LICIA

Quella che gli antichi chiamavano Licia è sempre stata considerata una regione impervia e un po' selvaggia. I suoi abitanti venivano descritti come rustici e solitari. Erodoto ipotizza una loro provenienza dall'isola di Creta, per altri storici essi sono i discendenti degli antichi Ittiti. La natura stessa del territorio non facilitava certo le comunicazioni. Infatti qui i nodi montuosi si accavallano e le coste iniziano a diventare alte, con pochissimi approdi. I Lici avevano una lingua e una scrittura ostiche e difficili quanto loro. 

La Lycia aveva un tempo 70 città ora ne ha 36. Di queste le più importanti oltre a quelle menzionate sopra sono Canas, Candiba (Gendive) dove c’è il famoso bosco di Eunias, Patara (presso Karamik), Choma (Yilmazli), bagnata dal fiume Edesa (Camdere), Cyaneae (Yavu), Cadianda (Uzumlu), Lisa (Sutlegen), Melanoscopium (Karatas), Tlos (Camurkoy), Telandrus (presso Incirkoy). Include nel suo interno anche la Cabalia con le sue tre città di Oenianda (Incealiler), Balbura (presso Karachulha), Bubon (Ibecik).

I Persiani governarono la zona in periodi alterni, poi fu la volta di Alessandro il Grande, dei Romani e dei Cavalieri di Rodi. I Romani legarono la Licia, e la confinante Pamphylia, alle altre regioni che costituivano la Provincia d'Asia. Di questo popolo fiero e silenzioso restano città e necropoli importantissime. 

I loro monumentali sarcofagi - dallo strano coperchio a carena ogivale che riproduce il fondo delle loro imbarcazioni - sono disseminati lungo tutta la costa e l'interno. Alcuni affiorano dalle onde, suggestivi e senza tempo, a testimoniare l'importanza che i Lici davano al culto dei morti.

La Lycia è indipendente fino a Claudio mentre la Pamphylia che faceva parte del regno di Pergamo viene in possesso di Roma come tutto il territorio del regno per il testamento di Attalo III nel 133 a.C. .

Le città della Licia

TELMESSOS

Una leggenda vuole che uno dei figli del dio Apollo abbia fondato l'antica Telmessos, oggi Fethiye. La città era famosa per il suo santuario e per una scuola di divinazione. Uno di questi indovini, Aristandros, fu amico e compagno di Alessandro Magno, il conquistatore della città. In quei tempi lontani vennero scavate le tombe che ancora si vedono, illuminate di notte, sui fianchi del monte sovrastante la parte antica della cittadina.

TLOS

Tlos, oggi Yakaköy, era una dei più potenti centri della valle del fiume Xanthos: città eminente, arroccata su uno sperone di roccia imprendibile. Oggi si visitano le rovine di Tlos invase dalla vegetazione selvatica in solitudine totale. Molti i sarcofagi, le tombe rupestri dai rilievi molto curati e raffiguranti animali. Tra le tombe, quella attribuita a Bellerofonte, figlio del re di Corinto e uccisore del mostro Chimera: reca un bel bassorilievo con l'eroe a cavalcioni di Pegaso, il suo cavallo alato. Da vedere il teatro di epoca romana, in ottime condizioni, con sedili in marmo scolpito: con ogni probabilità, la cavea del teatro poteva essere inondata per permettere i giochi nautici. Un antico grande sarcofago si erge surreale in mezzo ai campi.

XANTHOS

La prima delle tre città che s'incontra è Xanthos, sulle rive del fiume che anticamente portava lo stesso nome, forse di origine cretese o egiziana, oggi Esen Çayi. Fu capitale della Licia e Omero narra che le truppe provenienti da Xanthos, guidate dal prode Sarpedonte, furono alleate di Priamo durante la guerra di Troia. Il satrapo persiano Arpago, dopo averla conquistata nel 545 a.C., svenò la città a furia di tasse e gabelle sino a quando non arrivò Alessandro Magno a liberalizzarne l'economia prima della proficua pax romana. Nella storia di Xanthos si ricordano episodi di eroismo, come quando gli abitanti stessi la distrussero purché non cadesse in mano ai nemici Persiani che l'assediavano. 

 

Ricostruzione ipotetica dell'Acropoli di Xanthos

Immersa in un suggestivo paesaggio, l'antica Xanthos si visita spesso in solitudine, passeggiando tra le rovine più interessanti distribuite attorno alla collina: il teatro, rinvenuto recentemente, è il primo sito archeologico che si incontra: nel II secolo venne sponsorizzato da un riccone, Opramoas, e costruito di fronte all'agorà. Molto significativi i sarcofagi posti su alti pilastri: il più famoso è quello chiamato tomba delle Arpie, con bellissimi bassorilievi raffiguranti i demoni alati che portano in cielo le anime degli eroi. Si tratta però di copie, infatti il meglio delle statue, dei fregi e delle iscrizioni ritrovate a Xanthos da un archeologo inglese fu portato nel 1842 al British Museum di Londra. Visibili anche l'Arco di Vespasiano e le fondamenta di un tempio.

LETOON

Lasciata Xanthos, in 4 km si è a Letoon, che deve il suo nome al culto di  Leto (Latona). Questo infatti fu un luogo di devozione e meta di pellegrinaggio più che una vera città. Uno accanto all'altro si possono vedere tre edifici religiosi: il tempio di Apollo sulla sinistra (II secolo a.C.) con un bel mosaico sul pavimento, quello di Artemide al centro (IV secolo a.C.), nei pressi del quale fu rinvenuta una stele trilingue (in aramaico, greco e nella lingua licia), e l'ultimo dedicato a Leto, a destra, il più importante per i cittadini. Poi un ninfeo dalla pianta semicircolare, tuttora invaso da acqua dove nuotano piccole tartarughe e schiere di rane, e un teatro ellenistico in ottime condizioni, al quale il giallo di un campo di cereali fa da colorato palcoscenico. Un bellissimo sarcofago licio s'innalza nel mezzo di uno spiazzo erboso, solitamente abitato da capre socievoli.

PATARA

Patara è l'ultima delle tre località della Licia antica, alla foce dello storico Xanthos; si trova a 7 km da Xanthos, e le sue rovine si mescolano alla vita balneare di chi frequenta l'immensa, bellissima spiaggia lunga ben 20 chilometri che oggi le separa dal mare. Si è accolti da un massiccio arco di trionfo romano risalente al 100 d.C., con tre archi solidi eretto in onore di Mettio Modesto, proconsole di Roma. All'arco segue ciò che resta di una grande necropoli con molte tombe licie. Patara fu ricca grazie all'agricoltura e ai commerci del suo porto, anch'esso inesorabilmente insabbiato. Durante la dominazione romana, però, rappresentò il fulcro portuale più importante di tutta la Licia. Mentre gli Atti degli Apostoli ne parlano come di tappa del viaggio di San Paolo, la leggenda racconta che qui nacque San Nicola. La sabbia, una volta che la città venne abbandonata dai suoi abitanti, se ne appropriò seppellendola, sovrapponendo dune ai monumenti. Per visitare il teatro ellenistico e gli altri scavi si deve pagare un ingresso. Oltre al teatro sono visibili i resti delle terme e di una basilica. La vegetazione invade tutto, gli sterpi e la sabbia ricoprono i gradini del teatro, e le terme e i due templi hanno poco da mostrare: vicino a uno specchio d'acqua si trovano le rovine di un tempio corinzio. Con una bella camminata, poi, sarà possibile raggiungere l'incredibile silos granario dell'epoca, il Granaio di Adriano, enorme edifico dove si ammassavano i cereali da caricare sulle navi. Un tempo esso si trovava proprio sui moli del porto, ora è in mezzo agli acquitrini, ma si erge ancora poderoso. Al termine della visita archeologica sarà ben difficile resistere alla tentazione di una nuotata e un po' di relax nella vicina stupenda spiaggia.

 

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