MEGARA IBLEA

 

Mentre nella parte orientale della Sicilia nascevano, sotto l’egida di Calcide, le città ioniche di Nasso, di Lentini, di Catania e di Zancle, i Dori di Megara e di Corinto fondavano altre due città: Megara Iblea e Siracusa. Queste due città, benché vicine, ebbero una storia completamente diversa: la prima restò chiusa tra confini troppo stretti e non poté svilupparsi liberamente, tanto che presto una parte della sua popolazione dovette trasferirsi nella lontana Selinunte; la seconda, che non trovò simili ostacoli alla sua espansione, divenne la più gloriosa e la più potente città siciliota.

Nella tradizione letteraria, gli inizi della colonizzazione megarese in Sicilia appaiono legati a quelli della colonizzazione calcidese. Tucidite racconta che, mentre le prime colonie calcidesi si fondevano sotto la guida di Teocle, arrivò in Sicilia Lami, alla testa di una colonia proveniente da Megara, e si stabili sul fiume Pantacia, nella località chiamata Trotilo; poi abbandonò questa zona per andare a convivere con i Calcidesi a Lentini. Questi più tardi lo scacciarono dalla città, ed egli tentò di colonizzare Tapso, dove mori. Dopo la sua morte, gli altri coloni, costretti ad abbandonare Tapso, accettarono l’offerta del re siculo Iblone, che concesse loro un determinato territorio, e fondarono la città chiamata Megara Iblea. Vissero in questa città centoquarantacinque anni, e poi ne furono scacciati da Gelone, tiranno di Siracusa.

Inoltre si tramanda che che una colonia capeggiata da Lami partì da Megara nello stesso periodo in cui Teocle conduceva coloni calcidesi verso la Sicilia, in un momento che si situa tra la fondazione di Nasso e la colonizzazione di Lentini. Ecco perché Megara poté essere considerata insieme a Nasso come una delle più antiche città siciliote.  

La protezione accordata ai Greci dal re siculo Iblone richiama alla mente altre buone accoglienze fatte ai coloni greci, soprattutto a quelli di Massalia, dai capi indigeni locali; ma questa non è una ragione sufficiente per svalutare la tradizione. E insufficienti sono gli argomenti con cui si è voluto negare l’esistenza di Iblone, che nell’antichità era considerato l’eponimo di Ibla ovvero un re che a Ibla doveva il nome. Se si pensa che i Megaresi non dovevano essere molto numerosi, e che per giunta sarebbero stati scacciati da Lentini senza armi, si capirà come un’intesa con gli indigeni fosse per essi la sola condizione a cui potevano sperare di non soccombere. 

L’area occupata da Megara era estremamente ristretta, non superando la cinquantina di ettari: un’area ben misera in confronto a quella della maggior parte delle altre città italiote e siciliote, che erano quindi anche molto più popolose.  Da dove provenivano i Greci che colonizzarono Megara Iblea? Quel che è certo è che i culti di Selinunte, colonia di Megara Iblea, si ritrovano quasi tutti nella Megara di Grecia: dal che si può concludere che i Greci che fondarono Megara Iblea, e che poi sciamarono verso Selinunte, erano essenzialmente, se non esclusivamente, di origine megarese. La fondazione definitiva di Megara, dopo tre sfortunati tentativi, fu di uno o due anni posteriore alla colonizzazione di Lentini. Essa  sarebbe avvenuta verso il 727. La fondazione di Megara Iblea non fu un’impresa coloniale riuscita: fu un’impresa che subì tre scacchi, e che non ebbe pieno successo. La campagna in mezzo a cui la nuova città sorse non era neppure lontanamente paragonabile alla pianura di Lentini; e l’espansione di Megara fu limitata da una parte da Lentini, dall’altra da Siracusa . Una parte della sua popolazione fu cosi costretta a emigrare, nel secolo VII, verso la Sicilia occidentale, a Selinunte, città che divenne ben più famosa e ricca . Megara Iblea, nel corso della sua breve esistenza, non brillò mai di fulgida luce; e fu la prima a soccombere sotto i colpi di una vicina troppa potente e troppo vicina: Siracusa. La città fu presa e distrutta da Gelone verso il 483-482, e tornò a vivere solo nell’età ellenistica.

 

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