Parte VII

 

Voldemort. Voldemort. Voldemort. Il mio antico maestro. La mia perdizione. E ora... Sa del mio tradimento? Lo sa già? O sta per scoprirlo. O... Il volto di Severus era bianco come cera, e l' uomo non parlava, attendeva. Attendeva.

Vernon era costernato di fronte alla visione di un uomo incappucciato contornato da un aurea magica e malvagia. Aura magica e malvagia?! Di certo si stava facendo condizionare da tutti quegli avvenimenti! Lui non poteva sentire auree magiche né tanto meno malvagie!!
Guardò fugace i presenti paralizzati di fronte al nuovo arrivato. Per fortuna Dudley era ancora di pietra...
Come padrone di casa avrebbe dovuto chiedere a quell'intruso chi fosse. Ma il suo istinto di sopravvivenza gli consigliava di tacere...

"Le vostre sciocche espressioni di costernazione, e terrore...troppo umane, fragili...non v'è gusto...."
Gli occhi rossi scivolarono da una figura all'altra, senza perdere lo scintillio. Sorrise. Un sorriso innocente...il sorriso di un bambino, con lo sguardo di demone.
Fissò il suo sguardo sul giovane che lo aveva relegato nel limbo per lunghi anni... "Indifeso, immobile, patetico... per una creatura come questa non c'è un prezzo sufficiente di sofferenza. Cosa c'è di grande in te? Pagherai perché la tua bassezza ha vinto... me."
Poi il rosso scintillio si fermò su Piton.
"Paura, terrore... non sei mio..."
- Severus... - disse, e la voce sembrava una musica fredda - Severus... - la sua bocca cullò quel nome con segreta fame di sangue.
Inclinò la testa e guardò innocentemente quell'uomo.
- Severus... -
Scosse la testa.

- Mi trovi qui, serpe in seno, in attesa di rivelare la mia vera natura. È ciò che fanno i traditori, maestro. È ciò che hanno sempre fatto. -
Le parole scivolarono da sole sulle labbra di Piton, e l' uomo non avrebbe saputo dire se erano una confessione o il tentativo di continuare a negare da che parte lui stava realmente. Forse erano entrambe le cose, in una contorta anfibologia tragica. D' altronde quelle erano con ogni probabilità fra le ultime parole che avrebbe pronunciato in vita sua, e tanto valeva che le scegliesse con cura.

"...Quasi comico...quasi tragico. Ma la Morte non ride, e la Morte non piange..."
- Finalmente, Severus...finalmente lo hai detto...Finalmente! Ho dovuto attendere lungamente questa confessione, questo tentativo così bello di liberazione. Non sei mio... tu credi. Ma tu sei mio, io sono il Maestro, ed il Maestro resta tale per sempre... mio allievo così complicato e affascinante. -
Sorrise come il serpente che era.
Si costrinse a guardare gli altri, solo per un attimo, ma posò il suo sguardo solo su Potter e parlò, ma non per Harry, né per Piton.
- Io sono Voldemort - disse, come per spiegare le ragioni del sangue che sarebbe scorso... - Sono Voldemort, il Signore. -

L' Oscuro Buffone... mi sembra impossibile adesso di aver quasi sorriso di fronte ad un simile sproposito. Esistono cose peggiori della morte. Pensò Piton. L' ho sempre saputo. Adesso lo imparerò... veramente.

- Giovane mago che ha creduto di essere forte, giovane mago che ha creduto di essere coraggioso... scoprirai quanto labile e relativo sia il coraggio... - inclinò ancora la testa, nel suo sorriso apparentemente puro, ma la corruzione promanava dai suoi occhi, come luce da un fuoco.
"Fremi Potter...voglio cogliere l'attimo, il tremito...il gusto imperfetto della tua umiliazione, della mia vittoria"
Si voltò verso Severus.
- Ma visto che il Signore Voldemort è generoso, non sarà il ragazzo il primo... avvicinati Severus. Supplicami di essere rapido... -
"Ma la Morte sa non essere rapida..."
- ...Dai l'esempio, tu che hai creduto di spiarmi: mostra il coraggio al ragazzo... il coraggio di accettare l'umiliazione. -

- No, io non supplico. Non è del mio dolore che ho paura. - Severus socchiuse gli occhi, per un istante il suo sguardo si incontrò con quello di Remus. Poteva la sua morte essere così inutile, poteva? E lasciò cadere distrattamente la stilografica incantata... sperando che l' altro avesse la prontezza di raccoglierla al momento opportuno. - Affronterò la morte, qualunque forma essa voglia assumere. Ma... per il tempo in cui ti sono stato fedele... chiedo l' onore di poter incrociare le armi con il mio antico maestro. -

- Ah, Severus... - Voldemort sembrava estasiato - Niente giochi con me! -
La sua bocca prese una piega crudele, infinitamente crudele...le narici dilatata a fiutare il sangue... come se sangue stesse per sgorgare.
- Ho detto niente giochi... Severus! Questa tua tendenza eroica sta diventando noiosa. Morto tu, morirà con te...
"Hai guardato per un istante quell'uomo...quel mago...quel mago...la sua aura...è chiara. La Morte non è pietosa"
Placidamente rivolse la bacchetta verso Lupin, e Lupin boccheggiò.
- Guarda Severus, come muore la Speranza... -

Io ho tentato. E ho fallito. Ma dovevo, dovevo... Severus taceva, ma il suo silenzio diceva più delle parole vane che gli si agitavano in gola. La Speranza muore... e nulla è più terribile di essere preceduti da lei nella morte.

"Un patetico mezzo-uomo, un patetico mezzo-lupo... ti rendo lupo... ti rendo più fragile ancora..."
La luce saettò dalla bacchetta al mago pallido e miseramente coperto di stracci... e Voldemort rise...rise...mentre Lupin si contorceva sul pavimento. Ricadde, immobile, supino, come morto.
E gli occhi rossi tornarono su Piton...
- È morto, Severus? Vuoi accertartene per me? -

Piton si avvicinò al corpo deforme di Remus, a metà tra la sua natura lupesca e quella umana. Ma non si chinò per vedere se era ancora vivo, poiché se lo fosse stato, Voldemort l' avrebbe letto nei suoi occhi, e avrebbe completato l' opera incominciata. Con un sorriso sprezzante il mago diede un calcio alla figura riversa a terra. Lupin non emise un gemito.
- Morto, vivo che importa? - disse poi - Siamo tutti morti qui dentro, nessuno escluso. -

-No...- Occhi Rossi sorrise biecamente - Bugiardo... lui è ancora vivo. E solo uno di noi sopravviverà... -

- Esiste una differenza tra sopravvivere ed essere vivi. -

-Si, esiste. Ed io conosco entrambe le cose... - Voldemort rise piano, risata bassa e cattiva.
- Ma per voi resta solo la morte...dopo una breve e dolorosa sopravvivenza... -

- Sta bene, che morte sia. In fin dei conti, nonostante tutto, sono pur sempre un traditore. -
E solo con la morte, forse, riuscirò a liberarmi...

La morte sarebbe andata bene anche per loro ma non per lui!
Vernon guardò l'uomo - lupo sdraiato moribondo per terra. E poi sua moglie. Petunia era troppo vicina a qual pericoloso criminale omicida. doveva andare da lei per proteggerla!

- Sei pronto, Severus? -

Gli occhi rossi si spostarono dal volto pallido di Severus, ai volti degli altri stupidi esseri umani raccolti nella saletta...
"Potter..."
Il giovane Harry stava tentando di prendere la sua bacchetta magica...
- Expelliarmus! -
La bacchetta del ragazzo volò per diversi metri, fino ai piedi della povera Petunia...
"È la vostra fine...."
- Adesso, Severus, non resta che ucciderti. E soffrirai... -
Petunia deglutì...stavano dunque per morire tutti? Guardò Vernon e Duddy...ma come, perché? Non l'avrebbe permesso...se solo avesse avuto la sua bacchetta...ma era in cucina...e poi non era capace di fare incantesimi...
Piton teneva gli occhi fissi nello sguardo demoniaco dell' altro. Aveva intravisto Petunia chinarsi verso la bacchetta di Potter, e Voldemort non doveva, non doveva seguire il suo sguardo in quella direzione.
- Sono pronto! - gridò - Sono pronto! Perché se mi uccidi, tu mi liberi! -

Petunia pensava e ripensava...aveva la bacchetta di Harry ai suoi piedi.."Prendila, dai! Prova!"
Allungò la mano...e fissò la punta della bacchetta, poi la puntò...senza sapere che dire, o cosa fare.

Petunia strizzò gli occhi...che strana sensazione!
Fu allora che Occhi Rossi si girò verso la babbana, no, verso quella che aveva creduto essere babbana, ed un lampo di rincrescimento gli balenò sul volto di serpente.
"Mi hanno ingannato...sono stato ingannato...sono stato tradito..."
-No!- sibilò. Cercò di lanciare un incantesimo che uccidesse la donna, quella sciocca che era solo d'impiccio...colei che minacciava di rovinare il suo piano perfetto e crudele.
- No! -
Petunia spalancò la bocca... tremava tanto? No... era la bacchetta che tremava... tremava... e scintillava.
E quando Voldemort si volse verso la donna, il flusso della magia allacciò le loro bacchette, o meglio, la bacchetta di Voldemort e quella di Harry che Petunia impugnava.
Una luce strana invase la stanza, fumo verde... e sagome vaghe...
-No! NON ANCORA UNA VOLTA! NON COSI'!- Occhi Rossi aveva il volto contratto dalla rabbia.

Severus sorrise, di un sorriso incredulo e vivo:
- Tieni sempre puntata quella bacchetta, Petunia, tienila sempre puntata, e non abbassarla per nulla al mondo! Fa come ti dico e mi vestirò d' azzurro, di verde, viola, qualsiasi cosa vorrai! -

Petunia non era proprio certa di ciò che stava accadendo. Sapeva soltanto che reggere la bacchetta era diventata un'impresa quasi disperata.
Ma le parole di Piton sembravano incoraggianti...
Solo che guardare quella specie di mostro che le stava davanti, furioso, era davvero una cosa tremenda, e decise di chiudere gli occhi.
Mentre tutto intorno si scatenavano le cose più improbabili...

Vernon osservava, vedeva sua moglie tenere una bacchetta, vedeva strani fasci luminosi collegare la bacchetta magica di sua moglie con quella dello strano tipo dagli occhi rossi.

Quel Piton diceva a Petunia di tenere la bacchetta puntata verso l'avversario. Ma non così. Petunia aveva paura. Aveva chiuso gli occhi. Doveva fare qualcosa per aiutarla. Ma se avesse fatto qualcosa avrebbe rischiato di distrarla. Avrebbe potuto ferire sia la moglie che se stesso.

Purtroppo non poteva fare nulla. Per ora.

- Turchese, lilla, amaranto... rosa, no, di rosa non mi ci vesto neanche morto... ma tieni alta quella bacchetta Petunia! E lei, signor Dursley, si avvicini a suo nipote e al lupo svenuto, perché fra poco... ce ne andiamo! -

Piton sollevò la bacchetta e... Accio! Il Duddy statua di pietra attraversò rovinosamente la stanza, facendo una strage di mobili. Accio! E la bacchetta di sorbo rosso di Petunia finì nelle mani del mago. E Severus si chinò a raccogliere la passaporta, e in quel momento il suo sguardo si incrociò con i furenti occhi di sangue del suo antico maestro.

- E' ingiusto, temo, che tu venga sconfitto così... un' altra volta - mormorò - ma qualcuno mi ha detto che la giustizia esiste solo nella mente degli sciocchi. E la vita di nessuna di queste persone ti appartiene, solo la mia, forse, ma mi perdonerai se non sono così ansioso di saldare il mio debito. -

Un' altra ombra era comparsa. Cedric Diggory! E poi il giardiniere, e quell' altra maga... Con un balzo Piton fu accanto a Petunia, per sostenere con la sua mano quella di lui, perché sapeva sin troppo bene quale sarebbe stato il prossimo spettro.

Il fascio di luce che scorreva fra le due bacchette si fece più brillante e turbolento. Stava per uscire un'altra ombra, un'altra persona. Entro pochi secondi la bellissima Lily Potter comparve agli occhi di tutti. Il suo viso era sereno, i capelli rossi al vento, gli occhi rivolti verso i presenti, specie suo figlio e la sorella. Si diresse verso Harry, sorridendogli materna e poi subito verso Petunia, terrorizzata.

Petunia aveva aperto un occhio, poi aprì anche l'altro.

- I FANTASMI! No, vattene! - strillò, alla vista della sua sgradita sorella, e ringraziò che ci fosse Piton vicino a lei... perché... fantasmi! Pfui! I fantasmi erano troppo, peggio che essere uccisa! -

"Oh, no, maledizione! Maledizione! Maledizione! Maledizione...dannati stradannati Spettri! Maledetto stramaledetto Severus!"

Voldemort lanciava fulmini dagli occhi...un copione fin troppo conosciuto si ripeteva ancora...

- Calmati, Petunia, calmati, perché in questa stanza c' è chi teme simili spettri più di te. -

Lily raggiunse la sorella e si mise al suo fianco.

Si voltò verso di lei.. - Petunia... - sussurrò - ascoltami... so che per te tutto questo è fuori dal mondo, so quanto sia difficile affrontare forze sconosciute e così devastanti. Devi tenere duro. Tu ce la farai.. - Si girò verso Harry cercando di rassicurarlo col suo sguardo materno. Sapeva che di li a poco avrebbe rivisto James... -

- Chi erano quelle ombre? Perché uscivano dalle bacchette? Perché si avvicinavano sempre più a sua moglie?! -

Vernon raccolse il suo coraggio e si avvicinò ai due duellanti.

Cosa voleva fare quell' idiota? Piton strinse i denti:

- Si levi di torno, imbecille! -

- A chi ha dato dell'idiota?!? Almeno io cerco di aiutare mia moglie! non sto a guardare come fa lei! -

Vernon si voltò risoluto verso i raggi luminosi delle bacchette.

- Stupificium! -

Vernon finì schiantato, e per una volta Harry ebbe la prontezza di spirito di trascinare verso di sé il corpo dello zio.

- Dobbiamo arretrare, petunia - mormorò Piton - ma tieni sempre la bacchetta alzata -

- Hai fatto male a mio marito?! Mio marito! Oh,Vernon!- Petunia avrebbe volentieri dato una strigliata a Piton, ma si trattenne... la situazione richiedeva... prudenza!

E dopo essersi trovata davanti al fantasma di sua sorella... era chiaro che un altro colpo l'avrebbe lasciata stecchita.

Reggeva la bacchetta, ed arretrava insieme al mago... lontano dall'Oscuro Buffone, quell'insopportabile, insensibile orco in nero.

E Voldemort, dal canto suo... come avrebbe voluto farli a pezzi! In un impeto di odio e furore... persino con le nude mani... Lui, il grande Lord Voldemort... bloccato, e per giunta da una quasi-babbana-brutta-come-una-prugna-secca...

Schiumava dalla rabbia!

 Ormai erano tutti abbastanza vicini. Piton raccolse la stilografica da terra, e un sorriso si dipinse sul suo volto:

- Adesso, Petunia, quando ti darò il via abbassa la bacchetta, senza esitare. E quanto a voi, maestro, vi porgo i miei saluti... ed ero pronto, ero pronto davvero, ma se la speranza deve essermi compagna nella morte allora è bene che io continui a vivere.

Adesso Petunia! -

La donna calò la bacchetta interrompendo il contatto della prior incantatio, e nello stesso istante Piton azionò il meccanismo della sua passaporta.

Poco dopo erano lontani, liberi e salvi, sotto il limpido cielo della sala da pranzo di Hogwarts.

Voldemort rimase solo nella sala da pranzo dei Dursley... un'altra volta... un'altra volta ancora. Si infilò la bacchetta in tasca, e scosse la testa, sbuffando.

- Ma tanto... non finisce qui. Oggi, domani, chissà... ci rivedremo. E solo per un altro conto da saldare.

Sferrò un calcio ad un tavolino e poi riprese il controllo di sé. E svanì...

 Petunia sgranò gli occhi.

- Oh...mio Dio! - disse - Dove diavolo siamo? -

- Benvenuti a San Bruto! -

Gridò Piton. Era vivo, vivo, vivo! Si era trovato di fronte al suo maestro, ed era sopravvissuto! Il mago abbracciò Petunia, innervò il marito e abbracciò anche lui, e poi la statua di pietra del loro figliolo. Harry no, non lo abbracciò, ma gli fece il sorriso più gentile che mai gli avesse rivolto in quegli anni. E Lupin... Lupin aveva bisogno di qualcosa di più di un abbraccio, perché era veramente ridotto male.

- Benvenuti a San Bruto. -

Tornò a dire il mago.

- San Bruto?! - biascicò Petunia - San Bruto! Oh, no... non saremo a... lì? Vero? Quel posto? Si lasciò cadere sul pavimento... era peggio dell'Oscuro Buffone nel pieno della sua rabbia. -

- Harry, va in infermeria, Lupin ha chiaramente bisogno d' aiuto. E quanto a te, Petunia, temo che le cattive notizie, se trovarti ad Hogwarts per te è una cattiva notizia, non siano affatto finite. -

Petunia storse la bocca, ma poi sorrise.

- Siamo ad Hogwarts... se io fossi andata ad Hogwarts... tu... -

Sorrise ancora.

- Io cosa? - ripeté Piton vagamente preoccupato da quel sorriso - E ci andrai ad Hogwarts, ci andrai. Dopo esserti inimicata uno dei maghi più potenti mai esistiti io non credo che tu abbia altra scelta. -

Petunia deglutì...

- E Vernon, e Duddy? -

Ma tornò a sorridere, cattiva...

- Rosa? Lilla? Verde? Fucsia? Celeste? Non ricordi...? -

- Rosa e fucsia no. Non l' ho mai detto. Ricordi la zia serpentina? Quanto agli altri colori... sì in un momento di follia li ho nominati tutti, ma erano in alternativa, non cumulativi. Dunque scegline uno e vedrò di mantenere la promessa... per il tuo primo giorno di lezioni. -

- Il mio... cosa? Primo giorno di... cosa? - Petunia era esterrefatta...

- Questi erano i patti. altrimenti niente abiti colorati. e poi è la cosa migliore per te, non posso costringerti ma... -

Petunia si riavviò una ciocca di capelli.

- Uhm... a patto che sia rosa con fiocchi fucsia! -

- Scordatelo! in fondo non è per fare un piacere a me che ti dico di iscriverti. ma forse dovresti guardarti prima intorno, e poi prendere la tua decisione. -

- Restare qui?? Noi non possiamo stare qui!! Siamo.. siamo a San Bruto! -

Vernon si sentiva tutto indolenzito per essere stato bloccato in un impeto di rabbia omicida e sacrificio estremo. Non aveva ben chiaro cosa fosse successo! Si sentiva tutto scombussolato per l'abbraccio di quel mago.

- Noi che faremo qui? Noi siamo persone normali -

E indicò se stesso e suo figlio rammaricandosi che quest'ultimo fosse ancora di pietra nonostante sua madre aveva fatto quello che aveva fatto solamente per il bene di Dudley. 

- Preferite tornare a casa e spiegare ai vostri normalissimi vicini il perché di quei vividi raggi di luce verde che uscivano dalla vostra casa? E il fumo e tutto il resto? -

Sperando che abbiate ancora dei vicini, aggiunse Piton fra sé, perché non erano stati in grado di fermare i dissennatori e...

- E' vero! Che faranno Vernon e Duddy? E... in fondo anche io sono normale! Certo non sarebbe bello ritrovarsi con l'Oscuro Buffone in casa, ma... rosa e con i fiocchi fucsia? - insistette Petunia.

- Petunia! Non è il momento di pensare a queste cose! Dobbiamo tornare a casa! - Vernon si rivolse a Piton - E lei vede di far tornare subito mio figlio normale!!
In quel momento comparve Albus Silente.
- Harry mi aveva detto che era grave - mormorò il mago fissando Lupin - Ma non credevo... comunque se la caverà, io penso. Ah, i dissennatori sono stati dispersi, credo vi farà piacere saperlo. -

- E lei chi sarebbe?! - il tono di Vernon era sprezzante.

- Il mio nome è Albus Silente, e sono il preside di Hogwarts. E concordo con Severus nel dire che fareste meglio a rimanere qui, tutti quanti. In fin dei conti ho sempre pensato che il mondo dei babbani non dovesse rimanere chiuso fuori dalle porte della scuola, e adesso la necessità di proteggervi potrebbe essere un' occasione per farlo entrare. E... Depietrificus. -
aggiunse, facendo tornare il piccolo Duddy alla sua consueta flaccidità.

- Allora è davvero tutto finito? - mormorò Piton.

- Tutto finito, a parte il fatto che grazie a te a quanto ho capito adesso Hogwarts avrà una nuova allieva. E a proposito... -

Il mago tirò fuori un vecchio cappello, e lo calcò sulla testa della donna.

- SERPEVERDE! -

- Ecco, - mormorò Silente - sembra proprio che la nostra Petunia sia stata... definitivamente affidata a te, Severus. -

- Affi...affi... affidata a Piton?!?!- Petunia sgranò gli occhi...con il tremendo desiderio di mettersi a gridare come faceva Duddy di solito.
- E in cosa consiste un tale affidamento? - chiese, spaventata...

- Nulla di particolare. - rispose Piton con un vago sorriso - Hogwarts devi sapere, è organizzata in case, Grifondoro è quella del tuo nipotino, poi ci sono Tassorosso e Corvonero, e Serpeverde invece è il mio regno. Il cappello ti ha affidata a me, e a me tocca convincerti a frequentare la scuola, e lo farò... a mio modo. Il fucsia ti piace tanto, non è vero? -
E Severus pronunciò una formula magica e Petunia diventò color fucsia acceso. C' era da scommetterci che si sarebbe anche illuminata al buio.
- Adesso torna pure nel tuo mondo babbano, se lo desideri. Io non ti fermo. -

- Brutto mago maniaco! - strillò Petunia - Ma anche io ora ho una bacchetta... e se non riesco a farti a pois... almeno te la suonerò in testa... e come allieva sarò la tua rovina!- e saltò in avanti con la bacchetta tesa, sibilando formule senza senso...

Incomprensibilmente Piton scoppiò a ridere, a ridere così forte che dovette tenersi lo stomaco.
- Non bastava Harry - diceva tra le risa, o almeno tentava di dire - non bastava quel moccioso di tuo nipote, anche tu dovevi capitarmi tra i piedi! -

- Oh mio dio!!! Petunia!! Che le hai fatto razza di...
Ma Vernon preferì non finire la frase per non trovarsi di qualche strano colore.

E Piton continuava a ridere, e a ridere, e a ridere.

 

CAST

Piton: Gwillion

Petunia: Mariacarla

Vernon: Amrlide

Duddy: Amrlide (quasi sempre)

Harry: fantoccio ebete nelle mani della prima venuta

Remus: Silvia e poi Mariacarla

Voldemort: Mariacarla

Silente: Gwillion

 

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