VITERBO      

 

Grotte S. Stefano

 

Usciti da Viterbo si percorre la strada Teverina fino al km 12, dove si svolta a destra per Grotte Santo Stefano, popolosa frazione di Viterbo. Da qui si imbocca la strada per Montecalvello e a circa 200 metri dalle ultime case del paese si gira a sinistra lungo un'agevole strada sterrata, lunga circa 5,6 Km, che conduce a Piantorena, probabile abitato d'età etrusca con alcuni resti di un castello medievale. La dorsale su cui sorgeva l'insediamento è delimitata a est e a ovest da due fossati artificiali di epoca etrusca, ancora ben visibili, che uniti ai dirupi esistenti sugli altri due lati la rendevano un baluardo difficilmente espugnabile. Il pianoro è coperto da un bosco di querce in cui si alternano radure attrezzate per i pranzi al sacco. Il luogo è estremamente tranquillo, lontano da strade e abitati, adatto a chi cerchi un po' di relax nella natura. Fra i due fossati sorge una chiesetta di origine medievale, recentemente restaurata, fiancheggiata dai resti di un'altra costruzione medievale. Lungo i due lati della dorsale si aprono una serie di ampie grotte scavate nel tufo, accessibili tramite brevi sentieri, che verosimilmente erano in origine tombe etrusche, riutilizzate in epoca romana e poi medievale come abitazioni e ricoveri per il bestiame. Alcune risultano totalmente o parzialmente distrutte dall'erosione del terreno o dal crollo delle volte, favorito dalle radici delle piante, altre sono invece ancora ben conservate. La testimonianza più interessante è costituita da un colombario di epoca romana, quasi intatto, che si apre sul lato Sud.

Tornati a ritroso fino alla strada asfaltata, si gira a sinistra lasciando Grotte S. Stefano alle proprie spalle. Percorsi pochi chilometri comparirà sulla sinistra il Castello di Montecalvello. Il monumentale edificio e il piccolo borgo che lo circonda hanno origini longobarde: modifiche successive sono state operate dai Monaldeschi per realizzare un baluardo posto sui loro domini della valle del Tevere verso il territorio della città di Viterbo; nel '600 Donna Olimpia Pamphilij lo ristrutturò, dando alla struttura l'assetto attuale. Il castello ha un aspetto particolarmente minaccioso, che contrasta con la quiete dei poveri edifici e delle campagne che lo circondano. Ne deriva un atmosfera assai particolare, quasi che il tempo si fosse fermato.

   

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