SATURNIA

 

Dionigi di Alicarnasso attribuisce a Saturnia remote origini pelasgiche e Plinio il Vecchio (Storia Naturale, 3, 52) tramanda che i suoi abitanti (Satumini) furono in precedenza chiamati Aurini. Sulla base di quest'ultima affermazione e del gentilizio ex etnico etrusco Urinate, si ritiene di poter ricostruire come Urina il poleonifio etrusco (almeno neoetrusco). La piccola cittadina odierna occupa più o meno l'area dell'antico abitato e si trova su un altopiano di travertino non distante dal fiume Albegna. Il castello di Saturnia ospita un piccolo antiquarium con reperti provenienti dalla città e dal territorio, tra cui si segnala anche un fregio fittile arcaico da Poggio Buco.

 

L' Abitato

La zona di Saturnia rivela tracce di frequentazione risalenti addirittura al Neolitico e all'età del Bronzo, ma è tra l'VIII e l'inizio del V secolo a.C. che il livello quantitativo del materiale archeologico si accresce rimarchevolmente. In una fase più antica, tra l'VIII e il VI secolo a.C., la Urina etrusca dovette consistere in un centro agricolo di dimensioni abbastanza modeste e compreso nel territorio di Caletra. Dopo la distruzione di quest'ultima città (che viene oggi preferibilmente identificata con Marsiliana, piuttosto che con Pitigliano), nel VI secolo a.C., Saturnia assunse un ruolo notevole nel territorio dell' Agro Caletrano, tra il Fiora e l'Albegna, sfruttando la posizione di nodo di comunicazione e collegamento tra il territorio di Vulci, l' area volsiniese-tiberina e i territori dell'Arniata e di Chiusi. Le strade che congiungevano i circostanti centri di Sovana, Statonia, Heba (Magliano) e Roselle si incrociavano a Saturnia (sul tracciato etrusco di collegamento con Roselle insisterà poi la via Clodia). li periodo in cui Saturnia ricadde sotto la diretta influenza culturale e politica di Vulci (V-III secolo a.C.) è connotato da una sensibile diminuzione di ritrovamenti archeologici, ciò che indica la piccola rilevanza della città a quell' epoca. La cruciale vittoria riportata nel 280 a.C. dal console romano Tiberio Coruncanio sui Vulcenti e i Volsiniesi, comportò, per Vulci, la confisca di buona parte dell'area costiera, dove nel 273 a.C. fu dedotta la colonia di Cosa, e porzioni non meno rilevanti del territorio settentrionale, dove furono istituite le praefecturae di Saturnia e di Statonia e fu forse dedotta la colonia di Heba. Livio attesta che nel 183 a.C. Quinto Fabio Labeone, Gaio Afranio Stellione e Tiberio Sempronio Gracco furono scelti come triumviri per la fondazione di una colonia optimo iure proprio a Saturnia, che intanto rientrava nella tribù Sabatina. La città fu devastata da Silla, nell' 82 a.C. li geografo Claudio Tolomeo la menziona col nome di "colonia Saturniana" e sulla Tabula Peutingeriana essa risulta indicata come stazione lungo la via Clodia.

Nel corso del Medioevo Saturnia fu più volte assalita e distrutta dai Saraceni o dai Senesi, ma la continuità abitativa, come piccolo paese, fu praticamente ininterrotta. Nell' area urbana non si sono finora trovati materiali precedenti al V secolo a.C. Tramite alcuni scavi nel settore sud-ovest si è potuto comunque verificare che l'assetto urbanistico etrusco era diverso da quello ortogonale della successiva colonia romana. Sotto uno strato di distruzione, collocabile cronologicamente tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C., è tornata alla luce una platea di blocchi di tufo fiancheggiata da basi circolari che contenevano colonne lignee e interpretata come un propileo pertinente a un non meglio precisabile edificio (pubblico?) oppure a un ingresso monumentale al centro della città. Alla fase etrusca sono riferibili inoltre solo pochi al. tri resti di edifici e presumibilmente il sistema di drenaggio sotterraneo. Degli avanzi delle antiche mura, restaurate già in età romana e poi nel Medioevo, il tratto meglio conservato è quello presso Porta Romana, a sud. Il lato esterno è costituito da grossi e impressionanti blocchi poligonali di travertino, quello interno da blocchi di pietra non squadrati, con gli interstizi riempiti di pietre di cava e di terra. Le somiglianze con i resti delle cinte di Orbetelloe di Cosa inducono a datare le mura di Saturnia all'inizio del III secolo a.C. Le porte della città romana erano quattro; la Porta Romana è una di esse, benche abbia assunto l'aspetto attuale, soltanto nel Medioevo; essa è attraversata da un tratto ben conservato della via Clodia (che usciva da qui, in direzione di Tuscania) con la sua antica pavimentazione di travertino.

          Saturnia - La Porta Romana           

Del periodo romano sono rimaste anche numerose cisterne d'acqua scavate nella roccia e gli avanzi del castellum acquarum, di età imperiale, in località La Morella.

 

Le Necropoli

 

I reperti etruschi di Satumia provengono però quasi completamente dalle vaste necropoli, prevalentemente situate a nord e a nord-est della città, sulle due rive dell' Albegna. Al di qua del fiume ci sono le aree cimiteriali più antiche, utilizzate dall'VIII al V secolo a.C. (Sede di Carlo, Costone degli Sterpeti e Pancotta). Il periodo tardo Villanoviano (VIlI secolo a.C.) è rappresentato, in località Sede di Carlo, da tombe a pozzetto rotonde chiuse da lastre di travertino (per le incinerazioni) e da tombe a fossa delimitata da lastre di pietra (per le inumazioni).

Saturnia - Necropoli del Puntone

Saturnia - Necropoli del Puntone

I corredi non sono molto ricchi; comunque certe caratteristiche, come i tipici coperchi di ossuario con espansione globulare (antecedenti formali della plastica canopica), fanno intuire un influsso culturale di Vulci già in età così risalente.

 

Al di là dell' Albegna, sul Pian di Palma (a Campo delle Caldane, Puntone e Pratogrande) sono tuttora visitabili, e davvero notevoli per la conoscenza dell' architettura funeraria etrusca, aree sepolcrali le cui tombe coprono un arco cronologico compreso tra il VII e la metà del v secolo a.C. A Capo delle Caldane ci sono i resti di tombe a camera per lo più crollate (dai corredi si datano al VII-VI secolo a.C.), i cui tumuli potevano raggiungere un diametro dai 10 ai 20 metri ed erano verosimilmente coronati dai cippi funerari, di varie forme e con diverse decorazioni, ivi rinvenuti. Le necropoli di Pratogrande e di Poggio di Pancotta presentano una seconda tipologia tombale, a cosiddetta camera seminfossata, delimitata da lastroni verticali, con dromos d' accesso e copertura a falsa volta; il tumulo, ridotto, risulta elevato con terra di riporto. I corredi di tutte queste tombe arcaiche, non particolarmente significativi, sembrano indicare che la Satumia etrusca godette di una certa importanza (peraltro locale) soltanto nel periodo della sua fioritura (VI secolo a.C.). 

           

Di importante da visitare ci sono la Porta Romana, le mura etrusche, i resti dell'antica via Clodia, che univa Roma con Saturnia ed altre città dell'Etruria, la chiesa di S.Maria Maddalena. Poco fuori Saturnia è obbligatorio fare un salto alla vicina cascata del Gorello dove l'acqua calda proveniente dalle terme precipita con un breve cascata alla cui base si trovano delle piccole vasche d'acqua dove si può fare un bel bagno caldo.

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