VI
Severus sospirò. Quell’idiota del
proprietario s’era andato a cacciare chissà dove in cerca di un volatile
decente. Erano diversi minuti che attendeva. Poi lo sguardo gli cadde sulla
Gazzetta del Profeta, lesse il titolo principale “Beffa alla Conferenza”.
Spinto da uno strano impulso aprì il giornale…
Aura s’era seduta in mezzo al letto, era
stata svegliata, ancora una volta, dai dolori che le dilaniavano il ventre.
Aveva paura…aveva paura di rivolgersi ad un medico, di scoprire che stava
perdendo il bambino, o che lo aveva già perso o che…dov’era Severus? Doveva
essersi allontanato. E Fiamma? Nagini? Che strano…ricordava così poco
dell’ultimo periodo…cosa aveva fatto al Tempio? E dove era andata subito dopo
essere uscita da quel posto tanto misterioso? Le veniva in mente solo
oscurità…un’oscurità familiare, in qualche modo. E perché adesso era sola?
Aveva parlato alla Conferenza…ma non avrebbe voluto. Le era stato
imposto…imposto? Era davvero così?
“No,
no, no!” strillò, prendendosi la testa tra le mani “Io non voglio sapere
nulla…perché sono sola, perché?”
Decise
di alzarsi, di uscire, di vestirsi. Di fare qualsiasi cosa che la portasse via
da lì, dai pensieri, da quella maledetta debolezza che non si ricordava di aver
provato mai prima d’ora. Fece letteralmente a brandelli la tunica rossa che
aveva addosso. Piuttosto le stava bene di indossare una delle vesti nere di suo
marito. Potevano starle troppo grandi…ma…non importava. Accarezzò i suoi
ciondoli, i talismani da cui non si separava mai, e, finalmente si sentì più
tranquilla. Infine notò il giornale arrotolato sotto la porta, e lo prese per
leggerlo.
“Beffa
alla Conferenza. La vostra inviata ha potuto verificare con i suoi occhi, e con
sommo dolore, che la situazione non fa che peggiorare. Abbiamo assistito ad
interventi del tutto illogici, persino da parte dell’inviato di Albus Silente.
Ma ormai chi si fida del vecchio Silente? Sono anni che lo additano come ultimo
baluardo della lotta a Voi Sapete Chi. Eppure Voi Sapete Chi miete vittime oggi
più che ieri, ed il suo potere cresce. Nessuno riesce a negarlo. Le patetiche
smentite del Ministero non fanno che accrescere i timori giustificatissimi
della gente. E poi si può ancora parlare di Ministero? Dov’è questo Ministero?
E, soprattutto, che razza di incapaci si prendono cura di noi? Con il Ministro
Caramell presente e tutti i suoi stipendiati (pagati dalle tasse versate da noi
onesti contribuenti), nessuno è
riuscito ad evitare che i seguaci dell’Oscuro evocassero il suo Marchio sul
cielo della Conferenza. Il panico s’è diffuso tra la gente che, per altro, era
già in preda all’ansia per l’assoluta incapacità a tranquillizzare mostrata
dall’inviato di Hogwarts. Ci si chiede
perché Silente mandi i suoi professori a fare quello che spetta a lui! Un
ottimo professore potrà anche tenere a bada una classe, ma non una platea colta
ed eminente. Ma con tutto questo non siamo ancora al peggio.
Improvvisamente
la scena è stata rubata da tre individui che si sono professati appartenenti ad
una antica Congrega, che noi sapevamo estinta…o comunque notevolmente
ridimensionata. La loro portavoce, una certa Aura Kay, ha tranquillizzato tutti
promettendo mari e monti, e poi è svanita… una scena degna di vincere l’Oscar,
non è vero? Purtroppo ci si deve assolutamente guardare dai falsi profeti,
falsi come è falsa Aura Kay. Dopo accurate indagini abbiamo scoperto che questa
donna altro non è che una babbana, attualmente legata al fido ambasciatore di Albus
Silente. Il che potrebbe essere ininfluente, se…se solo non sapessimo che
questa donna ha avuto, recentemente, strani rapporti con Voi Sapete Chi. Strani
rapporti che potrebbero giustificare, molto più che la frequentazione con il
suo legittimo marito, il fatto che la donna sia in stato interessante. Si
vocifera, infatti, che il figlio che porta in grembo sia frutto del legame con
l’Oscuro Signore…”
Aura
smise di leggere…accartocciò il giornale, cercando di non piangere.
Di
sotto, Severus stava scagliando la Gazzetta in aria, maledicendo
quell’imbrogliona di Kaliptra…perché lei aveva firmato il pezzo.
Si
disse che doveva tornare da sua moglie…se il fattorino aveva portato in camera
il giornale…no, doveva farlo sparire prima che fosse tardi! E poi avrebbe
portato Aura al sicuro. Al sicuro…
Piton
si slanciò su per le scale, attraversò il corridoio di corsa e allungò la mano
ad aprire la porta.
“Severus!”
Si
voltò “Kaliptra…maledetta bugiarda!”
“Bugiarda
Severus? Volevo dirtelo da prima…quando ho scoperto che era tua moglie, ma ho
avuto paura…e poi ho visto che ci voleva imbrogliare tutti, ed allora io…”
“Sono
tutte menzogne!”
“No!”
“Aura
è la donna più onesta che io conosca! Una cosa che tu non puoi capire, né tu,
né io…non noi che siamo sempre vissuti ai margini della società, immersi nel
buio. Eri anche tu una fedele di Voldemort!”
“E
sai che, per prima, ho deciso di ripudiare quella vita. Per cui…fidati…”
“Tu
sei pazza. O forse ti hanno dato informazioni sbagliate…”
“No.
Mi dispiace, Severus…”
Aura,
intanto, aveva socchiuso la porta, richiamata dalle voci…ed ascoltava, non
vista.
“Ti
dico che Aura è una persona onesta! Che non voleva ingannare nessuno, e che il
figlio che ha in grembo è mio!”
“Chiedi
a tua moglie…cosa è successo all’Isola dei Mangiamorte…chiediglielo, Severus.
O…no. C’eri anche tu…vero? Lo ho sentito da Narcissa. Voldemort le ha dato il
suo sangue…era quello il vero, reale modo in cui…”
“Ma
che stai dicendo…” Severus era bianco più di un cadavere.
“Prenderla
davanti a tutti con una cerimonia blasfema era solo…coreografia. La magia era
nel sangue…e tramite quel sangue magico lui le ha passato il suo seme. Ha fatto
in modo che il figlio che voleva crescesse senz’altro nel ventre della donna
che aveva scelto.”
“Non
è vero!” strillò Piton in preda alla rabbia.
“Si
che lo è! Hai dato la tua fiducia ad una che…lei lo sapeva! Lei ha bevuto quel
sangue…e poi…hai mai notato se soffre di terribili dolori al ventre?”
Aura,
che ascoltava ancora, piangeva silenziosamente…non era possibile! No…portava
davvero un figlio di Voldemort in grembo? Ed era diventata una persona tanto
spregevole da…da imbrogliare tutta quella gente alla Conferenza, e lo stesso
Severus…
“Il
dolore è il legame tra il figlio ed il padre! Se Aura fosse vicina a
Voldemort…non proverebbe più alcuna sofferenza…ma con te…quel figlio ti rigetta
come padre…”
“Ma
Aura non ha dolori…”
“Li
ha…oh, stanne certo! Li ha…ed il fatto che non te lo abbia detto…non è
significativo?”
“Non
ha dolori, ti dico!” poi, però…Severus ricordò una cosa…si che li aveva! Almeno
una volta…lui era presente quando…
“No…”
gemette.
Fu
allora che Aura si trascinò allo scoperto.
“Severus…”
sussurrò tra le lacrime.
Ma
Piton non si voltò.
“Severus,
ti prego…”
L’uomo
si girò di scatto. I suoi occhi erano…morti. Privi di luce, privi d’amore,
privi di odio…vuoti. Morti.
Aura
soffocò un grido, e barcollò verso le scale. Iniziò a scenderle, senza sapere
perché. Voleva andare via…via…non
vedeva più nulla, le lacrime le offuscavano lo sguardo…
Iniziò
a correre…a correre, a correre.
Urtava
gente per strada, cadde più di una volta, ed all’inizio nemmeno sentiva le
esclamazioni disgustate che le rivolgevano. Una donna abbigliata con una tunica
maschile sin troppo grande, scalza, spettinata e disperata…uno spettacolo
alquanto bizzarro.
Poi
iniziarono a riconoscerla…persone che l’avevano vista alla Conferenza, e poi
avevano letto la Gazzetta…e quella donna ridotta da far pietà…non poteva essere
davvero un’appartenente alla Congrega, al Tempio del Sole…allora era vero che
era una bugiarda!
Iniziarono
ad insultarla. Ma lei correva e non sentiva. Correva soltanto…disperata. Si
rese conto di tutto solo quando il primo giornale accartocciato la colpì…e poi
altri giornali, e oggetti…fino a farle davvero male.
Allora
ebbe ancora più paura, e percepì il peso di tutta la disperazione e soprattutto
della solitudine in cui era precipitata…
Corse
più veloce, e finì addosso a qualcuno. Tra le lacrime non vide nulla. Solo
sentì due braccia forti, molto forti, che la tenevano stretta. E poi una voce,
una voce suadente…che credeva di conoscere…
“La
gente è cattiva…lascia che ti porti via…”
Severus era rimasto fermo. Aura era
scappata…forse doveva seguirla, dopotutto…lei non poteva…non…no, doveva essere
tutto un inganno! Aura era innocente!
“Severus…non
prendertela…” la voce di Kaliptra era fin troppo dolce e mielosa.
“Cosa?”
si riscosse, finalmente “Io non ci credo, Kaliptra!”
“Si
che ci credi…hai fatto scappare persino tua moglie…e non l’hai fermata. Tu ci
credi. Tu mi credi…io non ti mentirei mai. Ma lei ti ha tradito…lei è una
donnaccia…”
Gli
occhi del mago tornarono al loro scintillio pericoloso ed intenso “Lei è mia
moglie! La donna più degna che io conosca…e seppure avesse sbagliato…alla
Conferenza s’è trovata presa tra forze molto più grandi di lei!”
“Darà
un figlio a…tuo padre. Un figlio che volevi fosse tuo…ma che sarà solo il tuo
fratellino…”
“No.
C’è un’altra verità, e non è questa. Il figlio è mio!”
“Non
è vero…”
“E
se anche fosse? Lo crescerò come mio…devo trovare Aura, adesso.”
Kaliptra
si accostò all’altro, con la sua espressione più provocante “E cosa te ne vuoi
fare di quella? Ci sono io…come un tempo.” e si lasciò scivolare giù una
spallina dell’abito, rivelando pelle pallida e morbida “Prendi me al suo posto.
Io ti darò conforto…io ti piaccio…io so quello che ti piace godere…”
Severus
Piton fissò quella donna con un freddo brillio negli occhi “Come un…tempo?”
“Si.
Te lo ricordi? Trovavamo reciproco conforto…nel fuoco che sapevamo accendere.”
“Ma
io sono sposato…” Severus si umettò la bocca con la lingua.
“E
allora? Ma non lo hai capito…quella donna non è tuo terreno di caccia.
Voldemort ha visto in lei un potere che gli serve. Userà ogni mezzo…sta usando
ogni mezzo…”
“Quante
cose sai…”
“Credevi
davvero che…”
Severus
le lasciò scorrere le mani sui fianchi “Che?”
“Che
avessi lasciato le mie vecchie buone abitudini?”
“Certo
che no…” Piton sorrise cattivo, e spinse la donna lontano da sé, lasciandola
cadere a terra “Come posso dimenticare che sei la sgualdrina che Voldemort
usava per corrompere gli animi degli uomini più deboli? Ma io non sono debole,
donnaccia. Mi hai detto quello che volevo capire. Adesso torna a leccare la
terra dove passa Voldemort…in attesa che si ricordi di te…” e detto questo si
voltò e si allontanò di corsa.
Kaliptra
lo seguì con lo sguardo, prima di sputare a terra, disgustata. Prima di
svanire.
VII
La stanza era accogliente. Così strana…e
così accogliente…pensò Aura, destandosi. Era scura e scarsamente illuminata.
Soltanto alcuni tizzoni incandescenti in un braciere producevano una fievole
luminescenza che gettava ombre tutto intorno. Tutti i mobili erano di legno
scuro. Era come se la stanza fosse fin troppo ingombra, dava la sensazione che
qualcuno avesse voluto accumulare lì dentro tutte le cose possibili, per non
lasciare spazio vuoto…eppure era tutto in ordine, nulla sembrava fuori posto.
Era una bella camera. Una camera calda.
Aura
si sedette. Era stata deposta garbatamente sul letto. Posata sul copriletto di
seta rossa. I baluginii della tenue luce rossastra davano una qualità quasi
sanguigna a quella seta. Aura la carezzò, era liscia, piacevole da toccare.
Aura
stava cercando di cogliere, in quell’ambiente, tutto ciò che poteva piacerle,
trasmetterle il senso di tranquillità di cui aveva bisogno. Cercava di
concentrarsi sulle cose che la circondavano, per non pensare a…a tutto il
resto. Aveva dormito tranquillamente, senza dolori e senza incubi. Era come se
dopo tanto soffrire avesse trovato…la pace.
“Hai
riposato bene?” chiese una voce, una voce senza corpo…o era solo Aura che non
riusciva a vederne il proprietario? Benché sapesse…
“Si.
Grazie. Dove sono?”
“Nella
mia stanza.”
“Capisco.”
“Non
mi sembri oltremodo turbata…”
“Ormai…non
credo di poter più avere paura. O di dovermi turbare… ormai mi sembra che mi
sia capitato di tutto e che…”
“Capisco.”
“E’
davvero…tuo figlio?”
“Si.”
Aura
non rispose. Non aveva la forza di dire nulla.
“Ti
lascio sola. Riposa ancora se vuoi. Qui sei al sicuro. Ma ti attendo per la
cena. E allora parleremo…”
Nessun
rumore annunciò l’allontanamento dell’altro. Ma Aura seppe, istintivamente, che
era andato via.
Piton bussò forte alla porta dello studio
di Silente “Albus!”
“Vieni
avanti…Severus…”
Piton
avanzò, cupo in volto. Scrutò la camera, ed il volto dell’uomo seduto sullo
scranno di legno davanti a lui, e…perse parte della propria determinazione.
Severus sgranò gli occhi, Silente aveva gli occhi cerchiati, un’espressione
tormentata come se qualcosa di malsano si fosse improvvisamente impadronito di
lui.
“Albus…”
Silente
lo fissò negli occhi per un istante solo. Poi si girò verso il camino acceso.
“Alla
Conferenza…”
Il
vecchio annuì rapidamente, sapeva tutto.
“E
poi…Aura è…”
“E’
cosa, Severus?”
Piton
tornò a guardare l’altro…che strano tono aveva usato! Strinse gli occhi…lo
sapeva? Oh, no…no! Non era possibile! Silente sapeva qualcosa? Sapeva,
forse…tutto?
“Dimmelo
tu, Albus.”
“Una
trappola…” biascicò Silente, come perdendo tutto il suo contegno “Una trappola
ben congegnata, una trappola fatta per essere mortale…una trappola che ha
spinto anche me ad agire per lui, credendo che agissi contro di lui!”
“Ma
cosa…”
“Cosa
ha fatto questo vecchio sciocco!” fece una voce severa, mentre uno scintillio
color dei fiori di zafferano si diffondeva nello studio.
Severus
fece un saltello indietro, stupito, mentre un uomo dalla tunica rossa compariva
nello studio di Silente.
Albus
sembrò non fare troppo caso all’apparizione.
“Neanche
ti degni di parlare, adesso che sei riuscito a tirarmi fuori dalla mia tana,
Silente? E non ti chiamo con il tuo nome da iniziato, ma solo Silente, perché
hai commesso una dabbenaggine troppo grave perché io ci possa passare sopra.”
“Chi…”
iniziò a dire Piton, stupito dall’aura magica del nuovo venuto.
“Chi?
Sicuro di volerlo sapere? Khaemuase. Mi chiamano così. Non che sia il mio vero
nome, intendiamoci.”
“E…fai
parte…”
“La
tunica rossa non inganna. Si, e sento che sei furioso con quelli del mio
Ordine, la qual cosa non mi interessa affatto. Figurarsi! Un vecchio iniziato
non ha capito un bel nulla…cosa dovresti capire tu, Severus Piton, marito di
quella testona!”
“Cosa?”
Piton barcollò appena, frastornato dall’assurdità del caso.
“Hai
capito benissimo! Ed ora, siediti!” e puntato il suo bastone verso il mago,
questi ricadde su una poltroncina, incapace di muoversi.
“Adesso
mi ascolterai, Silente!” ammonì severamente Khaemuase, e Albus Silente lo fissò
come inebetito “Eri avvisato! Non si richiama a proprio piacimento chi è nel
Tempio! Sono millenni che abbiamo abbandonato questo mondo…oh, certo, ci
curiamo ancora di chi crediamo abbia il marchio! Tu sei stato tra noi, pessima
cosa, tempo fa! Allora, dimmi, pensi che abbiamo abbandonato il mondo per
vigliaccheria? O pensi che ci possa sfuggire chi possieda il marchio?”
Silente
si morse le labbra.
“No!
Non siamo vigliacchi…stavamo cercando di mantenere il nostro Patto
d’Equilibrio! Ma naturalmente tu non te ne curi! E no, non ci sfugge nessuno
che abbia il marchio…a meno che…qualcosa o qualcuno più in alto di noi…”
“Cosa?”
domando Severus, confuso.
“Zitto,
tu! Anche tu fai parte di questo assurdo pasticcio…e se il tempo domattina si
mettesse a scorrere alla rovescia…sarebbe anche a causa tua! Sei solo un
elemento indeterminante…per tua natura.”
Severus
Piton sgranò gli occhi…che il vecchio fosse pazzo?
“Ora
tutti vanno cianciando sulla possibilità che il Tempio sia un covo di
imbroglioni…e non mi importa, se non fosse che, grazie a te, Silente, siamo
stati costretti a scendere in campo, l’equilibrio è rotto…e lui ha campo
libero! Oh, si, lui! Vecchio ignorante che non si accorgerebbe di nulla neanche
se…ma…”
Khaemuase
si interruppe, scotendo la testa “Che sia tardi? Nessuno può dirlo…no, mi
correggo, ogni espressione come tardi o presto, o poi, o prima…andrebbe
evitata! Che senso ha?”
“Già,
che senso ha, vecchio…non ho capito nulla e voglio alzarmi!” brontolò Piton.
“Tu
cosa? Tu sei solo un mezzo granello di polvere sospeso in una immobilità
innaturale!”
“Temo
di continuare a non capire assolutamente cosa…”
“Almeno
tu ci provi a capire…”
Silente
tossicchiò piano, non per richiamare l’attenzione, riflettendo…o meglio,
sembrava che riflettesse, ma forse…sarebbe meglio dire che era assolutamente
perso nei suoi pensieri.
“Vecchiaccio!”
fece Khaemuase “Smettila di inebetirti! E tu, ragazzo…”
Piton
trasalì.
“E
tu, ragazzo…lo sai dove risiede tuo padre?”
“Eh?”
chiese Piton, sempre più stupito…soprattutto perché era molto difficile che
qualcuno facesse cenno a suo padre.
“Chi?”
“Vesperus!
Svegliati una buona volta…Vesperus, il nome da iniziato di tuo padre!” disse
Khaemuase in tono impaziente.
Piton
non rispose.
“Non
sai neanche questo?! E’ un bene che Vesperus non possa passare il suo marchio…o
avrei dovuto sopportare anche te. Quando Vesperus è venuto da noi, all’epoca
sulla Terra regnavano sovrani con nomi come Ramses, Sethi, e dalle vostre parti
la gente si vestiva di pellicce e mangiava bacche, con quel suo serpente
gigantesco, Ophium se ricordo bene, era ovvio che io non potessi accettare
di…lui! Lui! Ridicolo…come se avesse bisogno di…”
La
mente di Piton stava lavorando “Sethi? Ramses?”
“Hai
studiato la storia…quella che voi chiamate storia?”
“Si…è
stato…tremila anni fa? Ma Voldemort è nato…prima della Seconda Guerra…”
“Si,
Voldemort…ma nato! Nato! Sentitelo l’ingnorantissimo…nato!”
Piton
fissò i suoi occhi scuri su Khaemuase, sgranandoli come avrebbe fatto un
bambino curioso.
“Voialtri
avete una strana idea di morte e nascita…ma nel caso di Vesperus…”
“Si?”
“Bah,
nulla! Che stavo dicendo?”
“Io
non so dove abita né…e non mi interessa!” fece Piton, improvvisamente irritato
dalle parole del vecchio “Liberami! Non voglio più restare seduto qui a sentire
farneticazioni di due vecchi rintronati. Me ne vado…liberami dalla tua magia!”
“E
quale magia?” ghignò Khaemuase “Io non sono un mago! Non lo sono affatto! Lì ti
ci sei seduto perché ti ci volevi sedere…”
“Ma
se…” Piton era fuori dai gangheri.
“Si,
si…se la gente smettesse di farsi prendere dalla frenesia, se tu ti lasciassi
governare da altro oltre che dalla collera, forse capiresti. Matti! E vogliono
vincere! Vincere cosa poi? Tu sei lì perché ci vuoi stare, alzati se lo vuoi, e
scoprirai di essere libero!”
Ed
era vero, Piton si alzò senza fatica “Ma come?”
“Come…come!
Che domanda farneticante!” Khaemuase batté il suo bastone a terra “Ti ho già
detto che non sono affatto un mago!”
“Ma
se sei…”
“Si,
e allora? Sono il Primo della Congrega, e allora? Primo della Congrega non
significa mago. E’ raro che ci capitino maghi al Tempio. Silente è stato l’ultimo da…da una vita!”
“Ma
anche Voldemort hai detto…”
“No. Non Voldemort. Vesperus. E che Vesperus sia
poi Voldemort, non conta.”
“Ma
Vol…Vesperus è un mago!”
“Mago…quale
farneticazione! Perché chi domina la materia dovrebbe essere anche mago? I
maghi fan così poco! Perché uno che si è autofornito di Marchio dovrebbe
incomodarsi a fare uscire conigli dal cappello
come te?”
“Conigli
dal cappello, questa poi…”
“Ma
adesso non ho tempo da perdere. Dove vive e si rifugia tuo padre, Severus
Piton?”
“Ti
ho detto che non lo so! Non lo so e nemmeno me ne importa!”
“Capito.
Aura dov’è?”
“Aura…”
Severus si morse un labbro, nervoso “Aura…è sparita.”
“Perché?”
“Perché…ha
sentito che suo figlio, nostro figlio è…”
“Bubbole!”
lo interruppe Khaemuase con un sorriso arcano “Intendi cercarla?”
“Certo!
Certo che si!”
“E
dove vive tuo padre, dove si rifugia?”
“Io
non lo so!” urlò Piton, esasperato.
“Allora
non troverai Aura!” sbottò il vecchio.
“Ma
tu sai dov’è! Tu puoi trovarlo…” mormorò Silente all’altro uomo.
“Certo
che si!”
“E
allora perché vieni qui a chiederlo a noi?”
“Perché…altrimenti,
come avrei potuto mettervi al corrente di tutto quel che vi ho detto e farvi
sapere che lei è con lui?” Khaemuase sorrise, impertinente, e scomparve.
Severus
Piton, rimase zitto, lo sguardo perso nel vuoto.
Cosa
c’era da fare se lei era con lui? Se lui era più forte di quel che credevano.
Se c’era un Ordine più potente dei maghi, capace persino di violare le misure
di sicurezza di Hogwarts, se Voldemort ne faceva parte? Cosa?!
“Ma
allora…se lui è tanto più potente…perché mai non…perché non usa pienamente
questo potere?” sussurrò Piton.
In
quel momento Hagrid entrò nello studio “Quel serpente che mi aveva affidato,
Silente…è sparito! Sparito come era apparso!”
Che piacevole tepore…che tranquillità. Aura
si era seduta davanti al caminetto, ed aveva proteso le mani verso il fuoco.
Era come stordita, non voleva pensare a Severus Piton. Perché, perché pensare a
lui, dopotutto? Lui non la voleva più! E come poteva volerla, poi…Aura portava
in grembo la creatura di un altro, e che altro! L’uomo che Severus più odiava
al mondo! Ma lei…lei cosa poteva farci? Non era colpa sua! Non ne aveva avuto
idea fino a che quella donna, quell’altra così bella e fredda non lo aveva
rivelato. E Severus…Severus doveva odiarla, adesso! Odiava lei ed odiava il
bambino! Ma Aura non poteva permettersi che il bambino fosse odiato, perché lei
lo amava!
“Sei
scura in volto…” sussurrò la voce senza corpo.
“No…no…”
fece Aura abbassando la testa.
“Si,
io lo vedo. E ti stai fingendo più coraggiosa di quello che sei. Ti ricordi
l’ultima volta…cosa ti ho fatto? Cosa volevo fare?”
“Vuoi
uccidere questo bambino che è in me?” gemé Aura, improvvisamente assalita dall’angoscia.
“Forse
no.” disse la voce, lentamente “Forse ci sono altri modi per ottenere quello
che voglio, forse.”
“Altri
modi?”
“Si,
Aura, altri modi per avere quello che voglio, e per far vivere il tuo bambino.”
“Oh,
no…tu menti! Io ti conosco! Quello che hai fatto a Persefone Piton ed a suo
figlio…”
“Altri
tempi. Altre persone. Non è lo stesso. Se vuoi saperlo non ti farò prendere
l’anima da un Dissennatore, né cercherò di traviare tuo figlio. Tu potrai
tenerti tuo figlio e la tua vita. Ma scenderemo a patti. Anche io voglio
qualcosa. Sono spietato, ma so essere ragionevole.”
Hogwarts. Piton quasi lo odiava quel
castello, adesso. Si, lo odiava, lo detestava. Perché era vuoto, perché lui era
solo.
Raggiunse
di corsa l’aula di Trasfigurazione “Minerva, Draco può uscire, per favore?”
Quando
furono fuori, Piton fissò il suo figlio adottivo “Ho timore e vergogna di
chiederti una cosa, Draco…ma devo. Devo, o Aura…”
“Cosa?”
“Aura
è prigioniera…”
Draco
barcollò impercettibilmente “Di…di chi?”
Piton
alzò le spalle, e fece qualche passo come per liberarsi dell’angoscia che lo
opprimeva “Di chi, secondo te?”
Draco
si morse un labbro “Come posso essere d’aiuto?”
“Devo
sapere dove è il covo di lui, dove si nasconde…”
“Ed
io come posso…” un barlume di consapevolezza balenò sul bel viso pallido di
Draco “Devo tornare a casa?”
“Fingere
di tornare…” sussurrò Piton tormentandosi le mani “Ma no… forse no! E’ una
follia, dopotutto è follia! Troverò un altro mezzo…”
“No.”
Severus
si voltò, scosso dalla tranquillità della voce di Draco.
“Avevo
già riflettuto sull’utilità di rendermi utile, certo non per aiutarti a
liberare Aura, ma per tutto il resto.”
E
Piton lesse in quelle parole, tutto il resto, come un senso di
ineluttabilità.
“Quali
che fossero i tuoi piani, Draco, io non voglio che tu ti metta strane idee in
testa, o che ti incarichi di cose che sono troppo pesanti.”
“Se
Voldemort vince…sarà comunque tutto troppo pesante.”
“Voldemort…”
Draco osservava Piton chiedendosi se qualcosa fosse cambiato nell’uomo. Si, c’era qualcosa…qualcosa. Era soltanto la separazione dalla donna che amava? O era di più?
“Cosa
c’è? Professore, padre?” sussurrò il ragazzo, ancora a disagio nel chiamare
padre un uomo che era tale solo da pochissimo tempo, e solo in senso legale.
Avrebbe potuto chiamarlo o definirlo semplicemente tutore, ma padre gli suonava
meglio. Padre…al posto del padre vero che lo avrebbe sacrificato a Voldemort,
che lo aveva quasi fatto. Padre al posto dell’uomo che adesso era con colui che
imprigionava Aura.
Piton
si riscosse.
“Hai
mai letto Shakespeare?”
“Aura
a Babbanologia ci ha fatto leggere qualcosa…dopotutto è un autore babbano…”
disse Draco, come se volesse scusarsi per la sua ignoranza.
“Mi
domandavo…mi sento come Amleto. Adesso. In un certo senso.”
Il
ragazzo biondo scosse la testa “Tutto questo va oltre la mia capacità di
comprendere.”
“Il
problema è che…va anche oltre la mia capacità di comprendere.”
Draco
socchiuse gli occhi fissando Piton, come se in quel gesto potesse riuscire a
metterlo meglio a fuoco, più di quanto non avesse già fatto.
“Non
sono certo di capire.”
“E
come potresti? C’era un vecchio…del Tempio, di quella stramaledetta
Congrega…uno di quelli che ha affibbiato una veste rossa ad Aura e la ha
mandata ad affrontare la folla, a raccontare qualcosa di assurdo…”
“Parli
di quell’articolo sulla Gazzetta, vero? Ma io non credo che…”
“Aura
non si ricordava neanche cosa è successo…e poi lo sai, no? E’ stata via poche
ore…come poteva, come poteva…” scosse la testa.
“Tutto
questo non significa necessariamente una menzogna…”
“No,
forse. Ma non ha alcun potere in più, alcun particolare potere. Non sa ancora
controllare quel dono che le consente di far ricorso alla sua magia, o meglio…”
“O
meglio?”
“Non
so neanche se sia magia! Sembra che, salvo rare eccezioni, chi è alla Congrega
non usi la magia come noi la intendiamo.”
“Ma
Silente…”
“Silente
è un’eccezione! E quel vecchio non sembrava neanche averlo in simpatia!”
“Chi
era quel vecchio?”
“Uno
degli iniziati più alti…non ne sono certo. Un pazzo, forse…non lo ho capito,
no.”
Draco
tornò a mordersi le labbra “C’è qualcosa di pazzesco in questa nostra lotta.”
Severus
si poggiò al muro “Già.”
“E
tuttavia non ci arrendiamo mai.”
“Arrenderci…e
come potremmo? Noi non possiamo arrenderci!”
“Cosa
vuoi dire, esattamente?”
“Quando
ho visto Aura, dopo quel dannato intervento alla Conferenza, ho pensato di
fuggire. Lo ammetto. Ti avrei chiesto di seguirmi, di seguire me e Aura,
lontano da questo posto. Ti sembrerà un’idea vigliacca, e forse lo è. Ma per un
attimo ho pensato che era il modo migliore per mettere al riparo le persone che
amo. Almeno per un po’…mi sentivo come se fossi stato spremuto come un limone,
come se ci fosse sempre stato qualcuno pronto a mettermi in gioco che io
volessi o no. Ed una cosa sono io, ma una cosa siete Aura, o tu. E come potevo
permettere che voi subiste lo stesso? No, no, mi sono detto che non potevo. In
quel momento vedevo in Silente colui che mi aveva usato, e volevo andar
lontano. Ma poi…”
“Poi?”
“Poi è accaduto quello che è accaduto e…Kaliptra…”
Severus si morse le labbra.
“Kaliptra?
Mia zia? La sorella di mia madre…”
“Lei…”
mormorò Piton.
“Mi
spiace...” fece Draco in un sussurro.
“Oh,
lascia perdere! Lei, un altro, che fa? Un altro essere manovrato da Voldemort,
tutto qui. Ed io stupido non lo ho capito subito! Non ha nulla a che fare con
te.”
Draco
fece spallucce, con un sorriso forzato ed amaro.
“Poi
Aura…a quanto sembra è stata catturata, ma non conosco le esatte circostanze.
Vedi, quello che volevo intendere prima è che noi non riusciamo ad arrenderci.
Quando stiamo per farlo…accade comunque qualcosa che ci renda impossibile il
cedere. Quando crediamo di essere davvero in pace, ritroviamo la guerra. Quando
la guerra ci circonda e vorremmo cedere, scopriamo un motivo per andare
avanti.”
Draco
assentì.
“Ecco…”
continuò Piton “Alla fine siamo davvero liberi? No. Noi non possiamo
arrenderci. E’ sempre come se ci fosse qualcosa, qualcuno… qualcuno che ci
impedisce di allontanarci troppo da una trama prestabilita!”
“Ascoltami, Aura…” continuò la voce senza
corpo, la voce di Voldemort “Ascoltami…possiamo essere d’accordo, non sarebbe
meglio? E sarebbe onesto.”
“Onesto…”
sussurrò appena Aura.
“Ma
il punto è tu dove andresti, cosa
faresti se io ti lasciassi? Aura, io posso lasciarti. Lo farò subito, se
vorrai. Ma tu? Andrai da Silente, da Piton? Ora sanno che il figlio che hai
concepito è mio. Sono stato subdolo, è vero, la magia nel mio sangue ha
posseduto in maniera diversa il tuo corpo. Mi sono insinuato in te, ho piantato
le mie radici…e questo mi piace. Ma non piacerà a nessun altro. Se i maghi che
mi sono avversi sapranno…come già sanno, di certo…di certo loro vorranno questo
tuo figlio come arma. Lo useranno, disprezzeranno nel migliore dei casi. E
poi…questo figlio che cresce nel tuo ventre…avverte il mio richiamo, la mia
magia lo lega a me. Ha bisogno di me!”
“Cosa
ne guadagni?”
“Non
ucciderò questo bambino. Non lo farò. Potrà essermi d’aiuto, al contrario di
Severus. Forse un giorno ti chiederò di darmi la tua energia, e dovrò chiederti
un figlio da sacrificarmi…”
Aura
chiuse gli occhi, rabbrividendo.
“…Ma
non lo farò crescere nel tuo corpo. Vedi, Aura? Io ti risparmierò questo
dolore. Adesso possiamo essere più ragionevoli…”
La
donna si prese la testa tra le mani “No…no…”
“Chi
ti aiuterà? Chi ti salverà da me se tu non mi accetti? Neanche la Congrega a
cui Silente s’è rivolto con tale fervore può salvarti. No, non può…non può.
Decidi tu il tuo destino…”
Severus e Draco erano rimasti silenziosi,
ad ascoltare le voci che venivano dalle classi. Persi dietro pensieri difficili
e pesanti.
“Andrò
a casa…” disse poi Draco, pronunciando l’ultima parola come se stesse
assaporando del veleno terribile.
“Solo
per poco! Solo per lo stretto necessario…e saremo sempre in contatto…” sussurrò
Piton.
“Non
temere.”
“So
che sei in grado di cavartela…so che puoi farcela…”
Draco
sorrise debolmente “Inventerò qualcosa. Il ritorno del figlio che credevano
perduto…fornirò loro qualche sciocca informazione. Appena andranno o mi
condurranno da Voldemort…ti avvertirò, e tu saprai dov’è Aura.”
Piton
tese una mano a stringere quella del giovane “Sono fiero…fiero di te.”
Poi
udirono un suono di passi nel corridoio, alle loro spalle. La sagoma di Silente
emerse dal buio. Il vecchio mago si poggiò stancamente ad una parete.
“Vieni
nel mio studio, Piton. Vieni anche tu Draco, se vuoi…”
“Cosa
succede ora?”
“Venite…venite…
e dopo non vi biasimerò se vorrete dileggiarmi, disprezzarmi o dirmi che sono
un vecchio folle.”
Piton
e Draco si scambiarono un’occhiata allarmata.
Mhaka, con il suo aspetto da bambino irriverente fissò il vecchio
Khaemuase che andava avanti e indietro, stringendo nervosamente il suo bastone.
“Dovresti
calmarti…” sussurrò.
“Facile
a dirsi.”
“Difficile
a farsi, ma se non ti fermi traccerai un solco nel terreno.”
Khaemuase
sospirò, e tornò a sedersi sul suo trono di legno, sotto gli occhi della sua
fenice.
“Allora?”
“Allora…allora
abbiamo le mani legate!”
“Un
intervento non è auspicabile?”
“Contro
chi? Come? Fatti questa domanda. La Congrega può aiutare gli uomini che sono
afflitti da un umano problema. Ma…ma questo…”
“E’
arduo.”
“Si
lo è. E potrebbe conseguirne la nostra scomparsa.”
“Scompariremo
comunque…forse.”
“Che
dici?”
“Se
vince, noi scompariremo.”
Khaemuase
picchiò il bastone a terra “Tu stai solo tentando un giochetto!”
“Giochetto?”
“Tu
auspichi che noi prendiamo posizione!”
“E’
così…” Mhaka sorrise.
“Ma
se poi scomparissimo…”
“Potremmo
solo sperare che il mondo a venire non debba mai avere bisogno di noi.”
Khaemuase
scosse la testa “Ma tu…mi domando se tu ti renda davvero conto…”
“Del
fatto che stiamo cercando di combattere contro l’Origine e la Fine? Oh, si…”
“Il
rischio è troppo grande…”
“Dipende.
Siamo davvero certi che si tratti esattamente dell’Origine e della Fine?”
Khaemuase
fissò l’eterno bambino con occhi attenti.
“Che
vuol dire?”
“Rifletti,
Primo tra i Saggi. Rifletti. Dopotutto è solo poco più di un uomo che noi… e il
Principio ed il Termine resterebbero sostanzialmente fuori da questa faccenda.
Chi accetta di andare tra gli uomini accetta le leggi degli uomini…”
Aura strinse convulsamente i talismani che
aveva al collo.
“Cosa
hai da perdere, Aura Kay?” domandò improvvisamente Voldemort con un tono quasi
stupito “Perché tanta esitazione? Cosa hai da perdere? Sei rimasta sola con tuo
figlio. Cosa ti resta da perdere? Piton non ti ha fermata mentre andavi via,
sola ed impaurita. Non hai una famiglia, né un posto sicuro in cui tornare…cosa
ti trattiene?”
“L’amore
di mio marito…” sussurrò la donna “Il rispetto di me stessa. L’aberrazione che
tu sei…l’amore per un figlio che porto con me.”
“Sei
certa di questo?” mormorò la voce.
“Si,
lo sono.”
“Preferisci
che io ti uccida?”
“Non
voglio che mio figlio muoia, ma se deve crescere in una prigione di
tenebra…allora è preferibile che lasciamo insieme questa vita.”
“E
non avrai rimorsi?”
“Ne
avrò moltissimi…”
“E
allora? Allora…dov’è il punto che io non capisco? Perché sfuggirmi se sono
ineluttabile, se il rimorso, poi, sarà comunque con te in questa vita o in
un’altra?”
“Io
amo Severus Piton è mio figlio…non so altro…”
“Ma
non capisci? E’ anche a causa loro che sei mia prigioniera! Sono stati tutti i
giochi dei tuoi amici e di tuo marito, del fidato Silente, della Congrega che
ti ha abbandonata…perché portare fedeltà a costoro? Perché non metterti nelle
mie mani? Sarei di certo un migliore avvocato per la tua causa, Aura!”
“No…lasciami
sola, ti prego. Se vuoi uccidermi…se vuoi fare quello che desideri…” Aura non
terminò la frase, singhiozzando. Pochi istanti dopo sentì che la presenza
dell’altro aveva abbandonato la camera.
Kaliptra gettò furiosamente la sua pallida
maschera da Mangiamorte contro al muro più vicino, imprecando.
“Perché
tutta questa inquietudine, serva?”
La
donna si affrettò a prostrarsi ed a baciare l’orlo della veste di Lord Voldemort.
“Ti
chiedo perdono, mio Signore…”
“Perdono?Il
tuo lavoro si è svolto secondo i miei piani.”
“Severus
Piton…”
“Piton
non era nei miei piani, nei tuoi, semmai…”
Kaliptra
strinse i pugni ma sorrise “Mi ero
illusa di…”
“Di
portartelo a letto per soddisfare la tua sete?” Voldemort sorrise, senza gioia,
senza sentimento.
Ricorrendo
a tutta la sua arte seduttiva la donna mostrò la sua espressione più attraente
“Dopotutto io ti sono stata di grande aiuto…illudere Piton che il figlio non
fosse suo…far credere a tutti quegli sciocchi che Aura fosse legata a te e che
la Confraternita fosse un covo di imbroglioni…è merito mio…qualche piccola
ricompensa la merito…”
Kaliptra
sorrise, consapevole dello scintillio dei suoi occhi, delle proprie labbra
tumide e rosse.
Voldemort
si avvicinò lentamente, prendendo il volto della donna tra le mani e si chinò
su di lei “Sparisci sgualdrina…” sussurrò dolcemente “La prossima volta che
vedrò il tuo muso sarà il giorno della tua morte…”
Kaliptra
si ritrasse, disgustata dal bacio che sapeva di sangue che Voldemort le diede,
e dalle parole che l’Oscuro Signore aveva pronunciato.
“Io…”
“Tu
sei una sgualdrina, e non sei al mio servizio. Credevi di poter trarre un
vantaggio da me? Ti ho detto vattene subito…”
La
voce di Voldemort era suadente.
“Subito…”
ripeté, sollevando la bacchetta magica. Prima che la punta del magico oggetto
si accendesse di luce verde, Kaliptra era lontana. E malediceva la propria
stupidità.
Nagini si aggirava silenziosamente lungo i
corridoi della dimora di Voldemort. Strisciava lungo i percorsi che sapeva meno
frequentati, sperando di non essere percepita dal suo vecchio padrone.
Assistita dalla Fortuna…ma poi, davvero dalla Fortuna?…raggiunse una grande
sala, e sibilò agitata. Facile era stato ricorrere ad uno dei suoi poteri
magici ed arrivare alla meta, perché Nagini non era un semplice serpente, ma un
serpente magico. Difficile era trovare adesso Aura e districarsi in un
labirinto che andava ben oltre quel che potevano vedere i Mangiamorte
visitatori. Chi era stato in quel luogo, la stessa Kaliptra poco prima, vedeva
un numero esiguo di stanze…stanze come quella in cui Aura era rinchiusa. Stanze
bene arredate in perfetto stile da dimora di un gentleman inglese. Ma Nagini
vedeva… vedeva oltre. Oltre l’apparenza e i giochi creati per i visitatori. Nel
tempo, aveva visto nobili arabi ospiti di Voldemort complimentarsi per la
squisita architettura orientaleggiante del palazzo…o per i giardini simili a
quelli delle dimore di Granada…quando giardini non v’erano affatto, in realtà.
Aveva visto una recluta greca di Voldemort sgranare gli occhi davanti ad
antiche sculture che avrebbero potuto fare l’invidia dei migliori musei di
Grecia. Chissà cosa vedeva Aura… una prigione, forse, o una camera accogliente
come quella in cui, nei suoi sogni, voleva restarsene in pace, finalmente. O
era stata l’immaginazione di Voldemort a creare l’ambiente in cui la donna
doveva essere prigioniera?
E
cosa voleva Voldemort stavolta? Nagini non ne era certa, no.
Una
cosa era certa: doveva essere cauta. Soprattutto in quel luogo. Il luogo che
tutto è e niente, il luogo che è ovunque ed in nessun posto.
Poi
un pensiero balenò nella mente del serpente…neanche Voldemort era del tutto
libero in quel luogo. Oh, era il posto più sicuro…ma non il più libero.
“Ophium…”
richiamò una voce, la voce del suo vecchio padrone…e Nagini, alzò la testa,
facendo saettare la lingua tra i denti.
Draco e Severus erano seduti davanti a
Silente. Il vecchio non aveva ancora parlato. Si teneva la testa tra le mani, e
la scuoteva di quando in quando.
“Cosa
vuoi, Silente? Ci stai solo facendo perdere tempo…” sibilò Piton.
Il
vecchio alzò la testa “Si… si… sto solo cercando da dove iniziare…”
“Bene,
spero che trovi in fretta il punto giusto, perché io sto per alzarmi ed
andarmene…”
“No,
io…ho sbagliato tutto…” disse amaramente Silente “Che razza di ammissione! Ma è
così… ho sbagliato tutto… tutto…non ho visto ciò che dovevo vedere per
esperienza e per il mio ruolo…ho lasciato che i miei occhi si illudessero…”
“Per
l’amor di Dio, Silente, parla!”
“E’
semplice. Ogni movimento compiuto sino ad ora è stato sapientemente guidato. La
Conferenza, mandare Aura al Tempio, e te a fare il relatore. Le lotte contro
Voldemort…tutto è stato guidato da Voldemort stesso.”
Piton
strinse gli occhi “Sarebbe bello se fosse così, perché tu potresti scaricarti
la coscienza…ma sei stato tu a decidere!”
“Si…
in certa misura. Ma le mie decisioni…voi non capite… qualcuno in grado di
decidere…”
“Tu
farnetichi!”
“No…qualcuno
che può indirizzare persino il giudizio della Confraternita…”
Draco,
che era rimasto in silenzio, sospirò.
“Questa
cosiddetta Confraternita…io non credo in lei. Adesso basta! Ho perso troppo
tempo…è chiaro che tutto fosse una trappola…persino il ritrovamento di Nagini.
E sembrava che Nagini fosse davvero denutrita e sola…ma…”
“No!”
“No?”
“Non
capisci. E’ vero che era una trappola, ma anche se tu adesso ti alzassi sarebbe
non per tua libera scelta…”
“Ma
cosa…”
“Voldemort,
Vesperus… qualsiasi altro nome abbia usato per rinascere e camuffasi…lui è
Tempo…”
“Questo
non è assolutamente vero!” disse una voce, e Silente, Piton e Draco si
voltarono verso la porta.
IX
“Chi va là?” domandò Piton.
“Sono
io…abbassa lo sguardo…”
Una
sagoma scura e sinuosa…
“Nagini!”
fece Piton estraendo la bacchetta, e Draco fece lo stesso.
“Metti
giù quel pezzo di legno…” fece il serpente.
“Ma
tu parli!” notò Draco “E noi…ti capiamo!”
“Si.”
“Dobbiamo
immobilizzarlo! E’ l’animale di Vesperus! Ophium!” fece Silente.
Piton
avrebbe pronunciato qualche formula magica, ma con uno svolazzo d’ali la fenice
di Aura entrò dalla finestra, posandosi sul braccio proteso del mago. E Fanny,
la fenice di Albus Silente, saltò giù dal suo trespolo, per avvicinarsi a
Nagini.
“Tu
sei il serpente di Voldemort! Di Voldemort e Vesperus…e di Tempo…le fenici lo
aiutano perché neanche loro possono opporsi…” fece Silente.
“Non
è vero.” insisté Nagini.
Il
grosso serpente strisciò più vicino “Ascoltami Piton. Aura si fida di me.
Fidati anche tu. Lei ha visto in me il dolore dell’abbandono, e quel dolore era
vero, adesso io le sono fedele.”
“Come
è possibile che tu parli?”
“Perché
io non sono un serpente come gli altri. Sono magico…e non ho bisogno di
comunicare solo in serpentese…io conosco anche la lingua degli uomini.”
“Beh,
non la hai mai parlata…” sussurrò Draco.
“No,
certo che no. Non ve ne era bisogno, e se ve ne fosse stato io non avrei certo
parlato con te, ragazzino!”
Draco
arrossì.
“Allora…falla
breve. Cosa hai da dire?” domandò Severus, titubante.
“Molte
cose…”
“Noi
non possiamo fidarci! Non commettete il mio stesso errore…” disse Silente.
“Ora
smettila…non hai capito ancora nulla. Prima hai detto che io sono Ophium,
l’animale di Vesperus, Voldemort e Tempo. Ma Tempo, Voldemort e Vesperus non
sono la stessa persona. Né io ed Ophium condividiamo lo stesso essere…non del
tutto…”
“Racconta…”
mormorò Severus, tornando a sedersi.
“Voldemort
è Voldemort. Vesperus è morto migliaia di anni fa. Tempo non è Voldemort né
Vesperus. Eppure Voldemort è una sua proiezione. E’ per così dire…un suo
desiderio. Un suo desiderio umano. Avete parlato tutto il tempo…ma non vi siete
mai chiesti chi fosse Vesperus? Ragazzino…vai in biblioteca…cerca, cerca…”
Piton
fece un cenno a Draco, e Draco si alzò ed uscì verso la biblioteca.
“Tempo…parla
di lui.”
Il
serpente sibilò “Troppe cose da dire…o nessuna…Tempo è ciò che tutto crea e
tutto riassorbe. E’ il tessuto in cui i mondi sono ricamati. La fonte eterna.”
“Un…Dio?”
“No…no.”
“Eppure…”
“E’
molto di più. E non è una divinità, non nel modo in cui voi intendete questo
concetto.”
“Silente
dice che ci è impossibile scegliere…il nostro destino è condizionato… se Tempo
è tanto potente…allora non possiamo battere Voldemort, né opporci! Prima o poi
ogni nostra azione finirà per andare nella direzione che lui ha stabilito!”
“No,
non necessariamente. Voldemort è un desiderio di Tempo, o parte di esso. Ma non
è Tempo!”
“Io…non
sono certo di capire…” Piton scosse la testa “E Aura…Aura è nelle mani di
questo essere…”
“Aura
sta bene…”
“E
porta suo figlio…”
“Tuo
figlio.”
Piton
alzò la testa “Cosa?”
“C’è
tuo figlio in Aura. Voldemort non può generare…se non attraverso incantesimi
proibiti…se non attingendo alla forza di Tempo. E Tempo non gli permette di
accedere a quel potere.”
“Ma
io…”
“No.
Non sei figlio di Voldemort. O meglio, lo sei…sei una sua creatura perché lui
ti ha cresciuto secondo il suo insegnamento. Ma il seme che ha permesso che tu
germogliassi in questo mondo non è di Voldemort. Ed ovviamente…Persefone Piton,
tua madre, non sapeva che in realtà…il padre era un altro…ma che importa ora?
Perché descrivere tutti gli inganni di Voldemort? Perché descrivere tutti i
suoi sotterfugi per illudere tua madre, come sta illudendo Aura, come ha illuso
te…”
“Mio
figlio…è mio figlio…” Severus Piton sembrava istupidito.
“Si,
è tuo figlio…”
“Perché
mai Voldemort dovrebbe volere mio figlio?!” sibilò Severus.
“Perché
è anche figlio di Aura. Ed ha capito che il modo migliore per avere il grande
potere di tua moglie è illuderla, confonderla…instilla dolci parole al suo
orecchio…perché lei si consegni spontaneamente. Ma, per ora, lei non ha ancora
ceduto. La curiosità di Voldemort lo spinge a prendere tempo, perché non
capisce i sentimenti di Aura…e vuole sondarli. Ma prima o poi avrà ragione di
lei…”
“Ma…
perché? Perché Aura? Il solo suo potere giustifica tutto questo?”
“Il
potere di Aura è un dono. A Tempo non è sfuggito. Tempo sa che Voldemort
avrebbe cercato di impadronirsi del potere della giovane dotata di
straordinaria grazia…e non poteva permetterlo. Perché Voldemort con quel potere
riuscirebbe ad accedere all’energia di Tempo, cessando di essere un desiderio,
una creatura sospesa. Per questo Tempo ha fatto sì che la Confraternita non
cercasse Aura. Ma Voldemort, che conosce parte dei pensieri di Tempo ha
preceduto il suo creatore. Con le sue arti ha usato Silente ed altri tra noi,
tutto perché Aura fosse richiamata alla Confraternita del Tempio. Ha fatto
indire la Conferenza… e prima ancora, lo ricorderete, aveva già cercato di
impadronirsi del potere.”
Piton
si prese la testa tra le mani “Assurdo. E’ assurdo! Come possiamo combattere
contro questo potere?”
“Non
potete distruggerlo.”
“Allora
è la fine…”
“No.
Dopotutto…Voldemort è anche una proiezioni di voi umani. Te lo ho detto.
Voldemort è il desiderio di Tempo di essere umano…”
“Spiegati…”
“Io
non so come. Ma potete fermarlo. Non per sempre…perché il vostro sarà un duello
eterno, ma almeno per un po’. Rifletti… a suo tempo come poté Potter fermarlo?
Con l’amore… nulla che non sia umano.”
“Ma
come ha potuto Tempo creare una creatura simile? Essere uomo significa per lui
essere talmente malvagio?!” domandò Silente.
“Voi
umani siete anche questo!” sbottò Nagini “Voldemort è il più umano degli
uomini…come lo era a suo tempo Vesperus! E voi umani siete contraddizione
pura!”
Fu
allora che Draco entrò dalla porta, pallido e confuso.
“Hai
trovato nulla?” lo incalzò Piton.
“Solo
poche righe…”
“Dicci!”
“…Vesperus
a cui va la gratitudine dell’intera comunità magica, si sacrificò per curare la
peste tra i babbani nel corso dell’intero decimo secolo prima di Cristo.
Viaggiò portando conforto e sanando i dissapori tra maghi e non maghi. Per
questi ed infiniti altri suoi meriti è da considerarsi una delle personalità
più eccelse della storia, se non la più eccelsa in assoluto.” citò il giovane
“Tutto qui.”
Severus
scosse a lungo la testa.
“Ebbene?”
domandò Nagini “Non interverrete?”
Lo
sguardo del mago si fece di ghiaccio “Certo che si!”
“Certo
che si…” ripeté Draco con un sorriso.
“Molto
bene…” sussurrò una voce, mentre uno scintillio color zafferano si diffondeva
nello studio.
“Khaemuase!”
Silente sembrava star recuperando la sua energia.
“Si,
eccomi. Sono venuto a portarvi da Voldemort.”
“Credevo
che tu non potessi o non volessi…”
“Ho
riflettuto…la mia legge mi impone di non oppormi a Tempo. Ma Voldemort non è
Tempo, come questo nobile serpente vi ha appena detto.”
“Nobile?”
sibilò Nagini “Credevo mi ritenessi immondo…”
“Questo
non è vero…non del tutto. E’ che tutti noi dobbiamo attenerci al nostro ruolo a
volte…” sorrise Khaemuase.
“Molto
saggio.”
“Dove
ci porterai?” domandò Draco.
“Solo
Severus, mi spiace…”
“Ma
io…”
“Fidati
di me, Draco!” sussurrò Piton mettendogli una mano sulla spalla.
“Certo.”
“Nagini
e Fiamma verranno con me?” domandò Severus.
“Si.
Loro servono alla causa.”
“Andiamo,
allora…ma…dove?”
“Al
Tempio del Tempo.”
Aura stava cantando, raggomitolata vicino
al fuoco. Aveva indossato un nuovo abito di seta viola. Eppure si sentiva nuda,
esposta ai colpi di Voldemort e… no, non solo di Voldemort, ma della Sorte.
“Sei
sempre lì ferma…” disse la consueta voce disincarnata…o c’era un corpo, e lei
non poteva vederlo?
“Se
vado lontano dal fuoco ho freddo.” Mormorò Aura.
“Passerà,
con il tempo. Quando ti sarai convinta che sono io ciò che è meglio per te.”
Aura
alzò le spalle, fissando tristemente il vuoto.
“Severus…”
“Severus
ha Kaliptra. E’ questa la realtà. Vedi…molti uomini sono disposti a chiamare
crudele chi invece ha solo la capacità di dire la verità. Ma ci vuole qualcuno
che la dica. Non si può vivere di sole illusioni.”
“Voldemort…ho
detto prima di non avere paura di te. Ma non è vero. Io ho paura.”
“Lo
so…”
“Non
è per le tue mani sporche di sangue…o per i tuoi occhi di fiamma… se temi che
mostrandoti potrei rabbrividire…ti inganni.”
“Allora,
cosa temi di me?”
“Il
vuoto. Tu sei il nulla…”
“Il
nulla?” ripeté la voce metallica.
“Si,
il nulla…l’infinito abisso. La negazione di ogni sentimento…la negazione di
ogni umanità.”
“Se
fossi forse più umano…le tue parole potrebbero ferirmi, quasi uccidermi.”
“Cosa
vuoi da me? Cosa puoi ottenere da un potere che io non so usare? Cosa mai…che
già tu non abbia? Hai tutto, e sei potente…puoi sconfiggere Silente, lo hai
dimostrato. Perché vuoi altro?”
“Io
voglio…la vita…”
“La
vita?”
“Si…”
mormorò la voce, e lui apparve. Apparve in uno svolazzare di mantello nero, con
gli occhi rossi che mandavano bagliori inquietanti, la pallida pelle di morto…
“La
vita?” domandò ancora Aura.
“Non
essere più bianco o nero. Conoscere i colori e le loro sfumature…i miei occhi
non hanno capacità di vedere sfumature…” disse in un sibilo.
“Adesso…ho
davvero paura…” mormorò Aura.
Le pareti di pietra con le incisioni di
serpenti che si mordevano la coda sembravano mandare bagliori verdastri nell’oscurità.
“Seguitemi…”
mormorò Khaemuase “Posso portarvi sino alla prossima porta, ma il resto del
viaggio è solo vostro…solo per voi è trovare la strada e il mezzo…”
Raggiunsero
la grande clessidra che dominava la stanza.
“Io
non posso aprire la porta più segreta…” sussurrò Khaemuase “Ma forse…”
Nagini
sibilò. E un’ombra scura apparve.
“L’adepta
sta continuando la sua prova…l’ultima prova prima di entrare davvero nella
Confraternita…” parole lucenti si formarono nel cristallo della clessidra.
“Reverendo
e Venerabile Tempo…” disse Khaemuase prostrandosi.
Tempo
avanzò, e fissò i suoi occhi viola e scintillanti sui due uomini e sui due
animali. Scostò il cappuccio nero che gli copriva il volto. E Piton lo vide.
Trattenne a stento il fiato…perché quel volto era il volto di Voldemort, ma era
anche privo della crudeltà che traspariva dal mago. Era un volto che conosceva
ogni cosa.
“Questo
dunque è l’aspetto del Tempo?” pensò Piton. Rapidamente parole si formarono nella clessidra “Solo un
aspetto come un altro…i miei occhi sono davvero l’unica parte di me che non è
fatta per essere visibile al vostro sguardo…”
E
Piton tornò a fissare quei due occhi viola mobili come acqua, brillanti come
stelle. E dovette distogliere lo sguardo…quasi accecato.
“Tempo…non
posso mentirti. Io non so perché tu abbia voluto creare Voldemort…ma…”
“Ho
creato Voldemort che è in parte Vesperus. Che era Vesperus prima di essere
Voldemort…e Vesperus era bene. Come Voldemort è male…non sono la stessa cosa,
eppure lo sono.”
Severus
scosse la testa.
“Ma
la tua creazione ora rischia di distruggere tutto! E mia moglie…”
“Ti
sarà aperta la porta del Tempio…la porta più segreta…”
“Potrò
salvarla?”
“No.
Perché per lei è in corso ancora una prova…e dovrà essere lei a salvarsi. Ma tu
sarai lì, se lo farà…e la porterai via…”
“Non
potrò aiutarla…ma Nagini e la fenice…”
“Loro
potranno parlarle, forse, darle conforto…solo se lei stessa lo vorrà. Ma la
prova è solo per Aura Kay. Rassegnati…”
Piton
non seppe che dire, né come opporsi. Tacque. E i grani di sabbia che
vorticavano nella clessidra tornarono a ricomporsi…mentre Tempo fissava i suoi
occhi viola su Piton.
Piton
fissò Tempo, e per un attimo credette di essere impazzito…ma Tempo aveva
davvero portato una mano al petto, ed aperto…una piccola porta scura sul suo
cuore.
E
Severus si sentì trascinato verso quella porta…in quel mistero, e con lui la
fenice e Nagini. Improvvisamente Tempo gli parve colossale…e poi svanì,
lasciando posto al buio…
Khaemuase
contemplò il volto enigmatico di colui che è Fine ed Inizio.
“E’
più di quello che sembra. Non è solo capriccio. Questo è il luogo e il
tempo…per decidere il destino degli esseri umani…vero?” mormorò Khaemuase “Ed
io lo ho compreso solo ora…”
Tempo
si portò un dito alle labbra, in un gesto che voleva dire “Taci…” e sorrise.
“Io me ne voglio andare, Voldemort…”
sussurrò Aura.
“Perché
ora?”
“Perché
è così…non è questo il mio posto…”
“Non
puoi andartene…” disse lui, sorridendo.
“Allora
uccidimi.”
“Morta
non mi servi.”
“Allora…che
farai? Io non collaborerò mai con te!”
“Oh,
sarai mia prigioniera, allora…e tra qualche tempo capirai che è meglio
piegarsi, perché ti piegherai, che tu lo voglia, o no.”
“E
tutte le tue parole?” disse Aura in un sibilo di disprezzo “Tutto ciò che hai
detto? Il modo in cui mi hai illuso?”
“Si,
è vero. Ti ho illuso…ma tu mi servi troppo, ed io non dovrei neanche discuterne
con te…sai cosa? Dovrei farla finita…”
Aura
barcollò “Finita?”
“Prendere
il tuo potere, che tu lo voglia…o no.”
La
donna si guardò attorno, cercando una possibile via di fuga…ma come…dove…
“No!”
Voldemort
sorrise amabilmente “Si, invece. Potrei farti una concessione…lasciare andare
il figlio di Piton…mandarlo da suo padre, quando nascerà. Ma tu mi servi.”
“Il…figlio…di
Piton?”
“Si.
Un’altra piccola bugia delle mie…è di Severus il tuo bambino…tanto vale dirlo,
se tu comunque non ti affidi a me.”
Calde
lacrime bagnarono le guance di Aura.
“Piangi?
Di gioia o di rabbia?” chiese in un sussurro l’uomo dagli occhi rossi “Ma è
inutile. Tu resterai con me, per me.”
“Che
tu sia dannato…” sibilò Aura.
Il
volto di Voldemort era di ghiaccio.
Severus Piton si guardò attorno, ancora
intontito dal bizzarro viaggio. Buio. Tutto era buio…allungò le mani cercando
delle pareti…ma non c’era nulla…
“Siamo
al confine con la zona dove è Aura con Voldemort…” la voce di Nagini veniva da
un punto imprecisato nell’oscurità.
“Cosa
significa questo?” domandò Severus, mentre Fiamma gli si posava sulla spalla.
“Questo
buio?” domandò Nagini.
“Si.”
“Che
lei non ha bisogno di noi…non ancora.”
La
fenice cominciò il suo canto…
“E’ stata colpa mia…” iniziò a dire Aura
“Io ti ho aperto le porte, io ti ho reso possibile ingannarmi…è stato solo
perché il mio cuore era in preda alla paura. Ed il turbamento per la vita che
nasceva in me…tu hai potuto servirti delle mie debolezze…” scosse la testa, ed
i lunghi scuri capelli riverberarono del bagliore del fuoco.
“Debolezze
umane…” sussurrò Voldemort.
“Te
ne sei servito…oh, te nei sei servito a meraviglia…ma solo perché io sono stata
tanto debole e pazza da permettertelo!”
“Odiami.”
sorrise Voldemort “Questo non cambierà la natura dei fatti…”
“No,
non la cambierebbe, purtroppo.” Aura si morse le labbra, sentendo rinascere una
speranza in sé “La paura…la paura è
l’alleata del Male. La paura è la sua anticamera: quando ti prende è già tardi.
Ma dovrai capire cosa sia la vera paura, rivedere ciò in cui credi, per
comprenderlo a fondo. Queste parole mi disse Silente…”
“Sciocchezze…
soprattutto per un uomo che non è stato
capace di evitare lui stesso il male e la paura!”
“E’
vero…forse. Ma è stato ingannato, come me…come tutti…”
“E
tu, ormai, sei persa.”
“Questo
non è vero. Sono stata una vera sciocca a scappare da Severus…non gli ho
permesso neanche di parlare, e sono certa che…non ci fosse motivo di scappare.
Quel gelo che ho visto sul suo volto…era normale.”
“No…Severus
t’avrebbe abbandonata…lui non sopporta che…”
“No,
non è vero.”
“Il buio si dirada…” sussurrò Severus.
“Qualcosa
accade…” rispose il grande serpente “La fenice di Aura ha cantato, ma ora
tace…in ascolto…qualcosa accadrà…”
“Cosa?
Devo trovare il modo di aiutarla!”
“Ci
riuscirà benissimo da sola…e, ricorda che sia il potere di Voldemort che il suo
non nascono dalla magia che tu ed i tuoi amici maghi possedete…sono entrambi
poteri che traggono forza da una fonte assai più arcana…”
“Vuoi
dire che, alla fine, io sarei inutile?”
“Non
inutile, ma la battaglia è su un altro piano…”
“Ho
quasi timore…poteri divini…”
“No,
non divini…umani…”
Severus
strinse le labbra.
“Perché hai paura Voldemort?” sussurrò
Aura.
“Non
ne ho…tu sei pazza!”
“Eppure
stai tremando…”
“Non
è vero!” la voce di Voldemort tradiva rabbia, ma chinò lo sguardo, osservandosi
le mani…e le sue mani tremavano.
“Cosa
mi hai fatto?!”
“Non
ho fatto nulla…”
L’Oscuro
afferrò i polsi della donna “Adesso devo ucciderti… non importa più del tuo
potere…”
Aura
sorrise “Non puoi farlo…qui non puoi farlo…adesso ho ricordato, ed ho capito
tutto…e, ora, fuori da qui rischieresti di indebolirti troppo, combattendo
apertamente contro il potere della Fenice…”
Il luogo dove Fiamma, Severus e Nagini
attendevano era luminoso…pervaso dalla luce.
“Cosa…”
“Adesso…adesso…”
sussurrò Nagini “Chiamala! Chiama Aura…e tu, Fenice…canta!”
“Strano…” mormorò Aura, sorridendo “Sembra
che mi chiamino…”
Voldemort
socchiuse gli occhi, concentrandosi “Maledizione!”
“Severus
è qui. E’ venuto a salvarmi…no, non ce ne sarà bisogno.”
L’Oscuro
strillò…
X
Il tempio era scuro…i serpenti che si
mordevano la coda, in rilievo sulle pareti di pietra, erano appena visibili. La
clessidra dai grani scintillanti rischiarava la sala a malapena.
Tempo
osservava i due sposi che si tenevano stretti per mano che fissavano ammirati
lo scorrere del tempo. Più oltre Nagini e Fiamma giocherellavano come due
tranquilli comuni animali.
“Tornerà?”
disse improvvisamente Severus.
I
grani della clessidra composero una scritta: “Si. E presto.”
“E
non potremo vincerlo?”
“No.
Può essere solo una sua scelta andar via definitivamente, e potrebbe non
decidere mai di farlo.”
Severus
scosse la testa “Perché…perché lo hai creato.”
Nessuna
scritta si formò.
“E’
questo l’ordine delle cose…” sussurrò Aura con un sorriso pressoché enigmatico.
Tempo,
sotto il pesante cappuccio…sorrise.
“Hai
superato l’ultima prova…Aura.” le parole si formarono nel cristallo “Adesso fai
parte della Congrega. Forse c’è qualcosa che Khaemuase dovrebbe dirti…”
Il
vecchio si fece avanti “Molto presto dovrò lasciare il mio incarico. E’ giusto
che sia trovato un sostituto…ho visto troppo di questo mondo, e desidero
trascorrere più serenamente il resto della mia vita. Aura…vorrai accettare il
gravoso compito?”
Aura
si voltò a contemplare il viso di Severus “No…” disse infine “Non accetterò.”
“E’
un onore inimmaginabile quello che…”
“Ho
un marito, un figlio adottivo che mi attende, un bambino che sta per nascere e
due amici del mondo degli animali…e diverse classi di Babbanologia da mandare
avanti. Non ho proprio tempo per le inezie…” sorrise.
Khaemuase
sospirò “Allora mi toccherà attendere ancora…ma forse, prima o poi…”
“Nessuno
di noi può dirlo, solo…il Tempo.”
“E’
ora di tornare a casa per noi…” mormorò Severus.
“Già…”
sussurrò Aura “Come faremo?”
“Ti
basta volerlo, Aura…” le parole si formarono all’interno della clessidra.
“Se
non vuoi affidarti ai poteri di tuo marito…” Khaemuase ghignò “Ti basterà
volertene andare…e porterai con te Severus, Fiamma e Nagini…”
Aura
sospirò “Ma come…”
“I
tuoi poteri. Nessuno può insegnarti come usarli…aver superato la prova ti darà
il potere di tenere tutto sotto controllo…per il resto dovrai capire tu.”
“E
adesso ci lasciate andare così… senza spiegazioni?” sussurrò Severus.
Khaemuase
ridacchiò.
“Nagini,
Fiamma…” chiamò Aura, e gli animali la raggiunsero. La donna sorrise un’ultima
volta a Tempo, ed al Primo Iniziato della Congrega. Poi strinse più forte la
mano di Severus.
“Allora…proviamoci…un
po’ come nel Mago di Oz…”
Aura
batté tre volte i tacchi delle scarpe “Voglio tornare a casa, voglio tornare a
casa…voglio che tutti noi torniamo a casa…”
La
luminescenza che invase la sala rivelò per la prima volta i contorni di tutti
gli oggetti che erano stati immersi nel buio, persino l’alternarsi di incisioni
di serpenti chiari e serpenti scuri alle pareti.
“Non
è un addio…” Khaemuase si chiese se quella scritta fosse davvero apparsa nella
clessidra, o se lo avesse solo sognato. Ma un attimo dopo era tutto di nuovo
buio.
“E’
ora anche per me…” sussurrò il vecchio “O sarebbe ora…non mi dirai cosa è
accaduto? Come ha fatto la ragazza a vincere Voldemort.”
“Nessuno
ha parlato di vittoria…” la voce di Tempo strappò un sobbalzo al Primo
Iniziato.
“Da
quanto che non sentivo la tua voce…”
“Nessuno
ha parlato di vittoria…” ripeté Tempo con voce di uomo e donna insieme.
“Allora
come ha fatto? Come ha fatto a superare la prova?”
“E’
semplice…ha ricordato l’insegnamento che a suo tempo ti dissi di impartire a
Silente, che il male non può essere cancellato, solo riassorbito. E che è la
paura a causare la proliferazione del male. Silente, secondo quanto avevo
previsto, ha ripetuto l’insegnamento alla donna…ecco tutto.”
“Il
cerchio completo…”
Tempo
assentì “Il cerchio completo.”
“Ed
ora… Voldemort… dov’è?”
“Lontano.
Ha bisogno di tempo perché il suo potere sia nuovamente al massimo. Aspetta che
la luce diminuisca d’intensità, perché le tenebre tornino a diffondersi.”
“Lo
affronteranno ancora?”
“Prima
di quanto non credano. Questa è la storia…”
Khaemuase
inclinò la testa “Spiegati.”
“Nessuno
prevarrà. Come sempre è stato. Il perfetto equilibrio…il che presuppone che
luce e tenebra tornino sempre a sfidarsi perché nessuno sia più forte.”
“E
non potranno fondersi?”
“Questa
è una possibilità…” ammise Tempo con la sua voce sonora che era di uomo e donna
insieme.
“Non
ci resta che attendere. Oh, ma che dico…io attenderò, non tu. Per te sta già
succedendo, succederà ed è già successo…ed ora capisco che non mi dirai di più,
neanche su ciò che è successo tra quei due…ed io vado via. A presto,
Venerabile.”
“A
presto…a subito, a ieri, a domani…”
Khaemuase
sorrise, svanendo nel nulla. E Tempo fu nuovamente solo, come sempre era stato.
Tempo
si liberò del manto scuro, rivelando il bel volto di un uomo “Neanche lui può
capire tutto…” la sua voce era solo maschile.
“Non
è stato creato perché capisca tutto…” mormorò una voce di donna, mentre la
testa di Tempo ruotava…rivelando un doppio volto, uomo da una parte, donna
dall’altro.
“Vogliamo
rivedere ciò che è successo?” chiese la voce d’uomo.
“Si…è
stato allora che Voldemort ed Aura sono stati entrambi ad un passo dal carpire
in pieno il nostro potere…”
“Se
lo avessero fatto sarebbero stati noi.”
“Esatto…”
questa volta le voci erano tornate a fondersi. I due volti chiusero gli occhi,
reimmergendosi nel flusso del tempo, per rivivere il momento in cui Aura e
Voldemort avevano duellato…
L’Oscuro
strillò…
Aura
sorrise “Hai davvero paura…”
“Non
riesco a lasciarti andare…” sibilò Voldemort.
“No…” tornò a gridare Voldemort “Questa luce sta corrompendo la mia tenebra! Lasciami…che potere è questo?! Ci rinuncio…”
La
luce pulsante aveva invaso l’ambiente…sembrava che potesse penetrare persino
all’interno del corpo dei due contendenti…ma erano questo, poi?
Poi
Voldemort aveva smesso di gridare “Severus ti sta chiamando…”
Aura
assentì “Lo senti? Mi ama…devo tornare da lui… da lui e da nostro figlio…”
Voldemort
s’era sentito sopraffatto da tanta luce…improvvisamente preda di una misteriosa
nostalgia…di cosa? Di chi? Aveva cercato la bocca della donna, senza che questa
si opponesse…
E
poi la luce, solo la luce.
Ed
un attimo dopo… Aura era tra le braccia di Severus. E Voldemort, solo, lontano
a rinvigorire la propria tenebra violata.
Draco Malfoy stava affrontando la propria
frustrazione leggendo e rileggendo pesanti volumi della Biblioteca di Hogwarts.
Aveva cercato con maggior cura informazioni su Vesperus…dicendosi che era
meglio conoscere bene il nemico, e non ignorarlo. Poi aveva trovato alcune
pagine strappate da quello che doveva essere stato un vecchio tomo di storia,
pagine gettate quasi distrattamente su uno scaffale. Era stato tentato di
gettarle persino. Poi le aveva osservate con una certa curiosità e aveva
sgranato gli occhi “Vesperus, il mago d’animo nobile, eroe per i babbani e per
la sua stessa gente, dovette affrontare interminabili anni di duelli e sfide
contro la perfida strega Hecate. L’intero genere umano ebbe a soffrire di
questa sfida che recò lutti infiniti. Solo una creatura riusciva a fare da
tramite tra i due stregoni, il serpente Ophium, poderosa bestia proveniente da
regioni ignote. Ophium era chiamato il messaggero. La vita di Hecate e
Vesperus durò molti più anni di quanto un normale essere umano, o un mago
possano contare. Poi, entrambi, scomparvero. Il serpente Ophium guidò entrambi
verso un luogo ignoto, forse la regione dalla quale proveniva, perché
affrontassero un’ultima prova. Cosa poi accadde è mistero. Ma nessuno sentì più
parlare di Hecate e Vesperus. Tali erano le loro arti magiche che furono
considerati quasi divinità per lungo tempo…”
“Cosa
stai leggendo, Draco?”
Draco
sobbalzò, e si voltò “Aura!” strillò, e saltò su ad abbracciare la donna e
Piton.
La penna di Silente scorreva rapida sulla
pergamena “Venerando Khaemuase, sono trascorsi molti anni da quando ho lasciato
il terreno del Tempio…credevo d’aver ben compreso d’avere una missione nel
mondo: fare il bene, indurre ad agire per il bene. Quanta superbia in questa
idea! Ho scoperto solo oggi che esistono molte più cose di quelle che possiamo
contemplare nella nostra mente ed immaginazione. E sì che i maghi come me non
pensano affatto di poter scarseggiare di fantasia! Aura e Severus sono tornati.
Non chiederò loro cosa sia accaduto, suppongo di non avere il diritto di farlo.
Per qualche folle istante ho creduto che il destino ci obbligasse a scelte che
potremmo non voler seguire di nostra spontanea volontà…un’altra sciocchezza.
Per quanto il destino ci possa spingere verso un punto preciso…siamo noi a
scegliere, non è vero? E’ questo il vero scopo della Confraternita. Il simbolo
della Fenice che ci accomuna…ricordarci che abbiamo possibilità di scelta,
anche contro le apparenze. Ora lo so. A presto. Albus Silente.”
Khaemuase sorrise a Mhaka.
“E
siamo ancora qui.”
“Così
sembra…”
“E
ci saremo ancora a lungo.”
L’eterno
bambino sorrise “E’ andata come io credevo che sarebbe andata…”
“Ma
io non potevo saperlo…” Khaemuase sospirò “Per mio ruolo sai che non posso…non
devo conoscere tutto. Avrei dovuto pensare che era già successo e che erano
solo gli stessi ordini ripetuti di un tempo…”
Mhaka
rise “A suo tempo ti fu vietato di concedere a Vesperus e ad Hecate di entrare
al tempio per apprendere…hai dovuto persino inventare che i serpenti erano
indegne creature…credo che i rettili possano essere vagamente offesi con te.”
“Non
sono un dio, io!” sibilò Khaemuase “Sono solo un’immortale! Posso commettere
piccoli errori!”
“Certo…allora
inventasti quella cosa dei serpenti, questa volta hai provato a persuadere Aura
d’essere indegna…”
“Ma
poi tutto va come deve andare!”
“Già…”
Mhaka si fece serio “Anche se è sempre difficile. Dopotutto è sensato che i
Candidati non passino per l’iniziazione…se non a tempo debito e nei modi
prescritti.”
“Dopotutto
questa è la succursale di Tempo!”
Aura soffocò un grido, mentre le labbra di
suo marito indugiavano, avide, sul suo corpo.
“Che
bella pelle…” mormorò Piton, lasciando scorrere un dito sulla carne nuda della
propria moglie “E non mi sazia mai.”
“Neanche
tu riesci a saziarmi mai…”
Piton
si accigliò.
“Voglio
dire che ti desidero fin troppo…ho un continuo bisogno di te.”
“Davvero…”
“Si…”
mormorò la donna.
“Allora
non dovremo separarci più.”
“Mai
più…”
“Questo
vuol dire che verrai con me alla Conferenza per la Magia? E assisterai al mio
discorso… sperando di riuscire a fare un discorso…”
Aura
rise, stringendosi all’altro, cercando la sua bocca “Si. Verrò con te.”
“E
questa volta tutto andrà per il verso giusto…”
Centinaia di persone sedevano, lo sguardo
fisso al palco della Conferenza.
“Ed
ecco a voi…l’inviato di Hogwarts, Severus Piton! E’ qui con un membro della
Confraternita della Fenice…Aura Kay, sua moglie.”
Tutti
si zittirono, attenti, mentre Severus ed Aura avanzavano al centro del palco.
Piton
strinse la mano di sua moglie :”Ho una sola cosa da dirvi, una sola cosa da
promettervi. Il Tempio della Fenice e l’illustre Albus Silente ci hanno
invitato a riportarvi solo questo… SPERANZA!”
Nell’esplosione
di applausi e grida di gioia, Severus Piton cercò la bocca di sua moglie. Ed
Aura, ridendo, si domandò come potesse essere tanto fortunata da aver sposato
un uomo tanto affascinante ed…eloquente!
FINE
By Mariacarla
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