La
città antica - ricorda Zonara (Epitome storica, 8, 7,4) - doveva essere
circondata e protetta da un solido anello di mura, lacerti delle quali, databili
al IV secolo a.C., furono scoperte durante gli scavi condotti da Mario Bizzarri
negli anni Sessanta, riferibili per la loro cronologia al periodo della
incombente minaccia romana. E’ molto probabile che il circuito muraneo in
opera quadrata fosse stato eretto laddove si avvertì una maggiore accessibilità
della rupe.
Pianta
della zona di Orvieto |
Almeno un ingresso doveva esistere in
corrispondenza della medioevale Porta Maggiore, collegato al principale
asse viario che solcava la rupe in direzione est-ovest, mentre aperture
potevano esservi state praticate sui versanti settentrionale e
meridionale, per consentire la discesa alle due principali necropoli di
Crocefisso del Tufo e della Cannicella. All'interno del perimetro fortificato l'abitato è stato solo parzialmente intercettato, dal momento che l'insediamento medioevale vi si è sovrapposto. |
Sono
dunque scarse le conoscenze relative all'impianto urbanistico di Volsinii, che
tuttavia doveva ancora conservare nel tracciato viario medioevale una parte
dell'antecedente griglia urbana etrusca. Almeno quattro gli edifici sacri che
sorgevano internamente alle mura, stando alla copiosità e alla densità dei
ritrovamenti di strutture e terrecotte architettoniche in punti localizzati. Ad
essi, fra i quali spicca il Tempio del Belvedere, possono aggiungersi il sacello
rintracciato sotto il Duomo e quello sotto il Palazzo del Capitano del Popolo,
ove sono state
scoperte imponenti fondazioni in blocchi di tufo e cui possono forse riferirsi
le terrecotte architettoniche tardo-arcaiche rinvenute nella contigua via San
Leonardo, dove in un primo tempo si ipotizzava l'ubicazione di un altro edificio
templare. Il sottosuolo della rupe, inoltre, era attraversato da una complessa
rete di cunicoli collegati a pozzi e cisterne per la captazione, il convoglio e
la conservazione delle acque. Di fronte a queste importanti vestigia e alle
informazioni dalle necropoli si deduce comunque che Orvieto fu particolarmente
fiorente tra la seconda metà del VI e il III secolo a.C., benchè tracce
dell'occupazione etrusca della rupe nel periodo arcaico siano ancora poco
consistenti.
Orvieto
– Area Archeologica e Crocifisso del Tufo
Tuttavia
proprio la documentazione funeraria dalla necropoli di Crocefisso del Tufo, con
i suoi sepolcri ben allineati secondo una regimentazione degli spazi cemeteriali
e spesso provvisti dell'indicazione del nome del proprietario, ha permesso di
tracciare un profilo della comunità etrusca di Orvieto al volgere del VI secolo
a.C.: l'analisi del repertorio onomastico volsiniese ben si integra nel quadro
generale offerto dai rinvenimenti archeologici e concorre a delineare l'immagine
di una operosa società di commercianti, dove il ceto medio sembra largamente
rappresentato nei contesti funerari e nel quale vengono accolti e integrati
anche individui non autoctoni. La prosperità di Volsinii nella seconda
metà del VI secolo a.C. appare confermata anche dalla vivacità delle
produzioni artigianali, sia nella ceramica che nella bronzistica, nonche, in
parallelo, dal numero di importazioni evidentemente richieste dal mercato
locale.
La città ebbe rapporti anche con le metropoli dell'Etruria meridionale, come fra l'altro dimostra la scoperta nella necropoli di Bardano, nell'agro di Volsinii, sede di un piccolo abitato, di una tomba ipogea a due ambienti che ricalca una tipologia conosciuta a Cerveteri. Durante il IV secolo a.C. il territorio che gravitava intorno alla rupe mantenne una sua vitalità, con consistenti tracce di una occupazione distribuita in maniera relativamente capillare. Si registra intanto l'emergere di una aristocrazia che affida la perpetuazione della propria memoria gentilizia a sepolcri ipogei affrescati escavati nell'agro, come le splendide tombe in località Settecamini (Tombe Golini I e II), Montecavallo e fra Orvieto e Porano (Tombe degli Hescanas). Nuovi spiragli si schiudono tuttavia nel comparto sociale orvietano al momento in cui l'acquisizione dei diritti da parte delle classi inferiori comporta l'instaurarsi di forme di contrasto interno, tanto che l'intervento di Roma sollecitato dall'oligarchia locale terminerà in una serie di trionfi che, attraverso la vittoria di Attilio Regolo del 294 a.C., avranno come esito finale la caduta del 264 a.C., con la dedica delle ricche spoglie predate nella città etrusca nel tempio di Sant'Omobono a Roma, e il trasferimento degli abitanti nella novella fondazione di Volsinii Novi. Persino gli dèi conosceranno la medesima sorte, strappati, sia pur attraverso l'evocazione, dal loro sacro alveo secolare, come sarà per Voltumna/Vertumna divinità titolare del massimo santuario dei Populi Etruriae che vi si davano convegno.
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