VEIO

     

 

Le Tombe Dipinte

 

Veio etrusca ha restituito due soli ipogei dipinti, ma è lecito affermare che entrambi rappresentano un caso esemplare della storia della megalografia funeraria etrusca: l'una - la Tomba delle Anatre - perchè insieme alla tarquiniese Tomba delle Pantere si colloca agli albori della pittura tombale in Etruria, l'altra - la Tomba Campana - per la profusa ricchezza del suo apparato decorativo di ispirazione orientalizzante, tanto da essere considerato il più notevole ciclo pittorico figurato di quella fase. La Tomba delle Anatre, in località Riserva del Bagno, è così chiamata dal soggetto animalistico rappresentato e appartiene alla rarissima categoria delle tombe dipinte di epoca Orientalizzante (prima metà del VII secolo a.C.), la cui origine coincide con la nascita stessa della tomba a camera in Etruria; il sepolcro è ad ambiente unico con soffitto a quadruplice falda, anch'esso affrescato. Sulle pareti, al di sopra di uno zoccolo colorato, sono stilizzatamente rappresentati i cinque volatili in fila, secondo la tecnica della silhouette.

Grotta Campana (al momento della scoperta)

La scelta iconografica appare strettamente collegata a quella della coeva ceramica etrusco-geometrica, peraltro molto diffusa anche nella stessa Veio (Pittore Castellani), nel quale le piccole figure di volatili animavano le superfici altrimenti campite con motivi prevalentemente lineari. I colori sono applicati direttamente sulle pareti rocciose, previa levigatura delle superfici ma senza che prima vi venga stesa alcuna preparazione.

 

 

Tomba Campana - particolari

 

La gamma cromatica in questo periodo così antico è ancora poco variegata e ruota sui toni del giallo, del rosso e del nero. Oltre a un sarcofago, la tomba ha restituito ceramica dipinta a ornati geometrici. Altrettanto particolare, benche di più sontuosa ed eclettica ispirazione, il secondo complesso dipinto, la Tomba Campana, rinvenuta alla metà dell'Ottocento da Augusto Campana nella necropoli di Monte Michele e che un secolo dopo suscitò l'ammirata attenzione di George Dennis: si tratta di un tumulo all'interno del quale furono ricavate due camere poste sullo stesso asse. Altri due ambienti affacciavano direttamente dal dromos, quest'ultimo tagliato nella roccia a cielo aperto. Sia all'ingresso del dromos che della prima camera funeraria erano stati collocati due leoni funerari in pietra a guardia del sepolcro. Del corredo al momento della scoperta fu rinvenuta una parte, bastevole tuttavia a testimoniare la ricchezza della sepoltura (ceramiche dipinte e bucchero, forse una panoplia, con elmo e armi, nonchè un candelabro di bronzo e specchi, perduti). La decorazione originaria, oggi sfortunatamente perduta, è ricostruibile grazie ai disegni di Luigi Canina: nella prima camera, ove trovavano posto anche i letti funebri in pietra lungo le pareti laterali per una coppia di inumati, si concentra la maggior parte delle figurazioni dipinte. Ai lati della porta che sul fondo immette alla seconda camera, marginata da ornati geometrici a colori alternati, si sviluppano due quadri sovrapposti con fregi animali. Le scene ritraggono, nei due quadri di sinistra, rispettivamente una pantera dalla pelliccia maculata e un personaggio a cavallo fra elementi vegetali, nonche una pantera grande, una più piccola e un cane.

Nei due quadri di destra figurano rispettivamente un altro personaggio maschile in perizoma che regge un'ascia bipenne, un secondo personaggio che trattiene per le redini un equino montato da un cavaliere e che porta sui quarti posteriori una pantera accovacciata, mentre nel campo sottostante compaiono una sfinge, un leone e un cerbiatto. Nella riproduzione del Canina i colori erano particolarmente accesi. Più schematica l'ornamentazione della seconda stanza, caratteristica anche per lo zoccolo che corre alla base delle pareti, sul quale erano poggiate urne cinerarie e vasi del corredo: tre riproduzioni dipinte di scudi policromi si stagliavano sulla parete di fondo, ben visibili in traiettoria già dalla prima camera: il pittore ha così replicato l'usanza, ben conosciuta nei contesti funebri più importanti (ad esempio nelle tombe "principesche") di appendere veri scudi in lamina bronzea alle pareti. Sulla base dello stile pittorico la Tomba Campana è databile intorno al 600 a.C. (Orientalizzante Recente), mentre nonostante il suo scopritore avesse asserito che il complesso fosse intatto al momento del suo recupero è invece molto probabile che il corredo sia stato oggetto di volontarie manomissioni.

 

 

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