L'attuale
cittadina di Orbetello sorge sull'insediamento antico, in una posizione
geografica davvero caratteristica, all'estremità occidentale di una sottile
lingua di terra ("tombolo") lunga circa 4 chilometri e larga dai 500
ai 600 metri. La piccola penisola di Orbetello è protesa in mezzo a una laguna
delimitata oggi dagli altri due tomboli della Feniglia, a sud, e della
Giannella, a nord, che ancorano il Monte Argentario (che un tempo fu un'isola)
alla costa tirrenica. Di questi (originati dal deposito di materiale detritico
sabbioso) solo il tombolo meridionale esisteva già nell'antichità, mentre
quello della Giannella in epoca etrusca era ancora in via di formazione, come
mostra anche la relativa recenziorità dei reperti archeologici finora
rinvenutivi.
Il tombolo
di Orbetello nel 1842 fu prolungato artificialmente fino all'Argentario, tramite
la costruzione di una diga, che insiste peraltro su un antico acquedotto di cui
sono emerse le tracce (fistulae plumbee e una cisterna) sul pendio
nord-orientale del promontorio. A differenza della zona del Monte Argentario, a
Orbetello è atte stata una continuità abitati va a partire dalla tarda età
del Ferro, il che indica chiaramente che gli Etruschi occuparono e sfruttarono,
piuttosto che l'Argentario, la laguna di Orbetello sia per la grande pescosità
sia per gli ottimi approdi. Le antiche fonti letterarie non forniscono alcuna
informazione circa la storia etrusca e romana di Orbetello. Strabone, che
scrisse nella prima età imperiale, offre solo una rapida descrizione geografica
della zona.
Dato che
la colonia romana di Cosa (lat. Cosa(e); gr. Kòssai) sorse nel
273 a.C. su un promontorio roccioso non occupato da precedenti abitati, si è
ipotizzato che il suo nome possa in realtà aver riprodotto quello di un
preesistente e vicino centro costiero di un certo rilievo e già posto sotto il
controllo di Vulci. L'idea è sostenuta dalle allusioni di alcuni antichi autori
a una Cosa etrusca ed è abbastanza probabile che quest'ultima si debba
identificare proprio con Orbetello, situata a 7 chilometri a nord-est dai resti
della colonia. A Orbetello, infatti, nel VI secolo a.C. i ritrovamenti etruschi
si riducono al minimo fino a scom- parire, testimoniando inequivocabilmente la
rapida decadenza del centro causata dall'impianto della colonia cosana di
cittadinanza latina. La forma etrusca del nome, Cusa (da riferire perciò
plausibilmente a Orbetello), si può trarre dall'attestato gentilizio (ex
etnico) Cusate.
I più
antichi reperti archeologici ritrovati nei dintorni di Orbetello risalgono
addirittura all'epoca neolitica; a primi insedianlenti della tarda età del
Ferro sono poi riferibili le tombe in località n Brilletto e Serpentario presso
il fiume Chiarone, con corredi costituiti da oggetti bronzei e ceramiche
geometriche. Un primo agglomerato urbano unitario dev'essersi formato tra la
fine dell'VIII e l'inizio del VII secolo a.C., come scalo marittimo la cui
economia, come nei tempi successivi, doveva essere fondata principalmente sulla
pesca (specie dei tonni) e sul commercio.
Nei primi
tempi il centro di Orbetello appartenne forse a Marsiliana (Caletra), ma
entrò ben presto nella zona d'influenza di Vulci, come si ricava chiaranlente
dai dati archeologici. Orbetello costituiva un riparo sicuro per le navi che
viaggiavano verso nord, prima di aggirare il promontorio dell'Argentario. Dalla
metà del IV secolo a.C. la città conobbe un vero periodo di fioritura
economica e nei corredi funerari cominciano a comparire, accanto ai buccheri,
ceramica attica a figure nere, ceramica a fasce di tipo orvietano e altre
pregevoli suppellettili di importazione. Le costruzioni medievali e moderne si
sono sovrapposte alla topografia dell'Orbetello più antica, di cui, perciò,
non sappiamo praticamente niente; tuttavia la documentazione delle necropoli
induce a ritenere che la Cusa etrusca, dall'inizio del VI secolo a.C.,
dovette diventare un porto vero e proprio, con un quartiere commerciale assai
sviluppato per lo smistamento delle merci da e verso l'Etruria settentrionale.
Nella prima metà del V secolo a.C. si riscontra un calo improvviso e notevole
della documentazione archeologica, riflettente un periodo di crisi peraltro
comune anche alla maggior parte dei centri costieri etruschi. Una ripresa della
città verso la metà del IV secolo a.C. è dimostrata anche dalla solida cinta
muraria (la cui costruzione si data alla seconda metà del IV secolo: prima
perciò delle mura poligonali della Cosa romana), che, lunga in origine quasi
due chilometri, circondava Orbetello sui suoi quattro lati. Di queste mura si è
conservato assai bene fino a oggi un tratto sul Iato ovest, verso la laguna.
Esse sono costruite in opera poligonale con grandi blocchi di arenaria e, uniche
in tutta l'Etruria, fungevano sia da mura cittadine che da mura portuarie. Tali
mura sono state forse precedute da una cinta più antica e probabilmente erano
dotate di tre porte. Va notato che esse non poggiano sott'acqua direttamente sul
fondo melmoso, bensì su una doppia serie di pilastri di legno di quercia e di
pino (oggi rinforzate con colate di cemento).
Nei primi
decenni del III secolo a.C., in seguito alla caduta di Vulci e alla deduzione
della colonia di Cosa, cominciò la lenta decadenza, anche se l'area urbana
continuò a essere occupata, come indicano i resti di alcuni luoghi di culto
del- l'avanzato II secolo a.C. trovati all'interno delle mura. L'acropoli era
collocata forse nei pressi della Porta Medina Caeli. Sotto il duomo sono stati
scoperti resti di un edificio (colonne, terrecotte architettoniche, capitello
figurato) ritenuto un tempio; ugualmente sotto la chiesa delle Grazie è
riemersa una testa votiva fittile, segnalante la possibile presenza di una stipe
e di un possibile annesso santuario databile, come il presunto tempio appena
citato, all'età repubblicana. Nel Palazzo Comunale sono murate diverse
iscrizioni latine che provengono però da Cosa.
Le
necropoli si estendono a est, sulla penisola, lungo circa tre chilometri. Le
principali sono situate nelle località il Brilletto, il Sale e Poggio alla
Campana. Le tombe, scavate nella roccia o costruite a forma di camera o di
cassone, furono esplorate fin dall'Ottocento e nella maggior parte furono
trovate già gravemente depredate. Il materiale recuperato dei corredi è in
parte conservato nei magazzini del Museo Archeologico di Firenze, benchè pure
l'Antiquarium Comunale di Orbetello ospiti una piccola collezione
archeologica di reperti provenienti dalla zona, da Cosa e da Vulci. Si segnalano
dei frammenti di sfingi, espressione della statuaria funeraria arcaica di stile
vulcente; il rivestimento di uno scudo circolare con un gorgoneion nel
centro circondato da un fregio di animali in lotta; un cinturone bronzeo del VII
secolo a.C. con disegni graffiti, oltre a statuette votive, specchi di bronzo e
una serie di terrecotte ellenistiche votive e architettoniche.
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