Nell' entroterra tarquiniese che guarda al lago di Bolsena, sul lato destro del fiume Marta, sorge l' attuale centro medievale di Tuscania.
Area
Archeologica di Tuscania |
Ci sono molte leggende sull'origine della città: le più accreditate la vogliono fondata o da Ascanio, figlio di Enea, o da Tusco figlio di Ercole e di Araxe, mitica regina degli Sciiti. In ogni caso le origini sono molto antiche, con testimonianze riconducibili all'Età del Bronzo. L'abitato antico occupava l'odierno colle di San Pietro, dove si conservano strutture romane e medievali. |
Anche a Tuscania nel corso del VI sec. a. C. i sepolcri si dispongono ad occupare le pendici dei pianori già interessati da tombe ipogeiche per lo più con copertura a tumulo. L'area ove insisteva l'abitato etrusco corrisponde assai verosimilmente al colle della città moderna, con propaggini sino a quello di San Pietro, mentre a sud del moderno abitato si sviluppò la città romana, in corrispondenza delle due alture ove si situano le chiese romaniche di San Pietro (le mura della quale poggiano su quelle etrusche) e di Santa Maria. Scavi condotti negli anni Settanta sul colle di San Pietro hanno m fattI fruttato la scoperta di un villaggio di capanne protostorico al quale, dal VII secolo a.C., si sovrappose l'abitato etrusco destinato a occuparne l' area sino ad epoca ellenistica.
Le numerose necropoli disposte a corolla per un raggio di alcuni chilometri costituiscono tuttavia una sicura testimonianza della vitalità di questo centro a partire dall'epoca Orientalizzante (VII secolo a.C.).
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Dopo una fase di relativa floridezza ma ancora poco nota fuori dall'ambito funerario, che coincide soprattutto con l'arcaismo (VI secolo a.C.). |
Tuscania mantenne una sua identità
culturale e politica anche in epoca ellenistico-romana (IV-I secolo a.C.): tale
fioritura coincise anche con l'istituirsi di significative relazioni politiche e
culturali con la vicina Tarquinia, con la quale membri della locale aristocrazia
stabilirono saldi legami grazie a
vincoli matrimoniali. La rilevanza di Tuscania nei secoli della romanizzazione
è evidente anche dagli epitaffi rinvenuti in alcuni complessi tombali, nei
quali si celebrano i cursus honorum di personaggi della famiglia che
giunsero a rivestire cariche politiche e sacerdotali di alta rilevanza.
Di alcune di queste famiglie, quali i Curunas, sono state scoperti i sepolcri ancora intatti, con corredi funebri ricchissimi e le deposizioni in sarcofago, esposti al Museo Archeologico Nazionale di Tuscania. |
Tuscania
– S. Pietro |
Oltre ai Curunas, altre famiglie magnatizie locali erano quelle degli Statlanes, la cui tomba conteneva in origine ben cinquanta sarcofagi (un tempo nella Collezione Campanari), dei Vìpinanas, con ventiquattro (o ventisette) sarcofagi, scoperta nella prima metà dell'Ottocento, e dei Trepties, con venti sarcofagi in terracotta e in nenfro. Le arche figurate, fittili oin pietra, furono di Tuscania ellenistica una delle più originali ed espressive produzioni, tanto che le botteghe locali, dalle quali pure si evincono forti relazioni artigianali e artistiche con Tarquinia, costituirono una caratteristica di questo centro, purnon trattandosi, nella maggioranza dei casi, di esiti raffinati. La costruzione della via Clodia, che pose stabilmente Tuscania in collegamento con altri centri dell'entroterra etrusco, dovette costituire un fattore non trascurabile al fine della mobilità di questo comparto territoriale. In epoca romana, dopo la Guerra Sociale, il centro, come la metropoli tarquiniese, fu ascritto alla tribù Stellatina. Nel Medioevo fu ribattezzata Toscanella. Nel 1837 Tuscania e le sue tombe divennero note anche nel mondo anglosassone grazie all'Esposizione, di risonanza europea, che si tenne a Londra nel modaiolo quartiere del West End: la mostra fu organizzata dai fratelli Campanari (Carlo, Secondiano e Domenico) e in quell'occasione Tuscania si guadagnò la fama di "città dei sarcofagi etruschi", poi che furono proposte le ricostruzioni nell' ambito delle quali i sarcofagi fra i quali quelli ellenistici dei Vìpinanas venivano suggestivamente riambientati. Due anni dopo i Campanari nella loro casa di Toscanella ricostruirono fedelmente il prospetto di una tomba a semidado, in corrispondenza dell'ambiente ove avevano sistemato proprio i sarcofagi figurati della tomba dei Vipinanas scoperta nella necropoli del Calcarello.
Sono numerose le necropoli tuscanesi, concentrate soprattutto a nord e a sud del colle di San Pietro, e assai caratteristiche per le molteplici tipologie tombali adottate nel corso del tempo; le necropoli settentrionali - Peschiera, Pian di Mola, Castelluccio - si distribuivano lungo le valli del Maschiolo e del Marta, mentre sul versante oppostom erano i plessi cemeteriali di Ara del Tufo, Madonna dell’OlIvo, Scalette, Carcarello e Sasso Pizzuto. Altri nuclei di tombe sono stati rinvenuti a San Lazzaro e San Giusto (VIII-VII secolo a.C.), Castelluzza (V-IV secolo a.C.), Doganella, Sughereto, San Giuliano, Rosavecchia e Val Vidone. Complessi funerari ellenistici di rilievo si trovano, in particolare, a Madonna dell'Olivo (tombe dei Curunas e la cosiddetta "Grotta della Regina", le quali hanno entrambe restituito oltre trena sarcofagi, alcuni esposti all' aperto nelle adiacenze della chiesa di San Pietro), nei pressi del fiume Marta.
Necropoli Madonna dell'Olivo |
Le ricerche che portarono all' individuazione delle due tombe dei Curunas cominciarono nel 1967 per opera della Soprintendenza Archeologica per 1'Etruria Meridionale: nella più antica, trovarono posto, appena dopo la metà del IV secolo a.C., probabilmente il capostipite stesso della gens e forse la sua consorte. |
La Tomba della Regina (la suggestiva denominazione di "Grotta della Regina" è nota anche in altri centri di area viterbese, quale ad esempio San Giuliano e Tarquinia) presso la chiesa della Madonna dell'Olivo, consiste in una grande struttura formata da un reticolato di cunicoli su diversi piani, nella quale in passato si volle riconoscere un luogo dai sacri connotati.
Grotta della Regina |
Il crollo della rupe purtroppo non permette di immaginarne esattamente l' originario aspetto esterno, mentre all'interno l'ambiente principale ruotava intorno a due pilastri portanti escavati nello stesso banco roccioso. |
Quanto alla presenza di cunicoli situati a livelli diversi che si inoltrano nel banco tufaceo con una profondità non agevolmente stimabile, essi accrebbero in passato il mistero circa la reale destinazione di questo peculiare complesso, che deve il suo nome anche al rinvenimento ottocentesco di una testa femminile in marmo o, come più comunemente, si crede, a una immagine dipinta sulle pareti, ora perduta. Dalla necropoli di Ara del Tufo, che ospita invece anche tombe a camera di epoca Orientalizzante e arcaica, provengono alcune lastre architettoniche policrome databili alla seconda metà del VI secolo a.C., vicine nello stile e nelle iconografie a quelle della "reggia" di Acquarossa. Altre zone adibite a sepoltura sono state ritrovate in località Montebello, Poggio Marcigliana, Pantalla, Fioritella, Cunicchia, Solfatare; fra tutte spiccano per importanza delle tipologie tombali adottate le necropoli di Peschiera, nella Valle del Maschiolo, e di Pian di Mola, quest'ultima in uso come zona adibita a sepolture già dall'VIII secolo a.C.
In generale le tipologie tombali più antiche, riferibili al periodo Orientalizzante, si riconoscono nei tumuli con piccola camera funeraria a sezione ogivale, di chiara emanazione tarquiniese, mentre in epoca arcaica almeno in un caso l' influenza dei modelli struttivi e architettonici di Cerveteri si avverte in una tomba a Sasso Pizzuto, che presenta al suo interno la caratteristica ripartizione planimetrica delle tre camere sul fondo prcedute da, una sorta di atrio, con le consuete aperture a finestra ed i letti provvisti di cuscino.
Tomba
a Dado (Necropoli della Peschiera)
Echi vulcenti si colgono, infine, nei particolari architetonici di alcune tombe a tumulo di Ara del Tufo. L' esperienza architettonica della regione delle necropoli rupestri gettò il proprio influsso anche su Tuscania, dove, nella Valle del Maschiolo sono state escavate alcune tombe a semidado, secondo modelli ben noti nei centri vicini.
Ricostruzione
ipotetica della tomba della Peschiera
Un caso peculiare è invece rappresentato dal dado rupestre a sagoma di casa rinvenuta sul lato opposto, in località Peschiera, della lunghezza di quasi dieci metri e unità alla balza rocciosa nella quale è stata ricavata solo per il lato posteriore lungo. Scoperta nel 1967, la tomba della Peschiera costituisce un esempio di raro e insolito realismo anche nell'apprestamento esterno. Si tratta di un blocco rettangolare sovrastato da un tetto a spiovente e da una doppia cornice alla sommità delle pareti; i lati brevi recano un piccolo timpano, provvisti di elementi verticali nei quali si vogliono riconoscere il columen e i mutuli, ossia i travi che sorreggevano la capriata del tetto. Sulla sommità erano originariamente collocati acroteri a disco e gruppi scultorei con animali. Al suo interno la ripartizione spaziale si articola in tre camere, precedute da un andito, con relativi letti funebri. Questo pregevole esempio di architettura funeraria si data alla prima metà del VI secolo a.C. La necropoli di Peschiera seguiterà ad essere utilizzata anche in epoca ellenistica dalle locali famiglie gentilizie. Nella necropoli del Peschiera fu scoperto nel 1979 un altro importante complesso funerario, la cosiddetta Tomba Dore, dal nome del proprietario del fondo in cui fu rinvenuta, purtroppo violata. La disposizione planimetrica degli ambienti constava di due camere aperte su un corridoio, l’una con banchine dotate di quattro fosse, destinate ad accogliere altrettante inumazioni, coperte con tegole; l’altra anche con sepolture in sarcofago figurato in terracotta ed in nenfro, sia maschili che femminili. Gli elementi del corredo sopravvissuti al saccheggio, riferibili ad un periodo di tempo compreso tra il II ed il I secolo a.C., comprendono bronzi, ceramiche e vetri: la qualità dei reperti lascerebbero pensare che il livello sociale dei proprietari del sepolcro fosse medio-alto.
Presso l’ex convento di S.Maria del Riposo.
Conserva i sarcofagi e i corredi della famiglia etrusca Curunas, esempio
raro di un corredo funerario etrusco, quasi intero.
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Il museo accoglie inoltre altri sarcofagi in pietra e terracotta delle necropoli etrusche e romane di Tuscania, con manufatti che testimoniano la rilevanza dell’antica Tuscana. |
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