La Storia
(Orvieto) Costruita
alla sommità di una rupe tufacea che talora declina sui lati e tal altra cade a
strapiombo da un altezza che supera i trecento metri, l'odierna Orvieto sorge in
prossimità dei fiumi Paglia e Chiani, affluenti del Tevere nel quale poco più
a sud si gettano.
Duomo
di Orvieto
Le
consistenti scoperte effettuate nell'Ottocento relative alle necropoli, con
particolare riferimento a Crocefisso del Tufo, e ai sacri edifici urbici
(Tempio del Belvedere) se da un canto immediatamente offrirono la misura
dell'importanza rivestita dall'antica città, dall'altra sollecitarono una
risoluzione alla questione della sua ubicazione. Cosicchè già nel 1828 fu
avanzata l'ipotesi secondo la quale la città moderna fosse da identificarsi con
la Volsinii distrutta nel 265 a.C. dai Romani e successivamente altrove
rifondata, come ricorda l'autore bizantino Zonara (Epitome storica, 8, 7,
4-8). Deponeva a favore anche il conforto offerto dalla toponomastica, in base
alla quale il poleonimo Orvieto sarebbe derivato dal latino Urbs Vetus, ossia
'città vecchia', riaffiorato in epoca medioevale (Paolo Diacono, Storia dei
Longobardi, l, 32). Anche un autore greco tardo, Procopio di Cesarea (Guerra
Gotica, 2,20,7-12), ne tramanda memoria sotto la forma Ourbìbenton. In
seguito ulteriori congetture scaturirono dagli scavi condotti negli anni
Cinquanta e Sessanta dalla Scuola Archeologica Francese, che portarono in luce
resti etruschi proprio laddove insisteva il municipium romano di Volsinii,
inducendo a considerare l'ipotesi, poi destituita di ogni fondamento,
secondo la quale all' odierna Bolsena avrebbe corrisposto la Orvieto etrusca (Volsinii
Veteres), mentre in Orvieto avrebbe potuto riconoscersi un piccolo ma ignoto
centro menzionato dalle fonti storiche, Salpinum. Attualmente gli
studiosi ritengono con argomenti convincenti che la tradizione conservata nelle
parole di Zonara trovi riscontro nei rinvenimenti archeologici, sicche,
distrutta la Volsinii etrusca (Veteres) nel 264 a.C. da M. Fulvio
Placco, i suoi abitanti furono effettivamente trasferiti in riva al lago di
Bolsena, in un sito già precedentemente occupato e rivitalizzato in questa
circostanza.
Il
corrispondente etrusco di lat. Volsinii, cioè Velzna, è
attestato (Velznalm 'in Velzna') nell'iscrizione di un vaso
proveniente proprio dal territorio di Orvieto. Su una moneta si legge la forma
(forse aggettivale) Velznani. li raro gentilizio Velsna o Velsni
(dalle zone di Perugia e Cortona) è ben plausibilmente connesso con Velzna.
Nel caso di Velsna, il nome di farniglia riproduce semplicemente il poleonimo, come accade anche con i gentilizi Tarxna- (Tarquinia),
Felsna- (Bologna), Velxa- (Vulci). Altri gentilizi come Velisina
sono forse arcaizzanti o presentano l'inserzione di vocali epentetiche. Una
possibile variante di Velzna, che ugualmente compare come legenda di
monete, è Velzu o Velsu (anche in questo caso c' è del materiale
onomastico collegato: Velsu, Velsuna; perfino in latino c'è l'antico cognomen
dei Manlii patrizi: Vulso). In etrusco è accertata
l'esistenza di due suffissi, -na e -u, pressochè sinonimi, perche
usati entrambi per formare aggettivi di relazione: è probabilmente in questa
prospettiva che si possono spiegare le due forme Velzna e Velzlsu, anche
se va detto chiaramente che non ci sono prove per escludere l'ipotesi che Velzu/Velsu
abbia in realtà indicato una città diversa da Volsinii.
Accanto
alla localizzazione della Velzna etrusca, si è scostato appena il velo
anche riguardo a un'altra dibattuta questione, quella dell'ubicazione in
territorio volsiniese del celeberrimo santuario federale panetrusco del Fanum
Voltumnae, da alcuni studiosi posto in stretto collegamento topografico con
la rupe, in particolare con la zona a Occidente di questa (località Campo della
Fiera). Riguardo, infine, ai periodi antecedenti alla fase etrusca si deve
osservare che sia la rupe che il pianoro circostante, ivi comprese le aree
destinate in seguito a ospitare le necropoli storiche, hanno restituito
abbondanti tracce delle culture dell'età del Bronzo, mentre i diretti
antecedenti sono da rintracciarsi nelle fasi protovillanoviana e villanoviana,
egualmente attestate.
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