VI

 

 

 

    Severus sospirò. Quell’idiota del proprietario s’era andato a cacciare chissà dove in cerca di un volatile decente. Erano diversi minuti che attendeva. Poi lo sguardo gli cadde sulla Gazzetta del Profeta, lesse il titolo principale “Beffa alla Conferenza”. Spinto da uno strano impulso aprì il giornale…

   Aura s’era seduta in mezzo al letto, era stata svegliata, ancora una volta, dai dolori che le dilaniavano il ventre. Aveva paura…aveva paura di rivolgersi ad un medico, di scoprire che stava perdendo il bambino, o che lo aveva già perso o che…dov’era Severus? Doveva essersi allontanato. E Fiamma? Nagini? Che strano…ricordava così poco dell’ultimo periodo…cosa aveva fatto al Tempio? E dove era andata subito dopo essere uscita da quel posto tanto misterioso? Le veniva in mente solo oscurità…un’oscurità familiare, in qualche modo. E perché adesso era sola? Aveva parlato alla Conferenza…ma non avrebbe voluto. Le era stato imposto…imposto? Era davvero così?

“No, no, no!” strillò, prendendosi la testa tra le mani “Io non voglio sapere nulla…perché sono sola, perché?” 

Decise di alzarsi, di uscire, di vestirsi. Di fare qualsiasi cosa che la portasse via da lì, dai pensieri, da quella maledetta debolezza che non si ricordava di aver provato mai prima d’ora. Fece letteralmente a brandelli la tunica rossa che aveva addosso. Piuttosto le stava bene di indossare una delle vesti nere di suo marito. Potevano starle troppo grandi…ma…non importava. Accarezzò i suoi ciondoli, i talismani da cui non si separava mai, e, finalmente si sentì più tranquilla. Infine notò il giornale arrotolato sotto la porta, e lo prese per leggerlo.

“Beffa alla Conferenza. La vostra inviata ha potuto verificare con i suoi occhi, e con sommo dolore, che la situazione non fa che peggiorare. Abbiamo assistito ad interventi del tutto illogici, persino da parte dell’inviato di Albus Silente. Ma ormai chi si fida del vecchio Silente? Sono anni che lo additano come ultimo baluardo della lotta a Voi Sapete Chi. Eppure Voi Sapete Chi miete vittime oggi più che ieri, ed il suo potere cresce. Nessuno riesce a negarlo. Le patetiche smentite del Ministero non fanno che accrescere i timori giustificatissimi della gente. E poi si può ancora parlare di Ministero? Dov’è questo Ministero? E, soprattutto, che razza di incapaci si prendono cura di noi? Con il Ministro Caramell presente e tutti i suoi stipendiati (pagati dalle tasse versate da noi onesti contribuenti),  nessuno è riuscito ad evitare che i seguaci dell’Oscuro evocassero il suo Marchio sul cielo della Conferenza. Il panico s’è diffuso tra la gente che, per altro, era già in preda all’ansia per l’assoluta incapacità a tranquillizzare mostrata dall’inviato di Hogwarts.  Ci si chiede perché Silente mandi i suoi professori a fare quello che spetta a lui! Un ottimo professore potrà anche tenere a bada una classe, ma non una platea colta ed eminente. Ma con tutto questo non siamo ancora al peggio.

Improvvisamente la scena è stata rubata da tre individui che si sono professati appartenenti ad una antica Congrega, che noi sapevamo estinta…o comunque notevolmente ridimensionata. La loro portavoce, una certa Aura Kay, ha tranquillizzato tutti promettendo mari e monti, e poi è svanita… una scena degna di vincere l’Oscar, non è vero? Purtroppo ci si deve assolutamente guardare dai falsi profeti, falsi come è falsa Aura Kay. Dopo accurate indagini abbiamo scoperto che questa donna altro non è che una babbana, attualmente legata al fido ambasciatore di Albus Silente. Il che potrebbe essere ininfluente, se…se solo non sapessimo che questa donna ha avuto, recentemente, strani rapporti con Voi Sapete Chi. Strani rapporti che potrebbero giustificare, molto più che la frequentazione con il suo legittimo marito, il fatto che la donna sia in stato interessante. Si vocifera, infatti, che il figlio che porta in grembo sia frutto del legame con l’Oscuro Signore…”

Aura smise di leggere…accartocciò il giornale, cercando di non piangere.

Di sotto, Severus stava scagliando la Gazzetta in aria, maledicendo quell’imbrogliona di Kaliptra…perché lei aveva firmato il pezzo.

Si disse che doveva tornare da sua moglie…se il fattorino aveva portato in camera il giornale…no, doveva farlo sparire prima che fosse tardi! E poi avrebbe portato Aura al sicuro. Al sicuro…

Piton si slanciò su per le scale, attraversò il corridoio di corsa e allungò la mano ad aprire la porta.

“Severus!”

Si voltò “Kaliptra…maledetta bugiarda!”

“Bugiarda Severus? Volevo dirtelo da prima…quando ho scoperto che era tua moglie, ma ho avuto paura…e poi ho visto che ci voleva imbrogliare tutti, ed allora io…”

“Sono tutte menzogne!”

“No!”

“Aura è la donna più onesta che io conosca! Una cosa che tu non puoi capire, né tu, né io…non noi che siamo sempre vissuti ai margini della società, immersi nel buio. Eri anche tu una fedele di Voldemort!”

“E sai che, per prima, ho deciso di ripudiare quella vita. Per cui…fidati…”

“Tu sei pazza. O forse ti hanno dato informazioni sbagliate…”

“No. Mi dispiace, Severus…”

Aura, intanto, aveva socchiuso la porta, richiamata dalle voci…ed ascoltava, non vista.

“Ti dico che Aura è una persona onesta! Che non voleva ingannare nessuno, e che il figlio che ha in grembo è mio!”

“Chiedi a tua moglie…cosa è successo all’Isola dei Mangiamorte…chiediglielo, Severus. O…no. C’eri anche tu…vero? Lo ho sentito da Narcissa. Voldemort le ha dato il suo sangue…era quello il vero, reale modo in cui…”

“Ma che stai dicendo…” Severus era bianco più di un cadavere.

“Prenderla davanti a tutti con una cerimonia blasfema era solo…coreografia. La magia era nel sangue…e tramite quel sangue magico lui le ha passato il suo seme. Ha fatto in modo che il figlio che voleva crescesse senz’altro nel ventre della donna che aveva scelto.”

“Non è vero!” strillò Piton in preda alla rabbia.

“Si che lo è! Hai dato la tua fiducia ad una che…lei lo sapeva! Lei ha bevuto quel sangue…e poi…hai mai notato se soffre di terribili dolori al ventre?”

Aura, che ascoltava ancora, piangeva silenziosamente…non era possibile! No…portava davvero un figlio di Voldemort in grembo? Ed era diventata una persona tanto spregevole da…da imbrogliare tutta quella gente alla Conferenza, e lo stesso Severus…

“Il dolore è il legame tra il figlio ed il padre! Se Aura fosse vicina a Voldemort…non proverebbe più alcuna sofferenza…ma con te…quel figlio ti rigetta come padre…”

“Ma Aura non ha dolori…”

“Li ha…oh, stanne certo! Li ha…ed il fatto che non te lo abbia detto…non è significativo?”

“Non ha dolori, ti dico!” poi, però…Severus ricordò una cosa…si che li aveva! Almeno una volta…lui era presente quando…

“No…” gemette.

Fu allora che Aura si trascinò allo scoperto.

“Severus…” sussurrò tra le lacrime.

Ma Piton non si voltò.

“Severus, ti prego…”

L’uomo si girò di scatto. I suoi occhi erano…morti. Privi di luce, privi d’amore, privi di odio…vuoti. Morti.

Aura soffocò un grido, e barcollò verso le scale. Iniziò a scenderle, senza sapere perché.  Voleva andare via…via…non vedeva più nulla, le lacrime le offuscavano lo sguardo…

Iniziò a correre…a correre, a correre.

Urtava gente per strada, cadde più di una volta, ed all’inizio nemmeno sentiva le esclamazioni disgustate che le rivolgevano. Una donna abbigliata con una tunica maschile sin troppo grande, scalza, spettinata e disperata…uno spettacolo alquanto bizzarro.

Poi iniziarono a riconoscerla…persone che l’avevano vista alla Conferenza, e poi avevano letto la Gazzetta…e quella donna ridotta da far pietà…non poteva essere davvero un’appartenente alla Congrega, al Tempio del Sole…allora era vero che era una bugiarda!

Iniziarono ad insultarla. Ma lei correva e non sentiva. Correva soltanto…disperata. Si rese conto di tutto solo quando il primo giornale accartocciato la colpì…e poi altri giornali, e oggetti…fino a farle davvero male.

Allora ebbe ancora più paura, e percepì il peso di tutta la disperazione e soprattutto della solitudine in cui era precipitata…

Corse più veloce, e finì addosso a qualcuno. Tra le lacrime non vide nulla. Solo sentì due braccia forti, molto forti, che la tenevano stretta. E poi una voce, una voce suadente…che credeva di conoscere…

“La gente è cattiva…lascia che ti porti via…”

   Severus era rimasto fermo. Aura era scappata…forse doveva seguirla, dopotutto…lei non poteva…non…no, doveva essere tutto un inganno! Aura era innocente!

“Severus…non prendertela…” la voce di Kaliptra era fin troppo dolce e mielosa.

“Cosa?” si riscosse, finalmente “Io non ci credo, Kaliptra!”

“Si che ci credi…hai fatto scappare persino tua moglie…e non l’hai fermata. Tu ci credi. Tu mi credi…io non ti mentirei mai. Ma lei ti ha tradito…lei è una donnaccia…”

Gli occhi del mago tornarono al loro scintillio pericoloso ed intenso “Lei è mia moglie! La donna più degna che io conosca…e seppure avesse sbagliato…alla Conferenza s’è trovata presa tra forze molto più grandi di lei!”

“Darà un figlio a…tuo padre. Un figlio che volevi fosse tuo…ma che sarà solo il tuo fratellino…”

“No. C’è un’altra verità, e non è questa. Il figlio è mio!”

“Non è vero…”

“E se anche fosse? Lo crescerò come mio…devo trovare Aura, adesso.”

Kaliptra si accostò all’altro, con la sua espressione più provocante “E cosa te ne vuoi fare di quella? Ci sono io…come un tempo.” e si lasciò scivolare giù una spallina dell’abito, rivelando pelle pallida e morbida “Prendi me al suo posto. Io ti darò conforto…io ti piaccio…io so quello che ti piace godere…”

Severus Piton fissò quella donna con un freddo brillio negli occhi “Come un…tempo?”

“Si. Te lo ricordi? Trovavamo reciproco conforto…nel fuoco che sapevamo accendere.”

“Ma io sono sposato…” Severus si umettò la bocca con la lingua.

“E allora? Ma non lo hai capito…quella donna non è tuo terreno di caccia. Voldemort ha visto in lei un potere che gli serve. Userà ogni mezzo…sta usando ogni mezzo…”

“Quante cose sai…”

“Credevi davvero che…”

Severus le lasciò scorrere le mani sui fianchi “Che?”

“Che avessi lasciato le mie vecchie buone abitudini?”

“Certo che no…” Piton sorrise cattivo, e spinse la donna lontano da sé, lasciandola cadere a terra “Come posso dimenticare che sei la sgualdrina che Voldemort usava per corrompere gli animi degli uomini più deboli? Ma io non sono debole, donnaccia. Mi hai detto quello che volevo capire. Adesso torna a leccare la terra dove passa Voldemort…in attesa che si ricordi di te…” e detto questo si voltò e si allontanò di corsa.

Kaliptra lo seguì con lo sguardo, prima di sputare a terra, disgustata. Prima di svanire.

 

 

 

                                                               VII

 

 

 

   La stanza era accogliente. Così strana…e così accogliente…pensò Aura, destandosi. Era scura e scarsamente illuminata. Soltanto alcuni tizzoni incandescenti in un braciere producevano una fievole luminescenza che gettava ombre tutto intorno. Tutti i mobili erano di legno scuro. Era come se la stanza fosse fin troppo ingombra, dava la sensazione che qualcuno avesse voluto accumulare lì dentro tutte le cose possibili, per non lasciare spazio vuoto…eppure era tutto in ordine, nulla sembrava fuori posto. Era una bella camera. Una camera calda.

Aura si sedette. Era stata deposta garbatamente sul letto. Posata sul copriletto di seta rossa. I baluginii della tenue luce rossastra davano una qualità quasi sanguigna a quella seta. Aura la carezzò, era liscia, piacevole da toccare.

Aura stava cercando di cogliere, in quell’ambiente, tutto ciò che poteva piacerle, trasmetterle il senso di tranquillità di cui aveva bisogno. Cercava di concentrarsi sulle cose che la circondavano, per non pensare a…a tutto il resto. Aveva dormito tranquillamente, senza dolori e senza incubi. Era come se dopo tanto soffrire avesse trovato…la pace.

“Hai riposato bene?” chiese una voce, una voce senza corpo…o era solo Aura che non riusciva a vederne il proprietario? Benché sapesse…

“Si. Grazie. Dove sono?”

“Nella mia stanza.”

“Capisco.”

“Non mi sembri oltremodo turbata…”

“Ormai…non credo di poter più avere paura. O di dovermi turbare… ormai mi sembra che mi sia capitato di tutto e che…”

“Capisco.”

“E’ davvero…tuo figlio?”

“Si.”

Aura non rispose. Non aveva la forza di dire nulla.

“Ti lascio sola. Riposa ancora se vuoi. Qui sei al sicuro. Ma ti attendo per la cena. E allora parleremo…”

Nessun rumore annunciò l’allontanamento dell’altro. Ma Aura seppe, istintivamente, che era andato via.

   Piton bussò forte alla porta dello studio di Silente “Albus!”

“Vieni avanti…Severus…” 

Piton avanzò, cupo in volto. Scrutò la camera, ed il volto dell’uomo seduto sullo scranno di legno davanti a lui, e…perse parte della propria determinazione. Severus sgranò gli occhi, Silente aveva gli occhi cerchiati, un’espressione tormentata come se qualcosa di malsano si fosse improvvisamente impadronito di lui.

“Albus…”

Silente lo fissò negli occhi per un istante solo. Poi si girò verso il camino acceso.

“Alla Conferenza…”

Il vecchio annuì rapidamente, sapeva tutto.

“E poi…Aura è…”

“E’ cosa, Severus?”

Piton tornò a guardare l’altro…che strano tono aveva usato! Strinse gli occhi…lo sapeva? Oh, no…no! Non era possibile! Silente sapeva qualcosa? Sapeva, forse…tutto?

“Dimmelo tu, Albus.”

“Una trappola…” biascicò Silente, come perdendo tutto il suo contegno “Una trappola ben congegnata, una trappola fatta per essere mortale…una trappola che ha spinto anche me ad agire per lui, credendo che agissi contro di lui!”

“Ma cosa…”

“Cosa ha fatto questo vecchio sciocco!” fece una voce severa, mentre uno scintillio color dei fiori di zafferano si diffondeva nello studio.

Severus fece un saltello indietro, stupito, mentre un uomo dalla tunica rossa compariva nello studio di Silente.

Albus sembrò non fare troppo caso all’apparizione.

“Neanche ti degni di parlare, adesso che sei riuscito a tirarmi fuori dalla mia tana, Silente? E non ti chiamo con il tuo nome da iniziato, ma solo Silente, perché hai commesso una dabbenaggine troppo grave perché io ci possa passare sopra.”

“Chi…” iniziò a dire Piton, stupito dall’aura magica del nuovo venuto.

“Chi? Sicuro di volerlo sapere? Khaemuase. Mi chiamano così. Non che sia il mio vero nome, intendiamoci.”

“E…fai parte…”

“La tunica rossa non inganna. Si, e sento che sei furioso con quelli del mio Ordine, la qual cosa non mi interessa affatto. Figurarsi! Un vecchio iniziato non ha capito un bel nulla…cosa dovresti capire tu, Severus Piton, marito di quella testona!”

“Cosa?” Piton barcollò appena, frastornato dall’assurdità del caso.

“Hai capito benissimo! Ed ora, siediti!” e puntato il suo bastone verso il mago, questi ricadde su una poltroncina, incapace di muoversi.

“Adesso mi ascolterai, Silente!” ammonì severamente Khaemuase, e Albus Silente lo fissò come inebetito “Eri avvisato! Non si richiama a proprio piacimento chi è nel Tempio! Sono millenni che abbiamo abbandonato questo mondo…oh, certo, ci curiamo ancora di chi crediamo abbia il marchio! Tu sei stato tra noi, pessima cosa, tempo fa! Allora, dimmi, pensi che abbiamo abbandonato il mondo per vigliaccheria? O pensi che ci possa sfuggire chi possieda il marchio?”

Silente si morse le labbra.

“No! Non siamo vigliacchi…stavamo cercando di mantenere il nostro Patto d’Equilibrio! Ma naturalmente tu non te ne curi! E no, non ci sfugge nessuno che abbia il marchio…a meno che…qualcosa o qualcuno più in alto di noi…”

“Cosa?” domando Severus, confuso.

“Zitto, tu! Anche tu fai parte di questo assurdo pasticcio…e se il tempo domattina si mettesse a scorrere alla rovescia…sarebbe anche a causa tua! Sei solo un elemento indeterminante…per tua natura.”

Severus Piton sgranò gli occhi…che il vecchio fosse pazzo?

“Ora tutti vanno cianciando sulla possibilità che il Tempio sia un covo di imbroglioni…e non mi importa, se non fosse che, grazie a te, Silente, siamo stati costretti a scendere in campo, l’equilibrio è rotto…e lui ha campo libero! Oh, si, lui! Vecchio ignorante che non si accorgerebbe di nulla neanche se…ma…”

Khaemuase si interruppe, scotendo la testa “Che sia tardi? Nessuno può dirlo…no, mi correggo, ogni espressione come tardi o presto, o poi, o prima…andrebbe evitata! Che senso ha?”

“Già, che senso ha, vecchio…non ho capito nulla e voglio alzarmi!” brontolò Piton.

“Tu cosa? Tu sei solo un mezzo granello di polvere sospeso in una immobilità innaturale!”

“Temo di continuare a non capire assolutamente cosa…”

“Almeno tu ci provi a capire…”

Silente tossicchiò piano, non per richiamare l’attenzione, riflettendo…o meglio, sembrava che riflettesse, ma forse…sarebbe meglio dire che era assolutamente perso nei suoi pensieri.

“Vecchiaccio!” fece Khaemuase “Smettila di inebetirti! E tu, ragazzo…”

Piton trasalì.

“E tu, ragazzo…lo sai dove risiede tuo padre?”

“Eh?” chiese Piton, sempre più stupito…soprattutto perché era molto difficile che qualcuno facesse cenno a suo padre.

“Vesperus!”

“Chi?”

“Vesperus! Svegliati una buona volta…Vesperus, il nome da iniziato di tuo padre!” disse Khaemuase in tono impaziente.

Piton non rispose.

“Non sai neanche questo?! E’ un bene che Vesperus non possa passare il suo marchio…o avrei dovuto sopportare anche te. Quando Vesperus è venuto da noi, all’epoca sulla Terra regnavano sovrani con nomi come Ramses, Sethi, e dalle vostre parti la gente si vestiva di pellicce e mangiava bacche, con quel suo serpente gigantesco, Ophium se ricordo bene, era ovvio che io non potessi accettare di…lui! Lui! Ridicolo…come se avesse bisogno di…”

La mente di Piton stava lavorando “Sethi? Ramses?”

“Hai studiato la storia…quella che voi chiamate storia?”

“Si…è stato…tremila anni fa? Ma Voldemort è nato…prima della Seconda Guerra…”

“Si, Voldemort…ma nato! Nato! Sentitelo l’ingnorantissimo…nato!”

Piton fissò i suoi occhi scuri su Khaemuase, sgranandoli come avrebbe fatto un bambino curioso.

“Voialtri avete una strana idea di morte e nascita…ma nel caso di Vesperus…”

“Si?”

“Bah, nulla! Che stavo dicendo?”

“Io non so dove abita né…e non mi interessa!” fece Piton, improvvisamente irritato dalle parole del vecchio “Liberami! Non voglio più restare seduto qui a sentire farneticazioni di due vecchi rintronati. Me ne vado…liberami dalla tua magia!”

“E quale magia?” ghignò Khaemuase “Io non sono un mago! Non lo sono affatto! Lì ti ci sei seduto perché ti ci volevi sedere…”

“Ma se…” Piton era fuori dai gangheri.

“Si, si…se la gente smettesse di farsi prendere dalla frenesia, se tu ti lasciassi governare da altro oltre che dalla collera, forse capiresti. Matti! E vogliono vincere! Vincere cosa poi? Tu sei lì perché ci vuoi stare, alzati se lo vuoi, e scoprirai di essere libero!”

Ed era vero, Piton si alzò senza fatica “Ma come?”

“Come…come! Che domanda farneticante!” Khaemuase batté il suo bastone a terra “Ti ho già detto che non sono affatto un mago!”

“Ma se sei…”

“Si, e allora? Sono il Primo della Congrega, e allora? Primo della Congrega non significa mago. E’ raro che ci capitino maghi al  Tempio. Silente è stato l’ultimo da…da una vita!”

“Ma anche Voldemort hai detto…”

“No.  Non Voldemort. Vesperus. E che Vesperus sia poi Voldemort, non conta.”

“Ma Vol…Vesperus è un mago!”

“Mago…quale farneticazione! Perché chi domina la materia dovrebbe essere anche mago? I maghi fan così poco! Perché uno che si è autofornito di Marchio dovrebbe incomodarsi a fare uscire conigli dal cappello  come te?”

“Conigli dal cappello, questa poi…”

“Ma adesso non ho tempo da perdere. Dove vive e si rifugia tuo padre, Severus Piton?”

“Ti ho detto che non lo so! Non lo so e nemmeno me ne importa!”

“Capito. Aura dov’è?”

“Aura…” Severus si morse un labbro, nervoso “Aura…è sparita.”

“Perché?”

“Perché…ha sentito che suo figlio, nostro figlio è…”

“Bubbole!” lo interruppe Khaemuase con un sorriso arcano “Intendi cercarla?”

“Certo! Certo che si!”

“E dove vive tuo padre, dove si rifugia?”

“Io non lo so!” urlò Piton, esasperato.

“Allora non troverai Aura!” sbottò il vecchio.

“Ma tu sai dov’è! Tu puoi trovarlo…” mormorò Silente all’altro uomo.

“Certo che si!”

“E allora perché vieni qui a chiederlo a noi?”

“Perché…altrimenti, come avrei potuto mettervi al corrente di tutto quel che vi ho detto e farvi sapere che lei è con lui?” Khaemuase sorrise, impertinente, e scomparve.

Severus Piton, rimase zitto, lo sguardo perso nel vuoto.

Cosa c’era da fare se lei era con lui? Se lui era più forte di quel che credevano. Se c’era un Ordine più potente dei maghi, capace persino di violare le misure di sicurezza di Hogwarts, se Voldemort ne faceva parte? Cosa?!

“Ma allora…se lui è tanto più potente…perché mai non…perché non usa pienamente questo potere?” sussurrò Piton.

In quel momento Hagrid entrò nello studio “Quel serpente che mi aveva affidato, Silente…è sparito! Sparito come era apparso!”

 

 

                                                               VIII

 

 

   Che piacevole tepore…che tranquillità. Aura si era seduta davanti al caminetto, ed aveva proteso le mani verso il fuoco. Era come stordita, non voleva pensare a Severus Piton. Perché, perché pensare a lui, dopotutto? Lui non la voleva più! E come poteva volerla, poi…Aura portava in grembo la creatura di un altro, e che altro! L’uomo che Severus più odiava al mondo! Ma lei…lei cosa poteva farci? Non era colpa sua! Non ne aveva avuto idea fino a che quella donna, quell’altra così bella e fredda non lo aveva rivelato. E Severus…Severus doveva odiarla, adesso! Odiava lei ed odiava il bambino! Ma Aura non poteva permettersi che il bambino fosse odiato, perché lei lo amava!

“Sei scura in volto…” sussurrò la voce senza corpo.

“No…no…” fece Aura abbassando la testa.

“Si, io lo vedo. E ti stai fingendo più coraggiosa di quello che sei. Ti ricordi l’ultima volta…cosa ti ho fatto? Cosa volevo fare?”

“Vuoi uccidere questo bambino che è in me?” gemé Aura, improvvisamente assalita dall’angoscia.

“Forse no.” disse la voce, lentamente “Forse ci sono altri modi per ottenere quello che voglio, forse.”

“Altri modi?”

“Si, Aura, altri modi per avere quello che voglio, e per far vivere il tuo bambino.”

“Oh, no…tu menti! Io ti conosco! Quello che hai fatto a Persefone Piton ed a suo figlio…”

“Altri tempi. Altre persone. Non è lo stesso. Se vuoi saperlo non ti farò prendere l’anima da un Dissennatore, né cercherò di traviare tuo figlio. Tu potrai tenerti tuo figlio e la tua vita. Ma scenderemo a patti. Anche io voglio qualcosa. Sono spietato, ma so essere ragionevole.”

   Hogwarts. Piton quasi lo odiava quel castello, adesso. Si, lo odiava, lo detestava. Perché era vuoto, perché lui era solo.

Raggiunse di corsa l’aula di Trasfigurazione “Minerva, Draco può uscire, per favore?”

Quando furono fuori, Piton fissò il suo figlio adottivo “Ho timore e vergogna di chiederti una cosa, Draco…ma devo. Devo, o Aura…”

“Cosa?”

“Aura è prigioniera…”

Draco barcollò impercettibilmente “Di…di chi?”

Piton alzò le spalle, e fece qualche passo come per liberarsi dell’angoscia che lo opprimeva “Di chi, secondo te?”

Draco si morse un labbro “Come posso essere d’aiuto?”

“Devo sapere dove è il covo di lui, dove si nasconde…”

“Ed io come posso…” un barlume di consapevolezza balenò sul bel viso pallido di Draco “Devo tornare a casa?”

“Fingere di tornare…” sussurrò Piton tormentandosi le mani “Ma no… forse no! E’ una follia, dopotutto è follia! Troverò un altro mezzo…”

“No.”

Severus si voltò, scosso dalla tranquillità della voce di Draco.

“Avevo già riflettuto sull’utilità di rendermi utile, certo non per aiutarti a liberare Aura, ma per tutto il resto.”

E Piton lesse in quelle parole, tutto il resto, come un senso di ineluttabilità.

“Quali che fossero i tuoi piani, Draco, io non voglio che tu ti metta strane idee in testa, o che ti incarichi di cose che sono troppo pesanti.”

“Se Voldemort vince…sarà comunque tutto troppo pesante.”

“Voldemort…”

Draco osservava Piton chiedendosi se qualcosa fosse cambiato nell’uomo. Si, c’era qualcosa…qualcosa. Era soltanto la separazione dalla donna che amava? O era di più?

“Cosa c’è? Professore, padre?” sussurrò il ragazzo, ancora a disagio nel chiamare padre un uomo che era tale solo da pochissimo tempo, e solo in senso legale. Avrebbe potuto chiamarlo o definirlo semplicemente tutore, ma padre gli suonava meglio. Padre…al posto del padre vero che lo avrebbe sacrificato a Voldemort, che lo aveva quasi fatto. Padre al posto dell’uomo che adesso era con colui che imprigionava Aura.

Piton si riscosse.

“Hai mai letto Shakespeare?”

“Aura a Babbanologia ci ha fatto leggere qualcosa…dopotutto è un autore babbano…” disse Draco, come se volesse scusarsi per la sua ignoranza.

“Mi domandavo…mi sento come Amleto. Adesso. In un certo senso.”

Il ragazzo biondo scosse la testa “Tutto questo va oltre la mia capacità di comprendere.”

“Il problema è che…va anche oltre la mia capacità di comprendere.”

Draco socchiuse gli occhi fissando Piton, come se in quel gesto potesse riuscire a metterlo meglio a fuoco, più di quanto non avesse già fatto.

“Non sono certo di capire.”

“E come potresti? C’era un vecchio…del Tempio, di quella stramaledetta Congrega…uno di quelli che ha affibbiato una veste rossa ad Aura e la ha mandata ad affrontare la folla, a raccontare qualcosa di assurdo…”

“Parli di quell’articolo sulla Gazzetta, vero? Ma io non credo che…”

“Aura non si ricordava neanche cosa è successo…e poi lo sai, no? E’ stata via poche ore…come poteva, come poteva…” scosse la testa.

“Tutto questo non significa necessariamente una menzogna…”

“No, forse. Ma non ha alcun potere in più, alcun particolare potere. Non sa ancora controllare quel dono che le consente di far ricorso alla sua magia, o meglio…”

“O meglio?”

“Non so neanche se sia magia! Sembra che, salvo rare eccezioni, chi è alla Congrega non usi la magia come noi la intendiamo.”

“Ma Silente…”

“Silente è un’eccezione! E quel vecchio non sembrava neanche averlo in simpatia!”

“Chi era quel vecchio?”

“Uno degli iniziati più alti…non ne sono certo. Un pazzo, forse…non lo ho capito, no.”

Draco tornò a mordersi le labbra “C’è qualcosa di pazzesco in questa nostra lotta.”

Severus si poggiò al muro “Già.”

“E tuttavia non ci arrendiamo mai.”

“Arrenderci…e come potremmo? Noi non possiamo arrenderci!”

“Cosa vuoi dire, esattamente?”

“Quando ho visto Aura, dopo quel dannato intervento alla Conferenza, ho pensato di fuggire. Lo ammetto. Ti avrei chiesto di seguirmi, di seguire me e Aura, lontano da questo posto. Ti sembrerà un’idea vigliacca, e forse lo è. Ma per un attimo ho pensato che era il modo migliore per mettere al riparo le persone che amo. Almeno per un po’…mi sentivo come se fossi stato spremuto come un limone, come se ci fosse sempre stato qualcuno pronto a mettermi in gioco che io volessi o no. Ed una cosa sono io, ma una cosa siete Aura, o tu. E come potevo permettere che voi subiste lo stesso? No, no, mi sono detto che non potevo. In quel momento vedevo in Silente colui che mi aveva usato, e volevo andar lontano. Ma poi…”

“Poi?”

“Poi  è accaduto quello che è accaduto e…Kaliptra…” Severus si morse le labbra.

“Kaliptra? Mia zia? La sorella di mia madre…”

“Lei…” mormorò Piton.

“Mi spiace...” fece Draco in un sussurro.

“Oh, lascia perdere! Lei, un altro, che fa? Un altro essere manovrato da Voldemort, tutto qui. Ed io stupido non lo ho capito subito! Non ha nulla a che fare con te.”

Draco fece spallucce, con un sorriso forzato ed amaro.

“Poi Aura…a quanto sembra è stata catturata, ma non conosco le esatte circostanze. Vedi, quello che volevo intendere prima è che noi non riusciamo ad arrenderci. Quando stiamo per farlo…accade comunque qualcosa che ci renda impossibile il cedere. Quando crediamo di essere davvero in pace, ritroviamo la guerra. Quando la guerra ci circonda e vorremmo cedere, scopriamo un motivo per andare avanti.”

Draco assentì.

“Ecco…” continuò Piton “Alla fine siamo davvero liberi? No. Noi non possiamo arrenderci. E’ sempre come se ci fosse qualcosa, qualcuno… qualcuno che ci impedisce di allontanarci troppo da una trama prestabilita!”

   “Ascoltami, Aura…” continuò la voce senza corpo, la voce di Voldemort “Ascoltami…possiamo essere d’accordo, non sarebbe meglio? E sarebbe onesto.”

“Onesto…” sussurrò appena Aura.

“Ma il punto è tu dove andresti, cosa  faresti se io ti lasciassi? Aura, io posso lasciarti. Lo farò subito, se vorrai. Ma tu? Andrai da Silente, da Piton? Ora sanno che il figlio che hai concepito è mio. Sono stato subdolo, è vero, la magia nel mio sangue ha posseduto in maniera diversa il tuo corpo. Mi sono insinuato in te, ho piantato le mie radici…e questo mi piace. Ma non piacerà a nessun altro. Se i maghi che mi sono avversi sapranno…come già sanno, di certo…di certo loro vorranno questo tuo figlio come arma. Lo useranno, disprezzeranno nel migliore dei casi. E poi…questo figlio che cresce nel tuo ventre…avverte il mio richiamo, la mia magia lo lega a me. Ha bisogno di me!”

“Cosa ne guadagni?”

“Non ucciderò questo bambino. Non lo farò. Potrà essermi d’aiuto, al contrario di Severus. Forse un giorno ti chiederò di darmi la tua energia, e dovrò chiederti un figlio da sacrificarmi…”

Aura chiuse gli occhi, rabbrividendo.

“…Ma non lo farò crescere nel tuo corpo. Vedi, Aura? Io ti risparmierò questo dolore. Adesso possiamo essere più ragionevoli…”

La donna si prese la testa tra le mani “No…no…”

“Chi ti aiuterà? Chi ti salverà da me se tu non mi accetti? Neanche la Congrega a cui Silente s’è rivolto con tale fervore può salvarti. No, non può…non può. Decidi tu il tuo destino…”

   Severus e Draco erano rimasti silenziosi, ad ascoltare le voci che venivano dalle classi. Persi dietro pensieri difficili e pesanti.

“Andrò a casa…” disse poi Draco, pronunciando l’ultima parola come se stesse assaporando del veleno terribile.

“Solo per poco! Solo per lo stretto necessario…e saremo sempre in contatto…” sussurrò Piton.

“Non temere.”

“So che sei in grado di cavartela…so che puoi farcela…”

Draco sorrise debolmente “Inventerò qualcosa. Il ritorno del figlio che credevano perduto…fornirò loro qualche sciocca informazione. Appena andranno o mi condurranno da Voldemort…ti avvertirò, e tu saprai dov’è Aura.”

Piton tese una mano a stringere quella del giovane “Sono fiero…fiero di te.”

Poi udirono un suono di passi nel corridoio, alle loro spalle. La sagoma di Silente emerse dal buio. Il vecchio mago si poggiò stancamente ad una parete.

“Vieni nel mio studio, Piton. Vieni anche tu Draco, se vuoi…”

“Cosa succede ora?”

“Venite…venite… e dopo non vi biasimerò se vorrete dileggiarmi, disprezzarmi o dirmi che sono un vecchio folle.”

Piton e Draco si scambiarono un’occhiata allarmata.

   Mhaka, con il suo aspetto da bambino irriverente fissò il vecchio Khaemuase che andava avanti e indietro, stringendo nervosamente il suo bastone.

“Dovresti calmarti…” sussurrò.

“Facile a dirsi.”

“Difficile a farsi, ma se non ti fermi traccerai un solco nel terreno.”

Khaemuase sospirò, e tornò a sedersi sul suo trono di legno, sotto gli occhi della sua fenice.

“Allora?”

“Allora…allora abbiamo le mani legate!”

“Un intervento non è auspicabile?”

“Contro chi? Come? Fatti questa domanda. La Congrega può aiutare gli uomini che sono afflitti da un umano problema. Ma…ma questo…”

“E’ arduo.”

“Si lo è. E potrebbe conseguirne la nostra scomparsa.”

“Scompariremo comunque…forse.”

“Che dici?”

“Se vince, noi scompariremo.”

Khaemuase picchiò il bastone a terra “Tu stai solo tentando un giochetto!”

“Giochetto?”

“Tu auspichi che noi prendiamo posizione!”

“E’ così…” Mhaka sorrise.

“Ma se poi scomparissimo…”

“Potremmo solo sperare che il mondo a venire non debba mai avere bisogno di noi.”

Khaemuase scosse la testa “Ma tu…mi domando se tu ti renda davvero conto…”

“Del fatto che stiamo cercando di combattere contro l’Origine e la Fine? Oh, si…”

“Il rischio è troppo grande…”

“Dipende. Siamo davvero certi che si tratti esattamente dell’Origine e della Fine?”

Khaemuase fissò l’eterno bambino con occhi attenti.

“Che vuol dire?”

“Rifletti, Primo tra i Saggi. Rifletti. Dopotutto è solo poco più di un uomo che noi… e il Principio ed il Termine resterebbero sostanzialmente fuori da questa faccenda. Chi accetta di andare tra gli uomini accetta le leggi degli uomini…”

   Aura strinse convulsamente i talismani che aveva al collo.

“Cosa hai da perdere, Aura Kay?” domandò improvvisamente Voldemort con un tono quasi stupito “Perché tanta esitazione? Cosa hai da perdere? Sei rimasta sola con tuo figlio. Cosa ti resta da perdere? Piton non ti ha fermata mentre andavi via, sola ed impaurita. Non hai una famiglia, né un posto sicuro in cui tornare…cosa ti trattiene?”

“L’amore di mio marito…” sussurrò la donna “Il rispetto di me stessa. L’aberrazione che tu sei…l’amore per un figlio che porto con me.”

“Sei certa di questo?” mormorò la voce.

“Si, lo sono.”

“Preferisci che io ti uccida?”

“Non voglio che mio figlio muoia, ma se deve crescere in una prigione di tenebra…allora è preferibile che lasciamo insieme questa vita.”

“E non avrai rimorsi?”

“Ne avrò moltissimi…”

“E allora? Allora…dov’è il punto che io non capisco? Perché sfuggirmi se sono ineluttabile, se il rimorso, poi, sarà comunque con te in questa vita o in un’altra?”

“Io amo Severus Piton è mio figlio…non so altro…”

“Ma non capisci? E’ anche a causa loro che sei mia prigioniera! Sono stati tutti i giochi dei tuoi amici e di tuo marito, del fidato Silente, della Congrega che ti ha abbandonata…perché portare fedeltà a costoro? Perché non metterti nelle mie mani? Sarei di certo un migliore avvocato per la tua causa, Aura!”

“No…lasciami sola, ti prego. Se vuoi uccidermi…se vuoi fare quello che desideri…” Aura non terminò la frase, singhiozzando. Pochi istanti dopo sentì che la presenza dell’altro aveva abbandonato la camera.

   Kaliptra gettò furiosamente la sua pallida maschera da Mangiamorte contro al muro più vicino, imprecando.

“Perché tutta questa inquietudine, serva?”

La donna si affrettò a prostrarsi ed a baciare l’orlo della veste di Lord Voldemort.

“Ti chiedo perdono, mio Signore…”

“Perdono?Il tuo lavoro si è svolto secondo i miei piani.”

“Severus Piton…”

“Piton non era nei miei piani, nei tuoi, semmai…”

Kaliptra strinse i pugni ma  sorrise “Mi ero illusa di…”

“Di portartelo a letto per soddisfare la tua sete?” Voldemort sorrise, senza gioia, senza sentimento.

Ricorrendo a tutta la sua arte seduttiva la donna mostrò la sua espressione più attraente “Dopotutto io ti sono stata di grande aiuto…illudere Piton che il figlio non fosse suo…far credere a tutti quegli sciocchi che Aura fosse legata a te e che la Confraternita fosse un covo di imbroglioni…è merito mio…qualche piccola ricompensa la merito…”

Kaliptra sorrise, consapevole dello scintillio dei suoi occhi, delle proprie labbra tumide e rosse.

Voldemort si avvicinò lentamente, prendendo il volto della donna tra le mani e si chinò su di lei “Sparisci sgualdrina…” sussurrò dolcemente “La prossima volta che vedrò il tuo muso sarà il giorno della tua morte…”

Kaliptra si ritrasse, disgustata dal bacio che sapeva di sangue che Voldemort le diede, e dalle parole che l’Oscuro Signore aveva pronunciato.

“Io…”

“Tu sei una sgualdrina, e non sei al mio servizio. Credevi di poter trarre un vantaggio da me? Ti ho detto vattene subito…”

La voce di Voldemort era suadente.

“Subito…” ripeté, sollevando la bacchetta magica. Prima che la punta del magico oggetto si accendesse di luce verde, Kaliptra era lontana. E malediceva la propria stupidità.

   Nagini si aggirava silenziosamente lungo i corridoi della dimora di Voldemort. Strisciava lungo i percorsi che sapeva meno frequentati, sperando di non essere percepita dal suo vecchio padrone. Assistita dalla Fortuna…ma poi, davvero dalla Fortuna?…raggiunse una grande sala, e sibilò agitata. Facile era stato ricorrere ad uno dei suoi poteri magici ed arrivare alla meta, perché Nagini non era un semplice serpente, ma un serpente magico. Difficile era trovare adesso Aura e districarsi in un labirinto che andava ben oltre quel che potevano vedere i Mangiamorte visitatori. Chi era stato in quel luogo, la stessa Kaliptra poco prima, vedeva un numero esiguo di stanze…stanze come quella in cui Aura era rinchiusa. Stanze bene arredate in perfetto stile da dimora di un gentleman inglese. Ma Nagini vedeva… vedeva oltre. Oltre l’apparenza e i giochi creati per i visitatori. Nel tempo, aveva visto nobili arabi ospiti di Voldemort complimentarsi per la squisita architettura orientaleggiante del palazzo…o per i giardini simili a quelli delle dimore di Granada…quando giardini non v’erano affatto, in realtà. Aveva visto una recluta greca di Voldemort sgranare gli occhi davanti ad antiche sculture che avrebbero potuto fare l’invidia dei migliori musei di Grecia. Chissà cosa vedeva Aura… una prigione, forse, o una camera accogliente come quella in cui, nei suoi sogni, voleva restarsene in pace, finalmente. O era stata l’immaginazione di Voldemort a creare l’ambiente in cui la donna doveva essere prigioniera?

E cosa voleva Voldemort stavolta? Nagini non ne era certa, no.

Una cosa era certa: doveva essere cauta. Soprattutto in quel luogo. Il luogo che tutto è e niente, il luogo che è ovunque ed in nessun posto.

Poi un pensiero balenò nella mente del serpente…neanche Voldemort era del tutto libero in quel luogo. Oh, era il posto più sicuro…ma non il più libero.

“Ophium…” richiamò una voce, la voce del suo vecchio padrone…e Nagini, alzò la testa, facendo saettare la lingua tra i denti.

   Draco e Severus erano seduti davanti a Silente. Il vecchio non aveva ancora parlato. Si teneva la testa tra le mani, e la scuoteva di quando in quando.

“Cosa vuoi, Silente? Ci stai solo facendo perdere tempo…” sibilò Piton.

Il vecchio alzò la testa “Si… si… sto solo cercando da dove iniziare…”

“Bene, spero che trovi in fretta il punto giusto, perché io sto per alzarmi ed andarmene…”

“No, io…ho sbagliato tutto…” disse amaramente Silente “Che razza di ammissione! Ma è così… ho sbagliato tutto… tutto…non ho visto ciò che dovevo vedere per esperienza e per il mio ruolo…ho lasciato che i miei occhi si illudessero…”

“Per l’amor di Dio, Silente, parla!”

“E’ semplice. Ogni movimento compiuto sino ad ora è stato sapientemente guidato. La Conferenza, mandare Aura al Tempio, e te a fare il relatore. Le lotte contro Voldemort…tutto è stato guidato da Voldemort stesso.”

Piton strinse gli occhi “Sarebbe bello se fosse così, perché tu potresti scaricarti la coscienza…ma sei stato tu a decidere!”

“Si… in certa misura. Ma le mie decisioni…voi non capite… qualcuno in grado di decidere…”

“Tu farnetichi!”

“No…qualcuno che può indirizzare persino il giudizio della Confraternita…”

Draco, che era rimasto in silenzio, sospirò.

“Questa cosiddetta Confraternita…io non credo in lei. Adesso basta! Ho perso troppo tempo…è chiaro che tutto fosse una trappola…persino il ritrovamento di Nagini. E sembrava che Nagini fosse davvero denutrita e sola…ma…”

“No!”

“No?”

“Non capisci. E’ vero che era una trappola, ma anche se tu adesso ti alzassi sarebbe non per tua libera scelta…”

“Ma cosa…”

“Voldemort, Vesperus… qualsiasi altro nome abbia usato per rinascere e camuffasi…lui è Tempo…”

“Questo non è assolutamente vero!” disse una voce, e Silente, Piton e Draco si voltarono verso la porta.

 

 

 

                                                               IX

 

 

   “Chi va là?” domandò Piton.

“Sono io…abbassa lo sguardo…”

Una sagoma scura e sinuosa…

“Nagini!” fece Piton estraendo la bacchetta, e Draco fece lo stesso.

“Metti giù quel pezzo di legno…” fece il serpente.

“Ma tu parli!” notò Draco “E noi…ti capiamo!”

“Si.”

“Dobbiamo immobilizzarlo! E’ l’animale di Vesperus! Ophium!” fece Silente.

Piton avrebbe pronunciato qualche formula magica, ma con uno svolazzo d’ali la fenice di Aura entrò dalla finestra, posandosi sul braccio proteso del mago. E Fanny, la fenice di Albus Silente, saltò giù dal suo trespolo, per avvicinarsi a Nagini.

“Tu sei il serpente di Voldemort! Di Voldemort e Vesperus…e di Tempo…le fenici lo aiutano perché neanche loro possono opporsi…” fece Silente.

“Non è vero.” insisté Nagini.

Il grosso serpente strisciò più vicino “Ascoltami Piton. Aura si fida di me. Fidati anche tu. Lei ha visto in me il dolore dell’abbandono, e quel dolore era vero, adesso io le sono fedele.”

“Come è possibile che tu parli?”

“Perché io non sono un serpente come gli altri. Sono magico…e non ho bisogno di comunicare solo in serpentese…io conosco anche la lingua degli uomini.”

“Beh, non la hai mai parlata…” sussurrò Draco.

“No, certo che no. Non ve ne era bisogno, e se ve ne fosse stato io non avrei certo parlato con te, ragazzino!”

Draco arrossì.

“Allora…falla breve. Cosa hai da dire?” domandò Severus, titubante.

“Molte cose…”

“Noi non possiamo fidarci! Non commettete il mio stesso errore…” disse Silente.

“Ora smettila…non hai capito ancora nulla. Prima hai detto che io sono Ophium, l’animale di Vesperus, Voldemort e Tempo. Ma Tempo, Voldemort e Vesperus non sono la stessa persona. Né io ed Ophium condividiamo lo stesso essere…non del tutto…”

“Racconta…” mormorò Severus, tornando a sedersi.

“Voldemort è Voldemort. Vesperus è morto migliaia di anni fa. Tempo non è Voldemort né Vesperus. Eppure Voldemort è una sua proiezione. E’ per così dire…un suo desiderio. Un suo desiderio umano. Avete parlato tutto il tempo…ma non vi siete mai chiesti chi fosse Vesperus? Ragazzino…vai in biblioteca…cerca, cerca…”

Piton fece un cenno a Draco, e Draco si alzò ed uscì verso la biblioteca.

“Tempo…parla di lui.”

Il serpente sibilò “Troppe cose da dire…o nessuna…Tempo è ciò che tutto crea e tutto riassorbe. E’ il tessuto in cui i mondi sono ricamati. La fonte eterna.”

“Un…Dio?”

“No…no.”

“Eppure…”

“E’ molto di più. E non è una divinità, non nel modo in cui voi intendete questo concetto.”

“Silente dice che ci è impossibile scegliere…il nostro destino è condizionato… se Tempo è tanto potente…allora non possiamo battere Voldemort, né opporci! Prima o poi ogni nostra azione finirà per andare nella direzione che lui ha stabilito!”

“No, non necessariamente. Voldemort è un desiderio di Tempo, o parte di esso. Ma non è Tempo!”

“Io…non sono certo di capire…” Piton scosse la testa “E Aura…Aura è nelle mani di questo essere…”

“Aura sta bene…”

“E porta suo figlio…”

“Tuo figlio.”

Piton alzò la testa “Cosa?”

“C’è tuo figlio in Aura. Voldemort non può generare…se non attraverso incantesimi proibiti…se non attingendo alla forza di Tempo. E Tempo non gli permette di accedere a quel potere.”

“Ma io…”

“No. Non sei figlio di Voldemort. O meglio, lo sei…sei una sua creatura perché lui ti ha cresciuto secondo il suo insegnamento. Ma il seme che ha permesso che tu germogliassi in questo mondo non è di Voldemort. Ed ovviamente…Persefone Piton, tua madre, non sapeva che in realtà…il padre era un altro…ma che importa ora? Perché descrivere tutti gli inganni di Voldemort? Perché descrivere tutti i suoi sotterfugi per illudere tua madre, come sta illudendo Aura, come ha illuso te…”

“Mio figlio…è mio figlio…” Severus Piton sembrava istupidito.

“Si, è tuo figlio…”

“Perché mai Voldemort dovrebbe volere mio figlio?!” sibilò Severus.

“Perché è anche figlio di Aura. Ed ha capito che il modo migliore per avere il grande potere di tua moglie è illuderla, confonderla…instilla dolci parole al suo orecchio…perché lei si consegni spontaneamente. Ma, per ora, lei non ha ancora ceduto. La curiosità di Voldemort lo spinge a prendere tempo, perché non capisce i sentimenti di Aura…e vuole sondarli. Ma prima o poi avrà ragione di lei…”

“Ma… perché? Perché Aura? Il solo suo potere giustifica tutto questo?”

“Il potere di Aura è un dono. A Tempo non è sfuggito. Tempo sa che Voldemort avrebbe cercato di impadronirsi del potere della giovane dotata di straordinaria grazia…e non poteva permetterlo. Perché Voldemort con quel potere riuscirebbe ad accedere all’energia di Tempo, cessando di essere un desiderio, una creatura sospesa. Per questo Tempo ha fatto sì che la Confraternita non cercasse Aura. Ma Voldemort, che conosce parte dei pensieri di Tempo ha preceduto il suo creatore. Con le sue arti ha usato Silente ed altri tra noi, tutto perché Aura fosse richiamata alla Confraternita del Tempio. Ha fatto indire la Conferenza… e prima ancora, lo ricorderete, aveva già cercato di impadronirsi del potere.”

Piton si prese la testa tra le mani “Assurdo. E’ assurdo! Come possiamo combattere contro questo potere?”

“Non potete distruggerlo.”

“Allora è la fine…”

“No. Dopotutto…Voldemort è anche una proiezioni di voi umani. Te lo ho detto. Voldemort è il desiderio di Tempo di essere umano…”

“Spiegati…”

“Io non so come. Ma potete fermarlo. Non per sempre…perché il vostro sarà un duello eterno, ma almeno per un po’. Rifletti… a suo tempo come poté Potter fermarlo? Con l’amore… nulla che non sia umano.”

“Ma come ha potuto Tempo creare una creatura simile? Essere uomo significa per lui essere talmente malvagio?!” domandò Silente.

“Voi umani siete anche questo!” sbottò Nagini “Voldemort è il più umano degli uomini…come lo era a suo tempo Vesperus! E voi umani siete contraddizione pura!”

Fu allora che Draco entrò dalla porta, pallido e confuso.

“Hai trovato nulla?” lo incalzò Piton.

“Solo poche righe…”

“Dicci!”

“…Vesperus a cui va la gratitudine dell’intera comunità magica, si sacrificò per curare la peste tra i babbani nel corso dell’intero decimo secolo prima di Cristo. Viaggiò portando conforto e sanando i dissapori tra maghi e non maghi. Per questi ed infiniti altri suoi meriti è da considerarsi una delle personalità più eccelse della storia, se non la più eccelsa in assoluto.” citò il giovane “Tutto qui.”

Severus scosse a lungo la testa.

“Ebbene?” domandò Nagini “Non interverrete?”

Lo sguardo del mago si fece di ghiaccio “Certo che si!”

“Certo che si…” ripeté Draco con un sorriso.

“Molto bene…” sussurrò una voce, mentre uno scintillio color zafferano si diffondeva nello studio.

“Khaemuase!” Silente sembrava star recuperando la sua energia.

“Si, eccomi. Sono venuto a portarvi da Voldemort.”

“Credevo che tu non potessi o non volessi…”

“Ho riflettuto…la mia legge mi impone di non oppormi a Tempo. Ma Voldemort non è Tempo, come questo nobile serpente vi ha appena detto.”

“Nobile?” sibilò Nagini “Credevo mi ritenessi immondo…”

“Questo non è vero…non del tutto. E’ che tutti noi dobbiamo attenerci al nostro ruolo a volte…” sorrise Khaemuase.

“Molto saggio.”

“Dove ci porterai?” domandò Draco.

“Solo Severus, mi spiace…”

“Ma io…”

“Fidati di me, Draco!” sussurrò Piton mettendogli una mano sulla spalla.

“Certo.”

“Nagini e Fiamma verranno con me?” domandò Severus.

“Si. Loro servono alla causa.”

“Andiamo, allora…ma…dove?”

“Al Tempio del Tempo.”

   Aura stava cantando, raggomitolata vicino al fuoco. Aveva indossato un nuovo abito di seta viola. Eppure si sentiva nuda, esposta ai colpi di Voldemort e… no, non solo di Voldemort, ma della Sorte.

“Sei sempre lì ferma…” disse la consueta voce disincarnata…o c’era un corpo, e lei non poteva vederlo?

“Se vado lontano dal fuoco ho freddo.” Mormorò Aura.

“Passerà, con il tempo. Quando ti sarai convinta che sono io ciò che è meglio per te.”

Aura alzò le spalle, fissando tristemente il vuoto.

“Severus…”

“Severus ha Kaliptra. E’ questa la realtà. Vedi…molti uomini sono disposti a chiamare crudele chi invece ha solo la capacità di dire la verità. Ma ci vuole qualcuno che la dica. Non si può vivere di sole illusioni.”

“Voldemort…ho detto prima di non avere paura di te. Ma non è vero. Io ho paura.”

“Lo so…”

“Non è per le tue mani sporche di sangue…o per i tuoi occhi di fiamma… se temi che mostrandoti potrei rabbrividire…ti inganni.”

“Allora, cosa temi di me?”

“Il vuoto. Tu sei il nulla…”

“Il nulla?” ripeté la voce metallica.

“Si, il nulla…l’infinito abisso. La negazione di ogni sentimento…la negazione di ogni umanità.”

“Se fossi forse più umano…le tue parole potrebbero ferirmi, quasi uccidermi.”

“Cosa vuoi da me? Cosa puoi ottenere da un potere che io non so usare? Cosa mai…che già tu non abbia? Hai tutto, e sei potente…puoi sconfiggere Silente, lo hai dimostrato. Perché vuoi altro?”

“Io voglio…la vita…”

“La vita?”

“Si…” mormorò la voce, e lui apparve. Apparve in uno svolazzare di mantello nero, con gli occhi rossi che mandavano bagliori inquietanti, la pallida pelle di morto…

“La vita?” domandò ancora Aura.

“Non essere più bianco o nero. Conoscere i colori e le loro sfumature…i miei occhi non hanno capacità di vedere sfumature…” disse in un sibilo.

“Adesso…ho davvero paura…” mormorò Aura.

   Le pareti di pietra con le incisioni di serpenti che si mordevano la coda sembravano mandare bagliori verdastri nell’oscurità.

“Seguitemi…” mormorò Khaemuase “Posso portarvi sino alla prossima porta, ma il resto del viaggio è solo vostro…solo per voi è trovare la strada e il mezzo…”

Raggiunsero la grande clessidra che dominava la stanza.

“Io non posso aprire la porta più segreta…” sussurrò Khaemuase “Ma forse…”

Nagini sibilò. E un’ombra scura apparve.

“L’adepta sta continuando la sua prova…l’ultima prova prima di entrare davvero nella Confraternita…” parole lucenti si formarono nel cristallo della clessidra.

“Reverendo e Venerabile Tempo…” disse Khaemuase prostrandosi.

Tempo avanzò, e fissò i suoi occhi viola e scintillanti sui due uomini e sui due animali. Scostò il cappuccio nero che gli copriva il volto. E Piton lo vide. Trattenne a stento il fiato…perché quel volto era il volto di Voldemort, ma era anche privo della crudeltà che traspariva dal mago. Era un volto che conosceva ogni cosa.

“Questo dunque è l’aspetto del Tempo?” pensò Piton. Rapidamente  parole si formarono nella clessidra “Solo un aspetto come un altro…i miei occhi sono davvero l’unica parte di me che non è fatta per essere visibile al vostro sguardo…”

E Piton tornò a fissare quei due occhi viola mobili come acqua, brillanti come stelle. E dovette distogliere lo sguardo…quasi accecato.

“Tempo…non posso mentirti. Io non so perché tu abbia voluto creare Voldemort…ma…”

“Ho creato Voldemort che è in parte Vesperus. Che era Vesperus prima di essere Voldemort…e Vesperus era bene. Come Voldemort è male…non sono la stessa cosa, eppure lo sono.”

Severus scosse la testa.

“Ma la tua creazione ora rischia di distruggere tutto! E mia moglie…”

“Ti sarà aperta la porta del Tempio…la porta più segreta…”

“Potrò salvarla?”

“No. Perché per lei è in corso ancora una prova…e dovrà essere lei a salvarsi. Ma tu sarai lì, se lo farà…e la porterai via…”

“Non potrò aiutarla…ma Nagini e la fenice…”

“Loro potranno parlarle, forse, darle conforto…solo se lei stessa lo vorrà. Ma la prova è solo per Aura Kay. Rassegnati…”

Piton non seppe che dire, né come opporsi. Tacque. E i grani di sabbia che vorticavano nella clessidra tornarono a ricomporsi…mentre Tempo fissava i suoi occhi viola su Piton.

Piton fissò Tempo, e per un attimo credette di essere impazzito…ma Tempo aveva davvero portato una mano al petto, ed aperto…una piccola porta scura sul suo cuore.

E Severus si sentì trascinato verso quella porta…in quel mistero, e con lui la fenice e Nagini. Improvvisamente Tempo gli parve colossale…e poi svanì, lasciando posto al buio…

Khaemuase contemplò il volto enigmatico di colui che è Fine ed Inizio.

“E’ più di quello che sembra. Non è solo capriccio. Questo è il luogo e il tempo…per decidere il destino degli esseri umani…vero?” mormorò Khaemuase “Ed io lo ho compreso solo ora…”

Tempo si portò un dito alle labbra, in un gesto che voleva dire “Taci…” e sorrise.

   “Io me ne voglio andare, Voldemort…” sussurrò Aura.

“Perché ora?”

“Perché è così…non è questo il mio posto…”

“Non puoi andartene…” disse lui, sorridendo.

“Allora uccidimi.”

“Morta non mi servi.”

“Allora…che farai? Io non collaborerò mai con te!”

“Oh, sarai mia prigioniera, allora…e tra qualche tempo capirai che è meglio piegarsi, perché ti piegherai, che tu lo voglia, o no.”

“E tutte le tue parole?” disse Aura in un sibilo di disprezzo “Tutto ciò che hai detto? Il modo in cui mi hai illuso?”

“Si, è vero. Ti ho illuso…ma tu mi servi troppo, ed io non dovrei neanche discuterne con te…sai cosa? Dovrei farla finita…”

Aura barcollò “Finita?”

“Prendere il tuo potere, che tu lo voglia…o no.”

La donna si guardò attorno, cercando una possibile via di fuga…ma come…dove…

“No!”

Voldemort sorrise amabilmente “Si, invece. Potrei farti una concessione…lasciare andare il figlio di Piton…mandarlo da suo padre, quando nascerà. Ma tu mi servi.”

“Il…figlio…di Piton?”

“Si. Un’altra piccola bugia delle mie…è di Severus il tuo bambino…tanto vale dirlo, se tu comunque non ti affidi a me.”

Calde lacrime bagnarono le guance di Aura.

“Piangi? Di gioia o di rabbia?” chiese in un sussurro l’uomo dagli occhi rossi “Ma è inutile. Tu resterai con me, per me.”

“Che tu sia dannato…” sibilò Aura.

Il volto di Voldemort era di ghiaccio.

   Severus Piton si guardò attorno, ancora intontito dal bizzarro viaggio. Buio. Tutto era buio…allungò le mani cercando delle pareti…ma non c’era nulla…

“Siamo al confine con la zona dove è Aura con Voldemort…” la voce di Nagini veniva da un punto imprecisato nell’oscurità.

“Cosa significa questo?” domandò Severus, mentre Fiamma gli si posava sulla spalla.

“Questo buio?” domandò Nagini.

“Si.”

“Che lei non ha bisogno di noi…non ancora.”

La fenice cominciò il suo canto…

   “E’ stata colpa mia…” iniziò a dire Aura “Io ti ho aperto le porte, io ti ho reso possibile ingannarmi…è stato solo perché il mio cuore era in preda alla paura. Ed il turbamento per la vita che nasceva in me…tu hai potuto servirti delle mie debolezze…” scosse la testa, ed i lunghi scuri capelli riverberarono del bagliore del fuoco.

“Debolezze umane…” sussurrò Voldemort.

“Te ne sei servito…oh, te nei sei servito a meraviglia…ma solo perché io sono stata tanto debole e pazza da permettertelo!”

“Odiami.” sorrise Voldemort “Questo non cambierà la natura dei fatti…”

“No, non la cambierebbe, purtroppo.” Aura si morse le labbra, sentendo rinascere una speranza in sé  “La paura…la paura è l’alleata del Male. La paura è la sua anticamera: quando ti prende è già tardi. Ma dovrai capire cosa sia la vera paura, rivedere ciò in cui credi, per comprenderlo a fondo. Queste parole mi disse Silente…”

“Sciocchezze… soprattutto per un uomo che  non è stato capace di evitare lui stesso il male e la paura!”

“E’ vero…forse. Ma è stato ingannato, come me…come tutti…”

“E tu, ormai, sei persa.”

“Questo non è vero. Sono stata una vera sciocca a scappare da Severus…non gli ho permesso neanche di parlare, e sono certa che…non ci fosse motivo di scappare. Quel gelo che ho visto sul suo volto…era normale.”

“No…Severus t’avrebbe abbandonata…lui non sopporta che…”

“No, non è vero.”

   “Il buio si dirada…” sussurrò Severus.

“Qualcosa accade…” rispose il grande serpente “La fenice di Aura ha cantato, ma ora tace…in ascolto…qualcosa accadrà…”

“Cosa? Devo trovare il modo di aiutarla!”

“Ci riuscirà benissimo da sola…e, ricorda che sia il potere di Voldemort che il suo non nascono dalla magia che tu ed i tuoi amici maghi possedete…sono entrambi poteri che traggono forza da una fonte assai più arcana…”

“Vuoi dire che, alla fine, io sarei inutile?”

“Non inutile, ma la battaglia è su un altro piano…”

“Ho quasi timore…poteri divini…”

“No, non divini…umani…”

Severus strinse le labbra.

   “Perché hai paura Voldemort?” sussurrò Aura.

“Non ne ho…tu sei pazza!”

“Eppure stai tremando…”

“Non è vero!” la voce di Voldemort tradiva rabbia, ma chinò lo sguardo, osservandosi le mani…e le sue mani tremavano.

“Cosa mi hai fatto?!”

“Non ho fatto nulla…”

L’Oscuro afferrò i polsi della donna “Adesso devo ucciderti… non importa più del tuo potere…”

Aura sorrise “Non puoi farlo…qui non puoi farlo…adesso ho ricordato, ed ho capito tutto…e, ora, fuori da qui rischieresti di indebolirti troppo, combattendo apertamente contro il potere della Fenice…”

   Il luogo dove Fiamma, Severus e Nagini attendevano era luminoso…pervaso dalla luce.

“Cosa…”

“Adesso…adesso…” sussurrò Nagini “Chiamala! Chiama Aura…e tu, Fenice…canta!”

   “Strano…” mormorò Aura, sorridendo “Sembra che mi chiamino…”

Voldemort socchiuse gli occhi, concentrandosi “Maledizione!”

“Severus è qui. E’ venuto a salvarmi…no, non ce ne sarà bisogno.”

L’Oscuro strillò…

 

 

                                                               X

 

 

   Il tempio era scuro…i serpenti che si mordevano la coda, in rilievo sulle pareti di pietra, erano appena visibili. La clessidra dai grani scintillanti rischiarava la sala a malapena.

Tempo osservava i due sposi che si tenevano stretti per mano che fissavano ammirati lo scorrere del tempo. Più oltre Nagini e Fiamma giocherellavano come due tranquilli comuni animali.

“Tornerà?” disse improvvisamente Severus.

I grani della clessidra composero una scritta: “Si. E presto.”

“E non potremo vincerlo?”

“No. Può essere solo una sua scelta andar via definitivamente, e potrebbe non decidere mai di farlo.”

Severus scosse la testa “Perché…perché lo hai creato.”

Nessuna scritta si formò.

“E’ questo l’ordine delle cose…” sussurrò Aura con un sorriso pressoché enigmatico.

Tempo, sotto il pesante cappuccio…sorrise.

“Hai superato l’ultima prova…Aura.” le parole si formarono nel cristallo “Adesso fai parte della Congrega. Forse c’è qualcosa che Khaemuase dovrebbe dirti…”

Il vecchio si fece avanti “Molto presto dovrò lasciare il mio incarico. E’ giusto che sia trovato un sostituto…ho visto troppo di questo mondo, e desidero trascorrere più serenamente il resto della mia vita. Aura…vorrai accettare il gravoso compito?”

Aura si voltò a contemplare il viso di Severus “No…” disse infine “Non accetterò.”

“E’ un onore inimmaginabile quello che…”

“Ho un marito, un figlio adottivo che mi attende, un bambino che sta per nascere e due amici del mondo degli animali…e diverse classi di Babbanologia da mandare avanti. Non ho proprio tempo per le inezie…” sorrise.

Khaemuase sospirò “Allora mi toccherà attendere ancora…ma forse, prima o poi…”

“Nessuno di noi può dirlo, solo…il Tempo.”

“E’ ora di tornare a casa per noi…” mormorò Severus.

“Già…” sussurrò Aura “Come faremo?”

“Ti basta volerlo, Aura…” le parole si formarono all’interno della clessidra.

“Se non vuoi affidarti ai poteri di tuo marito…” Khaemuase ghignò “Ti basterà volertene andare…e porterai con te Severus, Fiamma e Nagini…”

Aura sospirò “Ma come…”

“I tuoi poteri. Nessuno può insegnarti come usarli…aver superato la prova ti darà il potere di tenere tutto sotto controllo…per il resto dovrai capire tu.”

“E adesso ci lasciate andare così… senza spiegazioni?” sussurrò Severus.

Khaemuase ridacchiò.

“Nagini, Fiamma…” chiamò Aura, e gli animali la raggiunsero. La donna sorrise un’ultima volta a Tempo, ed al Primo Iniziato della Congrega. Poi strinse più forte la mano di Severus.

“Allora…proviamoci…un po’ come nel Mago di Oz…”

Aura batté tre volte i tacchi delle scarpe “Voglio tornare a casa, voglio tornare a casa…voglio che tutti noi torniamo a casa…”

La luminescenza che invase la sala rivelò per la prima volta i contorni di tutti gli oggetti che erano stati immersi nel buio, persino l’alternarsi di incisioni di serpenti chiari e serpenti scuri alle pareti.

“Non è un addio…” Khaemuase si chiese se quella scritta fosse davvero apparsa nella clessidra, o se lo avesse solo sognato. Ma un attimo dopo era tutto di nuovo buio.

“E’ ora anche per me…” sussurrò il vecchio “O sarebbe ora…non mi dirai cosa è accaduto? Come ha fatto la ragazza a vincere Voldemort.”

“Nessuno ha parlato di vittoria…” la voce di Tempo strappò un sobbalzo al Primo Iniziato.

“Da quanto che non sentivo la tua voce…”

“Nessuno ha parlato di vittoria…” ripeté Tempo con voce di uomo e donna insieme.

“Allora come ha fatto? Come ha fatto a superare la prova?”

“E’ semplice…ha ricordato l’insegnamento che a suo tempo ti dissi di impartire a Silente, che il male non può essere cancellato, solo riassorbito. E che è la paura a causare la proliferazione del male. Silente, secondo quanto avevo previsto, ha ripetuto l’insegnamento alla donna…ecco tutto.”

“Il cerchio completo…”

Tempo assentì “Il cerchio completo.”

“Ed ora… Voldemort… dov’è?”

“Lontano. Ha bisogno di tempo perché il suo potere sia nuovamente al massimo. Aspetta che la luce diminuisca d’intensità, perché le tenebre tornino a diffondersi.”

“Lo affronteranno ancora?”

“Prima di quanto non credano. Questa è la storia…”

Khaemuase inclinò la testa “Spiegati.”

“Nessuno prevarrà. Come sempre è stato. Il perfetto equilibrio…il che presuppone che luce e tenebra tornino sempre a sfidarsi perché nessuno sia più forte.”

“E non potranno fondersi?”

“Questa è una possibilità…” ammise Tempo con la sua voce sonora che era di uomo e donna insieme.

“Non ci resta che attendere. Oh, ma che dico…io attenderò, non tu. Per te sta già succedendo, succederà ed è già successo…ed ora capisco che non mi dirai di più, neanche su ciò che è successo tra quei due…ed io vado via. A presto, Venerabile.”

“A presto…a subito, a ieri, a domani…”

Khaemuase sorrise, svanendo nel nulla. E Tempo fu nuovamente solo, come sempre era stato.

Tempo si liberò del manto scuro, rivelando il bel volto di un uomo “Neanche lui può capire tutto…” la sua voce era solo maschile.

“Non è stato creato perché capisca tutto…” mormorò una voce di donna, mentre la testa di Tempo ruotava…rivelando un doppio volto, uomo da una parte, donna dall’altro.

“Vogliamo rivedere ciò che è successo?” chiese la voce d’uomo.

“Si…è stato allora che Voldemort ed Aura sono stati entrambi ad un passo dal carpire in pieno il nostro potere…”

“Se lo avessero fatto sarebbero stati noi.”

“Esatto…” questa volta le voci erano tornate a fondersi. I due volti chiusero gli occhi, reimmergendosi nel flusso del tempo, per rivivere il momento in cui Aura e Voldemort avevano duellato…

L’Oscuro strillò…

Aura sorrise “Hai davvero paura…”

“Non riesco a lasciarti andare…” sibilò Voldemort.

“Non devi lasciarmi andare…”

“No…” tornò a gridare Voldemort “Questa luce sta corrompendo la mia tenebra! Lasciami…che potere è questo?! Ci rinuncio…”

La luce pulsante aveva invaso l’ambiente…sembrava che potesse penetrare persino all’interno del corpo dei due contendenti…ma erano questo, poi?

Poi Voldemort aveva smesso di gridare “Severus ti sta chiamando…”

Aura assentì “Lo senti? Mi ama…devo tornare da lui… da lui e da nostro figlio…”

Voldemort s’era sentito sopraffatto da tanta luce…improvvisamente preda di una misteriosa nostalgia…di cosa? Di chi? Aveva cercato la bocca della donna, senza che questa si opponesse…

E poi la luce, solo la luce.

Ed un attimo dopo… Aura era tra le braccia di Severus. E Voldemort, solo, lontano a rinvigorire la propria tenebra violata.

   Draco Malfoy stava affrontando la propria frustrazione leggendo e rileggendo pesanti volumi della Biblioteca di Hogwarts. Aveva cercato con maggior cura informazioni su Vesperus…dicendosi che era meglio conoscere bene il nemico, e non ignorarlo. Poi aveva trovato alcune pagine strappate da quello che doveva essere stato un vecchio tomo di storia, pagine gettate quasi distrattamente su uno scaffale. Era stato tentato di gettarle persino. Poi le aveva osservate con una certa curiosità e aveva sgranato gli occhi “Vesperus, il mago d’animo nobile, eroe per i babbani e per la sua stessa gente, dovette affrontare interminabili anni di duelli e sfide contro la perfida strega Hecate. L’intero genere umano ebbe a soffrire di questa sfida che recò lutti infiniti. Solo una creatura riusciva a fare da tramite tra i due stregoni, il serpente Ophium, poderosa bestia proveniente da regioni ignote. Ophium era chiamato il messaggero. La vita di Hecate e Vesperus durò molti più anni di quanto un normale essere umano, o un mago possano contare. Poi, entrambi, scomparvero. Il serpente Ophium guidò entrambi verso un luogo ignoto, forse la regione dalla quale proveniva, perché affrontassero un’ultima prova. Cosa poi accadde è mistero. Ma nessuno sentì più parlare di Hecate e Vesperus. Tali erano le loro arti magiche che furono considerati quasi divinità per lungo tempo…”

“Cosa stai leggendo, Draco?”

Draco sobbalzò, e si voltò “Aura!” strillò, e saltò su ad abbracciare la donna e Piton.

   La penna di Silente scorreva rapida sulla pergamena “Venerando Khaemuase, sono trascorsi molti anni da quando ho lasciato il terreno del Tempio…credevo d’aver ben compreso d’avere una missione nel mondo: fare il bene, indurre ad agire per il bene. Quanta superbia in questa idea! Ho scoperto solo oggi che esistono molte più cose di quelle che possiamo contemplare nella nostra mente ed immaginazione. E sì che i maghi come me non pensano affatto di poter scarseggiare di fantasia! Aura e Severus sono tornati. Non chiederò loro cosa sia accaduto, suppongo di non avere il diritto di farlo. Per qualche folle istante ho creduto che il destino ci obbligasse a scelte che potremmo non voler seguire di nostra spontanea volontà…un’altra sciocchezza. Per quanto il destino ci possa spingere verso un punto preciso…siamo noi a scegliere, non è vero? E’ questo il vero scopo della Confraternita. Il simbolo della Fenice che ci accomuna…ricordarci che abbiamo possibilità di scelta, anche contro le apparenze. Ora lo so. A presto. Albus Silente.”

   Khaemuase sorrise a Mhaka.

“E siamo ancora qui.”

“Così sembra…”

“E ci saremo ancora a lungo.”

L’eterno bambino sorrise “E’ andata come io credevo che sarebbe andata…”

“Ma io non potevo saperlo…” Khaemuase sospirò “Per mio ruolo sai che non posso…non devo conoscere tutto. Avrei dovuto pensare che era già successo e che erano solo gli stessi ordini ripetuti di un tempo…”

Mhaka rise “A suo tempo ti fu vietato di concedere a Vesperus e ad Hecate di entrare al tempio per apprendere…hai dovuto persino inventare che i serpenti erano indegne creature…credo che i rettili possano essere vagamente offesi con te.”

“Non sono un dio, io!” sibilò Khaemuase “Sono solo un’immortale! Posso commettere piccoli errori!”

“Certo…allora inventasti quella cosa dei serpenti, questa volta hai provato a persuadere Aura d’essere indegna…”

“Ma poi tutto va come deve andare!”

“Già…” Mhaka si fece serio “Anche se è sempre difficile. Dopotutto è sensato che i Candidati non passino per l’iniziazione…se non a tempo debito e nei modi prescritti.”

“Dopotutto questa è la succursale di Tempo!”

   Aura soffocò un grido, mentre le labbra di suo marito indugiavano, avide, sul suo corpo.

“Che bella pelle…” mormorò Piton, lasciando scorrere un dito sulla carne nuda della propria moglie “E non mi sazia mai.”

“Neanche tu riesci a saziarmi mai…”

Piton si accigliò.

“Voglio dire che ti desidero fin troppo…ho un continuo bisogno di te.”

“Davvero…”

“Si…” mormorò la donna.

“Allora non dovremo separarci più.”

“Mai più…”

“Questo vuol dire che verrai con me alla Conferenza per la Magia? E assisterai al mio discorso… sperando di riuscire a fare un discorso…”

Aura rise, stringendosi all’altro, cercando la sua bocca “Si. Verrò con te.”

“E questa volta tutto andrà per il verso giusto…”

   Centinaia di persone sedevano, lo sguardo fisso al palco della Conferenza.

“Ed ecco a voi…l’inviato di Hogwarts, Severus Piton! E’ qui con un membro della Confraternita della Fenice…Aura Kay, sua moglie.”

Tutti si zittirono, attenti, mentre Severus ed Aura avanzavano al centro del palco.

Piton strinse la mano di sua moglie :”Ho una sola cosa da dirvi, una sola cosa da promettervi. Il Tempio della Fenice e l’illustre Albus Silente ci hanno invitato a riportarvi solo questo… SPERANZA!”

Nell’esplosione di applausi e grida di gioia, Severus Piton cercò la bocca di sua moglie. Ed Aura, ridendo, si domandò come potesse essere tanto fortunata da aver sposato un uomo tanto affascinante ed…eloquente!

                                                         FINE

                                                  By Mariacarla

 

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