tentasse di scostarsi da lui.

La giovane urlò, un grido salì alle sue labbra. Ma non tentò di scostarsi.

E l'uomo prese a muoversi... veloce e poi lento... lento e veloce... per farla fremere, per farla schiava davvero.

E lei urlava, urlava e piangeva, e fremeva... di piacere.

E l'altro divenne, alla fine, quasi violento... nell'estasi del possesso... e dell'orgasmo che stava giungendo. E con un rantolo furioso... la inondò del suo seme...

La giovane si lasciò cadere a terra, mentre solo i loro respiri affannosi riempivano la stanza.

- E... adesso? - sussurrò la giovane.

- Cosa credi? -

- Forse non credo nulla... -

- Sforzati di immaginare allora... -

- Ho... paura di farlo. -

- Guardami... ho i marchi a fuoco della tua famiglia sulla pelle... ed i segni della frusta... -

- E' questo che mi tocca dunque. - mormorò la giovane.

- Saggiare la frusta... il dolore... il fuoco... - disse l'altro con il viso di ghiaccio.

La giovane si nascose il volto tra le mani.

- E' giusto, eppure... ho paura. -

- Fai bene ad aver paura... eppure io... sarà diverso dal modo in cui io ho subito... -

- Non... capisco. -

L'altro si allontanò... fermandosi nell'ombra accanto alla porta... lì dove aveva lasciato una frusta... ed il lungo ferro per i marchi a fuoco.

La giovane si morse un labbro, tremante.

- Resta ferma... - sussurrò lui, svolgendo la frusta.

- Spero di riuscirci. - disse l' altra in un soffio.

L'uomo fece scorrere la frusta sul corpo della giovane...

E lei deglutì appena.

- O preferisci essere marchiata, prima, schiava? -

- Cosa farà più male? -

- Dipende... -

- Inizia dal peggio... se mi è concesso scegliere. -

- Voglio vederti supplicare... -

- Io... io... non puoi cancellare i torti subiti ma... non lo so... - la giovane chiuse gli occhi - forse in realtà io voglio essere punita. -

- Ed io voglio che tu mi chiami padrone... voglio sentirti dire che sei sottomessa... voglio vederti... gemere... ed ora... allarga le gambe... -

- Gemerò... - sussurrò lei mentre apriva le sue cosce.

L'altro si inginocchiò davanti alla giovane, impugnando il ferro per la marchiatura.

- E'... freddo. -

Lo schiavo prese a sfregarlo con violenza - Sarà incandescente, presto... -

- Avevi detto... che sarebbe stato... diverso. -

- Sarà diverso... - sibilò l'altro, penetrandola più a fondo, con una violenta torsione.

- Lo è... lo sento. - disse lei mentre il suo volto si divideva tra dolore e piacere.

- Si può morire anche di piacere... sai? - sussurrò l'uomo con un ghigno quasi folle.

- Ero pronta alla morte... -

- Ucciderò solo la tua anima... tu non ti appartieni più... gridalo! -

- Non mi appartengo più... - sussurrò la giovane - Sei tu il mio padrone! -

- Schiava! - sibilò lui mentre i movimenti della penetrazione si facevano sincopati.

- La tua schiava... -

- Non hai più anima... sei una cosa... dillo! -

- Posso dirlo... - sussurrò lei - ma non lo credo... non ancora. -

- Lo crederai... esisterai solo in funzione di me... viva solo tra le mie mani... - disse l'altro mentre rallentava i movimenti... fino a renderli simili ad una carezza.

- Se fossi una cosa... non vorresti piegare la mia anima... ma quell' anima è tua... io non l' ho più. -

L'uomo la fissò con uno strano sguardo... ed estrasse lo stelo di metallo dalla vagina della giovane. Osservò per un istante i filamenti umidi sul ferro brunito, e si avvicinò all'altra...

- Non l' ho più... - ripetè lei in un sussurro.

L'altro la distese completamente, prendendo a carezzarla - Di chi sei tu? - sussurrò.

- Io sono tua... voglio essere tua... -

L'uomo sorrise piano - Andremo via di qua... una terra libera... dove potrai diventare mia schiava non per obbligo ma per amore... -

La giovane lo fissò per un istante, poi si strinse a lui... in lacrime.

- Piangi... - sussurrò l'uomo, tornando ad entrare in lei.

- Tu mi salvi... perchè? - disse la giovane tra i singhiozzi.

- Ti osservavo... ti immaginavo... oberato dalle mie ingiuste fatiche... ti odiavo... ti amavo... -

- Ed io lontana... non sapevo... -

- Ma ora lo sai... - sussurrò lui, muovendosi in lei con lentezza - Ora lo sai... -

- Sì... ora so. -

L'altro le chiuse la bocca... con un languido bacio, stringendola con dolce violenza... e lei si abbandonò a lui completamente.

A lungo rimasero così, distesi ed avvinghiati sul pavimento, nell'ombra della sala, al solo suono dei loro lunghi gemiti.

 

- Posso... posso sapere il tuo parere? - sussurrò Gwillion.

Severus sospirò - Potrei essere geloso. -

- Di una figura con il tuo volto e il tuo corpo e la tua voce? -

Piton sorrise - E' vero... forse non dovrei esserlo... -

- Forse... - ripetè l' altra con un sorriso.

- Ma sono felice... comunque, di essere nella tua immaginazione... -

- E adesso... vogliamo continuare la scena del sogno? - disse lei con un sorriso malizioso.

-         Io... direi di si... - sussurrò il giovane chinandosi su di lei.

 

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