VOLSINII

 

Museo “Claudio Faina”

 

"La maggior parte degli scavi di Mancini è ora raccolta nel palazzo del conte Faina, di fronte al Duomo - un signore il cui patriottismo e buon gusto lo hanno spinto ad affrontare grandi spese per la raccolta delle antichità scoperte nei dintorni della città natia, e la cui cortesia lo rende sempre accessibile al forestiero. Devo aggiungere che la collezione non è limitata alla "roba" di Orvieto, ma contiene anche molti reperti provenienti da Chiusi e da altri etruschi". Così si esprimeva l' archeologo e scrittore di viaggi inglese George Dennis, autore del noto libro The Cities and Cemeteries of Etruria, dopo una visita al museo nel maggio del 1876.

        

Collezioni di vasi etruschi (Gruppo tirrenico, Stramnos, cratere di Vanth)

La collezione ora è divenuta di proprietà pubblica, ma continua ad essere ospitata nel palazzo di famiglia, ad Orvieto, in Piazza del Duomo. Essa era stata iniziata nel 1864 dal conte Mauro, riunendo reperti rinvenuti in scavi condotti personalmente nei territori di Chiusi, di Perugia, di Todi, di Orvieto e di Bolsena o acquistati sul fiorente mercato di antichità dell' epoca. Nel gennaio 1865 scriveva allo storico e amico Ariodante Fabretti di aver riunito "un grazioso, piccolo museo con 300 pezzi, alcuni dei quali considerevoli"; nel giugno-luglio 1868 redasse un primo inventario della raccolta dove sono registrati 2106 reperti (escluso il monetiere).

                

             Cippo (Necropoli Crocifisso del Tufo)                     Stramnos- Orvieto

Alla sua morte la gestione della collezione passò al nipote Eugenio, che apportò correzioni considerevoli nei metodi di conduzione di essa per via di una più avvertita consapevolezza circa le modalità della ricerca archeologica. La principale è rappresentata dalla scelta di acquistare esclusivamente materiali di provenienza orvietana, nella consapevolezza dell' importanza di non estrapolarli dal loro contesto storico. Attenzione che si estese al rispetto del corredo funerario di provenienza. Suggerimenti che, con ogni probabilità, gli vennero da Gian Francesco Gamurrini e Adolfo Cozza, due importanti archeologi italiani dell' epoca, con i quali ebbe rapporti di familiarità. Al pianterreno di Palazzo Faina è sistemato anche il Museo Civico Archeologico, la cui istituzione fu promossa sempre da Eugenio Faina in collaborazione con Adolfo Cozza nei decenni finali del secolo scorso. In Orvieto quindi nei primi decenni post-unitari si sviluppò un collezionismo pubblico di stampo municipale accanto a quello privato documentato dalla raccolta Faina.

 

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